Il mio Andre'
parte I
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Nota
dell'autrice: Questa fanfiction è basata essenzialmente
sull'anime. Nel Manga Oscar ed André si incontrano quando hanno rispettivamente
7 ed 8 anni, mentre nell'anime alla tenera età di 5 e 6 anni. Anche alcune
frasi riportate si riferiscono all'anime, e non dubito che i fans le
riconosceranno immediatamente.
"Il
mio André…". Quelle parole che le erano sfuggite continuavano a
tormentarla. Si toccò la benda sulla fronte. Si sentiva ancora indolenzita per
i colpi ricevuti durante l'assalto alla carrozza. Ma non era il dolore fisico a
tormentarla. "Il mio André…". Per un attimo aveva creduto di averlo
perso, ed aveva provato una paura folle, disperata. Neanche quando in varie
occasioni aveva temuto per la sua stessa vita si era sentita così. Mille
immagini, mille ricordi le si affollavano in mente. Era un bambino un po’
timido ed impaurito, la prima volta in cui l'aveva visto. Era stato portato in
un luogo sconosciuto, strappato alla sua famiglia…ma lei allora queste cose
non poteva capirle, aveva solo cinque anni. "Ciao, io sono André"
aveva detto lui serio porgendole la piccola mano. Lei l'aveva stretta come fanno
i grandi, e le era scappato da ridere. Anche lui aveva sorriso, per la prima
volta. "E' bello" aveva pensato lei sentendosi sorpresa. Era diventato
il suo compagno. Insieme avevano imparato tutto. Tutto su come si comporta un
giovane nobile destinato alla vita militare. Lei sapeva, sapeva che ovunque, in
qualunque circostanza, voltandosi avrebbe trovato il suo sguardo a proteggerla.
Il suo sguardo…pensò con dolore a quel terribile momento in cui Bernard
l'aveva ferito. Quando era toccato a lei proteggerlo, aveva fallito. Si era
sentita impazzire. In quel momento provava troppa rabbia per riuscire ad
analizzare i suoi sentimenti, sapeva solo che avrebbe voluto uccidere Bernard,
fargli del male. Ancora una volta André glielo aveva impedito. Doveva soffrire
molto, in quel momento, eppure il suo unico pensiero era stato per lei.
"Sono contento che sia stato ferito io all'occhio e non tu, credimi,
Oscar..." le aveva detto, trovando la forza di sorridere. Sentì una
lacrima scenderle sul viso. Forse non meritava di essere amata tanto da lui. Gli
aveva procurato solo sofferenza. La sofferenza sul suo viso quella notte…Lei
l'aveva schiaffeggiato con rabbia, desiderando ferirlo, e lui l'aveva baciata.
Le aveva strappato la camicia, e per un attimo aveva avuto paura di lui, del suo
amico, di colui che era stato sempre al suo fianco. Quanta disperazione nel suo
sguardo…era quello che le faceva male più di tutto. "Io ti amo, Oscar...
Credo di averti sempre amato..." aveva detto lui. In fondo lei l'aveva
sempre saputo, ma non aveva mai compreso quanto. L'aveva sempre saputo, eppure
l'aveva quasi odiato per averglielo detto, come se avesse violato un tacito
accordo. Non era ancora pronta ad analizzare i suoi sentimenti per lui. Erano
sempre stati lì, chiusi in fondo al suo cuore. L'unica cosa che forse non
sarebbe cambiata mai in quella sua vita che ora sembrava sfuggirle dalle mani.
Aveva cercato di allontanarlo, ma se lo era ritrovato tra i soldati della
Guardia. Lui, che era stato educato come un nobile, che aveva frequentato la
Corte assieme a lei…ora si trovava tra quegli uomini così diversi, ostili, e
tutto pur di continuare a starle accanto. Pensò con una fitta di dolore a
quando era stato aggredito dai suoi compagni. "Credo che vi ami... In ogni caso vi
ama tanto da rischiare la vita per voi..." Aveva detto Alain. "Ma a
voi sembra non importare." Come si sbagliava. Avrebbe
voluto prenderlo tra le sue braccia, in quel momento, ma c'era qualcosa che la
tratteneva. Non era preparata a questo. A quell'amore che sentiva crescere
dentro di sé, nonostante i suoi sforzi per negarlo. Non assomigliava a quello
che aveva creduto di provare per Fersen. Fersen…quando dopo l'aggressione se
lo era ritrovato davanti aveva provato solo il sollievo di vedere un volto amico
davanti a sé. Il suo unico pensiero era stato per André. Quando aveva visto la
folla trascinarlo via aveva creduto di impazzire. In un attimo aveva compreso
che la vita senza di lui non avrebbe avuto alcun significato. Non poteva vivere
senza André. In fondo, era stato sempre così. Era la sua ombra, l'eco della
sua voce, il riflesso della sua anima. E proprio perché era così da sempre,
era stato così difficile capirlo. Ma per lui no. L'aveva seguita comunque,
nonostante gli avesse detto di non volerlo più accanto a sé. Come se sapesse
che il legame tra loro era così forte che nulla al mondo l'avrebbe mai potuto
spezzare. Nulla…solo la morte. Rabbrividì, come scossa da un presentimento.
