Colonnello e donna
E se Oscar avesse ceduto ancora una volta al desiderio di indossare
un vestito da sera? E se questo gesto cambiasse il corso della sua vita?E se,
durante questo ballo, Oscar incontrasse un bellissimo sconosciuto in maschera,
il cui fascino la turbasse?
Quando la donna e il colonnello si combattono, non vi è
niente di meno sicuro dell’esito del duello…
Capitolo 3 - La confessione
Traduzione: Annarita Giannelli, Revisione: Laura Luzi
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Oscar
e André erano finalmente ritornati a Versailles e tutto sembrava aver ripreso
il suo corso abituale… Questi erano i pensieri di Oscar mentre osservava la
parata della sua compagnia: era perfetta, come al solito, e questo le permetteva
di lasciare la mente libera di
fantasticare.
Certo
la nonna aveva tentato di farla parlare, ma Oscar non ci teneva affatto a
raccontarle cosa era successo. In quanto a suo padre… si era a malapena
preoccupato per lei. Tutto ciò che era importante ai suoi occhi, era che lei
aveva disertato il suo posto. No… quello che la preoccupava di più era André.
Certo, lei già sapeva che lui l’amava. Glielo aveva detto lui stesso. Lei però
l'aveva presa come una reazione dettata dalla gelosia verso Fersen o, nel
peggiore dei casi, come una passione passeggera per la sua amica d’infanzia.
Ma comprendeva adesso che non era niente di tutto questo. André le era
disperatamente legato. C’era voluto che lui svelasse la sua intenzione di
morire, perché lei se ne rendesse conto. Era stata cieca fino a questo punto?
Dal
loro ritorno, lui si era comportato come se niente fosse; ma Oscar non ne era
rimasta ingannata. Non più. Adesso lei sapeva che il cuore di André era pieno
di lei, e che il minimo passo falso da parte sua, avrebbe potuto distruggerlo.
Costringendolo a lasciar rivelare il proprio amore, lo aveva reso ancora più
fragile di prima. Ma che fare? Oscar non ne aveva la minima idea… i suoi
sentimenti erano così vaghi. Del resto lei stessa non aveva voglia di scoprire
ciò che provava. Ma forse, era la sola maniera per aiutare André. Aveva
esitato lui, quando si era trattato di salvarle la vita?
“Colonnello?”
Alain
aveva esitato a chiamare il colonnello, ma la parata era finita, e i soldati
cominciavano a spazientirsi. Lo sguardo del colonnello riprese vita, come se
fosse appena uscito da un sogno. Alain lo trovava cambiato dal suo ritorno dal
congedo. Anche André, d’altronde. Alain si chiese se fosse successo qualcosa
fra loro. Di sicuro i loro rapporti non erano sereni. Erano sempre in procinto
di ferirsi, ma, e di questo lui ne era sicuro, avrebbero donato la loro vita
l’uno per l’altra.
“Alain?”
disse Oscar ricordandosi di colpo dove si trovava. “Questa rivista era
perfetta. Signori, avete libera uscita.”
Alain
la salutò e scomparve. I soldati lasciarono la piazza, e ben presto non vi
rimase che André. Oscar si decise a scendere da cavallo e gli si avvicinò.
“Non
sei di guardia stasera, non è vero?”
“Non
ti si può nascondere niente…”
“Non
ho voglia di restare in caserma stasera. Vuoi rientrare con me? Farebbe piacere
a tua nonna. Del resto, perché dovresti restare? Domani non lavora
nessuno…”
Oscar
si rendeva conto di non lasciare molta scelta ad André, ma aveva veramente
voglia di passare un po’ di tempo con lui.
“Ma…
Oscar, c’è bisogno di un effettivo minimo.”
“Sono
già stati assegnati. Si tratta di Alain, di Lassalle, di Vergny, e di Bannos.”
“Molto
bene. Se vuoi… non ho niente da obiettare.”
“Non
voglio costringerti. Si tratta solo di una proposta. Se hai altri impegni…”
“No!
