Colonnello e donna

E se Oscar avesse ceduto ancora una volta al desiderio di indossare un vestito da sera? E se questo gesto cambiasse il corso della sua vita?E se, durante questo ballo, Oscar incontrasse un bellissimo sconosciuto in maschera, il cui fascino la turbasse?

Quando la donna e il colonnello si combattono, non vi è niente di meno sicuro dell’esito del duello…

 

Capitolo 1 - Il ballo

Traduzione: Annarita Giannelli, Revisione: Laura Luzi

Émilie mail to cviolon2@wanadoo.fr

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L’uniforme sembrava pesarle addosso più che se fosse stata di piombo. Si sentiva sporca, con la polvere che ricopriva il tessuto blu. Oscar si lasciò cadere su di una delle poltrone della sua stanza. Erano tre giorni che la sua guarnigione era di ronda, e la stanchezza la sfiniva. Certo, gli uomini delle Guardie francesi avevano finito per accettare il loro nuovo colonnello, ma Oscar doveva sempre restare sul chi vive. Il minimo passo falso, e sarebbe stato tutto da rifare… La donna colonnello si riposò ancora per qualche istante, poi, malgrado le grida di protesta dei suoi muscoli, si alzò e cominciò a sbottonarsi la giacca dell’uniforme. Si diresse verso l’armadio, e ne prese pacchetto, che stava nascosto sotto una pila di camicie; lo aprì rapidamente aperto e Oscar, infine, ne tirò fuori il vestito che conteneva.

Era un vestito da sera, la cui seta verde attirava la luce; il colonnello fece scivolare, per qualche istante, il tessuto cangiante fra le dita, poi, si decise ad infilarlo.

Era da circa un mese che aveva fatto confezionare quel vestito, in gran segreto, da uno dei sarti più abili di Parigi; non sapeva ancora cosa l’avesse spinta a questo gesto, tuttavia lo meditava da molto tempo, pur rimandandolo continuamente.

Quella sera, però, Oscar sentiva che la fatica rendeva impari il combattimento. E poi, nessuno avrebbe mai saputo che la misteriosa sconosciuta che si apprestava a diventare, altri non era che l’erede dei Jarjayes. Agli occhi della corte, Oscar era un uomo, e anche André non era al corrente del vestito.Quella sera il colonnello avrebbe chinato tranquillamente il capo davanti alla donna, e Oscar avrebbe potuto recarsi ad un ballo in maschera. Ne aveva proprio bisogno, per dimenticare tutti gli impegni che il suo incarico faceva gravare su di lei; aveva bisogno di diventare allegra e spensierata, (almeno) per lo spazio di una sera. Aveva bisogno che la si considerasse una donna…

 

Una volta vestita, Oscar si guardò con occhio critico allo specchio che troneggiava sul camino. Le spalle erano un po’ più muscolose di quelle delle altre donne, lo sguardo più penetrante, la bocca più severa. Al contrario le mani erano delicate e affusolate, e la figura sottile. “Sono una donna” realizzò Oscar. Stranamente l’idea non aveva niente di sgradevole. Sollevò poi i suoi capelli in uno chignon, da cui sfuggirono numerosi boccoli ribelli, si truccò leggermente le labbra, come la nonna le aveva fatto fare la sera di quel famoso ballo, e si mise una maschera dorata sugli occhi. Era pronta. Restava da vedere se avrebbe osato entrare nella sala da ballo; le ci era già voluto tanto coraggio la prima volta…

 

André amava i balli in maschera. Gli permettevano di nascondersi perfino a se stesso, di diventare un altro. La sua maschera nera gli permetteva qualsiasi follia, in più, quel piccolo pezzo di velluto nero, aveva un immenso vantaggio agli occhi di André.

Gli permetteva di mascherare il suo cuore, di dimenticare il dolore che lo invadeva ogni qual volta pensava ad Oscar. Oscar che non sapeva niente delle sue fughe notturne… Oscar… così bella e così forte.

