Davanti alla porta del destino

parte quinta

 

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Nota della webmaster: a causa di impegni in questo update mi è stato impossibile procedere alla revisione dei testi delle ff, che pubblico, quindi, così come mi sono stati inviati. Me ne scuso con gli autori e con i lettori.

 

Fratture  di luce  nel buio , fulmini che torturano  il cielo .

 

Per tutta la notte lampi  di fuoco che svelano la mente, simili a  porte illuminate  spalancate  su tenebrosi  recessi  .Chiarori  accecanti .

Evanescenti  sfumature  violette danzano nell’oscurità , forme danzanti   proiettate  dalla pioggia  violenta scatenatasi stanotte  disegnano figure  inquietanti intorno a me , strisciando dal soffitto  lungo i muri  come vampiri .

 

Silenzio spesso come un involucro mi accerchia nell’ oscurità che la  luce del mattino fende infondendomi  nuova forza. 

Odio la notte . La amo .

Perché  mi somiglia ,celando  la realtà delle cose  per  renderla più cruda al chiarore dell’alba .La  verità appare e scompare giocando  attorno  a fiamme di candele ,fiochi  riverberi rossi  saettanti  nel vellutato  buio invernale .Ha un volto ed uno sguardo , ritorna di  notte  nei miei sogni per essere  respinta dalla ragione  all’impietosa luce del mattino .

Forse appartengo al limbo ,dimensione  dove non esiste bianco né nero. Dove non c’è felicità ma neppure dolore , dove si vive morendo perché non c’è speranza e si  muore dentro con la consapevolezza di  una vita immobile .

Spero che ogni giorno sia quello giusto per  speronare  le mie  resistenze ,per  annientare i miei demoni, per  imparare a vivere .

Speranza che muore ogni sera ,all’incedere del tramonto , uccisa dalla consapevolezza di voler cambiare  tutto  per  non cambiare niente. 

Ormai ignoro  se la realtà sia trafitta dagli incubi , sono così avvinghiati all’anima  da  soffocarmi  mentre palpitano  silenziosi come spire  di tenebra, oppure  se  i miei  giorni che scivolano ,ingoiando  frammenti di me stessa, siano l’incubo .

 

Temere la realtà e temere i  sogni . Ho paura di tutto .Dei miei pensieri incoerenti  ,vani ,che inseguono  la luce per  approdare  nell’ombra  avvolgendosi  su se stessi  .Senza approdare a nulla .

 

Ma realmente temo una sola cosa : quella di essere vissuta  non vivendo affatto ,un po’ come quelle leggende sui vampiri .I non – morti ,che vagano al confine  tra la vita e la morte  senza  sentimenti ,senza rimpianti ,privi dell’anima.

 

Questo buio  profondo ,obliquo ,che mi lambisce ,intorno a me e dentro di me .

 

Mi rimbomba  nella testa  insieme al  fragore  dei miei pensieri . 

 

E così  dovrei  indossare di nuovo un abito femminile . Come un filo intessuto dalle  Moire, antiche  dee del destino ,si ripeterà la stessa scena a cui ho assistito a corte centinaia di volte. Divertente. Le cameriere bisbigliano al mio passaggio e sghignazzando  mi ricordano  che quel momento si avvicina .”Non potrà disobbedire  al padre, è ovvio “. Soprattutto quella Mireille ha una faccia tosta incredibile . Ed ultimamente ti guarda un po’ troppo. Poi  con la scusa delle camicie da lavarti e stirarti  ha sempre il pretesto per  starti dietro . Sgualdrinella . Quando mi avvicino  intenzionalmente  ridacchia  ed  alza la voce per farsi notare assumendo poi  un’ aria  composta.

Bene , ridi  pure stronzetta.

Lo spettacolo presto  inizierà .Ma non  lo se se ti divertirai .

 

La damigella agghindata messa sul banco del mercato per il miglior offerente.

