Colonnello e donna
E se Oscar avesse ceduto ancora una volta al desiderio di indossare
un vestito da sera? E se questo gesto cambiasse il corso della sua vita?E se,
durante questo ballo, Oscar incontrasse un bellissimo sconosciuto in maschera,
il cui fascino la turbasse?
Quando la donna e il colonnello si combattono, non vi è
niente di meno sicuro dell’esito del duello…
Capitolo 2 - Fuga in Normandia
Traduzione: Annarita Giannelli, Revisione: Laura Luzi
Émilie mail to cviolon2@wanadoo.fr
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Oscar
si lasciò cadere sulla sabbia, senza fiato. Aveva corso sulla spiaggia per
venti minuti, ma non le aveva fatto alcun bene. Al contrario. Aveva
l’impressione che i suoi polmoni stessero per scoppiare. Una tosse secca la
prostrava fin dal giorno prima, e il suo petto era in fiamme. Avrebbe voluto
sentirsi libera, ma la sabbia aveva ostacolato la sua corsa, rallentandola,
legandola, contro la sua volontà, alla terra ferma. Avrebbe voluto avere la
mente sgombra, ma i pensieri le turbinavano vorticosamente nella testa. Considerò
che tutto questo andava avanti da due giorni. Due giorni in cui Oscar non era
stata che l’ombra di se stessa; una figura solitaria, che errava per tutto il
giorno lungo la spiaggia. Si mise a piangere nervosamente. Era sull’orlo di
una crisi di nervi. Ormai erano tre notti che non riusciva a prendere sonno. Lo
stesso volto veniva ad ossessionarla ogni volta che chiudeva gli occhi. Per la
prima volta in vita sua si sentiva sola e sfortunata. André… i suoi pensieri
erano incentrati su di lui, notte e giorno. Il suo migliore amico, il solo che
cercasse di comprenderla, senza giudicarla. Lei non lo avrebbe rivisto mai più.
Aveva già lasciato Versailles? Glielo aveva chiesto lei nella lettera…
Improvvisamente, Oscar si raddrizzò e asciugò rabbiosamente le lacrime con il
risvolto della manica.
“Coraggio,
tirati su! Sei un uomo sì o no?” pensò.
Sì,
lei era un uomo; o almeno come tale era stata allevata. Del resto, fin da
bambina, le era stato detto che era un ragazzo, e che l’onore dei Jarjayes era
riposto in lei. Lei non aveva diritto di fallire nella sua missione. Per questo
lei aveva imparato a montare a cavallo, aveva imparato a battersi e a maneggiare
la spada. Oscar discendeva da un’antica stirpe di militari. Lei ce l’aveva
nel sangue, diceva suo padre. In effetti era vero… La ragazza amava la sua
condizione. Apprezzava la sua libertà sia del corpo sia dello spirito;
compiangeva sinceramente tutte le donne che vivevano a Versailles, povere
creature costrette in corsetti soffocanti… Se si era divertita ad indossarne
uno il tempo di una serata, era con sollievo che aveva ritrovato i suoi
pantaloni e le sue larghe camicie. Oscar amava battersi. Niente le piaceva di più
che sentire il peso di una spada nella mano. Se aveva abbracciato la carriera
militare, a 14 anni, non era per far piacere a suo padre, o per contrariare la
nonna o André… era per lei, e per lei sola.
Adesso,
dopo quasi 20 anni, era il colonnello Oscar François de Jarjayes, comandante di
una guarnigione di Guardie francesi. Era forte, tagliente come la sua spada. Mai
più il suo cuore avrebbe preso il sopravvento. Già due volte era successo, ed
era stato catastrofico. No. Oscar era un uomo; l’amore le era negato… il suo
compito era di proteggere la famiglia reale. La sua vita si riassumeva in
questo: proteggere… ma chi si sarebbe preso cura di lei? Scosse la testa,
rifiutandosi di rispondere a quella domanda. Osservò l’oceano. Com’era
calmo e placido… ma come poteva rendersi furioso a volte!
“L’oceano
mi somiglia”, pensò Oscar. “E’ freddo e morto.”