Certo, lei non si sarebbe mai lasciata andare al punto di recarsi ad un ballo in maschera, nella speranza di perdersi nella folla. Oscar… così lontana e così fredda… colei che non vedeva quanto lui soffrisse… Oscar…

 

Un mormorio collettivo lo fece voltare: vide un angelo. Una donna bionda, infatti, con una maschera dorata, era entrata nel salone. L’apparizione si fermò stupita per il silenzio che era piombato in sala, come se fosse stata pronta a fuggire. Poi ricominciò a camminare andando, senza saperlo, in direzione di André. Aveva un incedere leggero ed elegante. Ad ogni suo passo il vestito frusciava dolcemente, e questo lieve rumore della seta colpì)ì André. Lei continuava ad avanzare con gli occhi bassi, a metà tra il timido e il modesto. Nessun uomo della sala riusciva a staccare gli occhi di dosso a quella fata leggiadra, che, improvvisamente, alzò gli occhi e incrociò lo sguardo di André. Lui si sentì annegare in quello sguardo d’oceano, e solo il sorriso timido e meraviglioso della giovane dama riuscì a salvarlo.Cercando di riprendersi, avanzò verso di lei, si inchinò e la invitò a danzare. Con suo grande stupore, lei accettò; allora André circondò col suo braccio sinistro l’esile vita della sua dama e la condusse al suono della musica. Gabrielle, poiché tale era il suo nome, era tutto il contrario di Oscar. Lei non celava la sua femminilità, lei era dolce, lei lo vedeva… quell’apparizione placò il suo cuore, ferito dal bellissimo colonnello.

 

Oscar era alle stelle. Però aveva avuto paura, all’inizio. Tutti gli sguardi si erano posati su di lei e, come la prima volta, era stata lì lì per andarsene. Tuttavia, raccogliendo tutto il suo coraggio, aveva avanzato nella grande sala da ballo. Aveva accettato il primo invito, senza vedere, in verità, nemmeno chi la stesse invitando.

La prima domanda del suo cavaliere sarebbe stata, di sicuro, quella di conoscere il suo nome, e Oscar aveva detto il primo che le era venuto in mente. Poi il suo accompagnatore si era messo a parlare, e Oscar aveva iniziato ad interessarsi a ciò che le diceva. Sulle note dei minuetti che si succedevano senza interruzione, si era resa conto che stava danzando tra le braccia di un uomo tenero e buono, la cui voce la emozionava profondamente, come se lei conoscesse quel timbro da sempre. Per la prima volta in vita sua, Oscar poteva mostrare la sua vera natura, il lato femminile che lei aveva per così tanto tempo rifiutato. Certo, lei rimaneva un colonnello, e aveva bisogno di battersi, di tirare di scherma, di essere libera.

Ma anche Gabrielle era una parte di Oscar, che lei era felice di aver liberato.

Non si fermarono, se non quando furono troppo stanchi per continuare a danzare. Oscar, intanto, non si era assolutamente resa conto degli sguardi invidiosi che gli altri cavalieri lanciavano al suo compagno dalla maschera nera.

Quell’uomo, che alcuni avevano riconosciuto per averlo già visto in altri balli in maschera, si era accaparrato la più bella donna della serata… Senza sospettare minimamente che lei restava al centro di ogni sguardo e di ogni conversazione, Oscar bevve un bicchiere di champagne mentre ascoltava il suo cavaliere parlare.

Dietro al suo fare gioviale, Oscar avvertiva una ferita profonda che lui celava dentro di sé, e gliene domandò il motivo.

“Sono innamorato”, fu la sua risposta. “Amo una donna ardente quanto il fuoco, bella come il sole, ma con la quale non faccio altro che bruciarmi”. I suoi occhi si velarono per un istante. “Ma non parliamo più di me, la mia vita è troppo triste, parlatemi di voi piuttosto.”

Costretta ad inventarsi un’intera vita, Oscar sorrise, scuotendo leggermente la testa.

“Non posso, sono sposata.”

“Non eravamo dunque davvero destinati ad incontrarci… ne ho di fortuna…”

“Neanche con lei…”

“Chi, scusate?”

“La ragazza che voi amate”.

Silenzio. Poi la conversazione riprese, magari meno faceta, ma più profonda.

 

La serata volgeva al termine. André e la sua compagna si ritrovarono nei giardini del castello dell’organizzatrice del ballo, M.me de Noailles.

Gabrielle voleva andare via…, André non riusciva a ricordare che questo pensiero tra tutti quelli che lei gli aveva appena detto; sentiva che quella donna stava per travolgere nella sua scia quel poco di cuore che Oscar non gli aveva ancora rubato. Egli dunque si inginocchiò, e le baciò delicatamente la mano.

