Colonnello e donna
E se Oscar avesse ceduto ancora una volta al desiderio di indossare
un vestito da sera? E se questo gesto cambiasse il corso della sua vita?E se,
durante questo ballo, Oscar incontrasse un bellissimo sconosciuto in maschera,
il cui fascino la turbasse?
Quando la donna e il colonnello si combattono, non vi è
niente di meno sicuro dell’esito del duello…
Capitolo 4 - Ad un bivio
Traduzione: Annarita Giannelli
Émilie mail to cviolon2@wanadoo.fr
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Oscar entrò
nello studio di suo padre. L’uomo, che le stava dietro, chiuse la porta. Il
rumore del lucchetto risuonò come un rintocco alle orecchie della giovane.
Ebbe il
presentimento che la sua felicità, appena nata, stesse per essere minacciata.
“Buongiorno
Oscar.”
Oscar si voltò
all’indietro, da dove proveniva la voce. Era il conte de Girodel, in un angolo
della stanza, appoggiato al il muro. Oscar lo conosceva da molto tempo; dal
giorno in cui l’aveva sfidato a duello, per preservare il suo onore, a 14
anni.
Era un
bell’uomo della sua stessa età, con occhi blu-verdi, e lunghi capelli
ondulati.
Se glielo
avessero chiesto, avrebbe detto che i suoi capelli avevano il colore della
cenere: non erano grigi, ma di una strana e indefinibile tinta. Oscar non aveva
mai visto Girodel legarseli. Era una capigliatura strana per un uomo strano…
“Ah, Mr de Girodel. Mio padre mi
ha detto che avevate una proposta da farmi. Allora, vi ascolto.”
“Oscar,
siediti per favore.”
“ Ma,
padre, non credo sia necessario. In più André mi sta aspettando di sotto.”
“Ebbene,
che aspetti! Non sei tu a suo servizio, Oscar! Ciò che Mr de Girodel ha da
riferirti è della massima importanza. Rischia di influenzare tutta la tua
vita.”
“D’accordo…”
Oscar si
lasciò cadere su una delle due sedie che si trovavano di fronte alla scrivania
di suo padre, l’aria accigliata.
“Vi
ascolto, Mr de Girodel. Cosa avete di così importante da dirmi?”
“Oscar…”
Girodel le si
avvicinò e si sedette sull’altra sedia.
“Noi ci
conosciamo ormai da molto tempo, e credo che abbiamo avuto il tempo di
apprezzarci a vicenda. E’ per questo che mi sono preso la libertà di venirvi
a fare visita. Non abbiate timore, ho chiesto il permesso a vostro padre prima
di coinvolgervi in una tale discussione.”
“Venite ai
fatti, Girodel.”
Ad Oscar non
piaceva affatto la piega che stava prendendo la conversazione. Improvvisamente,
il conte le prese la mano, e Oscar dovette faticare non poco per reprimere un
gesto di repulsione. Ma che cosa gli prendeva?
“Io vi amo
Oscar. Vi amo dal primo momento che vi ho vista, appoggiata contro
quell’albero. Voi siete così bella, Oscar, Sposatemi…”
Oscar voltò
bruscamente la testa verso suo padre. Il generale sorrideva e annuiva con il
capo.
“Padre, che
cos’è questo scherzo?”
“E’ il
momento per te di ridiventare quello che realmente sei.”
“Oscar…
prendete in considerazione la mia proposta, ve ne prego. Non la rifiutate a
priori. Io so che vi considerate un uomo, e che l’idea di essere una donna vi
ripugna, ma…”
Oscar non
intese il seguito.
“Io
considerarmi un uomo…”Pensò.
“Come si
sbagliano. Io sono una donna… la donna di André! Sarebbe troppo facile! Dal
momento che Girodel possiede nascita e denaro, questo gli dà diritto di
aspirare alla mia femminilità! E mio padre accetterebbe questa unione! Ma è
una follia!
“Oscar!”
“Padre?”
“Ascolta
Mr. de Girodel…
“Scusatemi,
ma credo, davvero, che non sia necessario portare oltre questa discussione.”
Oscar fece
per alzarsi.
“Io credo,
al contrario, che lo sia. Resta seduta!”
“Se lo
desiderate… Continuate Girodel…”
“Mia
adorata…”
“Oscar,
prego”, lo riprese lei duramente.
