Pulp Funfiction
parte sesta
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Alcuni
mesi dopo:
Interno
di un night-club molto affollato.
Una
donna molto alta, dalle spalle larghe e con un pomo d'Adamo molto pronunciato,
inguainata in abito di lamé, canta in modo seducente: "Y de noche, y de
noche, por non sentirte solo, recordaras… nuestros dias felices… recordaras,
el sabor de mis besos…" (Miguel Bosè in "Tacchi a spillo" di
Pedro Almodovar). Tutti gli occhi sono per lui/lei, che si muove sicuro/a al
ritmo della musica. Avanza lentamente tra i tavoli, sfiora gli avventori e poi
si ferma davanti ad un uomo grasso e repellente che lo guarda incantato. E' il
cardinale, che non perde una sola esibizione dell'amato Fersen. Egli è in
estasi: è proprio vero che l'amore può tutto, difatti lo spietato boss si è
trasformato in un tenero innamorato dai sentimenti delicati. Egli si china verso
il suo guardaspalle, e dice: "hai mandato le 10 dozzine di rose rosse alla
signora come ti avevo detto?"
"10?
Ma non erano 6, capo?"
"Imbecille!"
Tuona il cardinale dandogli un manrovescio potente. Fa un cenno agli altri
scagnozzi, che trascinano via il malcapitato mentre il cardinale dice: "Mi
raccomando, questo gettatelo al largo, l'ultimo è venuto fuori troppo
presto!".
E
si rivolge di nuovo incantato all'oggetto del suo desiderio, che in quel momento
gli si siede in braccio sfiorandogli i rotoli di grasso. Il cardinale estrae
rapidamente una scatolina dalla tasca e la porge al suo amato, che la prende con
uno sguardo malizioso negli occhi. All'interno c'è un anello con un diamante
grosso come un uovo. Fersen si alza e poi si volta. All'anulare sinistro brilla
l'anello. "Evviva!" esclama il cardinale fuori di sé dalla gioia
"mi ha detto sì! Questa donn… ehm, quest'uom… insomma l'amore della
mia vita ha detto sì! Champagne per tutti!"
Tutti
esplodono in un applauso irrefrenabile, mentre Fersen abbraccia il cardinale e
gli sussurra: "Amore, c'è un unico problema: i bambini. Sai, non
sopporterei che mi venissero le smagliature sulla pancia!"
Città
del Messico.
Siamo
sul set della telenovela più seguita dall'intera America Latina: "La rosa
e il gabbiano". Tutti attendono l'ingresso della star del programma, la
divina Marisol. Ella è in ritardo soltanto di quattro ore, nessuno la attende
prima di otto. Ma ecco che ella fa il suo ingresso: è veramente stupenda,
lunghi boccoli neri incorniciano il suo bel viso di porcellana. Avanza con aria
regale, e si ferma al centro della scena. Tutti trattengono il respiro: che dirà
adesso la divina creatura?
"Ma
porcaccia la miseriaccia!" sbotta strappandosi dalla testa la parrucca, e
rivelando delle mechés viola davvero molto "trendy". "Questa
cosa mi dà il prurito in testa, capito? Io l'avevo detto! Dov'è Giro? Voglio
Giro, chiamatemi Giro! Giroooooooo!!!!" urla a pieni polmoni.
Ecco
che da una roulotte emerge trafelato Girodel, con i capelli nuovamente lunghi,
tinti di un inquietante verde pisello.
"Marisol,
amoooore!" cinguetta premuroso "che c'è?"
"C'è
che questi deficienti non mi stanno mai a sentire! Solo tu mi capisci,
Giro!"
Girodel
alza gli occhi al cielo e poi le dice: "Suvvia, piccioncina… non
arrabbiarti. Vieni con me, ora ci rilassiamo un po’. Ho una bella cosa per te.
Il test dell'estate di Eva 3000, sei contenta? E poi ho trovato un colore di
smalto fosforescente davveeeero divino gioia, vedrai come ti starà bene!"
Gli
occhi di Marisol si illuminano di felicità.
"Oh
Giro, solo tu mi capisci davvero" sospira, e si allontana con lui
saltellando.
