Capodanno di fine millennio
parte seconda
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Parte
II
(Colonna
sonora: U2, One)
All’uscita dalla sala prove Oscar salutò tutti, declinò gentilmente l’invito di andare a bere qualcosa e si incamminò verso casa.
“Aspetta, torno anch’io…”
“Non
vai con gli altri stasera, André?”
“No, non tengo gli occhi aperti, ho bisogno di dormire. Chiamiamo un taxi o facciamo due passi, non fa molto freddo…”
“Non sei venuto in moto?”
André la guardò dubbioso. “Oscar, ha diluviato tutto il giorno!!!”
Oscar
gi restituì uno sguardo perplesso. Era davvero così rintronata dal lavoro da
non rendersi nemmeno conto di che tempo c’era???? Evidentemente sì... pensò.
“Mi spieghi perché ti irrita tanto la presenza di Victor?” le chiese ad un tratto André.
“Lo sai benissimo perché, in realtà non ce l’ho con lui, è solo che mi mette a disagio, non so cosa farci”.
“Sì ma veramente non ne capisco il motivo, siete stati insieme. E allora? Non mi sembra che abbia mai fatto allusione alla cosa né tanto meno che si sia comportato con te in modo diverso rispetto agli altri. Inoltre sei stata tu a proporcelo quattro mesi fa, e devo dire che è stata un’ottima idea.”
“André,
tu non capisci....”
Era imbarazzante provare a spiegare certe cose.
“No, in effetti proprio non ci arrivo.”
“Sarebbe molto lungo spiegarti tutto.”
Erano arrivati all’inizio del Pont Neuf. André si accostò al parapetto, si appoggio con la schiena e si accese una sigaretta.
“André... mi avevi detto che avevi smesso...” Oscar lo guardò corrucciata. Lei aveva smesso di fumare da un anno, facendo una fatica del diavolo, perché André le dava il tormento con tutte le storie di malattie del cuore, tumori, fumo passivo eccetera. Lui aveva smesso già da parecchio tempo e si sentiva di poter fare la paternale ad Oscar ogni volta che solo si avvicinava ad un pacchetto di sigarette. Ma a quanto pare, era stato meno determinato di lei. Questa piccola vittoria morale le strappò un sorriso.
“Lo
so, sono una merda umana, ho ripreso da un mese. Accidenti, vorrei vedere te se
lavorassi con una ciminiera come Alain! Mi sono detto, visto che devo aspirare
fumo passivo, tanto vale che aspiri quello attivo!”
Oscar
lo guardava con un’espressione divertita sul
viso. Aveva vinto lei, non c’era che dire, e glielo
stava facendo pesare alla grande. Pensò di cambiare radicalmente
discorso.
“Oscar,
hai sempre voluto evitare il discorso di Victor, perché? Lo devi avere amato
veramente tanto se ancora adesso ti fa star male vederlo.”
Era soprattutto una riflessione con se stesso, e André si pentì immediatamente di averla espressa ad alta voce. Si aspettò subito una reazione ostile di Oscar: la sua presunta vita sentimentale, soprattutto quando riguardava Victor Girodel, era terreno minato e nemmeno lui, che la conosceva meglio di chiunque altro, aveva mai osato addentrarcisi.
Ma la reazione di Oscar lo raggiunse come un pugno allo stomaco: invece di nascondersi dietro il suo ormai famoso sorriso gelido e all’altrettanto celebre frase che sempre lo accompagnava, “non capiresti”, scoppiò in una fragorosa risata buttando indietro la testa.
“Amato Victor??? Ma cha amore André! Non c’è stato nessun amore fra di noi!!!”
Stordito,
confuso da quella risposta e dal modo con cui gli era stata data, André fece
l’unica domanda logica che gli venne in mente in quel momento.
“Ah no? E allora cos’è stato, se posso chiederlo?”
Oscar lo guardò per un attimo e poi abbassò lo sguardo; ad André parve di intravedere le sue guance arrossire, ma forse era il freddo.
“Sesso.”
“Sesso?”