Girodel non
si formalizzò.
“Mia Oscar,
vi renderò felice, ve lo prometto.”
“E chi vi
dice che io non sia felice?”
Girodel alzò leggermente le spalle, e scelse di non rispondere a quella domanda fin troppo imbarazzante.
“Vedete
Oscar, io possiedo molti beni, non vi mancherà mai niente. La mia carriera a
Versailles è promettente e voi potrete mantenere il vostro rango alla reggia.
Sarete la più bella dama della Corte, e i vostri gioielli saranno i più
preziosi.”
“Volete
sposarmi per me, o per potermi espormi agli occhi della Corte?” domandò
sarcasticamente Oscar.
“Ma… E’
ingiusto privare Versailles della vostra bellezza! Sarete felice con me, nella
dimora dei Girodel. Avremo molti bambini, e non avrete mai più da temere ferite
e dolore.”
“Ma… io
amo questa vita! E credete che questo sia meno doloroso che partorire? Più di
una donna ne è morta…Suvvia Girodel, se mi amate veramente, lasciatemi la mia
libertà…”
“Oscar…
non mi rifiutate. Non potete sapere quanto mi manchiate da quando avete lasciato
le Guardie reali . Credo che sia stato nell’istante in cui mi avete affidato
la vostra spada che ho compreso quanto tenevo a voi, e che da sempre vi amavo.
E’ un così grave crimine credere che l’amore sia possibile? Io vi amo
Oscar… vi amo.”
Girodel
aspettava, ma Oscar non gli rispose. Le lasciò la mano e si prese la testa fra
le mani.
“Oh Oscar,
è come una tempesta inarrestabile dentro di me... Vi amo tanto che vorrei
essere il vostro attendente per poter vivere sempre accanto a voi. Oscar, se
sapeste che tormenti sto vivendo, forse sareste meno crudele nei miei
confronti.”
La guardò.
Lei evitava il suo sguardo.
“Ma… voi
mi lasciate parlare e non mi dite niente. Cosa ho fatto per meritare un simile
trattamento? Eppure non ho fatto altro che seguire il mio cuore. E’ così
terribile, ai vostri occhi?”
Oscar
continuava a tacere. Sembrava immersa in un sogno.
“Oscar,
ascolta Girodel. Dovresti comunque sposarti. E non sarebbe meglio farlo con un
amico?”
“Molto
bene… ci rifletterò…”
Girodel le
riprese le mani, gli occhi pieni di gratitudine. Oscar non pensava una parola di
ciò che aveva detto, ma sapeva che quella era la maniera più veloce per
abbreviare la conversazione. Lei aveva voglia di una sola cosa: ritrovare il
calore delle braccia di André. Insieme, avrebbero sicuramente trovato un
sistema per venir fuori da quella situazione.
Girodel le
lasciò nuovamente le mani e si alzò, Oscar lo imitò, mettendo in quel gesto
tutta la freddezza possibile. Senza offendersene, il conte si chinò su di lei,
e, prima che lei avesse il tempo di reagire, le fece il baciamano. Poi si
allontanò e , indietreggiando, raggiunse la porta.
“Arrivederci,
signor Generale. Grazie di avermi dato la possibilità di parlare. Arrivederci
Oscar… a presto.”
Aprì la
porta e se ne andò.
Oscar si
apprestava a seguirlo, quando suo padre la trattenne.
“Oscar!
Resta ancora un po’. Ho l’impressione che la proposta di Mr de Girodel non
ti sia affatto gradita, non è vero?”
“Perché
mentirvi? Ho creduto di soddisfare i vostri desideri comportandomi da militare.
Non è per questo scopo che mi avete allevato? Il vostro voltafaccia mi
sorprende e, per dirvela tutta, mi offende anche.”
“Oscar…
Io non ho niente da rimproverarti, al contrario.
Tu hai compiuto una carriera esemplare… Ma sei una donna Oscar ed è
tempo che tu agisca come tale…”
“Padre!”
“Non
interrompermi! Per una volta in vita tua mi ascolterai! Sto diventando vecchio,
Oscar…io vorrei riuscire a vedere i tuoi figli… Se sapessi come mi
piacerebbe rivederti in un bambino del mio stesso sangue. Di grazia, sposati,
Oscar.”