Niente di prestabilito. Quando vuoi partire?”
“Il
tempo di terminare qualche lettera e sarò pronta.”
“Molto
bene, vado a sellare il mio cavallo. Ci troviamo di fronte all’armeria?”
“Sarò
lì fra venti minuti!”
Oscar
lasciò le redini di Olivier ad André e si allontanò.
“Come
pretende che stia lontano da lei se sono incapace di resistere ad ogni suo più
piccolo desiderio?” pensò André.
Riuscì
a staccare gli occhi dalla figura longilinea della sua compagna, e poi si
allontanò a sua volta.
Oscar
non riusciva a dormire. Lei ed André
erano arrivati all’imbrunire al castello dei Jarjayes, e lei aveva cenato con
il generale. Avevano parlato della compagnia di Oscar, poi la ragazza si era
ritirata. Aveva trovato André nel salottino: stava leggendo dinanzi
all’allegro fuoco del camino, e aveva sorriso all’arrivo di Oscar. Le aveva
offerto la sua poltrona e lui si era sistemato per terra, sul tappeto. Oscar
aveva rifiutato e si era seduta anche lei per terra, di fronte a lui. Avevano
chiacchierato allegramente, ridendo delle abitudini di alcuni cortigiani. Era
stata una bella serata. Poi erano andati a dormire.
Adesso,
però, erano più di due ore che Oscar si rigirava nel letto, senza trovare una
posizione che le fosse comoda. Ogni volta che chiudeva gli occhi, le veniva in
mente il volto del suo amico. E,, come se non bastasse, una tosse persistente le
irritava la gola, cosa che non giovava affatto al suo nervosismo. Era necessario
che si decidesse a farsi visitare da un medico… Al momento, però si imponeva
un pensiero più urgente. Come riuscire a dormire? Oscar chiuse gli occhi e si
sforzò di restare immobile. Senza alcun risultato.
“Molto
bene”, pensò con rabbia.
“Hai
vinto, André. Ho più di cinque ore da ammazzare, prima che sorga il sole.
Forse quando avrò capito che cosa mi lega a te, mi lascerai dormire?”
Oscar
si mise a sedere sul letto, e respinse le coperte con un gesto meccanico. Ma
appena l’ebbe fatto se ne pentì subito; raccolse le coperte e vi si aggomitolò
dentro in tutta fretta.
“Voglio
sì pensare a te, ma al caldo”.
Poi
Oscar ritornò seria. Chiuse gli occhi e il viso di André le comparve di nuovo.
Invece di scacciare quell’immagine, come le altre volte, lei la lasciò
fare… Lui era bello, con i suoi capelli scuri e i suoi occhi verdi. Quegli
occhi… sembravano capire tutto. Lei aveva sempre avuto l’impressione che
essi la attraversassero, e che non si potesse nascondere loro niente. A volte
questo l’aveva agghiacciata, l’impossibilità di non tenere niente per sé.
Non poteva più mentirgli. E lui lo sapeva.
Oscar
aveva come l’impressione di essere un libro aperto che lui apriva e chiudeva a
suo piacimento. André… così dolce con lei, eppure così forte… Era sempre
lì quando aveva bisogno di lui, in qualsiasi situazione. Glielo aveva appena
dimostrato… non l’avrebbe mai lasciata sola di fronte alle sue paure. Era
come un fratello… sì… un fratello.
“Smettila
di mentire a te stessa, Oscar!”
Una
voce nuova fece obiezione dentro di lei. Era come se fosse stata imbavagliata
fino a quella sera e che qualcuno, o qualcosa, l’avesse appena liberata.
“Smettila
di mentire a te stessa, Oscar…” riprese lei dolcemente. “E’ comodo per
te dire che André è come un fratello. E’ in accordo con la tua vita di
colonnello. E’ vero… Ma si potrebbe mai provare qualcosa di più che
un’amicizia fraterna nei confronti del proprio migliore amico? Ma allora perché
il tuo cuore impazzisce quando vedi André? E’ fraterno tutto questo?”