 

Il quesito che ti proporrò oggi , André , è esilarante :ci sarà  differenza tra puttane  di strada  e  dame di corte? 

 

Mi sforzo di captare la risposta .Non la trovo .

In fondo si vendono al migliore cliente.

In fondo gli estremi si toccano .

 

Non sopporto l’aria malsana che evapora dal buio della stanza ,odora di vecchio intridendo le pareti  .Ho  voglia di  respirare  e , spalancando il balcone , gocce di pioggia  cadono  dagli stipiti  irrorando la mia fronte. Raccolgo dalla ringhiera un po’ di acqua piovana e me  la passo sul viso ,sulle tempie .

Com’è fresca ! Sa di erba ,odora di cielo . Annienta i miasmi sepolcrali della mia camera .

Comprendo perché Rosalie abbia preferito  tornare a vivere in una misera casa di Parigi ,dopo che ha scoperto la verità sulla contessa di Polignac .La sua vera madre  le ha offerto un palazzo ducale. Ma lei ha scelto una  piccola ed accogliente casa  a misura di persona ,con un  bel tappeto davanti ad un camino .Per chiudere fuori i demoni .*(1)

 

 

Forse qualcosa sta cambiando .Oppure tutto cambia perché nulla cambi realmente .*(2)

 

Cambiare la mia vita ,sposare un uomo  affinchè tutto resti uguale.

 

Perché  il cuore resti ingessato ,per sempre. Perché quella voce  che bisbiglia  sempre più forte  si spenga  nel compromesso tra un  altare  drappeggiato come  una  vecchia puttana  imbellettata   ed un titolo nobiliare  nuovo di zecca.

 

 Il destino come una parodia  .

 

Un dolore fitto alle tempie .Ieri sera ho cercato di resistere al sonno per vegliare mio padre ma le palpebre si sono chiuse  .Deve essere il vino caldo che mi ha somministrato  André .

Lo ha fatto ad  arte per farmi dormire. Ti conosco anche io ,un po’.

Sento la tua voce. Sei un pigro ,e sei già in piedi .

 

Lo sguardo corre al ritratto dei miei quattordici anni ,l’unico per cui  abbia  mai posato in vita mia .

 Il ritratto è sempre lì ,sfidando gli anni ,sarà vivo  anche quando io non ci sarò più. E’ una sensazione strana. Un giovane capitano della guardia reale ,dallo sguardo fiero ed indomito .

Ignaro della vita, dolcemente imbronciato  nell’inconsapevolezza dell’onda del tempo che lo travolge.

E’ un ritratto ,eppure è inquietante osservare me stessa . Ma sarò io davvero ?

Non sapevo  la vita cosa mi avrebbe riservato ,gli anni sono corsi in fretta. Ero ignara allora e non so che cosa ho imparato dalla vita fino ad oggi.

Stento a riconoscermi  nel ragazzo del ritratto . Spalancando le ante dell’armadio  prendo tra le mani la mia prima uniforme ,me la faccio scorrere tra le dita  percependone  nettamente il tessuto assottigliato in alcuni punti  .E’ tenuta  meglio  di una reliquia .La  nonna ha detto che è così che si conserva ,con un impacco di amido che rende la stoffa talmente rigida da sembrare una corazza .

 

Da allora ad oggi quasi venti anni , ed in mezzo il vuoto .

 

 Se non fosse per  te.

 

Hai riempito attimi di dolore e svuotato coi tuoi silenzi accusatori  piccole ,innocue, gioie.

 

“Sai Oscar,si dice che il conte di Fersen si rechi ogni giorno a corte da qualche tempo “.

 

Con  il  tuo “si dice “ ti sei vendicato di me. Eri  crudele , perché dalle tue parole   non potevo difendermi .Tu da me potevi  proteggerti  col silenzio .

Forse. Continuo a farneticare  accusandoti ,allo stesso modo  in cui da bambina, con faccia incredibilmente tosta, ti accusavo di cose che avevo commesso io per scagionarmi .