La ragazza si
chiuse in un silenzio carico di disapprovazione. Di fronte a questa reazione, il
generale non resse più… Scoppiò in lacrime, cosa che mise Oscar ancor di più
a disagio. Avrebbe fatto di tutto purché quelle lacrime cessassero.
“Oscar…
figlia mia… perdonami. Perdonami di averti imposto una vita contraria a tutto
ciò per cui eri nata. Perdona me e la mia stupida cecità. Oh, Oscar…
Oscar… so bene che per orgoglio, per preservare il mio nome, ho commesso la
peggiore delle ingiustizie nei tuoi confronti. Ho rubato la tua giovinezza, come
nessun padre avrebbe il diritto di fare.! Ma adesso ho capito quanto sono stato
indegno dell’ affetto che tu mi recavi. Sì… io sento che non ho meritato di
essere tuo padre!”
Oscar non
sapeva che cosa fare. Occorreva che rassicurasse suo padre sulla sua felicità.
Ma come?
“Vi prego,
padre, io non ho mai creduto questo. Al contrario, ho sempre considerato che era
stato un onore per me, piegarmi ai capricci della vostra volontà Potrei
volervene di avermi reso quella che sono? Sarebbe forse meglio?”.
Il padre di
Oscar sollevò la testa. Sembrava stupefatto. Oscar tuttavia non si interruppe.
“Al giorno
d’oggi accadono così tante cose inconcepibili, che non ci si stupisce neanche
più. No, padre, voi non avete nessun demerito, e il mio cuore non è mai stato
così deciso, come la spada che mi avete obbligato a portare.”
“Oh, Oscar,
ti ringrazio per tutte queste belle parole. Ma devi smetterla di sacrificarti.
Bisogna che pensi a te stessa. E’ la sola cosa che m’importa. Adesso che ho
ritrovato la ragione, smettila con questa commedia, a cui la mia stupidità ti
aveva costretto. Oh Oscar, non devi pensare ad altro che alla tua felicità. Te ne supplico. Placa i
rimorsi che mi attanagliano. Ritorna colei che non avresti mai dovuto cessare di
essere. Dimentica la guerra. Dimentica gli uomini e le loro follie belliche. E
se Mr de Girodel non ti piace, non disperarti. Insieme, finiremo sicuramente per
trovare colui che riuscirà ad interessarvi.”
Non era nelle
abitudini di suo padre lasciar trasparire i suoi sentimenti. Cercava di
influenzarla, sicuro. Ma perché? Oscar decise di aprirsi con lui. Doveva fargli
capire che il suo stratagemma aveva fallito.
“Padre, non
nascondetemi la verità. Non è da voi parlarmi così. Voi avete sempre sperato
che mi comportassi come un uomo. Addirittura stamattina mi avete incoraggiato a
battermi. Perché questo cambiamento così repentino?”
Il generale
assunse un’aria grave.
“Il re,
figlia mia. Girodel mi ha portato una missiva scritta di suo pugno. In questi
tempi turbolenti, il re vuole affermare la credibilità del suo esercito.”
“E che cosa
faccio di non credibile?”
“Sei una
donna…”
“Bell’affare!
Non mi sembra sia stato mai un problema fino ad ora!”
“Non
discutere gli ordini del re. Questo non cambierà niente. Io lo deploro con
tutto il cuore Oscar, ma è finita. Stai per vivere quella vita che avrebbe
dovuto essere la tua già da tempo. Per il 24 dicembre sarà organizzato un
ballo a Versailles. Il re ha deciso che sarà dato in tuo onore. La notizia sta
per essere diffusa a Versailles. Sei una donna Oscar, e lo resterai poiché
questa è la volontà di sua maestà il re.”
“E’ quel
che vedremo..”
“E’
inutile scervellarsi. Quando i tuoi uomini sapranno che sei una donna,
rifiuteranno di seguirti. Andrai a quel ballo, Oscar, ne va dell’onore della
nostra famiglia. Te lo ordino!”
Oscar non
rispose; lanciò uno sguardo furibondo a suo padre e uscì dalla studio con
passo rapido, sbattendosi la porta alle spalle.
Mentre
scendeva i gradini dello scalone, Oscar vide André che le veniva incontro. Poco
prima Girodel, scendendo le scale, si era fermato per mormorargli “Presto
dovrai rinunciare a Oscar”, per poi allontanarsi, ridendo. André aveva allora
sentito delle grida al piano di sopra, e aveva deciso di andare a vedere cosa
stava succedendo.