Tuttavia
era vero. Dal loro ritorno dalla Normandia, Oscar si sentiva diversa nei
confronti di André. Il suo cuore batteva talmente forte, e
la sua voce tremava così tanto… Si meravigliava che lui non se ne
fosse ancora accorto. Oppure era lei che avvertiva questi segnali in maniera
differente. Forse erano sempre stati lì…
Era
stato quando André aveva asciugato il sangue che le colava dalla bocca, che
aveva sentito per la prima volta il cuore batterle all’impazzata.
Successivamente anche il contatto con le sue mani rassicuranti, che districavano
con dolcezza i suoi lunghi capelli biondi, l’aveva turbata profondamente.
Solo
il colonnello che era in lei si rifiutava ancora di ammettere tutto questo. Lei
era un uomo… un uomo… Lei era disperatamente innamorata di André.
Oscar
aprì gli occhi immediatamente. Dunque, era questo! Non aveva mai provato un
sentimento simile prima d’ora, neanche per Fersen. Non aveva mai provato il
desiderio di avere qualcuno al suo fianco, per sempre. E pensare che era stato
il timore che lui potesse morire a farla reagire! Cosa avrebbe fatto senza di
lui? Era cresciuta con lui; egli era diventato quasi un’estensione di se
stessa. Lei non poteva vivere senza di lui, non più che lui senza di
lei… Il colonnello, in Oscar, rifiutava l’idea stessa che un tale amore
fosse possibile.
“IO
SONO UN UOMO! IO NON AMO ANDRÉ! E’ una follia!”
Ma
la vocina nella sua testa le suggerì una risposta.
“Ho
imparato tutto, con André, e allora perché non l’amore…”
Era
così immorale? André l’aveva sempre considerata una donna. E anche se lei
amava André, questo non arrecava danno a nessuno, finché fosse restato un
segreto…
Oscar
si alzò e andò a sistemarsi di fronte al suo specchio. Si osservò per alcuni
istanti, notando per la prima volta il contorno morbido delle sue labbra, la
delicatezza del collo o la lunghezza delle sue ciglia. Tanti dettagli che
dimostravano che era una donna nelle vesti di un uomo, e non un uomo che provava
sentimenti femminili.
“Sono
una donna e amo André Grandier”, mormorò. Si sforzò di ripetere questa
frase affinché le divenisse naturale. Infine si fermò e parlò al suo
riflesso.
“Hai
fatto un bel guadagno, Oscar. Adesso sai di essere innamorata di André
Grandier. Sei diventata pazza? Da un lato, l’amore ti è vietato per la tua
posizione, dall’altro, lui non è nemmeno nobile.”
Questo
secondo problema non la impensierì più di tanto. Dopotutto la nobiltà era più
una questione comportamentale, che di nascita. Questa era una delle cose che le
aveva insegnato la presenza di André al suo fianco. E a questo punto non
c’era cuore più nobile di quello di André. Se solamente la maggior parte
degli uomini avessero potuto comprendere questo… Oscar aggrottò le
sopracciglia.
“Tuo
padre ti ucciderebbe, se mai lo venisse a sapere… o ti rinnegherebbe…
Comunque niente di molto piacevole.”
Oscar
aveva freddo. Ritornò nel suo letto, non molto più calma di prima, ma almeno
aveva ammesso di essere innamorata.
“Che
devo fare?” pensò.
“Dovrò
dirlo ad André o no? Dirglielo significherebbe talmente tante cose… io non
sarei più un uomo neanche ai miei occhi. Ma non è già troppo tardi?”
La
risposta era evidente. No, Oscar non era un uomo; non lo era mai stata.