Il
suo sguardo vagò in direzione della spiaggia. Senza accorgersene, la sua folle
corsa l’aveva portata sulla spiaggia dove, da ragazzi, lei ed André si erano
così divertiti. Ma questo era prima… prima che diventassero grandi, prima che
la vita li allontanasse l’uno dall’altra… un bambino e una bambina…
Oscar si alzò e fece qualche passo. Il vento muoveva il suo lungo mantello
attorno a lei, e i suoi capelli erano diventati ormai un groviglio di nodi.
“Avrei
dovuto legarmeli, come faceva André…”
Oscar
ebbe freddo, e si rimise a sedere. Perché i suoi pensieri si incentravano
sempre su André? Era così importante per lei? E perché avvertiva questo
profondo vuoto dentro di lei? Troppe domande senza risposta… I suoi occhi si
riempirono nuovamente di lacrime, e una le scivolò lungo la guancia.
Il
vento l’asciugò rapidamente.
“Comunque”,
pensò, “è meglio così. André deve vivere la sua vita. Non c’è ragione
per cui sacrifichi la sua esistenza con la mia. Si sposerà e, chissà, forse un
giorno ci ritroveremo, tra dieci anni, a ridere di questa disavventura…”
Oscar
lasciò che la risacca del mare la cullasse.
“Addio
André”, sospirò.
Poi
si immerse di nuovo nella contemplazione dell’oceano, ormai calma.
André
stava cercando Oscar sulla spiaggia. Gli era stato detto che era lì che avevano
visto l’ultima volta il giovane comandante, ed ecco che, dopo poco più di due
ore, era partito in quella direzione. Temeva che la sua bella amica avesse
commesso qualcosa di irreparabile. Era così fragile, la sua Oscar! Alla fine la
trovò, sulla spiaggia della loro infanzia. Fece un sospiro di sollievo. Era
proprio lei, quella piccola figura scura di fronte all’oceano. Sempre
identica. E come sarebbe potuto essere diversamente. Restava là, immobile, a
fissare l’orizzonte. Sembrava una statua di sale, perfetta e immobile. La
risacca sembrava affascinarla. Oscar pareva inaccessibile, ma a questo André
era ormai abituato. Accadeva spesso che lei adottasse quella posizione, quando
non voleva condividere i suoi pensieri; seduta, con le braccia che le
circondavano le lunghe gambe piegate, la sguardo perso nel vuoto. Fino ad allora
André aveva sempre saputo “entrare” in quell’angolo di solitudine, senza
che questo l’avesse mai disturbata, e senza che lei lo avesse mai respinto
violentemente. Ma adesso tutto era cambiato. Gli sembrava che la persona che
stava osservando non fosse che un’estranea. Un’estranea affascinante, certo,
ma di cui non conosceva affatto le reazioni. Come avrebbe potuto avvicinarla
senza farla chiudere a riccio immediatamente? André non ne aveva la minima
idea… Era come se un ponte tra loro fosse crollato. Decise di essere naturale.
Questo gli era sempre riuscito.
“Oscar,
prenderai un raffreddore, se resti seduta lì troppo a lungo. Non hai addosso
nemmeno qualcosa di caldo. Ma cosa ti viene in mente?”
Oscar
si voltò, sorpresa. Lui vide che aveva pianto. “Che tu sia maledetto, André”
pensò.
“An…
André? Ma… IO NON VOGLIO PIU’ VEDERTI!!”
Oscar
aveva urlato quelle parole e immediatamente si avventò su di lui. André non fu
abbastanza rapido, e non riuscì a schivare il suo pugno. Non ebbe altra scelta
che difendersi ; ma Oscar era furiosa. Il pugno che lui le assestò allo
stomaco, non la fermò minimamente, anzi… Tornò alla carica e lo colpì
violentemente proprio alla base del naso. André cadde a terra. La ferita gli
pulsava, quasi al punto di farlo urlare . Sentì la collera crescere in lui.