 

 Dispetti  velati  tra noi due.*(3)

 

 

Il tono della tua voce , risalente dalle cucine ,è  allegro .

Ma la voce è troppo alta.

Non mi freghi  .Esco dalla porta ,e non me la  ricorderei neppure la direzione delle cucine se non fosse per la tua voce che mi guida .

Mi specchio ancora sulle lastre di marmo del pavimento  a scacchi bianchi  e neri ,bianchi  e neri ,in ordine  perfetto .La perfezione è noiosa .O forse non ha bisogno di aggettivi . Mi attira una lastra screziata in modo strano ,relegata nell’ angolo perché nessuno la veda .

I tappeti al mio passaggio si smuovono lungo i loro margini  ,scivolando in silenzio  sul pavimento assumono pieghe curiose.

Parla ,André ,affinchè ricordi il percorso .

 

 

                                                                           ***

 

Al mio posto .Quello cui mi richiamava invano mia nonna .

 

“André,ricorda che sei un servo. Ricordatelo. “

 

Quel posto assegnato dagli sguardi  delle dame ,dei gentiluomini a corte.

Sguardi  di pietà ,commiserazione , ti fanno sentire nudo .

Ricordo la frase della vecchia  duchessa di Borbone - Conti : “Che bel ragazzo,che peccato che sia un servo “.

 

“Mio caro amico , di notte le dame hanno la memoria corta… “dice ridendo  Alain .

 

Devi averla sentita però ,perché da quel giorno le hai tolto il saluto .

 

Me lo scordo che sono un servo ,Oscar. Ed è colpa tua se sembro un aristocratico ,come Alain mi fa notare in continuazione  .

“Potresti divertirti a letto  con lei quanto ti pare, ma da qui a pensare ad un’unione ..…” .

Che cazzo ne sai Alain ? Che ne sai ? Vattene al diavolo !

Me lo sono scordato che sono un servo  ieri sera accanto al fuoco ,consolandoti e  ridendo insieme a te , scherzando sui soldati e sulla caserma. L’ho scordato anche quella notte .

 

Tu mi hai trattato sempre  come un fratello .

Solo quella volta che mi offrii di vestire i panni del cavaliere nero per attirarlo in una trappola  e ti dissi che i nobili non avrebbero vissuto momenti molto belli  mi rispondesti  di non preoccuparmi ,perché non sono un nobile. Ma le tue parole erano meno taglienti  dei tuoi occhi .

 

 

 

 

 

Sono stati tremendi quei giorni ,quando vivevi nel terrore  che  Fersen ti  affrontasse . Cosa puntualmente  verificatasi .

 

E ieri sera tuo padre mi ha ricondotto al mio posto  ingiungendomi di  accompagnarti  al ballo  in tuo onore

Non lavoro più per loro e potrei rifiutare .Ma la verità è che voglio esserti vicino per  impedire a quell’idiota damerino di Girodel di toccarti anche con un dito . Non so come , ma lo impedirò .

 

Ma dimmelo tu come Oscar. Dimmelo che non ti sposi .

 

Solo i sogni mi sono rimasti ,ti prego, non togliermeli .

 

Scendi dalla scalinata ,cupa in volto .

 

Non rispondi ai saluti gentili di Clotilde  e  Marie - Anne che hanno trascorso la notte qui per far compagnia a vostra madre. Le superi dirigendoti in giardino come se fossero aria ,pregustando  consapevolmente divertita i commenti che non si fanno attendere .

Hai uno sguardo vispo incastonato nel volto . Riesco ancora a notarlo.

 Non è certo una novità che la tua riservatezza sia scambiata per superbia.

Presto mia nonna si unisce alla conversazione  e le tre signore  si dirigono verso i piani superiori  per visitare il generale attorno al quale si sono affaccendate  alacremente  .Conoscendolo ne sarà infastidito ,vi assomigliate più di quanto tu stessa voglia ammettere .