Il
regista si accende una canna lunga mezzo metro (stile Nanni Moretti in
"Aprile"), e cerca di mantenere la calma. Purtroppo non può cacciare
via quella sgualdrinella cerebrolesa di Marisol. Il suo vero nome è MA (Maria
Antonietta). In breve tempo è diventata la star più amata dal pubblico delle
telenovelas. La scervellata ha infatti tutti gli attributi per avere successo:
è totalmente inespressiva, ha una voce querula da fa rizzare i capelli in
testa, e due tette da sballo. Ma come se non bastasse ha imposto la presenza
alla troupe del suo amichetto Girodel, detto Giro, in qualità di
visagista-parrucchiere. E quell'essere immondo ha immediatamente attaccato le
malattie più innominabili a trasmissione sessuale a tutti i membri della
troupe, uomini, donne, ed animali. E per di più il suo aiutante, un losco
figuro noto come portapiattole, ha infestato gli studios ad un punto tale che
l'istituto d'Igiene ha chiuso tutto per ben tre volte. Il regista sospira,
mentre osserva MA che fa dei grossi palloncini con la gomma da masticare e si
imbottisce il reggiseno. Inutile, è proprio quello che il pubblico vuole, è
perfetta.
Interno
della portineria del famigerato condominio:
Luigi
XVI, il portiere, sta guardando una puntata di "La rosa e il gabbiano"
alla TV. Guarda Marisol singhiozzante nel video, e si rivolge alla sua destra
dicendo: "Certo che quest'attrice è proprio brava, non è vero, Mariantò?"
La
sedia accanto a lui è vuota. MA se ne è andata da molti mesi, ma Luigino non
se ne è nemmeno accorto, come sempre, del resto (Marcello Mastroianni in
"Dramma della gelosia" di Ettore Scola).
La
telenovela finisce, e Luigino cambia canale, sintonizzandosi su una Tv privata.
"Ah,
questo è bello, Mariantò!" dice rivolgendosi alla sedia vuota.
Sul
video una giovane donna sta dicendo: "Ed ora vi presentiamo le terribile
storia di Graziella, abbandonata dalla nascita, cieca, sorda e paralitica, che
è rimasta incinta nessuno sa come, ed ha partorito tre gemelli siamesi che
necessitano di un intervento urgente. Ma l'unico chirurgo al mondo che poteva
eseguirlo ha appena avuto un incidente aereo mentre veniva a visitarli ed è
morto. Ecco a voi Graziella!"
"Te
la ricordi la signorina, Mariantò? Certo che è proprio brava" dice
Luigino fissando il video.
Infatti
la giovane donna altri non è che Rosalie, che dopo la chiusura del bordello, si
è riciclata come presentatrice TV del programma: "I fatti vostri, nostri,
anzi di tutti". Nel suddetto programma si piange in continuazione, il
pubblico è invitato a manifestare il proprio gradimento per i vari casi pietosi
attraverso il lacrimometro, strumento d'invenzione di Rosalie, che lo collauda
quotidianamente. Ad un tratto il programma s'interrompe per la pubblicità, ed
ecco che due figure teneramente allacciate compaiono sullo schermo. Lei ha i
capelli cotonati che la alzano di mezzo metro, indossa un pantacollant
leopardato ed un top scollatissimo, e lui esibisce un ciuffo alla Little Tony
completamente ossigenato, ed in più una camicia aperta a mostrare il petto
villoso su cui spicca una catenazza d'oro del peso di circa 10 Kg. Sono Jeanne e
Nicolas, che stanno facendo una televendita di salami e provoloni.
"E
ricordate" sta dicendo Jeanne con aria estatica "il salame di Nicolas
è il migliore, garantisco io. Salame di Nicolas, garanzia di qualità!"
Nicolas
annuisce con aria soddisfatta, ed in quel momento bussano alla porta.
"Stai
comoda, Mariantò, vado io!" escalma Luigino andando ad aprire.
Un
uomo avvolto in un mantello nero si profila sulla porta. Si copre il volto con
un lembo del mantello, ed avanza furtivo.
"Uè,
signor Bernard, e che fate così?" dice Luigino. "Spaventate Mariantò,
non lo sapete?"
Bernard
striscia verso la finestra e guarda fuori.
"Senta
Luigino" gli dice a bassa voce "io starò via per un po’, potreste
dare l'acqua alle piante, per favore?"
"Uh,
e dove andate? Hai sentito Mariantò?"