Lei
era una donna. Esercitava un mestiere, che adorava, riservato agli uomini, ma
questo non doveva impedirle di essere felice. Tuttavia doveva continuare a
recitare questa commedia a corte. Del resto il suo benessere era anche dovuto ai
compiti della sua carriera militare. Un simile sogno era negato alle altre
donne. Solo Oscar poteva accedervi…
André
doveva sapere ciò che era successo. Quello che lui aveva cambiato.
Dopotutto era colpa sua se lei stava sopportando tutte queste elucubrazioni. Era
giusto che lui ne condividesse le conseguenze. Una vita senza di lui sarebbe
stata talmente facile… e anche talmente vuota. André… il suo André. Lei
era sulla spiaggia… stava montando Olivier. Era estate… André galoppava al
suo fianco. All’improvviso, era lui che teneva le redini del cavallo bianco di
Oscar, e lei… lei era fra le sue braccia. Fiduciosa. Felice. Finalmente. Lo
guardava con dolcezza e si appoggiava sulla sua spalla… così dolce… così
forte. Lei lo baciava…
Alla
fine Oscar si addormentò.Quando la nonna entrò nella sua camera, un’ora più
tardi, per vedere se la sua piccola protetta stava dormendo, rimase sorpresa di
trovare coperte e cuscini in disordine. Le si avvicinò preoccupata, ma fu
rassicurata dal sorriso di Oscar. La nonna non aveva visto sorridere la giovane
da… fin troppo tempo. I suoi sogni dovevano essere piacevoli. L’anziana
donna rimboccò allora le coperte fino al mento di Oscar, e uscì in punta di
piedi.
Quando
si svegliò, l’indomani mattina, Oscar si sentiva fresca e riposata. Saltò
fuori dal letto e andò ad aprire le imposte. Il sole era già alto e Oscar si
rimproverò di non essersi alzata prima. Bah! Doveva aver bisogno di sonno. Si
dispiacque che il cielo non fosse più nuvoloso: avrebbe voluto che nevicasse
per il suo compleanno… Era tra dieci giorni. Il 25 dicembre 1788, Oscar
avrebbe compiuto 33 anni. Per essersi guardata nello specchio durante la notte,
sapeva di non dimostrare la sua età. Non una ruga le attraversava la fronte,
niente offuscava la limpidezza del suo sguardo; in quanto ai suoi capelli… la
cenere era ancora lontana dal mescolarsi con l’oro. Le sue riflessioni la
stupirono: mai, fino a quel momento, si era minimamente preoccupata del suo
aspetto fisico. E a che pro? Era un problema da donne… Oscar si stiracchiò, e
sorrise allo spettacolo che le offriva la finestra. Si annunciava una splendida
giornata.
Poiché
non era tenuta a indossare l’uniforme nei giorni di licenza, la scelta di
Oscar cadde su dei calzoni bordeaux e su una camicia bianca; si ravviò
frettolosamente i capelli ribelli con la spazzola e si ritenne pronta. Restava
da trovare André.
Prima
di partire alla ricerca del suo compagno, Oscar decise di concedersi un piccolo
spuntino. Effettivamente, per la prima volta dopo molto tempo, aveva voglia di
far colazione. Andò dunque in cucina sperando di trovare qualcosa da mangiare.
La nonna la trovò intenta a rovistare nella credenza.
“Ebbene,
Oscar, che cosa cerchi?”
“Ah
sei tu, nonna! Ma dove tieni il pane? Io ho fame!”
L’anziana
donna si diresse verso un grande paniere di vimini che Oscar non aveva notato.
“Ma
è al suo posto, nella madia per il pane. Dove vorresti che lo mettessi? Vuoi
una tazza di cioccolato?”
“No,
grazie, nonna. Mi accontenterò del pane. Hai visto André? Ho voglia di
allenarmi con la spada con lui. E’ così bello fuori! Sarebbe da criminali non
approfittarne.”
“Credo
che sia in biblioteca. Ma fai attenzione, ha l’aria di essere di pessimo
umore.”
“Grazie
nonna!”
Oscar
baciò la sua anziana nutrice sulla guancia e se ne andò, addentando il pane.