Doveva vederlo. Entrò nella sua stanza, silenziosamente. Dormiva. Una vistosa
fasciatura gli avvolgeva il braccio. Guardò il suo viso così familiare, così
bello. "Lo amo" pensò sentendosi invadere da una sensazione quasi
dolorosa. Aveva paura. Sentiva che era qualcosa che sfuggiva al suo controllo,
che andava contro tutto quello che aveva creduto di essere fino a quel momento.
Tese una mano con il cuore in gola e gli sfiorò i capelli, facendo attenzione a
non svegliarlo. Che sensazione strana, quella tenerezza che stava provando
adesso, quello struggimento, quell'ansia che le riempiva il cuore. "Amico
mio" pensò "compagno, fratello, unico vero amore…". Cosa
avrebbe dovuto fare, adesso? Non lo sapeva. Per qualunque cosa c'era stato
sempre lui. Ma ora no, ora era sola con questo sentimento di cui avrebbe voluto
parlargli, ma le mancava il coraggio. Lei non aveva mai avuto paura di fronte a
nulla, nemmeno alle imprese più pericolose, ma ora ne aveva. Lui si agitò
leggermente e poi mormorò: "Oscar...". Stava sognando, probabilmente.
Anche nei suoi sogni c'era lei. Avvicinò il viso al suo, fino quasi a
sfiorarlo. "Voglio baciarti" pensò all'improvviso. Anche quando
credeva di essere innamorata di Fersen non era mai riuscita ad immaginarsi
mentre lo baciava. Adesso invece sì. Dandosi della folle poggiò delicatamente
le labbra sulle sue. Fu un attimo, ma sufficiente a farle desiderare di più. Ma
non poteva…pensò ritraendosi. Ancora una volta non ne aveva il coraggio. Lui
aprì lentamente gli occhi. "Oscar…" mormorò guardandola.
"Come ti senti?" chiese lei sedendosi accanto a lui.
"Meglio…" disse lui sorridendo "Ma tu? La tua ferita alla
testa…cosa ha detto il dottore?". Come sempre si preoccupava più di lei
che di se stesso. "E' solo un graffio, non preoccuparti" disse lei
sentendo un nodo in gola. "Dobbiamo ringraziare il conte di Fersen"
mormorò lui con un'ombra nello sguardo. "Lo farò" rispose lei,
pensando a tutte le volte in cui lui aveva rischiato la sua vita per lei.
L'aveva mai ringraziato? Lui volse la testa dall'altra parte e chiuse gli occhi.
Probabilmente era convinto che lei amasse ancora Fersen. "No!" avrebbe
voluto dirgli "Ti sbagli, non ho mai amato davvero Fersen, ma solo te. Ma
io non so…non so cosa fare con quest'amore. Ti prego, aiutami".
"Adesso riposa" disse invece, maledicendo il suo orgoglio, la sua
paura, la sua fragilità. Lui annuì, continuando a tenere gli occhi chiusi.
Com'era pallido… doveva soffrire molto. Oscar immaginò un'altra se stessa
staccarsi dal suo corpo, andare verso di lui e stringerlo tra le sue braccia.
"Perdonami… " avrebbe mormorato, "Ti ho fatto soffrire, ma
avevo paura… io ho amato solo te nella mia vita, adesso l'ho capito".
L'immagine era così vivida che si sentì senza fiato. Le sembrava che qualcosa
si stesse spezzando, dentro di lei. Anni ed anni di dolore, rimpianti,
solitudine, sentimenti dimenticati e desideri inascoltati. Stavano affiorando da
chissà quale luogo oscuro in cui erano stati sepolti accuratamente, ed erano più
vivi che mai. "Sono viva", pensò inaspettatamente "Non mi sono
mai sentita così viva in tutta la mia vita, ed anche questo lo devo a lui…
". A lui, che aveva rischiato di perdere per sempre. Lo guardò ancora una
volta: dormiva. Una ciocca scura gli ricadeva sulla fronte. Strano come ora che
aveva compreso di amarlo le sembrava che ogni particolare fosse tanto
importante, si rivestisse di tanti significati. Una ciocca sulla fronte le
sembrava la cosa più bella che avesse mai visto. Sorrise tra sé, scostandola
delicatamente. "Ci sarà tempo per noi… " pensò allontanandosi dal
letto. Aprì la porta, gettò un ultimo sguardo alla figura addormentata e
mormorò: "In fondo… abbiamo tutta la vita davanti".
Continua...
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