Perché se la prendeva così? Lui non aveva fatto altro che cercare di aiutarla
e lei… lei lo aveva colpito prima che potesse dire una sola parola! André si
rialzò e si mise in posizione di difesa. Oscar si trovava a due metri da lui:
teneva i pugni chiusi dinanzi a sé, e André poteva scorgere gli occhi di lei
che balenavano. Il giovane, però, essendosi spesso battuto con lei, conosceva
bene la sua compagna di giochi. Sapeva quello che stava accadendo nella sua
mente. Oscar stava cercando un varco nella sua difesa, il punto dove potesse
attaccare. All’improvviso si lanciò su di lui. André ne anticipò
l’attacco e parò il violento colpo che il colonnello cercò di assestargli.
Poi fu il suo turno di colpire, e i suoi pugni si assestarono successivamente
all’angolo del mento e poi sullo zigomo sinistro della ragazza.
Oscar
cadde rovinosamente sulla schiena, ma riuscì ad alzarsi prima che André avesse
il tempo di bloccarla al suolo. Del sangue le colava da un lato della bocca,
senza che sembrasse accorgersene, tuttavia ansimava impercettibilmente.
La
collera di André si spense di colpo. Che aveva fatto? Aveva ferito Oscar…
Certo, non era la prima volta che si battevano, che si scambiavano dei colpi, ma
era la prima volta che lui colpiva Oscar con l’intenzione di ferirla. In
genere tutti e due regolavano la violenza dei loro pugni; loro si battevano per
divertirsi, o per regolare piccole questioni senza importanza. Una volta sola
Oscar si era realmente battuta, perché credeva che lui l’avesse tradita.
Anche quella volta, però, non erano stati così violenti…
Oscar
era una temibile avversaria, con un favoloso gioco di gambe, ma la forza
permetteva ad André di misurarsi con lei. Nondimeno l’esito del combattimento
era più che mai incerto. Non ci avevano mai messo tutta la loro forza.
“Oscar
fermati…”, mormorò André.
Ma
lei faceva finta di non capire. Si lanciò su di lui. Questa volta André non
riuscì ad indovinare da dove sarebbe partito l’attacco… lei lo colpì allo
stomaco e poi allo sterno. Ad André mancò il respiro, e crollò a terra. Oscar
non ne approfittò, anche se lui era a terra; anche lei era al limite delle
forze. Vedendo che lui non si alzava, gli si sedette accanto ansimando e coperta
di ecchimosi e sospirò: “Perché sei venuto? Credevo di essere stata
chiara!”
André
si raddrizzò faticosamente e la guardò.
“Oh,
se è per questo, non ti preoccupare. Non potevi essere più chiara… ahi!”
Si
portò una mano al petto.
“Tutto
bene?” s’informò Oscar.
“Sì,
sì, non ti preoccupare. Non so cosa hai mangiato stamattina, ma hai una forza
bruta. Perdiana, devo ricordarmi che non bisogna assolutamente offenderti,
quando hai pianto.”
Avvicinò
la mano alla bocca di Oscar nell’intenzione di asciugarle il sangue che
continuava a colare. Lei voltò
improvvisamente la testa, e lui non insistette.
Finalmente
fu lei che si pulì il sangue con la mano, e allo stesso tempo gli rispose senza
convinzione: “Non ho pianto.”
“Bugiarda…”
Lei
arrossì e lo guardò in tralice. Perché lui aveva sentito il bisogno di
ricomparire proprio nel momento in cui lei era riuscita a ritrovare, almeno in
parte, un certo equilibrio?
Lei
aveva il sacrosanto diritto di essere in collera. Lui rischiava di distruggere
quell’equilibrio ancora così fragile… Il suo André. Era venuto anche
quando…
“Che
ci fai qui?”
André
adorava questo. Quando Oscar si sentiva in posizione d’inferiorità, cambiava
discorso. Lui le aveva evidentemente toccato un punto sensibile. Lo sguardo di
André si perse nel vuoto.
“Ho
ricevuto la tua lettera. Mia nonna me l’ha consegnata subito dopo la tua
partenza. Mi ha fatto molto male, ma di questo non dovevi dubitarne. Tuttavia,
stranamente, è stato proprio il fatto di averla ricevuta che mi ha convinto a
raggiungerti. All’inizio ho esitato a lungo, poi finalmente sono montato su
Chevalier e ho preso la strada per la Normandia. Dovevi sospettare che non mi
sarei arreso tanto facilmente, non è vero?”