“Sì, sesso!!”
“Wow...”
“Sei contento ora che lo sai?”
Accidenti
Oscar, no che non sono contento! Ma perché non mi sono fatto gli affari miei.
“Beh sono contento che tu non stia soffrendo per amore. Però capisco ancora meno perché ti dia fastidio la sua presenza.”
Smettila
di fare domande André, sei un masochista...
Fu
certo che il rossore sulle guance di Oscar ora non era provocato sicuramente dal
freddo.
Provò tenerezza per lei. Sapeva che fatica enorme le doveva costare questo discorso e apprezzò, nonostante tutto, la sua sincerità.
“Perché non riesco a togliermi dalla testa che lui mi ha visto... insomma, tutto quello che abbiamo fatto... il sesso per me era come una rivelazione, mi sono lasciata completamente andare...”
Anche
perché tu te ne eri andato e io ero disperata e quello era l’unico modo per
dimenticare tutto, almeno per un po’.
“... vederlo ora... penso sempre che lui possa immaginare quello che abbiamo fatto. André, mi sento un’idiota in questo momento, cambiamo discorso prima che mi butti nella Senna per la vergogna.”
Ecco
ora lo sai....
Oscar e Victor.... André cercò di scacciare l’immagine di loro
due. Non gli piaceva affatto. Ma se l’era cercato, era stato lui ad insistere
perché Oscar gli raccontasse come stavano le cose.
Decise
di raccogliere il suo invito a cambiare discorso, più per sé stesso, non
voleva sapere di più, anzi, non avrebbe mai
nemmeno voluto iniziare quella conversazione e concluse: “Se fossi in te non
ci penserei troppo, Oscar. Andiamo a casa.”
Le
circondò le spalle e si apprestarono ad attraversare il ponte.
Per
un po’ nessuno parlò, ognuno assorto nei propri pensieri.
Incrociarono
due giovani ragazze che lanciarono sguardi furtivi e risolini mentre si
divoravano letteralmente André con gli occhi. Ad Oscar venne da ridere:
se avessero potuto, se lo sarebbero mangiato
vivo.
Decise
di prendersi la sua piccola rivincita sull’imbarazzante discussione che le
aveva estorto.
“Hai
fatto colpo, André!”
“Cosa?”
André uscì di soprassalto dai suoi pensieri.
“Le
due ragazze che sono passate: non hai visto come ti hanno guardato?”
“Sinceramente
non ci ho fatto caso.”
E
come potevo, dopo quello che mi hai appena detto...
“Sei
troppo modesto”
E
lo pensava veramente. Era divertente vedere, ogni volta che entravano in un
posto, gli sguardi di ragazze, donne e anche signore. Alcuni erano sguardi
appena accennati, discreti, ammirati, altri vere e proprie radiografie.
André
rideva quando Oscar gli faceva notare la cosa, e diceva che il giorno in cui la
donna della sua vita gli avrebbe messo gli occhi addosso, se ne sarebbe
sicuramente accorto.
Anche
Oscar si ritrovava a volte a guardarlo di nascosto, gli piaceva soprattutto il
contrasto fra i suoi capelli neri, appena mossi, lucidi come seta e gli occhi
verdi, di un verde intenso, smeraldino.
“Sei
troppo bello per essere vero” gli aveva detto una volta, con occhi adoranti,
una ragazza con cui era uscito. André l’aveva riportato a casa subito dopo la
cena con la scusa di un forte mal di testa e non l’aveva mai più richiamata.
Erano
quasi arrivati a casa quando ad Oscar venne in mente una cosa.
“Quasi
dimenticavo... Alain ha chiesto se vogliamo andare da lui a Natale, ci sono
anche Bernard e Rosalie e non so chi altri. Che ne dici? Per un anno potremmo
anche tirare un pacco alla famiglia....”
“Oscar,
è un’idea carina, ma molto probabilmente non ci sarò quest’anno a Natale,
ve lo avrei detto appena ne fossi stato sicuro. Vengono a Londra alcuni amici di
New York e mi hanno chiesto di raggiungerli.”