Bernard
lo guarda disgustato. Certo che ridursi così per una sciacquetta ossigenata è
davvero il colmo. E poi non aveva nemmeno una bella pelle flaccida, qualche vena
varicosa… e che diamine!
L'unica
cosa positiva è che si è portata dietro quell'imbarazzante fratellino di
Girodel, che ci aveva provato anche con il gatto del portiere. Si ode in
lontananza una sirena della polizia. Bernard sussulta.
"Senta
Luigino, se qualcuno venisse a chiedere di me… sono giorni che non mi vede,
chiaro?"
Luigino
lo guarda sospettoso. Ma che tipo… sempre in giro di notte, sempre mascherato,
sempre con quelle macchie di sangue che lascia ovunque… e poi a lui tocca
pulire! In quel momento squilla il cellulare di Bernard: "Sì? Ah, mammina,
sei tu… come stai? Quando torni? Come? Altri soldi? Ma se ti ho mandato 10
milioni ieri! Salvatore? E chi diavolo è questo Salvatore? Mamma ascolta, io…
va bene mammina, non arrabbiarti, te li manderò domani, mammina, mammina,
ascolta… "
Ma
mammina ha già riattaccato. Infatti la pestifera nonna, da quando ha rivelato
ai tre virgulti (Bernard, Girodel e André) di essere la loro genitrice, vive
alle loro spalle spassandosela alla grande. Ella infatti percepisce la
percentuale del 20 % sulle prestazioni di André, accordatele da Oscar purché
si tenga fuori dai piedi, un terzo dello stipendio di Girodel come truccatore,
d'accordo con il portapiattole, con il quale fa a metà, ed infine una regolare
tangente da Bernard per non rivelare l'orrendo segreto del suo "vizietto".
Bernard
è furibondo: la mammina si trova da un mese in una beauty-farm a Capri, costo 5
milioni al giorno, e non vuol saperne di tornare. In più dice di voler sposare
tale Salvatore, pescatore caprese venticinquenne, che ha urgente bisogno di 10
milioni per comprare le sigarette…
"Arrenditi
assassino!" urla una voce al megafono.
"Mai!"
risponde Bernard con tutta la sua foga.
Ma
ecco un suono: è un messaggio sul cellulare. Bernard lo legge: "Caro
Bernie, il matrimonio con Salvatore è tra una settimana, preventivo: 200
milioni. Puoi gentilmente provvedere? Avvisa anche i fratellini. Baci, mammina."
"Basta!"
urla Bernard stravolto, calpestando il cellulare con furia, "maledetta
vecchiaccia!" e si lancia verso la porta urlando: "Eccomi, vi prego,
arrestatemi subito! E portatemi in un posto senza telefono!"
Luigino
scuote la testa e dice: "Certo che ce ne sono di tipi strani, non è vero,
Mariantò?"
Ma
ecco che un uomo alto, avvolto in un elegantissimo cappotto di cahemire color
cammello si affaccia nella stanza. Si toglie i Ray-Ban all'ultima moda e dice
rivolto a Luigino: "Allora, Luigi… è arrivato il pacchetto per me?"
"Come
no, Don Alain, è arrivato stamattina! Adesso ve lo prendo!"
Alain
spolvera con cura la sedia prima di sedersi, poi stira accuratamente sulle cosce
i pantaloni di Armani, impeccabili come sempre.
"Ecco
qua, Don Alain" dice Luigino porgendogli un anonimo pacchetto. "ma
Mariantò, non hai offerto nulla a Don Alain? E che maniere sono? Adesso ci
penso io… "
Alain
alza gli occhi al cielo rassegnato. E' proprio vero che Luigino si è bevuto il
cervello, da quando quella squinzia di sua moglie ha preso il volo con quel
pestifero maniaco sessuale di Girodel…
"Lasci
perdere, Luigino, la ringrazio", dice Alain soppesando il pacchetto,
stavolta proveniente dal Messico. "Speriamo che la roba sia buona come
l'altra volta" pensa soddisfatto. Egli infatti è costretto a rifornirsi da
un nuovo spacciatore, da quando Saint-Just ha deciso di cambiare carriera, ed è
diventato un'acclamata rockstar, con gaudio di tutti, tranne che di Alain, che
lo rimpiange amaramente.
Approfittando
della momentanea assenza di Luigino che è in bagno, Alain apre velocemente il
pacchetto e si concede un rapido tiro. Adesso va molto meglio… la stanza
sembra galleggiare, l'euforia si sta impadronendo di lui.