“Un
po’, lo confesso, ma speravo…”
Questa
volta, per André, il vaso era colmo.
“E
che cosa speravi? Che ti dicessi 'Arrivederci Oscar, mi ha fatto piacere vivere
al tuo fianco per vent’anni…' IO TI AMO OSCAR!”
“ANDRE’
NO!!”
Oscar
si era alzata. Anche André si alzò infiammato quanto lei. Si scrutarono. Oscar
sembrava vicina ad infuriarsi o a battersi nuovamente. I suoi pugni si serrarono
convulsamente. Ancora una volta lei voleva preservare il suo onore.
“Ma,
buon Dio, proteggerlo da cosa?” Pensò furtivamente André. “Non ho fatto
altro che dirle ciò che sa già.”
André
non aveva più la forza di affrontare ancora i pugni di Oscar. L’aveva
seriamente stordito la prima volta. D’altronde non potevano rimanere così in
eterno, immobili faccia a faccia. A rischio di perderla definitivamente, André
afferrò violentemente Oscar per i polsi e l’obbligò a sedersi.
“No,
Oscar, adesso non prendertela. Ascoltami per una volta in vita tua! Io ti amo,
Oscar, ti amo dal primo momento in cui ti ho vista. Lo ricordo perfettamente.
Avevo 6 anni, e tu ne avevi 5. Mi sei venuta incontro, e mi hai detto che eri un
ragazzo. Io non l’ho mai creduto… I tuoi occhi lanciavano lampi, e tutto nel
tuo modo di fare mi faceva capire che io ti ero antipatico. Sembravi una piccola
dea con la corona d’oro, collerica e volubile. Ma io quella bambina l’ho
amata immediatamente. Ho percepito il cuore d’oro che lei nascondeva, ho visto
la dolcezza dei suoi occhi blu, dietro la collera. Io avevo 6 anni, Oscar, e il
mio cuore era già innamorato. Dopo ho sofferto le pene dell’inferno nel
vederti combattere contro te stessa, nel vederti amare un altro uomo. Ma non ne
sei mai uscita distrutta, perché io ero là, nell’ombra, a vegliare su di te.
Io ho vegliato su di te, sulla tua vita… E tu vorresti mettermi da parte? Ma
la tua vita è anche un po’ la mia! E la mia vita è tutta tua… Se tu muori,
io muoio con te, ma se tu mi allontani, io muoio da solo. Sarebbe troppo triste
una vita senza di te, Oscar!”
Durante
tutto il suo discorso, André non aveva lasciato il polso sottile, come se
temesse che lei potesse fuggire. Lui adesso la stava guardando, e Oscar,
arrossendo, abbassò la testa fissando la mano che la imprigionava.
“Non
ti chiedo di amarmi. Ti chiedo solo di lasciarmi continuare ad essere la tua
ombra. Non ne parleremo più di quel maledetto ballo, te lo giuro. Tutto tornerà
come prima…”
Inconsciamente,
lui lasciò la delicata presa, rendendole la libertà. Fu allora la volta di
Oscar di guardarlo fisso. Non potendo sostenere lo sguardo di quegli occhi di
diamante, André voltò la testa.
“Tu
lo credi?” disse lei dolcemente, piuttosto triste.
“Tu
lo credi veramente? Tu solo sai in quali tormenti io mi sto dibattendo! Oh, André,
è talmente semplice per te parlare dei tuoi sentimenti. E’ così… naturale.
Tu sei un uomo e hai il diritto di provare dell’amore nei confronti di una
donna, chiunque ella sia. Ma io, io non ho il diritto di amare, e neanche di
provare un sentimento che rassomigli all’amore. Perché credi che me la sia
presa? Pensi forse che abbia un cuore di pietra? Ma guardami? Rispondimi,
infine! Non dici niente…”
André
si alzò e fece qualche passo, cercando di sfuggire allo sguardo che Oscar gli
faceva pesare addosso.
“Oh,
Oscar come puoi farmi una domanda simile?”.Lo sguardo che lui le lanciò era
straziante.
