Autore: Doney
In una piccola chiesa
2 - Nella stagione dei ciliegi
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“Vorrei fare con te quello
che la primavera fa con i ciliegi.” (P. Neruda)
Non li aveva mai notati davvero prima; forse perché durante l’anno passano
inosservati; forse perché la prima volta che li ha visti in fiore, nella loro
regale bellezza, lei era lì, come un’apparizione. Ed era primavera.
Da allora non li ha più guardati allo stesso modo.
La tenerezza dei fiori bianchi e rosa e la loro grazia effimera che resiste il
tempo di un soffio di vento e, nello stesso tempo, la forza delle gemme che si
spaccano e sbocciano nel silenzio, all’improvviso, proprio come fa l’amore, gli
hanno sempre fatto pensare a lei.
Dopo molti anni, è voluto tornare di nuovo in quel luogo. Per poterli ammirare
ancora una volta, per ricordare.
È stato l’impulso di un momento, quando il suo attendente gli ha riferito il
messaggio, e lui gli ha rivolto stordito quella domanda…
*
Si sposerà?
Il peso di quella notizia gli è arrivata addosso all’improvviso, con la rapidità
di una lama di ghigliottina. E dentro di lui è caduto il silenzio e il gelo.
Per un po' è rimasto immobile come una statua di pietra, annichilito dalla
sorpresa e dal dolore, con il bicchiere ancora pieno a mezz’aria e la bocca
schiusa, poi si è lasciato cadere lentamente sulla poltrona.
“Lo sapevo!” ha sussurrato, con gli occhi sgranati. “Lo sapevo…” ha ripetuto,
scuotendo la testa e passando una mano sul viso contratto.
Niente lo avrebbe ferito di più.
“State bene signore?” ha chiesto il suo attendente, vedendolo impallidire.
Ha atteso. La risposta non è arrivata.
“Posso fare qualcosa per voi, signor conte?” ha domandato ancora, preoccupato.
Silenzio.
“Signore…” ha sussurrato di nuovo, incerto.
“No!”
In quel silenzio teso e grave la sua voce è risuonata come una cosa estranea e
lontana. Come se arrivasse dal fondo di un pozzo.
“Nessuno può” ha detto secco. Non
possiamo costringere qualcuno ad amarci contro la sua volontà.
L’uomo ha continuato a scrutarlo in silenzio. Poi, di colpo, l’ha visto alzarsi
in piedi, stringere con forza il bicchiere fra le dita tremanti e lanciarlo
contro il muro con un ringhio feroce. Il vetro si è frantumato in tanti piccoli
pezzi e il liquore è scolato lungo la parete rivestita da una carta da parati
floreale, lasciando una chiazza ambrata a formare un altro strano fiore.
“Ma forse è meglio così!” ha aggiunto con piglio solenne.
Ora ho davvero la certezza che non potrà mai più essere mia,
ha pensato, ma non l’ha detto, volendo convincersi che finalmente poteva voltare
pagina e andare avanti. Ma in fondo, lui sapeva che niente avrebbe mai potuto
colmare quel vuoto che lei aveva lasciato nella sua vita. Era una scheggia di
vetro affilata conficcata nella carne.
Non potrò mai amare nessuna come ho amato te.
*
Ora si trova di nuovo nel viale dei ciliegi, anche se non sono in fiore in
questa stagione; ma è lì, in quella terra bruna che affondano e allargano le
loro radici e si incrociano inverni e primavere.
L’attendente è rimasto indietro, in paziente attesa. Ha preferito lasciarlo
solo, osservandolo a distanza, mentre l’altro sembra rapito dal panorama ed è
visibilmente emozionato. Poche volte lo ha visto così.
Il conte lascia vagare lo sguardo lungo il sentiero alberato. Gli occhi si
muovono inquieti, in cerca di qualcosa. Poi fissa un punto preciso, poco
lontano, e sente il cuore martellare più forte nel petto. Non è facile essere
lì.
Il luogo sembra intatto. L’aria è immobile e tutto tace. Prova una strana
sensazione, come se stesse guardando un quadro a distanza e, nello stesso tempo,
lui si trovasse lì dentro, adattandosi perfettamente a quell’immagine. C’è
qualcosa in quell’istante che lo conduce fuori dal mondo, fuori dal tempo.
Cammina lentamente, gli sembra di essere in un sogno. Prende un respiro e si
avvicina ad un albero antico e maestoso. Posa una mano sulla scorza liscia e
solleva la testa verso la chioma; la luce che filtra tra le foglie lo costringe
a chiudere per un momento gli occhi. Gli ultimi fili di luce prima della sera.
E un brivido passa dalla pelle al cuore.
È come aprire un varco verso il passato, al tempo in cui era solo un ragazzo
pieno di speranze e di sogni, e la vita era diversa e meravigliosa: prometteva
invece di togliere.