Ecco
che Luigino rientra, e dice: "Mariantò, non hai detto a Don Alain chi ci
è venuto a trovare ieri? Ma vostra sorella! Sì, si è fatta proprio una bella
ragazza!"
Alain
sbianca in volto e dice con voce strozzata: "Ma chi, Diane? La mia
Diane?"
"E
come no! Si è seduta qui con Mariantò ed hanno parlato di tante cose… anzi,
ha pure detto che forse oggi tornava… ah, eccola qui, ma prego accomodatevi.
Avete visto che ci sta pure vostro fratello?"
Alain
fissa la porta con il cuore in gola: ma si, è proprio Diane, la sua adorata
Diane… certo che quella roba è proprio fantastica, deve ordinarne almeno un
camion…
"Eccoci
qua… " dice Luigino soddisfatto indicando le sedie vuote "io, voi,
vostra sorella e Mariantò. Che ne dite di una bella partita a scopone, Don
Alain?"
Alain
fissa affascinato la sedia vuota e poi dice: "Si, ma io faccio coppia con
Diane, è chiaro?"
Palaqualcosa,
in un luogo imprecisato.
Migliaia
e migliaia di persone in delirio per la star del momento. Attendono da ore
trepidanti la comparsa del loro idolo. Eccolo! La folla esplode, mentre una
figura inquietante vestita di nero compare sul palco. Lunghi capelli biondi,
catene di tutti i tipi, piercing anche al cervello, lunghe unghie scarlatte. E'
Saint- Just, che ha trovato finalmente la sua strada come cantante rock estremo,
leader della band: "Gli scannatori".
"Dovete
morire tutti!" urla al microfono. La folla impazzisce dalla gioia. "Vi
odio, fottuti bastardi!". Delirio totale. "Mozzerò le vostre teste
vuote!". La folla esulta. "We have no future,
heaven wasn't made for me. We burn ourselves to hell as fast as it can be"
("In the shadow of the valley of death" di Marilyn Manson) urla SJ nel
microfono.
Dopo
un'ora di concerto in cui SJ ha sputato sulla folla, ha vomitato, ha sodomizzato
una bambola gonfiabile, ha fatto a pezzi un altare con la sega elettrica, il
pubblico è pronto per il momento clou: entra in scena una ghigliottina
gigantesca, con un manichino pronto per la decapitazione.
"Volete
vedere il sangue?" urla SJ fuori di sé dalla gioia.
"Sìììììììì!!!!"
urla il pubblico impazzito.
"Bene,
luridi vermi!" e poi toccherà a voi!"
"Sì,
fammi male, scannami, frustami, fammi a pezzi!" urla una ragazza sotto il
palco.
SJ
afferra la corda che comanda la ghigliottina e con un grido fa cadere la lama
affilata. La testa del fantoccio rotola, mentre schizzi di sangue vanno
dappertutto. "Fantastico" pensa, "farlo con vero sangue umano è
proprio uno sballo…" Cerca con gli occhi una figura dietro le quinte, un
uomo in elegante gessato nero, che annuisce soddisfatto. E' Robespierre, che
dimessosi dalla polizia ed avendo fiutato il business, è diventato il manager
di SJ. Robespierre si tocca il piercing al labbro e guarda il suo pupillo che
adesso sta frustando il chitarrista con un gatto a nove code. Sì, ha proprio
visto giusto, quel ragazzo ha stoffa da vendere.
Attico
superaccessoriato all'interno del condominio.
Una
signora in elegantissimo tailleur di Chanel s'incammina rapidamente verso casa.
Ad un tratto squilla il cellulare, lei lo estrae rapidamente dalla borsetta
Louis Vuitton, e risponde: "Sì? Sono Oscar François de Jarjayes, mi
dica… aspetti, mi faccia controllare l'agenda". Estrae l'agendina
elettronica, le dà uno sguardo e poi dice: "Mi spiace, signora, ma fino al
mese prossimo è già tutto prenotato. Sì, mi rendo conto… cercherò di fare
il possibile, ma mi creda, sarà davvero difficile. Arrivederla".
Entra
nell'androne del palazzo facendo risuonare i tacchi vertiginosi delle sue
scarpette Gucci, si infila nell'ascensore e si guarda allo specchio.