Qualunque
cosa fosse successa, Oscar lo costrinse a seguirla. Arrivando nell’atrio,
spalancò la porta e si ritrovò all’aria aperta. Senza mai lasciare il polso
di André, Oscar si mise a correre verso le scuderie. Si fermò davanti
all’imponente costruzione di legno.
Si guardò
intorno per precauzione; poi, rassicurata, entrò nelle scuderie, seguita da
André.
Dopo aver
chiuso dolcemente la porta, Oscar si diresse verso la scala che portava alla
riserva di foraggio.
Fu solo una
volta in alto, che si voltò verso André. Era pallida come un morto.
“Vogliono
farmi sposare. Con Girodel.”
Poi,
silenziosamente, si gettò nella paglia. Per André fu come se gli crollasse
addosso il cielo. Eppure la felicità era così vicina! Vedeva la sottile figura
bionda che tremava, come schiacciata da un peso troppo grande per lei. Allora si
stese accanto a lei, prendendola fra le braccia. Poteva sentire il profumo
delizioso dei suoi capelli arrivare fino a lui, mescolato all’odore del fieno
tagliato di fresco.
“Oscar…
mia Oscar, basta, ti prego. Non è una cosa grave, non hai che da rifiutare. Non
si può certo obbligarti a sposare un uomo che non ami. Tuo padre non lo
permetterà mai. Ti ama troppo per acconsentire ad un matrimonio che ti
renderebbe infelice.”
Oscar sollevò
il viso. Il dolore era così forte che le lacrime liberatorie non erano potute
scorrere. Era livida.
“Non
capisci, André? E’ la fine… La Corte sta per essere messa al corrente sulla
mia vera natura. Da qui a qualche settimana lo sapranno anche le mie truppe, in
una maniera o nell’altra… E tu credi veramente che accetteranno di essere
comandati da una donna? Il re non ne vuole più sapere di una donna
colonnello…”
André non
poteva credere alle sue orecchie. Quella donna per lui così preziosa, che
adesso teneva fra le braccia, gli stava per essere portata via! E per giunta da
Girodel! Questo non poteva essere vero.
“No, Oscar!
Perché adesso? E perché Girodel?”
Oscar si
strinse a lui.
“Girodel
non è un obbligo. Devo sposarmi con un nobile, è tutto. Ci sarà un ballo in
mio onore il 24 dicembre. Devo presentarmi… André! Io non voglio…”
Un torrente
di lacrime si riversò infine dai suoi occhi. André non sapeva che fare. Per la
prima volta in vita sua, era disorientato. Sentì Oscar allontanarsi da lui,
aveva quasi l’impressione di sentirla evaporare tra le sue braccia. Era così
leggera!
“Oscar,
amore mio…”
La strinse
ancor più forte a sé, come per allontanare da lei tutti i pericoli.
“Mia Oscar,
ti giuro che non permetterò loro di farti soffrire. Troveremo una soluzione. Se
ci sarà bisogno, ti porterò via. Smetti di piangere, Oscar. amore mio…”
Lei sorrise
fra le lacrime.
“Grazie,
André. Grazie di essere qui per me. So che la mia vita è lungi dall’essere
facile. Grazie di non lasciarmi sola.”
“L’ho mai
fatto? Quando eravamo piccoli giurammo che saremmo stati sempre insieme nella
vita e nella morte, ricordi? Se ti sposerai con Girodel, lo farò
anch’io…Credi che l’apprezzerà?”
Oscar soffocò
una risata.
“Bisognerà
domandarglielo…”
Oscar restò
un momento lì, distesa sul petto di André assaporando la gioia di percepire i
battiti regolari del suo cuore, e lasciandosi cullare dal movimento del respiro
dell’uomo che amava. Poi si sciolse da quel dolce abbraccio e si sedette. Si
appoggiò sulle ginocchia e si alzò. André si sedette a sua volta e la guardò.
Oscar si diresse verso la lucerna che rischiarava l’ambiente di una luce
fioca. Il sole era allo zenith, e i raggi sembravano infiammare i capelli della
ragazza. Restò lì, gli occhi nel vuoto.