Interdetta, la nonna si toccò con la mano la guancia . Non era nelle abitudini
di Oscar mostrarsi così affettuosa. Decisamente stavano succedendo delle cose
strane da qualche tempo.
Oscar
aprì delicatamente la porta della biblioteca e diede un’occhiata
all’interno; in effetti André era lì. Era seduto in poltrona, con davanti un
tavolino basso, intento a leggere un’opera di Molière. André amava Molière.
Diceva che sotto la maschera comica, l’autore puntava il dito sui problemi
della società. In quanto ad Oscar, lei non aveva opinioni in proposito.
Preferiva le tragedie. Alla fin fine… ognuno ha i suoi gusti… Ammirò per
qualche istante il suo amico, esitando a turbarne la tranquillità, poi si
decise ad entrare.
“André!
Ti ho trovato, finalmente! Ma che ci fai qui? E’ così bello fuori, non ti va
di uscire?”
“Oscar…
non puoi proprio startene ferma? Guarda che bel fuoco che brucia nel camino.
Dai, vieni a sederti un po’, prendi un buon libro e riposati.”
Senza
rispondergli, Oscar andò a piazzarsi dietro di lui, appoggiandosi allo
schienale della poltrona. André si sentiva a disagio. La conosceva troppo bene
per non sapere che aveva qualcosa in mente. Ma cosa? Avvertiva il suo respiro
vicinissimo a lui, e questo lo rendeva folle. Tutto sembrava essersi congelato
nella stanza. André fu il primo a cedere in questa gara di volontà.
“Molto
bene, Oscar, hai vinto. Cosa vuoi da me?”
“Niente,
André. Continua pure a leggere, se ti va. Mi domandavo solo dove trovare un
compagno per tirare di scherma. Veramente, avrei dovuto supporre che non
l’avrei certo trovato in biblioteca. Tanto peggio!”
André,
a questo punto, si aspettava che se ne andasse, ma Oscar non sembrava averne
l’intenzione. Lei restava là, dietro di lui, a leggere dietro le sue spalle.
Con un sospiro di esasperazione, alla fine, il giovane chiuse il libro e lo posò
sul tavolo.
“D’accordo,
arrivo… tanto ho l’impressione che non mi avresti lasciato in pace finché
non mi fossi arreso).”
“Non
sai quanto hai ragione…”
Oscar
aveva lasciato la spalliera della poltrona e si era messa di fronte a lui tutta
sorridente. In effetti quel sorriso celava una paura profonda. Si giocava tutto
adesso. Oscar stava per dire addio a tutto ciò che aveva fatto nella sua vita
fino a quel momento. Stava per smettere di recitare la commedia. Era giunto il
momento di far capire ad André quali sentimenti l’animavano adesso. Lo
avvertiva, nei recessi più profondi del suo animo. Ma quell’idiota non stava
facendo niente per semplificarle la cosa! Ancora una volta, Oscar avrebbe dovuto
fare tutto da sola.
Respirò
forte e passò all’azione: con aria indifferente si avvicinò ad André, e
prima che lui potesse fare il minimo movimento, lo baciò.
Quanto
erano dolci le sue labbra! Era la terza volta che si baciavano, ma per Oscar
sembrava essere la prima. Mai prima d’ora aveva percepito così la tenera
perfezione delle sue labbra, il loro contatto dolce e rassicurante. Ma Oscar non
aveva il tempo di indugiare, non più. Il suo cuore batteva troppo forte, doveva
andarsene.
Prima
che André potesse reagire, lei interruppe il bacio, che non era durato che
qualche secondo, ma per tutti e due erano sembrato durare un’eternità.
Oscar
fissò André; lui non si muoveva. Restava là, inebetito, come tramutato in una
statua di sale. La ragazza allora si chinò su di lui e gli mormorò
all’orecchio:
“Nel
caso te ne fossi dimenticato, ti aspetto per un duello. Poiché non mi sembri in
grado di muoverti, almeno per ora, io vado avanti. Ti aspetterò allo scalone
dell’ingresso… e non dimenticare la tua spada!”
