A piccoli morsi
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Disclaimer e deliri alimentari dell’autrice:
Ecco
cosa significa unire una intossicazione alimentare con la rilettura
dell’originale (e bellissimo) “Memorie di un vampiro” di Bloody Mary (sul
sito www.larosadiversailles.it),
uniti, dalla fame, con la milionesima visione dell’episodio numero venti di
Lady Oscar. Un delirio. O forse… una possibile chiave di lettura della
passione di Andrè per le mele ^_^.
Come
sempre i personaggi non mi appartegono. I copyright sono di Riyoko Ikeda e della
TMS
Buon
appetito…ehm…buona lettura.
A piccoli morsi mangio quest’ennesima mela,
mentre la osservo parlare con lui.
Rivolgersi a lui con gentilezza, ma soppesando ogni parola.
Cercando ogni volta le parole migliori da dire in ogni circostanza,
Cercando parole che non siano banali.
Cercando, ogni volta, parole nuove da dire.
Eppure lei non sembra diversa, in apparenza.
I lineamenti del suo volto, immutabili.
I movimenti del suo corpo, quelli familiari.
Le sue parole non sono suadenti, allettanti, incantatrici.
Non sembra una seduzione,
ma i suoi occhi tradiscono emozioni inesprimibili,
desideri inconfessabili, speranze irrealizzabili.
Non rivolte a me.
A me è riservato il solito sguardo, amichevole,
e, sempre, un sottile tono di comando nella sua voce[1].
Così a morsi prendo questa mela
E prenderei a morsi lui, divorandolo senza alcuna pietà
per i suoi vestiti sfarzosi, per quell’aria da uomo raffinato e intelligente.
Impeccabile a cavallo come a letto, mentre fa l’amore con un’adultera qualsiasi
della sua impressionante collezione.
Quell’aria così finta da uomo fintamente romantico.
Perché, amore mio, nonostante le apparenze, ogni uomo,
servo o padrone, onesto o disonesto che sia, quando è nel letto,
vuole le stesse cose da una donna.
Che la ami o che non l’ami affatto.
E prenderei a morsi quel suo odioso accento straniero.
Lo morderei, e morderei, fino alla sua anima corrotta,
perché tu non possa trovare più alcuna traccia di lui.
E prenderei a morsi questo mondo,
divorando montagne, bevendo fiumi.
Fino a che il sole non avrà più nulla da scaldare.
Fino a che il fuoco non avrà più niente da bruciare.
Perché questo mondo niente mi ha dato, e tutto invece mi ha tolto.
Riservandomi, come un favore, un ruolo da inferiore, un ruolo di servitore.
Il ruolo di una persona, diversa.
Per vivere comunque, pagando, per ogni raro sorriso di lei, il prezzo più alto.
E prenderei a morsi, piccoli, la tua pelle, amore mio,
Osservando la tua schiena da lontano.
Avvicinandomi a te di soppiatto.
La mia mano che scopre lentamente il tuo collo, mentre suoni il tuo pianoforte[2].
Frapponendo le mie labbra alle tue note.
Trasformando i tuoi respiri in sospiri,
i tuoi pensieri in desideri,
la distanza in vicinanza,
due corpi in uno solo.
Mordendoti piano, lentamente, come in quelle antiche leggende sui vampiri[3].
E prenderei a piccolissimi morsi il tuo seno, amore mio.
Quel seno che mai ho visto.
Che ho solo immaginato.
Che non ho mai sfiorato.
Ma immaginato da un tempo infinito di poterlo sfiorare.
Da non poter immaginarne altri, che non fossero il tuo.
Che finisce per non avere forma nel mio cuore, ma solo sapore.
E prenderei a morsi le tue spalle, amore mio.
Per costringerti a guardarmi finalmente negli occhi.
Perché tu legga dentro la mia anima.
Perché tu non possa più fare finta di non sentire.
Perché tu non possa fare più finta di non capire.
Quello che ti dico di me da una vita.
C’è gente che ama una persona tutta una vita senza che questa se ne accorga[4]
E prenderei a morsi questa vita, che mi ha dato te, amore mio.
Bella, preziosa come un quadro d’autore.
Che posso ammirare alla giusta distanza, come si fa con un bel quadro,
ma che le mie dita non possono sfiorare.
Per non rovinarne la pittura.
Per non mescolarne i colori.
Per non mescolare il bianco al nero.
E prenderei a morsi questa vita, che mi ha dato te, amore mio.
Per proteggerti in eterno come se tu fossi un’eterna bambina.
E farti credere di essere invincibile.
Per fare di te, perciò, una donna a metà.
Perché non possa crescere mai, nemmeno se tu lo volessi.
Mentre io mi consumo d’amore per te
Invecchiando senza essere mai stato giovane.
Ma prendo a morsi questa mela, ancora e ancora.
E mi accorgo, come sempre, che non c’è già più niente da mangiare.
Come ogni mattina mi accorgo che non posso più continuare a sognare.
A sognare te.
E allora … ecco un’altra mela.
Per morderla, ancora
Per sognare di te, ancora
Per morderti, ancora.
Fine
mail to: f.camelio@libero.it
[1] Una delle caratteristiche che hanno reso famoso il personaggio di Oscar è proprio il fatto che si rivolga agli uomini usando un linguaggio che per tradizione è riservato agli uomini. In più della “Principessa Zaffiro” che già, in parte, solo quando il suo “cuore” maschile prevale, usava il linguaggio previsto per gli uomini per definire se stessa, Oscar usa il linguaggio previsto per gli uomini per dare degli ordini. Anche quando invita qualcuno a fare una qualsiasi cosa. E, molto spesso, quando si rivolge ad Andrè. Fatto, questo, assolutamente impensato e impensabile nella cultura giapponese di trent’anni fa. Uno dei fattori rivoluzionari del personaggio, divenuto giustamente popolare tra le ragazze anche per questo carattere di rottura con le tradizioni giapponesi.
[2] Ispirazione e citazione per questa frase: “Lezioni di Piano”, regia di Jane Campion, 1993
[3] Ispirazione, appunto: “Memorie di un vampiro”
[4] citazione: episodio 20. Ho l’impressione, dopo aver visto la scena in lingua originale, che Oscar faccia finta di non capire quando Andrè, di fatto, gli confessa i suoi sentimenti per lei.