“Madame, è stato un onore per me passare questa serata in vostra compagnia. So che non ho alcun diritto di chiedervelo, ma rendete questo momento per me ancora più meraviglioso, sempre se un tale grado di felicità sia possibile… Permettetemi di vedere la bellezza abbagliante del vostro viso.”

“Non posso, monsieur, meno che mai a voi.” La sua voce s’incrinò.

“Io non vi dimenticherò mai. Serberò il ricordo di questa serata dentro di me, come uno dei momenti più felici della mia vita.”

La splendida creatura ritrasse la sua mano e cominciò a correre. André la raggiunse e la circondò con le sue braccia. Non sapeva più quello che faceva. Non voleva che se ne andasse, lasciandolo di nuovo solo con la sua disperazione. Quegli occhi blu lo supplicavano, l’attiravano…

“No…”-mormorò lei debolmente.”Io non devo…”

Era così commovente, e il suo collo così fragile, rivelato dal fatto che avesse i capelli sollevati… come dovevano essere belli i suoi capelli una volta sciolti. Erano così soffici… qualche ciocca ribelle di un biondo dorato, faceva risaltare ancora di più il suo viso. No, decisamente, lui non aveva il diritto di contaminare tale purezza. Avrebbe lasciato andare quell’angelo, perché quella giovane donna apparteneva più al cielo, che alla terra. Aveva già fatto così tanto per lui! Nello spazio di una sera, lei aveva rischiarato le tenebre nelle quali lui si dibatteva.

Fu lei che lo baciò. Le sue labbra così dolci si posarono sulle sue, e delle braccia delicate si avvinghiarono al suo collo. André la baciò a sua volta. Perché faceva questo? Stava tradendo Oscar… e lei allora? Non lo aveva tradito innamorandosi di Fersen? Anche lui aveva diritto ad un po’ di felicità… il loro bacio cessò. André aveva freddo. Lei si era staccata da lui, e gli sorrideva con uno strano sorriso lieve, che lui aveva l’impressione di conoscere.

Poi si dileguò, leggera come un elfo. André non ebbe il coraggio di trattenerla… che ritorni in quel mondo che non era il suo, e che ritrovi quel marito che sembrava non amare… André aveva l’impressione di morire. Dopo Oscar, Gabrielle.

Ma soprattutto Oscar… perché lei, lei che lui amava teneramente più di ogni altra cosa, perché era un uomo e non una donna? Doveva rientrare. Conoscendo Oscar, c’erano delle buone possibilità che lo stesse aspettando.

 

“Beccato,” pensò André passando davanti alla camera di Oscar. In effetti, un raggio di luce filtrava da sotto la porta chiusa della camera della sua amica.

Se la immaginava senz’alcuno sforzo. Doveva essere raggomitolata in una poltrona,e imbacuccata sotto una coperta, già, perché era dicembre e faceva freddo. Stava leggendo senz’altro un libro di Voltaire o di Racine. Forse qualche volta alzava lo sguardo per controllare l’ora. Erano le tre passate. Doveva essere preoccupata. Bussò alla porta, ed entrò senza attendere la risposta. Doveva andare a rassicurarla. Senza dubbio stava per diventare furibonda. Era il suo modo di nascondere la paura.

Doveva trovare una scusa talmente assurda, da farla ridere… era il suo modo di uscirne…

Una volta nella stanza, gli occhi di André cercarono la poltrona di Oscar.Lei non c’era. André sentì una presenza dall’altro lato della stanza. Era Oscar…

 

Oscar era in procinto di levarsi la maschera, quando avevano bussato alla porta. Questo metteva fine al sogno in cui si era lasciata andare, dopo essere tornata. Com’era bello il suo gentile cavaliere! Non ne conosceva neanche il nome… e lo aveva baciato… ancora adesso non comprendeva cosa l’avesse spinta ad un simile gesto. Aveva avuto paura e, bruscamente aveva sentito le sue labbra baciare quella bocca che la supplicava. Tuttavia non aveva alcun rimpianto. Il dolce sentimento che era sbocciato nel suo cuore, non aveva niente a che vedere con quello che aveva provato per Fersen. Era allo stesso tempo più delicato e più forte. Lei voleva difendere questo sentimento che la infiammava, senza farle del male. Comunque sia il rumore proveniente dalla porta la fece trasalire. Doveva essere André. Quell’imbecille era costantemente preoccupato, quando lei non era in casa. Oscar si apprestava a rispondere che era occupata, quando la porta si aprì. Infatti, era André. Lui la cercò per un istante, poi la guardò dritto negli occhi. Lei indossava ancora il suo vestito e l’espressione che vide nei suoi occhi, l’agghiacciò. Era vestito come il giovane del ballo.