Che doveva
fare? Se si opponeva alla volontà di suo padre, rischiava tutt'al più di farlo
andare in collera. Ma opporsi al Re… Oscar non ne aveva il potere.Se lo avesse
fatto, sarebbe stata espulsa dalla Corte e, di sicuro, avrebbe perso il suo
comando. Almeno, se andava a quel ballo, cioè “se”, indossando un vestito
da sera, ammetteva di essere una donna, avrebbe
potuto rifiutare le proposte. Avrebbe potuto, forse, giocare a questo gioco per
molto tempo… Penelope non aveva rifiutato pretendenti per 20 anni? Oscar
doveva poter fare altrettanto, e, in ogni modo, questo non sarebbe stato
necessario. La nobiltà era in decadenza, la corte brillava dei suoi ultimi
fuochi e il popolo era in fermento. Si parlava anche di organizzare gli Stati
Generali. Il caso di Oscar sarebbe stato senza dubbio dimenticato. Se così non
fosse stato, ci sarebbe stato tutto il tempo di pensarci in seguito.
E André nel
frattempo… avrebbe sofferto nel vederla corteggiata da altri uomini… anche
se sapeva che lei lo amava.
Ma, d’altra
parte, questo permetteva ad Oscar di restare colonnello. Oscar non si sentiva
pronta ad abbandonare tutto.
Versailles,
la Regina, le sue truppe, suo padre… tante cose alle quali era attaccata e che
non voleva perdere. Si voltò verso André con un’espressione grave.
“Andrò a
quel ballo, è necessario.”
… Solo il
silenzio le rispose. André aveva chinato la testa rassegnato.
“Che ne
dici?”
“Se è
necessario…”
“No, io
voglio sapere che ne pensi tu. Non è solo la mia vita che è in gioco.”
André alzò
la testa verso di lei, gli occhi pieni di lacrime. La sua disperazione era
straziante.
“Vuoi
sapere cosa ne penso? Sto per perderti, Oscar! Non solo sto per perdere la donna
che mi ama, ma anche la mia migliore amica. Gli uomini di corte non sono ciechi.
Noteranno tutti quanto tu sia meravigliosa e unica. E se ne troverà pure uno
che colpirà il tuo cuore. Tu ti sposerai ed io… io non potrò neanche
seguirti nella tua nuova vita. Ecco cosa ne penso, Oscar.”
Oscar gli si
avvicinò e lo abbracciò. Con la testa poggiata sulla spalla del suo amico, gli
mormorò:
“Hai dunque
così poca fiducia in me? Ti ho giurato di proteggere la nostra felicità.”
André sospirò:
“Io ho
fiducia in te, lo sai. E’ degli altri che non mi fido…”
Dieci giorni
erano passati dopo quella conversazione. Durante quel periodo, Oscar aveva
continuato a comandare la sua guarnigione come se niente fosse successo. Nessuno
tra i suoi soldati sembrava essere al corrente di quello che stava succedendo,
mentre a Corte non erano che mormorii e sguardi indiscreti. Quando Oscar si era
recata alla reggia di Versailles, per ordine della Regina, era stata l’oggetto
di tutti gli sguardi, e in particolare di quelli maschili. Questo l’aveva
messa a disagio. Aveva l’impressione di non essere altro che una bestia rara.
La sera del
24 dicembre, dunque, Oscar era davanti al suo armadio. André aveva deciso di
restare in caserma e Oscar si dispiaceva della sua assenza; si rammentava degli
sguardi inquisitori, e questo la spaventava molto più di quanto non
l’avesse fatto un combattimento con quattro uomini. Era quella sera che
si giocava tutto. Che avrebbe dovuto fare, che doveva dire? La ragazza doveva
anche decidere cosa indossare; poteva scegliere, non avendo suo padre pensato a
questo dettaglio tipicamente femminile.
“Bada”,
pensò cinicamente, “ sarà una cosa veloce.”
Effettivamente
il suo guardaroba si limitava all’abito celeste pallido, che aveva indossato
la sera in cui Fersen l’aveva invitata a ballare, e a quello verde del ballo
in maschera. L’uno era un po’ eccentrico e in totale disaccordo con la moda
del momento; infatti aveva una linea fluida e ricordava gli abiti portati
nell’antichità. L’altro era di taglio molto più classico. L’uno attirava
immediatamente gli sguardi e l’altro no. Ma non era necessario che si
attirasse addosso l’attenzione di tutti, per poi prendersi gioco della Corte?