“E
tu, come osi pensare che io non provi niente nei tuoi confronti? André tu sei
l’amico che mi è più caro al mondo. Tu sei mio fratello, il mio sostegno…
E io ti ho baciato! Quello che ho provato quella sera, è qualcosa che mi ha
turbato… come vuoi che io ti guardi ancora in faccia? Tu stesso non riesci più
ad incrociare il mio sguardo. Come puoi volere che io dimentichi? Oh, André, io
ho bisogno di te… vattene!!”
Si
mise a piangere, nascondendosi il viso tra le mani. André non sapeva più che
fare. Era dilaniato tra il desiderio di prenderla tra le braccia,di asciugarle
le lacrime, e il dovere di obbedire al suo ordine. Non si mosse, sembrava
diventato di marmo. Ascoltò i leggeri singhiozzi,che lei non riusciva a
soffocare. Pian piano il dolore sembrò diminuire, e lei riprese a parlare.
“Perdonami,
André, ma ciò che faccio è per il tuo bene. Lo sai, sono lucida. Io so come
mi hai protetto fino ad ora, e te ne sono riconoscente, ma è tempo per me di
guardare in faccia la realtà, per quanto dura possa essere. Non posso
continuare a derubarti della vita. E’ ingiusto! Se solo potessi ancora
contraccambiare… Ma non ti sono di alcun aiuto, anzi. Tu hai rischiato di
morire per un mio errore. Ti ricordi? Non avevi neanche 20 anni, quando la
Delfina cadde da cavallo. In seguito hai sacrificato i tuoi splendidi capelli,
così soffici, per evitare che io mi esponessi al pericolo, e sei tu che hai
perso un occhio. Io non sono che un peso per te, André... Va’ via, riprenditi
la tua libertà. Non ti preoccupare per me, ne verrò fuori. Tu vai, vivi la tua
vita, sposati, e, più tardi, quando sarai vecchio, potrai raccontare sorridendo
ai tuoi figli e ai tuoi nipoti, forse anche con un pizzico di malinconia, che
bizzarro comandante hai servito. André… amico mio… è tempo per noi di
separarci. Vai senza timori. Scusami ancora per quello che ti ho costretto a
sopportare.”
André,
comprendendo che non c’erano più speranze, le voltò le spalle. Prima di
andare, però, decise di dirle ciò che il suo cuore gridava ancora.
“Molto
bene, Oscar, mi inchino al tuo volere. Dato che è una tua scelta, me ne vado.
Ti ho sempre obbedito, non è così? Ma prima di partire, lascia che ti dica
questo: ciò che ho fatto per te, l’ho fatto con piena coscienza dei rischi
cui andavo incontro. Tu non hai niente da rimproverarti… te ne prego, non
addossarti questa colpa. Non ne hai diritto. Io non mi sposerò. La sola donna a
cui ho dedicato la mia vita, non mi vuole più. Non ha più bisogno di me, forse
non ne ha mai avuto. La mia vita non aveva senso che con lei. Adesso, non vale
più la pena di essere vissuta…”
André
cominciò a camminare. Non aveva visto Oscar sgranare gli occhi.
“Non
vale la pena di essere vissuta”… Il suo André… lui voleva morire! Che
importava dei pericoli che comportava la presenza di André al suo fianco.Oscar
voleva che lui vivesse. Lei voleva la sua felicità; aveva bisogno di lui, della
sua presenza, del conforto che lui le dava… ”No André, tu non te ne
andrai, tu non morirai…pensò nello stesso momento in cui le sue labbra
lanciavano un grido di disperazione: “NOOO!!!!”
André
si fermò. La voce che lo aveva bloccato si era zittita. Si voltò e vide Oscar.
Lei lo osservava con gli occhi pieni di lacrime. Era la prima volta che lei
lasciava trasparire la sua disperazione. La prima volta che osava affrontare lo
sguardo di lui, gli occhi pieni di lacrime.