 

 

Nessuno ti ha consolato ieri sera ,nessuna dama ti ha offerto  l’appoggio morale che si riserva alle donne ,sali o boccette di profumo , mentre il dolore loro lo lavano via con le lacrime  a te non  è concesso mostrare debolezza  .Ma ieri sera non ce l’hai fatta Oscar.

 

Vorrei consolarti io , per sempre .

Proteggerti dal passato e dal  futuro .E scoprire  se quel passato e quel futuro  sono qualcosa per cui vale la pena di vivere.

 

 

 

 

Il viale del parco comincia a declinare verso il ruscello ,gli alberi mi vengono incontro maestosi ,querce, castagni ,faggi dal tronco liscio e chiaro che intrecciano  i loro rami  spinosi ,altri alberi di cui ignoro il nome sono vicini da toccarli con mano .Il sentiero gira tortuoso ,nastro incantato per il bosco scuro e silenzioso sospeso tra terra ed aria .Non la ricordavo così lunga la strada ,e comincia ad irritarmi , sarà questo l’albero  o forse un po’ più in là dopo  il gomito .Non mi ricordo ,solo questo grande silenzio  venato di vento mi avvolge .Da lontano scorgo  i confini di Palazzo Jarjayes segnati dalla cancellata ,con la vecchia abitazione del guardiano incorniciata tra orizzonte ,cielo e  bosco .

Colori e profumi che odorano di ricordi  appartenenti  ad un altro mondo .

 

 

La realtà intorno a me si compone e scompone  in un rituale  di sogni ,di parole ,di sguardi .

Non lo so nemmeno se ci sia più differenza  tra le  cose .Come in  una tabula rasa vorrei cominciare

a scrivere tutto daccapo ,anche se forse non  cambierei niente ,niente.

 

Nella vita c’è qualcosa di  profondamente ingiusto . 

Un’ingiustizia che avvolge tutto intorno come nebbia nera ,mentre ad ogni passo affondo nel buio ,non sono mai stata fatalista eppure è come se uno spettro nero ,incappucciato ,mi inseguisse .E’ una paura che non ho mai  provato prima d’ora.

 

E in ogni caso prima avevo la tua amicizia ,quella di Fersen .

 

Le sole cose che temevo erano che accadesse qualcosa alla regina e che Fersen  morisse  o si sposasse .Ma da quando ho realizzato che mio padre stava  per morire  qualcosa si è spezzato ,per sempre. L’immagina di mio padre  a letto, ferito, pallido  ,quelle paure infantili le ha cancellate  .

O forse non sono mai state vere . Ho dovuto credere in qualcosa .

 

Adesso ho una paura viscerale di perdere le persone che amo  . Ora conosco davvero il mio demone ,ed è il più terribile . Gli altri erano solo  frutto della mia fervida  fantasia  .

Ma adesso ho paura perché contro questo demone  non c’è spada che tenga  e coraggio che basti ,ha il suo nido nell’anima  ,non potrà mai esserne  estirpato .

 

 

D’un tratto il cupo fogliame si  schiude a mostrarmi una radura di alberi ed un lembo di cielo  che  si apre prepotente  tra i rami neri  diradati  .Muraglia di alberi fiancheggia  il ruscello ,i cui rami intrecciati ,allacciati, formano  archi  simili a navate di una chiesa .*(4) Il sole alto  non basta a rischiarare l’intrico fitto delle foglie ,qua e là sprazzi di raggi  dorati  macchiano l’erba punteggiandola di  luce liquida .Aria fresca  mi alita in viso ,respiro della vita che esala  dalla terra bruna ,pur in assenza di vento .