Oscar era indecisa. Cosa le avrebbe consigliato André?
André…
questi ultimi dieci giorni erano stati un calvario per lui. Lei lo aveva visto
divenire ogni giorno più pallido, più angosciato. Tuttavia non era stato meno
premuroso nei suoi confronti e il suo amore aveva fatto un bene immenso ad
Oscar. Lui era là… sempre… quando sentiva la disperazione invaderla, lui
apriva le braccia e la confortava. Quando montava in collera contro
l’ingiustizia del destino, lui le sorrideva e quel sorriso la calmava. Quando
aveva un attacco di tosse, cosa che le succedeva sempre più frequentemente in
questo periodo, lui l’aiutava a riprendere fiato e la rassicurava. E lei, lei
lo faceva soffrire ancora… ancora.
André…
adesso lo sapeva. Frugò fra i suoi indumenti, scelse la sua tenuta e corse a
prepararsi.
André era
disteso sul suo letto, nel buio. I suoi compagni di camerata, avendo saputo che
quella sera il colonnello sarebbe uscito, se ne erano andati a gozzovigliare per
le bettole della capitale. Dunque, André era solo. Secondo i suoi calcoli,
dovevano essere circa le dieci. Oscar essere in procinto di fare il suo ingresso
nella sala da ballo. Il suo ingresso nel mondo… Stava per diventare così
bella! Il giovane si ricordava fin troppo bene le due sole volte in cui gli era
apparsa in abiti femminili. Un angelo disceso dal cielo… Un essere uscito da
un sogno. E loro l’avrebbero vista così!
E
l’avrebbero distrutta. Voler fare di Oscar una donna… certo lei lo era. André
l’aveva sempre saputo. Non c’era bisogno di un vestito per quello; lei ne
aveva il cuore, la dolcezza, la bellezza… Lei meritava quel termine più di
ogni altra dama della corte! Ma, giustamente, lei era donna, non una dama. La
sua Oscar… la sua guerriera… Oscar era fuoco e non acqua. Lei amava le
spade, i cavalli e le lunghe corse in cui si ha l’impressione di sentirsi il
cuore scoppiare. La sua passione non era parlare di sete o di pettegolezzi, ma
di battersi con la spada o in mancanza d’altro con i suoi pugni, di condurre
le truppe. Lei era coraggiosa e temeraria; amava l’avventura, il suo elemento
era il pericolo.
Ma un
pericolo leale… non il veleno che scorreva a Versailles. Costringendola a
tramutarsi in una dama di corte, l’avrebbero distrutta. Sarebbe stato così
facile per un gentiluomo, con la scusa di proteggerla, della libertà, farne la
sua donna.
“No!”
André si morse il pugno per soffocare il dolore. Non poteva sopportare l’idea
che Oscar potesse appartenere ad un altro uomo. Solo il gusto del sangue lo
riportò alla realtà. Doveva avere fiducia in Oscar. Lei glielo aveva chiesto.
Il suo amore era sincero, André lo sapeva.
Lei non aveva
mai potuto nascondergli niente. Non aveva mai potuto mentirgli; del resto non ci
aveva mai provato. Tutto era sincerità, in Oscar. E questo era stato spesso
negativo per lei.
La sua
Oscar… André chiuse gli occhi, concentrandosi sul viso della sua amica
d’infanzia.
Lei era lei,
donna e colonnello, ma sempre lei… colei che lui amava fino a morirne.
Mr de Girodel
se ne stava nella sala da ballo, con un bicchiere in mano. Studiava i presenti,
teso. Tutti quei volti maschili, tutti quei pretendenti. Girodel aveva
l’impressione che non vi fossero donne. Era come se fossero invisibili. Tutta
la Corte era presente. Anche il Re e la Regina erano arrivati… ma non Oscar.
Si sarebbe potuto toccare la tensione tanto questa era palpabile.
“Oh,
Oscar…”pensò Mr de Girodel. “ Cosa combini? Non starai per sfidare il
Re… questo significherebbe firmare la tua condanna a morte. Lo sai, non è
vero? E’ così terribile sposarsi per te? Tutti quanti in questa sala sono a
conoscenza del tuo valore. Non hai più niente da provare. Vieni Oscar, ti
prego… ti sto aspettando…”
Un mormorio
si diffuse all’improvviso. Un’esile figura all’ingresso, come
incorniciata. Era Oscar. Tutti i partiti si precipitarono verso di lei. Girodel
li seguì con nonchalance. Squadrò
Oscar.