"Devo
rifarmi il colore e la messa in piega" pensa aggiustandosi i capelli con la
mano ingioiellata. Ad un tratto il cellulare squilla nuovamente: "Sì? Sì,
sono io, mi dica… come? Signora, le giuro che sono mortificata, non era mai
accaduto… la professionalità è sempre stata un punto d'onore, per noi… sarà
accaduto qualcosa, di sicuro. Le porgo le mie scuse, e le assicuro che la
richiamerò appena avrò chiarito la questione. Arrivederla, e mi scusi
ancora…"
Spalanca
le porte dell'ascensore con gesto furioso, tira fuori le chiavi di casa, apre la
porta e la sbatte dietro di sé.
"André!"
grida imperiosamente. "André! Dove sei? Esci subito fuori, o giuro che io
ti…"
"Sono
qui…" fa eco una flebile voce dalla camera da letto. Oscar spalanca la
porta e si trova davanti il consorte steso sul letto, attaccato ad una flebo.
Egli ha un aspetto davvero spaventoso: pallido, emaciato, due occhiaie profonde
che gli segnano il viso.
"Che
diavolo stai facendo?" tuona lei inviperita.
"Oscar,
non arrabbiarti, ti prego…" piagnucola lui impaurito.
"Come
sarebbe a dire? Ma lo sai o no che oggi avevi un appuntamento con M.me Guerrin e
non ti sei presentato? Che figura mi fai fare? Avanti, dammi una
spiegazione!"
"Oscar,
non mi sono sentito bene… ho avuto un collasso qui in casa, ed il dottore ha
detto che è lo stress, il superlavoro… che debbo riguardarmi e stare a
riposo…"
"Che
cosa?!? Ma chi è quest'imbecille? Ma cosa ne sa lui di quello di cui hai
bisogno? Tutte le scuse sono buone per non lavorare! Lo sai o no che dobbiamo
pagare l'ultima rata della mia Porsche? Poche storie, adesso ti faccio la solita
iniezione di vitamine e vedrai che tornerà tutto a posto".
"No,
l'iniezione no, ti prego Oscar, ti scongiuro…" piagnucola André esausto.
"Zitto!
Lo faccio per il tuo bene, non lo sai?"
"No
Oscar, no ti prego… voglio mammina!"
"Zitto
idiota" quella vecchia putt… ehm, quella cara vecchietta è partita in
pellegrinaggio, non lo sai? Ma non disperare, tra tre mesi sarà qui."
"E
allora voglio papà" singhiozza André disperato.
"Imbecille!"
tuona Oscar mollandogli un ceffone. "Non lo sai che il vecchio strozzino è
fuggito alle isole Cayman per non finire in galera per evasione fiscale? E
adesso girati che ne ho abbastanza!"
Ed
estrae dal cassetto una siringa gigante con cui si avvicina al consorte.
André
tenta l'ultima carta: "Oscar", mormora suadente, "Una rosa sarà
sempre…" ma tace all'improvviso perché la consorte gli ha piantato un
tacco a stiletto tra le gambe, con uno scintillio minaccioso negli occhi.
"Non
continuare" mormora. "Già mi hai incastrata una volta con questa str…
per il tuo bene non finire la frase".
André
si gira, rassegnato, ed Oscar lo buca senza pietà. André grida di dolore, e
poi dice asciugandosi una lacrima: "Oscar, ho nostalgia dei bambini… che
ne pensi di farli tornare per un po’?"
"Ma
che dici?" esclama lei consultando l'agenda ed accendendosi una sigaretta
"In Svizzera stanno benissimo. La direttrice del collegio me lo ha detto
proprio ieri… ed ora basta con i piagnistei! Vestiti, che alle 15.00 hai
appuntamento con M.me …., alle 16.00 con M.me de….., e poi con la Polignacca.
Quella sgualdr… ehm, quella simpatica signora".
André
piange silenziosamente, ed Oscar dice avviandosi verso la porta: "Se hai
proprio nostalgia dei bambini, vedrò di farli tornare per Natale, va
bene?"
"Ma
Oscar… mancano 10 mesi a Natale!"
"Lo
so" dice lei sorridendo, spegnendogli la sigaretta addosso e chiudendo la
porta dietro di sé (ispirato a "Libera" di Pappi Corsicato).
Fine
Mail to danielin@tin.it