Quegli occhi, i suoi occhi… come aveva potuto non accorgersene? André e il cavaliere del ballo erano la stessa persona. Oscar notò che anche lui stava seguendo il suo stesso ragionamento. André… sicuro! Chi altri avrebbe potuto essere così gentile, così premuroso, così galante? E chi altri si struggeva per un amore impossibile, per qualcuno che gli aveva infranto il cuore? E lei l’aveva baciato… Oscar ebbe un sussulto, comprendendo la portata di quel semplice gesto. Aveva rovinato tutto… Lacrime le scivolarono dagli occhi e corse via, travolgendo André per allontanarsi da lui.

 

Oscar… Gabrielle… la donna colonnello. Oscar non aveva mai meritato meglio quell’appellativo. Quando lui l’aveva scoperta, l’aveva vista portarsi una mano al petto e le lacrime sgorgare. Lei era così bella, così donna. Poi l’aveva vista fuggire con quella falcata che era tipica del suo colonnello. Oscar era Gabrielle. André comprese meglio ciò che aveva provato per Gabrielle, e che lui aveva interpretato come un tradimento nei riguardi di Oscar. Il suo cuore aveva riconosciuto colei che i suoi occhi vedevano. Bisognava essere ciechi! Riflettendoci, Gabrielle non poteva che essere Oscar. I capelli così biondi, che solo lei possedeva a corte… quel viso così perfetto, la bocca così volitiva… quell’andatura… Eppure André avrebbe dovuto riconoscere subito quel modo di camminare così particolare. Oscar lo aveva adottato anche quando si era recata al ballo per piacere a Fersen. Neanche la maschera poteva essere una scusa.

I suoi occhi di zaffiro… nessuno in tutto il reame di Francia li aveva simili… i suoi occhi di diamante… gli occhi del colonnello che gli laceravano il cuore.

E Gabrielle l’aveva baciato. Oscar non lo avrebbe mai tollerato! Gabrielle aveva baciato il suo compagno d’infanzia, il suo miglior amico, il suo solo amico… Ma Oscar era un uomo. Oscar non doveva baciare André. Oscar non poteva baciare André. Lei era un nobile gentiluomo. Due motivi, quand’anche uno solo sarebbe stato sufficiente ad impedire a qualsiasi sentimento di sbocciare.

André comprese il turbamento di Oscar. Comprese le lacrime della donna soldato che lui amava. Aveva squarciato le sue difese, come aveva già fatto altre volte, ma con la differenza che adesso l’aveva colpita nel profondo del suo essere, costringendola a mettersi di fronte a ciò che era realmente: una donna con le stesse debolezze di tutte le altre donne. Questo lei lo sapeva già. Ma entrando nella sua stanza, l’aveva costretta a condividere questo segreto con lui, con il quale si era mostrata così femminile, con lui, che lei aveva baciato.

Oscar non poteva accettare questo. Lei potava essere una donna con un perfetto sconosciuto, ma per chi le stava vicino, e a maggior ragione con André, lei doveva restare Oscar l’erede della famiglia Jarjayes. Ne valeva del suo equilibrio. Se ammetteva di essere una donna, dinanzi a coloro che conoscevano il suo sesso, come poteva restare un uomo per gli altri? André aveva capito che la sua sola presenza aveva distrutto Oscar, o perlomeno l’aveva completamente messa in crisi. Una sola cosa era sicura. Lei non gli avrebbe mai perdonato di averla sorpresa così. L’aveva perduta… per sempre… Delle lacrime scivolarono sulle guance di André; richiuse delicatamente la porta della camera di Oscar, e si diresse verso la sua, per una notte senza riposo.