“Avrei
dovuto sospettare che avrebbe fatto questo”, si disse.
In effetti
Oscar era arrivata, e la sua sola presenza illuminava la sala. Ma non indossava
un abito. No. Aveva la sua uniforme blu di colonnello. La giacca blu, i
pantaloni che le modellavano le lunghe gambe, gli stivali bianchi, non mancava
niente. Era magnifica, e soppiantava tutte le altre donne presenti. Ma lei era
un colonnello. L’ultima provocazione. Peggio che se non ci fosse venuta
affatto. Era come se gridasse al mondo:
“Io sono
Oscar François de Jarjayes e lo resterò. Poco importa
cosa dice il re. Io sono quella che sono: e sono un colonnello. Non ho nulla a
che fare con le convenzioni, né con le regole di Corte. Che importa dei
pretendenti. Chi pretendono? Il colonnello?
E’ridicolo!”
Oscar lasciò
che la osservassero, attoniti, poi fu lei a parlare con la sua voce da
contralto, con un’intonazione ironica.
“Ebbene,
signori, che razza di serata è questa, in cui non vedo né merletti, né
gale?”
E scoppiò a
ridere, e quella risata sembrava non avere altro scopo che quello di dimostrare
la loro stupidità; era cristallina e crudele al tempo stesso. Girodel sorrise.
Alzò il bicchiere alla sua salute.
“Bella
mossa, Oscar de Jarjayes.”
Oscar si portò
la mano al cuore, salutando con leggerezza.
“Vi prego
di scusarmi, signori. Permettete che mi ritiri. Il mio posto non è qui.”
Poi girò sui
tacchi, da militare quale era, e lasciò il ballo.
La sala restò
sbalordita. Poi gli sguardi si posarono sulla coppia reale. Girodel osservò il
Re. Era impallidito: Oscar l’aveva pubblicamente sfidato. Non lo poteva
permettere.Essendogli più vicino della maggior parte dei cortigiani, il giovane
conte poté sentire scricchiolare le giunture delle reali mani. Poi lo sentì
mormorare tra sé:
“Me la
pagherà. La distruggerò.”
Mai il Re
aveva pronunciato simili parole, soprattutto nei confronti di Oscar, che aveva
sempre apprezzato. La Regina cercò di calmarlo, a bassa voce:
“Suvvia,
mio caro..”
Tentò di
prendergli la mano.
“Lasciatemi!
Già una volta Oscar, grazie a voi, è stata risparmiata da mio nonno. E
guardate… è recidiva. E’ troppo! Non le permetterò di sfidare ancora più
a lungo la mia autorità!”
Maria
Antonietta ammutolì. Ogni giorno che passava, la Corte la detestava sempre di
più. Ogni giorno suo marito la ascoltava un po’ meno. Non poteva più fare
niente per il colonnello Oscar.
L’erede dei
Jarjayes avrebbe dovuto affrontare il suo destino, da sola…
André non
riusciva a dormire. Erano appena scoccate le undici agli orologi di Parigi.
Oscar…
perché ci sei andata?
La porta del
dormitorio si aprì dolcemente. Così dolcemente che André non se ne accorse.
Fu solo un leggero rumore di passi e il dolce fruscio di un tessuto, che gli
fecero sollevare la testa. Oscar era lì, davanti a lui. I suoi capelli era
leggermente rischiarati dal riflesso della luna. Sembrava un’apparizione
fantastica, evanescente ed eterea. Sorrideva. Indossava l’uniforme delle
Guardie francesi.
“André?”,
sussurrò lei dolcemente.
Lui le
sorrise senza muoversi.
“Sono
sveglio. Il tuo abito è molto seducente, ti sta molto bene.”
Oscar
ridacchiò.
“Grazie…”
“Che ci fai
qui? Non avevi deciso di andare al ballo? Sarebbero rimasti tutti a bocca aperta
dinanzi a te.”
“Ci sono
andata.”
“Vestita
così?”
“Vestita
così. Sono rimasti tutti a bocca aperta… io non voglio recitare una commedia,
André. Non voglio che tu soffra. Vogliono che mi sposi? Molto bene, accetto…
ma a condizione che sia con te.”