Forse non è la fine dell’estate. Forse è ancora primavera!
E le immagini del loro primo incontro si fanno vicine, implodono dentro con
violenza. Come se avessero attraversato i confini della memoria, staccandosi dal
passato, superando gli anni e le stagioni, e fossero cadute in quell’istante,
davanti ai suoi occhi…
Era un’alba rosa di primavera, il sole lanciava i suoi primi bagliori dorati
intorno, e la rugiada brillava sugli steli d’erba e sulle primule selvatiche…
E lei ora sembra essere ancora lì, tra i ciliegi, come se lo stesse ancora
aspettando, come se non fosse mai andata via, appoggiata allo stesso albero.
Nobile e fiera.
Prova lo stesso tuffo al cuore di allora, quando per la prima volta gli ha
puntato addosso il suo sguardo e la luce nei suoi occhi lo ha infilzato come la
punta acuta di un fioretto.
Gli aveva rivolto solo poche parole, con voce ferma e cristallina, e a lui era
sembrato che forse poteva davvero credere nei miracoli.
La rivede con le braccia incrociate sul petto, il piglio severo, la stessa
espressione di sfida e il sole che filtrava tra le foglie e le illuminava i
capelli e la pelle fine.
L’ombra di un sorriso gli stira le labbra al ricordo.
Sei solo un sogno, o sei reale?
Quanto era bella! Quanto la amava!
Ricorda quel momento con una chiarezza perfetta.
Erano avvolti da una corona di fiori, e i petali rosa si staccavano e cadevano
planando lentamente e galleggiando nella brezza. Gli pare di sentire lo stesso
profumo denso e dolce delle corolle sulla chioma e, come allora, sente uno
strano disorientamento.
Poi il duello, come un passo a due; il suo coraggio, l’agilità e l’eleganza dei
suoi gesti; il ciuffo di capelli d’oro che ondeggiava sulla fronte.
È difficile rievocare le immagini di quel giorno senza che un nodo gli serri la
gola. Chiude gli occhi e sussurra come se stesse parlando a se stesso:
“L’amore dev’essere sicuramente qualcosa di simile a quello che provai per lei
quel giorno” dice, mentre sente la tristezza mordergli l’anima. “Mi è entrata
dentro in un istante. Come una lama improvvisa nel buio. E non è uscita più”
sospira “Mai più” aggiunge sottovoce, con aria stanca.
“Volete che le faccia recapitare un vostro messaggio, signore?” osa chiedere il
suo attendente, avvicinandosi con cautela.
“E cosa potrei dirle?” Domanda. “Tanti auguri! Siate felice?” Curva le labbra in
una specie di amaro sorriso. “Sarei un bugiardo”, dichiara “perché io non voglio
che sia felice con un altro. Vorrei che fosse felice con me… per me.” Una pausa,
poi aggiunge: “Eppure in tanti anni l’ho vista sorridere così poco…” Abbassa lo
sguardo; quel pensiero lo riempie di tristezza.
La verità è che solo a lui riservava il suo bellissimo sorriso. Solo André
riusciva a farla ridere veramente.
Nessun altro ha mai avuto questo potere su di lei, è costretto ad
ammettere a se stesso.
Una farfalla dalle ali bianche e delicate si posa sul tronco robusto. Allunga
una mano per toccarla, ma la vede volare via. È libera.
“È giusto che le cose vadano così” afferma con onestà, all’improvviso.
Gli amori segreti, sospesi dentro di noi, a volte riaffiorano e vogliono una
conclusione. È tempo di dargliela,
pensa. E questa volta è davvero un addio.
Posa di nuovo la mano aperta sulla corteccia, è tiepida al tatto, traboccante di
vita e di sole. Appoggia la fronte e avverte un’improvvisa carezza di vento
passare tra le foglie e sulla pelle. Chiude gli occhi un istante. Gli sembra di
non essersi mai sentito così solo. E in silenzio piange.
Ancora un momento. Solo un momento.
Un lungo respiro per prendere forza. Un passo indietro. Uno sguardo, e poi si
allontana.
“E ora andiamo!” comanda Girodel al suo attendente.
Nel languore stanco del tramonto, due uomini a cavallo avanzano lentamente lungo
il sentiero dei ciliegi.
Una foglia dorata e scarlatta, come l’uniforme di Oscar, si è staccata
dall’albero e si è posata dolcemente sul prato. La prima che preannuncia
l’autunno.
Cadrà la neve, bianca come i petali di una rosa, bianca come la sua alta
uniforme, e nel silenzio coprirà i pianori.
I ciliegi non sono in fiore in questa stagione, ma lui sa che torneranno a
incantarlo in primavera.
Non basterà l’inverno per dimenticare Oscar.
Pubblicazione del sito Little corner maggio 2020
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