Poi
Oscar gli voltò le spalle e se ne andò come se niente fosse. Ma non era che
apparenza; dentro al suo petto poteva sentire il suo cuore battere
all’impazzata. Il dado era tratto, e più niente era sotto il suo controllo.
André non aveva reagito… per la meraviglia… o per indifferenza? E perché
lei aveva sentito il bisogno di fuggire? Che cosa stava succedendo? Comunque
tutte queste domande avrebbero avuto ben presto una risposta. Bastava vedere se
André scendeva o no.
Fu
solo dopo che Oscar se ne fu andata, che André reagì. Serrò i pugni, e le
nocche gli divennero bianche.
“Come
puoi essere così crudele, Oscar? Essere nobile non ti dà tutti i diritti! Ti
prendi gioco dei miei sentimenti… ma, credimi, te ne farò passare la
voglia…”
Corse
verso la sua camera per prendere la spada.
Quando
André giunse in cime allo scalone d’ingresso, trovò Oscar impegnata in una
discussione con suo padre. Entrambi si voltarono verso di lui, e il generale gli
sorrise.
“Buongiorno,
André. Bella giornata, non è vero? E’ un tempo assolutamente magnifico per
un duello.”
“Buongiorno
signor generale. In effetti è piacevole battersi con un tempo simile.”
“Molto
bene, non voglio disturbarvi oltre. Ti affido Oscar. E soprattutto fa' che non
si risparmi!”
“Non
abbiate timore…”
Il
generale non vide la luce “omicida” che aveva brillato negli occhi di André.
Lui ed Oscar scesero i pochi gradini della scalinata, e si piazzarono l’uno di
fronte all’altra, le armi sguainate. Il generale li osservava con aria
soddisfatta.
“In
guardia, André!”
Oscar
ebbe appena il tempo di terminare la frase, che André affondò su di lei. Le
lame si incrociarono, e Oscar fu costretta a fare uno scatto all’indietro.
L’attacco l’aveva sorpresa. Ma che aveva André? Avrebbe voluto parlargli,
ma suo padre continuava a sorvegliarli. Si rimise in posizione d’attacco e si
lanciò su André. Le spade si bloccarono vicino all’elsa, ed entrambi
cercarono di far cedere l’altro con la forza del polso. Fu Oscar a riuscirci,
mentre André dovette retrocedere di due passi indietro. Senza lasciargli il
tempo di riprendere fiato, Oscar riprese il combattimento. Doveva a tutti i
costi allontanarsi da suo padre.
I
suoi occhi scintillarono, e il loro bagliore affascinò André… la sua
guerriera… Era durante il combattimento che la vera natura di Oscar si
rivelava, e lei dava prova di tutto il suo talento. Chi non si era mai battuto
con Oscar non poteva in nessun modo conoscerla. “Dio e la spada”, aveva
detto un giorno Alain, davanti a lui. Parlava di Oscar. Lei era una combattente,
un’amazzone dei tempi moderni. Niente poteva opporsi alla sua volontà. E
lui… che cos'era lui per aver osato innamorarsi di lei?
Oscar
intanto, aveva approfittato del calo di attenzione di André, per spostare il
duello dal campo visivo del generale.
Si
ritrovarono rapidamente lontani da orecchie indiscrete, sotto gli alberi che
orlavano la dimora dei Jarjayes.
Fu
solo allora che André si riebbe; certo, Oscar era indomabile e magnifica, ma
questo non le dava il diritto di prendersi gioco dei suoi sentimenti. Oscar
avvertì il cambiamento che stava avvenendo in André.
Ritornava
più attento, più rapido e più feroce nei suoi attacchi.
Proprio
parando una stoccata che le era destinata, Oscar ruppe il silenzio.
“Che
hai, André? Che ti ho fatto di male?”
“Come
puoi chiedermelo? Come se non lo sapessi! Tu ti giochi di me, Oscar… e io non
lo sopporto più!”