André si
mise a sedere sul letto, preso da un panico improvviso.
“Oscar, tu
hai tutto da perdere in questa maniera! Il re ha abbastanza problemi analoghi
a… questo. Se gli intralci il cammino, ti distruggerà. Non ha più il tempo
di essere compassionevole.”
Oscar si
sedette anche lei sul letto, e posò le sue mani tra quelle di lui.
“Sono
consapevole di tutto questo, André. Non voglio continuare a mentire. Dirò a
tutti quanti che ti amo. Non possono farmi niente. Sono maggiorenne, e per
giunta… sono colonnello.”
Ci fu un
attimo di silenzio, poi riprese a parlare.
“Vuoi
sposarmi?”
“Oscar…
non potevo desiderare una felicità più grande.”
Oscar si alzò,
costringendolo ad alzarsi a sua volta.
“André, io
voglio che tu mi sposi. Cercheremo insieme un incantevole piccolo villaggio. Un
piccolo villaggio con una chiesetta molto carina. E’ là che noi ci sposeremo.
Voglio diventare tua moglie più di ogni altra cosa.”
“Ma…”
“Non c’è
ma che tenga! Mio padre ci perdonerà, ne sono sicura. Ti ha sempre considerato
come un figlio, André. In quanto al Re… non può rimproverarmi niente. Mi
sono recata al ballo. In più ha bisogno del colonnello Oscar, soprattutto in
questi tempi in cui la nobiltà sta andando incontro alla rovina.”
Un fuoco
intenso, che André conosceva fin troppo bene, brillava negli occhi di Oscar.
Quando aveva quello sguardo, niente poteva farle cambiare idea.
Ebbe
all’improvviso un attacco di tosse. Riuscì a dominarla, poi sollevò il viso
verso André.
“Vedrai che
tutto andrà bene, André. Ce ne andremo via, lontano… dove vorremo. Avremo
momenti di tristezza e di gioia, e ci ameremo come mai nessuno si è amato.
Saremo felici tu ed io, nient’altro che noi due. Saremo liberi… liberi di
amarci… e tu scoprirai tutte le gioie dell’amore che ho in serbo per te.”
Poi, senza
una parola, lei gli prese la mano e uscì dalla stanza. Guidandolo attraverso i
bui corridoi della caserma, lo condusse nella sua camera di servizio, che era
attigua al suo ufficio.
“André,
tra un’ora avrò 33 anni. Si preannuncia un nuovo anno pieno di turbamenti e
cambiamenti. Può darsi che Mr Fersen abbia ragione. Forse la Francia va dritta
verso una rivoluzione. Può essere che domani o dopodomani o tra un mese i
nobili come me saranno scacciati dalla Francia, o saranno uccisi. Io non sono
sicura di niente André, salvo che di una cosa… ti amo. La nostra è una
storia d’amore impossibile. Quella di una nobile e di un borghese. E’ per
questo che voglio essere la tua compagna. Stasera. Domani potremmo essere morti.
Fammi questo regalo, ti prego, prima che il corso delle cose ci conduca verso il
nostro destino.”
André rimase
lì, stupefatto. Ma dov’era finita la sua amica d’infanzia, che aveva una
fede incrollabile nella monarchia? Dove era finita quella adolescente sfrontata
che si prendeva gioco della sua sensibilità?
Aveva ceduto
il posto a una donna innamorata, talmente innamorata, talmente meravigliosa,
talmente Oscar. Solo il cuore era rimasto lo stesso, e il coraggio. Questa volta
Oscar non si opponeva solamente a suo padre, ma all’intera Corte. Per lui…
“André…”
I suoi occhi
così belli erano fissi su di lui, ansiosi. André non poté più resistere. Era
troppo tempo che sognava quel momento, senza neanche sperare che un giorno si
potesse realizzare. Al diavolo la Corte e gli uomini. Loro si amavano, ed era la
cosa più bella che ci fosse.
La prese fra
le sue braccia. Oscar, fiduciosa, posò la testa sulla sua spalla. André la
portò verso il grande letto a baldacchino.
Delle nubi
nascosero la luna e la camera piombò nell’oscurità…
Continua
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Traduzione: Annarita Giannelli Mail to annyg@libero.it