“Hai
vinto, André: ho bisogno di te, della tua amicizia. Se il mio orribile
carattere non ti ha ancora fatto cambiare idea, ti prego… resta con me. Io non
voglio costringerti. Però, se un giorno ti accorgerai che la tua vita non segue
più lo stesso cammino della mia, tu te ne andrai, non è vero?”
André
non credeva alla sua fortuna. E così lei ammetteva di aver bisogno di lui! Mai
e poi mai l’avrebbe lasciata, poteva starne certa.
“Oscar…”
“Te
ne andrai? E’ solo
a questa condizione che ti accetterò
di nuovo al mio fianco… Devi pensare a te stesso, André!”
“Molto
bene, Oscar, te lo prometto.”
“Ancora
una cosa…Vorrei che tu dimenticassi o, almeno, che cercassi di dimenticare ciò
che è successo fra noi l’altra sera. Io sono un militare... Vorrei che tu
dimenticassi ciò che noi…”
Un
colpo di tosse le impedì di terminare la sua frase. La sua violenza la
costrinse a piegarsi in due: sembrava non dovesse più fermarsi. André ritornò
sui suoi passi e si inginocchiò vicino ad Oscar, senza osare toccarla. Si era
come accartocciata su se stessa, e sembrava vulnerabile più di quanto non lo
fosse mai stata in vita sua. La tosse, infine, si placò, e Oscar alzò gli
occhi verso André. Il suo sguardo scintillava, e sorrise debolmente come a
volerlo rassicurare. Il resto del viso, però, era molto pallido e del sangue le
era di nuovo colato dalla bocca.
Questo
aveva molto spaventato André: doveva averla colpita più forte di quanto non
avesse creduto e Oscar non aveva lasciato che lui si accorgesse che le aveva
fatto male. Che testarda! Il giovane si levò la giacca, e la posò sulle spalle
di Oscar. Poi le asciugò con la punta del pollice il rivolo di sangue che le
scendeva dal mento; lei non protestò.
“Ecco
fatto! Ti sei raffreddata… che idea quella di restare per delle ore sulla
spiaggia con un freddo simile. Ci sono giorni in cui mi domando cosa hai nella
testa!”
Oscar
lo guardò interdetta, ma si contentò di sorridergli.
“Diciamo
che avevi la testa altrove. Ad ogni modo sia, te ne libererai con un buon rum!
Piuttosto, come spiegherò tutto questo a tuo padre, io? Sono considerato colui
che deve vegliare su di te e ti lascio commettere le peggiori stupidaggini!
Onestamente , sei peggio di un bambino di 5 anni!”
Aiutò
la sua compagna ad alzarsi; era gelata. Entrambi fecero cadere la sabbia
incrostata dai vestiti, poi si diressero verso il castello che la famiglia
Jarjayes possedeva vicino alla spiaggia.
“Vedrai
come ti rimetterò in piedi. Fammi il piacere, però, di fare un buon bagno
caldo, io ti preparerò del vino caldo e poi a letto! E questi capelli… ti ci
vorranno delle ore per districarli!”
“Ah
no, André! Io non passerò delle ore a districarli. Lo farai tu.”
E
lo guardò sorridendogli maliziosamente. Tutto era tornato come prima. O
quasi…
“In più”, aggiunse,
"dovremo svegliarci presto. Stamattina ho deciso di riprendere domani il
mio servizio a Versailles…”
“Certo!
E che altro ancora? Ti sei vista le borse che hai sotto gli occhi? Devi
riposarti, Oscar!”
“Ma…
nel caso non te ne fossi accorto, ho una compagnia da dirigere, io! Non
mi accontento di giocare alla balia, io!”
Fiera
della sua risposta, Oscar si girò verso il suo amico e gli fece una linguaccia.
Sdegnato, André fece finta di acchiapparla, tanto per farle passare la voglia
di prendersi gioco di lui. Oscar se la svignò, scoppiò a ridere, e poi si
allontanò correndo. André si lanciò all’inseguimento.
“OSCAR!
TORNA INDIETRO, SE SEI UN UOMO! VEDRAI SE IO SONO LA TUA BALIA!”
Solo
un’allegra risata e un'eco di tosse gli risposero…
Continua
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Traduzione: Annarita Giannelli Mail to annyg@libero.it