 

Scorgo il castagno ai  cui piedi ho seppellito il mio piccolo tesoro ,anche se ormai  le radici sono  talmente spesse che devono aver distrutto tutto . Saranno passati venti anni o quasi  …si trattava di una trottola ,un coltellino col manico rosso …e poi c’era l’orso di pezza  che la nonna ha tentato invano di gettare via ,e puntualmente ogni volta il pupazzo ritornava tra le nostre mani .*(5)

Chissà se sono ancora lì… comincio a scavare .

Affondo le dita  nella terra scura e morbida , è calda ,raccogliendola nel palmo delle mani  ed ammonticchiandola in piccoli cumuli. La curiosità diventa frenesia e penetro con le unghie  negli anfratti che i rami hanno formato col passare degli anni . Ma non c’è niente .

 

 

 

“Guarda che non è quello l’albero ,comandante  “. Constato che  anche tu hai la memoria corta.

 

 

 

“Andrè ,ma da quanto sei lì …non ti ho sentito arrivare …”.

 

 “Ho seguito le impronte …il fango è come una pergamena   … Se vuoi ti aiuto io “.

 

Ti indico l’albero giusto ,dovrebbe essere quella vecchia quercia sulla riva del ruscello …

 

“Guarda  che  non è neppure quello …e poi dici di sapere tutto …” .”Ti confondi con la quercia  sul fiume contro cui mi inchiodasti coi  pugni  durante la  rissa più violenta dei nostri quattordici anni “.

 

“ Hai ragione … e poiché mia nonna diceva sempre che le donne non si  toccano nemmeno con un fiore , tranquillizzati perché dopo il nostro ritorno a casa   rimasi per  due sere senza cena  e , conoscendomi ,immaginerai che la cosa fu davvero grave per me ...”.L’incedere della vita ,col suo  bagaglio di  dolori  rende  tristemente  ridicole le preoccupazioni adolescenziali  .Soprattutto quelle gastronomiche .

 Mi pento immediatamente  della frase ,il richiamo floreale  è del tutto inappropriato  .E poi non sono pratico di botanica ,meglio  cambiare discorso .Ma sorridi.

 

“ Andrè ,stai invecchiando davvero ! Non ti ricordi più niente …”

 

Oscar ,lo sai che ricordare è troppo doloroso ,per me .

 

“…ti portai di nascosto la cena che divorasti  in un minuto ,peraltro senza  neppure ringraziarmi ….ed ho corso un serio pericolo per te ,quella volta “.

 

Pericolo….Ne abbiamo una visione differente .

E tu  sei sicura di sapere cos’è  un pericolo ? Ne sei sicura ,Oscar ? Per te pericolo significa frastuono della battaglia che si avvicina … impugnare le armi per sfidare il nemico che avanza ed  inseguire  ladri nel cuore della notte ,sbaragliare  le bande di ribelli ….Già ,tutto questo è ammirevole ,davvero .

Peccato che sia tu il più grande pericolo per me . Il pericolo vero è nei tuoi occhi .Ti amo .

 

Non so quanto ,non so da quando .

 Pericolo .

Doverti guardare senza sfiorarti ; farmi sconfiggere  a duello con la scusa di una rivincita  per restarti vicino ,ancora un po’ ;combattere il desiderio che sfiora il cuore simile ad un  pugnale che  trafigge  .Doverti  guardare  vivere  una vita opaca rinfoderando nella guaina , insieme alla spada , anche il tuo cuore. Vederti amare un altro convivendo col terrore di perderti .

Scrutare i tuoi  gesti , dosare parole e sguardi perché restino incatenati  dentro. Volerti amare con ardore ed essere  invece riuscito a stenderti sul  letto tra lacrime ,senza che  alcuna  dolcezza sfumi il  dolore struggente  di quella notte.

 

Ti amo tanto da avere sempre paura . Sei la cosa più bella che abbia mai visto in vita mia .Ed in questo momento ti stagli flessuosa  contro questa radura .Sai di fiaba . Forse non esisti ,sei un’immagine  fantastica che mi rifiuto di  cancellare.