Oscar
sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene e le mani diventare improvvisamente
gelate.
Mai,
da quando si conoscevano, avevano passato il giorno di Natale, che era anche il
giorno del suo compleanno, separati. Perfino quando André se ne era andato in
America era tornato proprio il giorno prima di Natale per festeggiarlo insieme a
lei.
Cosa
stava succedendo? Le cose stavano cambiando fino a quel punto? Quale sarebbe
stata la prossima sorpresa?
Oscar
sfoderò il più allegro e convincente dei suoi sorrisi e, ancora una volta,
buttò una colata di cemento sui suoi veri
sentimenti e tirò fuori il suo miglior cinismo.
“Stronzetto!
Mi abbandoni proprio il giorno di Natale!”
“Puoi
venire anche tu Oscar! Ti farei conoscere i famosi Jack, Jason e Jean.”
Quindi
c’era anche lei, Jean “la Vacca”. Grazie André, vaffanculo André.
Ancora
la recita: “Ti ringrazio, mi piacerebbe ma credo che Alain ci tenga molto. Mi
ha riempito di e-mail per supplicarmi di passare con lui il giorno di Natale.”
Che
Alain avesse una cotta per Oscar da tempo era cosa nota. Le sembrò di veder
passare un’ombra sullo sguardo di André.
1
pari, mio caro. Goditi la tua “Jena”, Jean. Vedrò di ricambiarti il favore
con Alain...
“Ok,
come vuoi Oscar.”
Erano
arrivati sotto casa. André aprì la porta e si apprestarono a fare i cinque
piani a piedi.
L’ascensore
era di nuovo fuori uso.
Nessuno
dei due parlò.
Era
stata una serata strana.
All’improvviso
erano uscite delle cose che per tanti anni erano state tenute chiuse a chiave.
Finalmente Oscar aveva raccontato qualcosa di sé.
Ma
nessuno dei due era felice.
Quella
notte Oscar dormì male, e, quando alle 6.00 André si svegliò per bere
dell’acqua, la trovò sul divano del piccolo soggiorno, con le braccia che
circondavano le ginocchia rannicchiate al petto.
La
trovò immensamente tenera, con la camicia da notte lunga fino ai piedi piena di
roselline e i capelli raccolti a coda di cavallo. Dimostrava sì e no 25 anni.
“Oscar!
Devi andare a lavorare oggi????”
Non
era raro che le chiedessero di fare degli straordinari anche il sabato.
“No,
no; non riesco a dormire”
André
accese la luce e si accorse di quanto il suo viso fosse stanco e tirato, aveva
le occhiaie ed era pallida.
Sei
troppo esigente con te stessa... Quando imparerai a lasciarti andare?
“Mi
è venuta un’idea: ci facciamo una giornata di relax. Ora te ne torni a
dormire e disinserisci la sveglia. Quando ti svegli, ti preparo la colazione.
Poi, con tutta calma, ti fai una doccia, prendiamo la moto e andiamo a fare un
giro a Versailles, torniamo, andiamo da Fnac, a prendere qualche cd nuovo,
facciamo un po’ di spesa, ti cucino una cena con i fiocchi e vediamo Cats
in DVD. Che ne dici?”
André
odiava Cats, glielo aveva propinato tante di quelle volte da fargli
venire la nausea. Il fatto che fosse lui a proporlo era molto carino. Oppure si
sentiva in colpa per la storia di Natale...
Oscar
era troppo stanca per darsi delle risposte, e poi il programma le piaceva molto.
Era da tanto che lei e André non facevano una giornata tutta per loro, fra il
lavoro, la musica e gli amici finivano per incrociarsi solo per pochi minuti
prima di andare a dormire, troppo stanchi anche per dirsi buonanotte.
“Ok,
André, mi sembra un’ottima idea.”
“Bene,
e allora fila a letto e non farti vedere prima delle 10.00.”
Le
diede un’amichevole pacca sul sedere e restò a guardarla mentre si
allontanava nelle sua camicia da notte svolazzante.
Continua
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