Il desiderio

 

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Non avrei scritto questo racconto se in cuor mio e per esercizio di superbia non avessi creduto di proporre qualcosa di diverso.

Una riflessione sulla natura umana… e sulle ragioni che ci spingono ad agire.

E chi meglio di Oscar poteva aiutarmi in questo?

 

 

“Dov’è il desiderio?

Come un cane fantasma

Ti segue nella neve.

Una vita sotterranea

Sfugge verso te

Silenziosa, nella neve.”

 

Dov’è è il desiderio?

E’ un cane randagio che vaga tra i vicoli di una città abitata solo da ombre.

Tutte le frasi che non siamo riusciti a dire, tutte le azioni che siamo riusciti a compiere solo nella nostra mente: quante ombre popolano questo villaggio di derelitti?

Quante volte di fronte ad un bivio siamo riusciti a scegliere in base alla nostra autentica natura?

“Fa' ciò che vuoi:” rendi atto ciò che la tua volontà concepisce in potenza.

Quanti di noi sarebbero capaci di scegliere da soli? Chi di noi conosce talmente a fondo se stesso da decidere che cosa vuole? Le imposizioni della società, le decisioni della famiglia sono alibi perfetti per mascherare l’incapacità tutta umana di riconoscere la volontà, la coscienza, la giustizia.

Che cosa significa essere degni?

Dov’è il desiderio?

La molla che spinge le grandi nazioni verso i grandi ideali e i piccoli uomini verso i loro meri obiettivi?

Stesa sul divano di fronte al caminetto Oscar contemplava torva la compostezza del paesaggio avvolto dalla bianca luce delle stelle.

Avrebbe voluto vedere la pioggia scrosciare violenta contro i vetri, piegare le cime degli alberi al suo volere.

Avrebbe voluto osservare compiaciuta nere nubi dense di pioggia scivolare veloci sulla scia di un vento selvaggio…

Invece, il tumulto della sua mente si scontrava senza rimedio con la placida nottata invernale.

Non trovava una sola corrispondenza nella sua vita.

Dal tarlo che la divorava quella notte non cercava difesa neppure nell’alcool.

Non quella sera. Non aveva bevuto neppure un bicchiere.

Il calice era ancora pieno, riluceva dei riflessi del fuoco sul tavolino del salotto.

Oscar lo fissava bieca.

Il desiderio fa girare il mondo.

Quella stessa pulsione inspiegabile che dal suo cervello imponeva al braccio di tendersi, alla mano di afferrare il bicchiere portarlo alle labbra e inghiottire d’un fiato.

Un senso di necessità più che mentale, fisico.

Istintivo, animalesco.

E inevitabile. Il desiderio va affrontato.

Il desiderio l’ aveva rovinata.

Il dolore era sopraggiunto nell’istante stesso in cui aveva iniziato a desiderare con la mente, poi con il cuore e infine con il corpo.

Chi è corrisposto nel suo desiderare dall’oggetto del suo desiderio è fortunato.

La corrispondenza è ancora un miracolo.

La norma implica che il desiderio porti con sé una buona percentuale di distruttività.

Quando si era scoperta a desiderare con insistenza la compagnia di qualcuno, quando il pensiero volava in altri luoghi nei momenti più assurdi ed ingiustificati : ecco che la distruzione aveva iniziato la sua campagna.

Quando un giorno l’onda anomala aveva travolto l’ultimo scoglio di sicurezza della sua esistenza, Oscar era giunta a considerare una nuova immagine nello specchio. Lì davanti a lei c’era una donna. Una donna con le spalle nude ornate di diamanti e gli occhi scintillanti di una vana speranza.

Aveva sempre saputo di essere una donna. Sapeva che sotto l’uniforme c’era un corpo spigoloso e femminile, una cassa di risonanza per una natura destinata ad altro scopo. Aveva semplicemente riconosciuto come suo quel corpo ed aveva gioito nel poterne disporre meglio e più di quanto potesse una femmina della sua società.

Dov’era quella Oscar mentre il desiderio avanzava i suoi diritti sul suo corpo?

Non si era più riconosciuta.

Non aveva più capito quale fosse la sua volontà e quale la proiezione del desiderio.

Quale fosse la realtà del suo sentimento e quale il sogno.

Voleva dall’amore il riconoscimento della sua vera natura quale essa fosse…

La sua ricompensa: la devastazione completa di se stessa, delle sue costruzioni mentali.

La sua reazione: il colpo di grazia ad André e, con le macerie, la ricostruzione di un’immagine se possibile ancora più artefatta della precedente.

La deformazione di tutto il suo mondo confluiva tutta in quel solo occhio… nell’occhio di suo fratello, del suo amico, del suo compagno, nel vuoto che avanzava ogni giorno a rodergli l’anima.

Oscar sentiva la propria vigliaccheria bruciare in gola come quel bicchiere di cognac.

Ma dov’è era il desiderio?

Fedele come un cane l’aveva seguita in silenzio, mai sazio, lasciando tracce visibili.

Non avrebbe mai voluto sentire il suo cuore batterle nelle orecchie come un tamburo.

Eppure il cacofonico rullare le rammentava una grande vittoria, le rammentava quanto fosse cresciuta.

Nulla avrebbe dovuto spaventarla… tranne la sua stessa evoluzione.

Un ombra sul muro si allungò e si ritrasse: un uomo accanto al caminetto ravvivava il fuoco con gesti misurati.

André si rialzò.

Sorridendo di sbieco le strappò il bicchiere di mano.

“Ne voglio ancora” pensò Oscar vedendolo versarsi una dose generosa di cognac.

Voglio. Voglio. Voglio.

Dov’è il desiderio?

Giorno per giorno in un lento salasso si era riversato sulle mani callose che reggevano il bicchiere, su verso gli avambracci tesi, le spalle solide; era scivolato lungo il pendio del collo, dalle clavicole verso il cuore e più in là tra le costole, sulla pelle tesa del ventre, lungo i fianchi forti e i polpacci sodi di chi cavalca a lungo.

E il volto scavato, il naso  più sottile, i capelli corti, umidi di sudore sulla fronte non facevano altro che acuirne la sensualità.

André aveva bevuto parecchio.

André era spaventoso sotto ogni punto di vista.

Non doveva temere nulla… tranne quell’uomo.

“Voglio bere.”

Oscar non aveva più scelta.

Il desiderio non perdona.

Cosa può produrre se non altre macerie?

Il bicchiere mandò in frantumi la finestra in una frazione di secondo, il cognac si versò sul pavimento in una macchia scomposta.

Il volto di Oscar divenne una maschera di scherno quando strinse con forza il vetro scheggiato della finestra.

Il palmo candido si macchiò di sangue scarlatto.

André le afferrò il polso.

Le baciò il palmo.

“Perché?”

Oscar gli accarezzò con due dita la guancia.

Scostò la ciocca di capelli che nascondeva l’occhio perduto.

Lo baciò.

 

“Ecco il desiderio.

Voglio berlo

Dalle tue labbra.

Ecco il desiderio.

Nelle pieghe amare,

Dalla carne docile e piena,

Nella tenerezza della guancia,

Dalla carezza leggera dell’alito,

Nel solleticare timido dei capelli,

Ecco il desiderio.

Riceverlo dallo sguardo lacerato

Di chi ama tanto.

Ecco il desiderio:

Amare tanto.”

 

 

Fine

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