 

All’alba André aveva deciso di parlare seriamente con Oscar. Se vi era ancora una possibilità, seppur minima, di riparare al male che le aveva recato la sera precedente, lui doveva sfruttarla. Oscar era tutto per lui, e il giovane non osava immaginare una vita senza di lei. Che avrebbe fatto se lei lo avesse mandato via? Lei era diventata la sua unica ragione di vita; senza il suo sorriso il mondo sarebbe stato troppo triste. Senza i suoi eccessi di collera e i suoi pugni, la vita sarebbe stata del tutto insipida… Era sicuro: senza Oscar la vita non valeva la pena di essere vissuta. Si sentiva morire per la sua assenza. E lei? Chi avrebbe vegliato sulla sua vita? Chi l’avrebbe protetta dal dolore, dalla malvagità, da lei stessa? Oscar era forte, André lo sapeva; più forte di tutte le donne e della maggior parte degli uomini, ma lui era sempre stato al suo fianco, per impedirle di ferirsi troppo duramente durante il corso della vita. Lui aveva intessuto attorno a lei una specie di guscio. Certo, non aveva potuto evitarle di ritrovarsi con il cuore spezzato a causa del giovane conte svedese, ma era stata l’unica volta in cui lui non aveva potuto proteggerla. Lei che credeva di sapere tutto.

Lei sarebbe sopravvissuta ai colpi degli uomini e del mondo, ma quell’innocenza che lui amava in lei, la sua capacità di meravigliarsi o di infiammarsi per un nonnulla, quelle sarebbero scomparse per lasciare posto all’indifferenza e alla disillusione, flagelli comuni a tutta l’umanità.

A Versailles tutti vivevano nell’indifferenza e nel disincanto, ed era per questo che il mondo della nobiltà era così pericoloso. Loro non ammettevano che qualcuno al di fuori di loro potesse avere accesso alla felicità. Solo lei ne era stata preservata… fino alla sera prima… grazie a lui… Se fosse riuscito a persuadere Oscar che quello che era successo la sera prima, non aveva alcuna importanza, e che lei restava ai suoi occhi l’inaccessibile colonnello delle guardie francesi, forse sarebbe riuscito ad evitare il peggio. Doveva rischiare il tutto per tutto, e André ne era cosciente. Aspettò che arrivassero le nove, poi si mise in cerca di Oscar. Si aspettava di trovarla in biblioteca, o nella sala d’armi, nella torre o alle scuderie, ma dovunque egli andasse non riusciva a trovarla. Decise di confidarsi con l’anziana nutrice di Oscar, la persona che a parte lui, la conosceva meglio: sua nonna.

 

“Nonna hai visto Oscar, è da mezz’ora che la cerco…”

La prima cosa che l’anziana donna notò quando vide arrivare suo nipote, furono le occhiaie. Notò anche la voce tremante. Del resto aveva notato le stesse cose quando aveva visto Oscar poco prima. Avevano entrambi gli stessi occhi arrossati, e la nonna sospettava che avessero pianto per gran parte della notte. Erano davvero impossibili! Comunque sia, André le aveva fatto una domanda e lei doveva rispondergli.

“Sì, l’ho vista, ma rischi di non trovarla. Avete di nuovo litigato, non è vero? Quando la smetterete di comportarvi come ragazzini? Avete passato l’età!”

“Dov’è andata?”

“E’ partita. Stamattina presto ha preso il suo cavallo, e ha detto che non sapeva quando sarebbe rientrata.”

“Partita? Oscar? Ma dove?”

“Alla tenuta dei Jarjayes in Normandia. Sembrava volesse rimanerci per parecchi giorni. Mi ha detto di far avvisare la guarnigione… Ah… sì… mi ha detto anche che non vuole che tu la raggiunga. Mi ha ben precisato che voleva rimanere da sola…”

 

André, però non l’ascoltava già più. Era scomparso correndo, a testa bassa.

“Ha tagliato i ponti…- gridava il suo cuore- non vuole più vedermi… mi sfugge…”

 

La nonna guardò sparire suo nipote, impotente, poi terminò la frase lasciata in sospeso, ormai per lei sola…

“Ha lasciato questa lettera per te. Stava piangendo…”

 

 

Nota dell’autrice: è giusto una piccola storia che mi frullava in testa. E’ lontana dall’essere perfetta, e spero che voi me ne scuserete. Comunque, se avete delle osservazioni da fare, se la storia vi è piaciuta, se volete farmi a pezzettini per aver snaturato i personaggi, o semplicemente se volete parlare di una certa ragazza bionda con me, non esitate!

A presto!

 

 

Continua

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Traduzione: Annarita Giannelli Mail to annyg@libero.it

 

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