 

“Hai ragione…è che sono  tutto rintronato …non  faccio una dormita decente da una settimana “.

 

“Non crederai di commuovermi mica ,sai !? . Ti sei arruolato ? E allora onori e oneri ,mio caro !”.

 

“Dai ,facciamo a gara a scavare  e vediamo che trova il tesoro ! Ti va bene !? “ propongo in delirio da regresso  infantile .Forse è vero che la giovinezza è una tregua tra l’infanzia e la vecchiaia.

 

Accogli con entusiasmo la mia proposta. Ti inginocchi  vicino ad un tronco ,più leggiadra di quanto ti ricordi ,con grazia squisitamente femminile  inizi  di nuovo a scavare ,annidata nella cornice  del bosco  e del manto d’erba.

 

Sì, c’è qualcosa  di noi seppellito qui sotto ,qualcosa  che la  realtà non è riuscita ad uccidere .

 

“Beh…allora che  aspetti soldato !? Credi che  debba  accollarmi  tutto il lavoro ?”.

 

Un pugnetto di terra mi raggiunge in pieno petto mentre un secondo compare nel tuo palmo.

 

“Come ti permetti di sporcarmi la camicia appena indossata ? .Te la faccio pagare questa !”.

 

“Beh,non sarà un grave danno, dopotutto .Mireille te la sistemerà in un batter d’occhio !”.

 

“Che vuoi dire ?”.

 

“Niente…niente “.

 

Mi chino a terra per raccogliere un po’ di terra  ma non sono abbastanza svelto  da sfuggire al secondo lancio che mi coglie in pieno occhio .” Un’ombra di luce si precipita verso di me .

 

“Oh mio Dio , Andrè ,perdonami ,sono un’imbecille !Perdonami ,ti prego …ti sei fatto male all’occhio destro ? Fammi vedere …” Dita calde mi sollevano il mento sfiorando con dolcezza la palpebra ,spolverandone delicatamente  il terriccio . Avverto l’odore del pericolo .E’ qui . Per completare l’opera  con le  labbra soffi  dolcemente sull’occhio .

 

Sei un’assassina di buoni propositi .

 

“Ti fa male ?”.

 

“Sì ,un pochino …ma non  preoccuparti ,passerà …”

 

Ho sempre avuto la vocazione per fare l’attore ,peccato che sia stata inferiore alla mia vocazione per te . Spadaccino, guardia del corpo ,aspirante ladro .Sono un trasformista.

 

“Intanto sarà meglio bloccare la tua prossima iniziativa…” ,ti comunico afferrandoti il polso ed aprendo le dita serrate a pugno dove hai conservato  la dose di terriccio destinata all’ultimo colpo .

 

Lacrime di coccodrillo.

 

 Ti afferro con decisione anche l’altro polso  fino ad immobilizzarti sotto il peso del mio corpo  sull’erba chiazzata di luce . Lasciati guardare .Vorresti sgattaiolare  ma sei bloccata .

Ed ora che farai ? Che farò ?

 Come dentro un sogno avvolto sul nastro dei ricordi  rivivo quella notte .Ma possiamo cambiare la scena.

 

Smettila .Smettila di guardarmi .Perché mi fissi così …non sai che rischi .Non lo sai .

 

No…..lo sai e mi guardi rimettendo alle mie mani  la decisione finale .Alla mia bocca .La risposta non tardi a conoscerla  mentre ti sfioro dolcemente le  labbra gustando l’immagine dei tuoi occhi  che si chiudono al nostro contatto . Non esiste che questo angolo di mondo ,spazio inciso nel cuore . .

Sento che la volontà ci scivola di dosso , indumento troppo a lungo indossato ,vecchio e logoro .

Riesco solo a captare il tocco tiepido delle nostre labbra  col sottofondo del fruscìo dei rami .