Egli
approfittò di una falla nella sua difesa e la colpì ad una mano. Il sangue
sgorgò e il viso di Oscar si increspò leggermente; tuttavia non fermò il
duello, anzi riprese a parlare.
“Io?
Io mi prendo gioco di te? Ma, mio Dio, in cosa, André? E’ perché ti ho
baciato? Non hai capito? Proprio tu che se così attento per ciò che mi
riguarda…”
Gli
attacchi di André divennero sempre più precisi e più pericolosi. Oscar non
l’avrebbe mai creduto così forte. Lei che di solito vinceva così facilmente,
cominciava ad ansimare. Lui non si era mai battuto in questo modo… Oscar
doveva concentrarsi per parare i suoi colpi, e non sapeva ancora quanto tempo
avrebbe resistito. Il viso di André era impassibile, e fu con sdegno che
riprese la parola.
“Certo,
Oscar, ho capito benissimo dove volevi arrivare. Tu volevi umiliarmi, una volta
in più, per farmi comprendere fino a che punto io ti sia inferiore. E’ vero,
non sono nobile, ed è vero anche che ho avuto la debolezza di innamorarmi di
una donna. Per mia somma sfortuna, questa donna è fredda. Lei non prova alcun
sentimento: è un’egoista, e per lei conta solo se stessa. Poco importa di far
soffrire gli altri. La sua crudeltà è pari alla sua bellezza.”
Oscar
si fermò, colpita in pieno petto. E così, André, il gentile André, pensava
questo di lei? Pensava che lo aveva baciato per prendersi gioco di lui. Ora
poteva anche ucciderla, purché lei non sentisse più quel terribile dolore che
le spezzava il cuore. Lasciò cadere la spada. André invece di darle il colpo
di grazia, si bloccò anche lui.
Riunendo
tutto il suo coraggio, Oscar riprese:
“E
così, è questo che pensi di me… come devo averti fatto soffrire se ora hai
questa opinione di me. Potrò, un giorno, farmi perdonare? Farei qualunque cosa
André… sei la persona più cara per me, credimi. Per me conta solo la tua
felicità. Oh, André, se poco fa ti ho baciato, non era con l’intenzione di
ferirti. Qualsiasi cosa tu ne pensi ora, io non sono così machiavellica. Era la
sola maniera per esprimere ciò che provo per te.” Sull’onda della
disperazione, le lacrime sgorgarono dagli occhi di Oscar. “Che tu mi creda o
no, io ti amo André, ti amo più di quanto una donna abbia mai amato un
uomo.”
Abbassò
la testa, vinta, il corpo scosso dai singhiozzi, sembrava terribilmente sola.
André sentì, a sua volta, le lacrime scivolare dai suoi occhi. La sua
meravigliosa Oscar. Lei lo amava… di quanto coraggio doveva aver avuto bisogno
per confessarlo - a se stessa e, poi, per dirglielo.
E
lui… lui l’aveva trascinata così in basso. Come doveva soffrire…
“Oscar…”
Corse
verso di lei e la prese fra le braccia. Non sarebbe stata mai più sola, mai più
avrebbe pianto a causa sua… lo giurò a se stesso.
Dal
momento in cui sentì il contatto con le braccia di André, Oscar gli gettò le
braccia al collo e premette il viso contro il suo petto. Non riusciva ancora a
trattenere i singhiozzi, e le lacrime scivolavano liberamente sulle sue guance.
Inconsciamente si strinse a lui, e ripeté, ancora e ancora, quelle parole che
André sognava da tanto tempo di sentirsi dire.
“André…
ti amo, ti amo così tanto…”
Anche
lui non poté fermare le lacrime. La sua preziosa Oscar. La teneva finalmente
contro di sé, come aveva sognato tante volte. Per calmarla, la cullò
dolcemente fra le sue braccia, accarezzandole i capelli e mormorandole
all’orecchio, come una specie di litania:
“Oscar,
mia Oscar, mia meravigliosa Oscar…”
Restarono
così un’eternità. A poco a poco i singhiozzi di Oscar si placarono. Lei si
scostò un po’ da lui, senza staccare le braccia, giusto quel tanto per poter
incrociare il suo sguardo.