Che stiamo facendo ,Oscar ….affido il mio interrogativo  al vento ,ma se lo porta via ,lontano .Piccole gocce di acqua  si riversano dal cielo .

 

“Andrè ,sta ricominciando a piovere …” .

 

Ti stacchi da me alzandoti in piedi e tendendomi la mano .

“Vieni” .

 

Mano nella mano ,correndo tra il muro di alberi che ci sovrasta come un gigante  minaccioso ,ti dirigi verso l’abitazione  disabitata da tempo del guardiano della tenuta. I nostri passi sollevano spruzzi di fanghiglia  ,ma non ci fai caso .

 

Da una piccola altura  d’erba  scorgiamo la casetta .

 

Le finestre sono  chiuse ,la porta sembra sprangata ,ma alzando il chiavistello si solleva con un piccolo sforzo ed entriamo ,avendo cura di curvare la testa sotto l’uscio basso .

La casa ,piena di polvere qua e là ,sudicia ma accogliente ,è parzialmente arredata .Una piattaia al muro ,un tavolo sgangherato al centro ed un letto addossato alla parete di fronte alla porta .

Una scansia piena di libri ,un caminetto con grata arrugginita con stoviglie macchiate di umidità azzurra completano l’ambiente . La porta dietro di noi ,marcita , esala un tanfo di muffito e cigola sui suoi cardini ad ogni spiffero di vento, accompagnandosi  alla  pioggia che picchietta  sul  tetto spiovente con un sordo rollìo. Mi guardo in giro per cercare una candela e ,afferratane una con mani tremanti la accendo non so in che modo .La fiamma muore ,riprovo .Questa volta ho più successo.

 

Una mano calda sulla spalla .

 

“Andrè …io…”.

 

Di nuovo quel senso di ineluttabilità che ci ha colto lì fuori ,nel bosco denso di odori del passato .

 

Adesso sento solo il nostro odore . Sei bella .

 

Desiderio condensato in queste pareti grigie .

Senza alcuna luce ,eccettuata quella della candela , adorni il buio compatto ed ammuffito che ci circonda. Labbra ,baci ,mani . Appena ti muovi con le tue labbra contro il mio viso rispecchi  di luce  dorata . Il suono delle nostre voci suscita una sensazione confusa …non so cosa sia .

Obbedendo ad un istinto irresistibile ,ignoto,ti prendo per le mani e ti adagio sul letto avendo cura di stenderci  i nostri mantelli umidi di pioggia .

 

“Hai freddo ….hai le mani gelate ,Oscar …”

 

Affidi la risposta  al tocco delle nostre dita ,al calore  vivo ,sciolto,delle mie mani, mentre tremi .

Freddo o paura .Rabbrividisci ,rabbrividisco, di un piacere sconosciuto .

Inarchi la testa ,e mi pare che le gocce di pioggia mormorino intorno a noi.

Con labbra calde ti sfioro il collo ,trattenendo il respiro per timore di spezzare l’incanto di osservarti .

Sensazioni  dolcemente violente si irradiano per i nostri corpi , il desiderio pungente si affaccia alla superficie del l’ anima per defluire sulla pelle ,catturandoci .

Trattieni  il respiro ,immobile , inondata da emozioni nuove  ,di donna,e ti sento gemere quando la mia lingua si insinua nel solco del tuo seno . Una voce ,un gemito, parole spezzate dal desiderio. Gemi  ancora quando inizio a spogliarti mentre debolmente cerchi di sottrarti  al mio assalto .

Ma non fuggi  ,mentre le ginocchia si aprono sotto di me e completo l’opera sfilandoti i pantaloni .

 

“ Non voglio essere in svantaggio …” ,mormori con voce calda quando lasci scorrere  decisa le mani sotto la mia camicia.

 

Gli abiti si ammonticchiano sul pavimento in un cumulo  informe.

 

 

 

 

 

Sto sognando . Forse tra poco la mia governante  mi sveglierà con la tazza di cioccolato aprendo le cortine del letto ,spalancando le tende.

 

Non sono qui . Non sono tra le braccia di un uomo .Non sto per fare l’amore con te.

 

Sogni e realtà aggrovigliati ,avvinghiati  nel fluire  del tempo ,sospesi  adesso dal tocco delle  nostre mani  che si sfiorano .

 

Non contano più i miei demoni ,le paure ,i sogni sfocati  proiettati  dalla luce lunare .

E’ questa vertigine di desiderio che mi rende viva ,i palpiti della vita che turbinano impetuosi dal buio del l’ anima per approdare ad una gioia sconosciuta  .Inattesa e desiderata .

 

Io che ho bruciato la vita senza fretta ,nell’attesa di un giorno che non sarebbe mai arrivato.

 

E’ qui ,la vita .E’ arrivata .E non lo so se sono preparata.

 

 

 

 

CONTINUA….

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua

mail to: modcarusio@libero.it

 

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*(1)- Divorando letteralmente  le meravigliose storie delle autrici del sito  ho realizzato , in un raro momento di lucidità ,che alcune di loro - Alessandra, Elisa , Fiammetta, Francesca, Laura , MariaAssunta , Sydreana - hanno  magistralmente  delineato un’intimità domestica vissuta da Oscar ed André  tra le pareti  della casa o mansarda sulla  Senna nella quale vivono romanticamente  il loro amore .Mi è piaciuto che ,nella mia storia,Oscar desiderasse, ad un certo punto, di vivere  in un ambiente  semplice e caldo .

Ognuna di loro  mi ha colpito per qualcosa : per la dolcezza e la passionalità ,per la delicatezza e l’ironia , perché hanno  arricchito  una storia meravigliosa  di particolari deliziosi  raccolti  intorno ad un focolare. Grazie per contribuire ad alimentare i sogni su Oscar ed André !

 E i deliri  pseudo-letterari della sottoscritta.

 

 

 

 

*(2)- Frase tratta dal “Gattopardo “ - G. Tomasi di Lampedusa .

 

 

 

 

*(3 )-Leggendo  negli “essays” l’ interessante  scambio  di opinioni tra  Alessandra e Laura  sul  rapporto tra Oscar ed André , mi ha colpito un passaggio della risposta di Laura  dove si evidenzia come  entrambi si siano  feriti a vicenda,  anche se inconsapevolmente ,nel corso della loro vita .Mi ha fatto riflettere  su una cosa  : a volte feriamo chi ci è vicino per allontanarlo da noi -nel caso di Oscar- oppure feriamo per aprire gli occhi a chi non vuole o non può vederci –nel caso di Andrè .

Ringrazio pertanto  Laura ed Alessandra  per avermi “schiarito” le idee  su un aspetto importante  del rapporto tra i due protagonisti che  emerge solo grazie ad un’ ottima  analisi della  psicologia dei personaggi .

 

 

 

*(4) – Lo sfondo descritto in questo punto  era scolpito nella mia mente da anni . Mi piace molto l’ immagine della sigla dell’anime  in cui si vede Oscar  avvolta dai rovi  ,e poi  alberi che piegano la sommità a disegnare   una grande arcata sulla sua testa, allineati a formare un  tunnel fino a diradarsi in un grande spazio aperto .

Lo spunto finale è venuto da un articolo pubblicato sul sito “La rosa di Versailles” recensito  magnificamente  da  Eufemia ,mia cara amica, e dalla stessa webmaster . 

 

 

*(5)- Nei dialoghi originali giapponesi  si  fa riferimento ad un orso di pezza di cui non c’è traccia  nella  versione italiana. Il fatto che Oscar abbia posseduto un pupazzo la  rende più fragile ,più umana .E c’è da dire purtroppo che in generale i dialoghi giapponesi sono più belli e contribuiscono ad arricchire le sfaccettature psicologiche dei  protagonisti .