“André…”
sorrise dolcemente pronunciando il suo nome. “So quanto ti ho fatto soffrire.
Ne sono desolata, terribilmente desolata. Non si ripeterà mai più. Adesso so
quanto ti amo, e niente potrà farmi cambiare tale sentimento nei tuoi
confronti. Ti renderò felice, André, più di quanto tu non lo sia stato con
nessun'altra donna. Io ti amo.”
“Oscar,
mio tenero amore…”
Senza
lasciargli il tempo di terminare la frase, Oscar si sollevò in punta di piedi e
lo baciò. I loro occhi si chiusero.
…
Lei era così dolce! André non avrebbe mai creduto di poter essere così
felice. Non contavano più gli anni di attesa, sentiva la freschezza delle sue
mani dietro la nuca, la dolcezza delle sue labbra. Lei era lì, fra le sue
braccia, così leggera, così fragile, e tuttavia così forte. Lei stava
tremando. Poi il bacio cessò. André sentì come una perdita dentro di lui. Aprì
gli occhi. Oscar manteneva i suoi ancora chiusi. Un leggero sorriso aleggiava
sulle sue labbra. Aveva un’aria felice. Finalmente.
“Oscar,
apri gli occhi, ti prego. Ho tanto bisogno del loro calore. Voglio guardarli…
sono così belli, amore mio.”
Oscar
aprì gli occhi.
André,
il suo caro André… Gli occhi di smeraldo dell’uomo che amava la
attraversavano; quello sguardo così bello che non aveva visto altro che lei…
“Amore
mio… dimmelo, André… dimmelo ancora…L’ho talmente aspettato… sono
stata una sciocca a non aver notato questa cosa che era così evidente… mi
perdonerai tutte queste inutili sofferenze?”
“Oscar,
non ho niente da perdonarti… ti amo.”
“Anch’io
ti amo… ti amo così tanto che il mio cuore sta per scoppiare… se solamente
potessi comunicare questa mia felicità… ma non ne ho il potere, almeno per il
momento…”
“Io
non chiedo niente di più che la gioia di averti fra le braccia. Viviamo il
presente, Oscar, è così bello. Ho l’impressione di vivere un sogno; non
voglio svegliarmi e non trovarti più. Non importa del domani. Non importa degli
altri. Noi siamo insieme… ed io ti proteggerò contro tutti coloro che
attenteranno alla nostra felicità…”
“Dimentichi
che anch’io sono capace di proteggere questa felicità, e lo farò, André, a
rischio della mia vita, se sarà necessario. Niente potrà separarci. Vedrai
come sto per renderti felice.”
Gli
sorrise. Ciò che lui poté leggere nei suoi occhi gli riempiva il cuore: vi era
tanto coraggio, ma anche amore e fiducia. Il suo angelo… André non riuscì a
resistere più a lungo, e baciò le labbra che gli si offrivano.
“Oscar!”
Oscar
e André interruppero il loro bacio e si allontanarono precipitosamente l’uno
dall’altra. La voce era troppo vicina; era quella del generale, avrebbero
potuto giurarci. Infatti lo videro avvicinarsi loro.
“Padre?”
Il
generale non si accorse che gli occhi di sua figlia erano in guardia.
“Ah,
eccovi infine…”
Oscar
fece un sospiro di sollievo. Non aveva visto niente. L’inevitabile confronto
era rimandato.
“Che
succede, padre?”
“Non posso dirti niente. Ma monsieur de Girodelle ci attende nel mio studio. Ha una proposta da farti… e mi farebbe molto piacere che tu ci riflettessi.”
Continua
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Traduzione: Annarita Giannelli Mail to annyg@libero.it