Avel Conlie
parte 2
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Grazie, Laura, lettrice attentissima che capisce ogni
cosa, per i tuoi consigli irrinunciabili!!!
Toi
qui n’as pas su me reconnaitre
ignorant
ma vie, ce monastère, j’ai
devant
moi une porte entrouverte
sur
un peut-être,
même
s’il me faut tout recommencer
Toi
qui n’as pas cru ma solitude
ignorant
ses cris, ses angles durs, j’ai
dans
le cœur un fil minuscule
filament
de lune
qui
soutient là, un diamant qui s’use...
mai
qui aime
Je
n’ai pas choisi de l’être
mais
c’est là, l’innamoramento
l’amour,
la mort, peut-être
mais
suspendre le temps pour un mot
tout
se dilate et cède à tout
et
c’est là, l’innamoramento
tout
son être s’impose à nous
trouver
enfin peut-être un écho
Toi
qui n’as pas vu l’autre côté, de
ma
memoire aux portes condamnées, j’ai
tout
enfoui les trésors du passé
les
années blessées
comprends-tu
qu’il me faudra cesser..
Moi
qui n’ai plus regardé le ciel, j’ai
devant
moi cette porte entrouverte, mais
l’inconnu
a meurtri plus d’un cœur
et
son âme sœur
on
l’espère, on l’attend, on la fuit même
mais
on aime
Mylène
Farmer, L’innamoramento
Certo che era una ragazza strana. Per l’intera durata
della cena, la nonna non aveva fatto altro che enumerarle i suoi futuri compiti
da cameriera, una vera marea di intimazioni che aveva annoiato André a morte
sollecitandolo a sbadigliare ininterrottamente, mentre Claire l’aveva
ascoltata con apparente attenzione, tuttavia senza una sola replica, senza
neppure fare domande. Ora, nella cameretta che le era stata assegnata dalla
nonna, dove André l’aveva accompagnata per aiutarla coi bagagli, gli aveva
appena spiegato in tutta calma che non si sarebbe fermata a palazzo Jarjayes.
Aveva chiuso la porta dietro di sé e gli aveva rivolto
uno sguardo deciso mentre lui aveva depositato la modesta valigia vicino
all’armadio. „No, non occorre. Non vale la pena disfarla. Me ne andrò a
Parigi e troverò un lavoro… e un posto dove stare. Non voglio più farmi
mantenere da te e dalla nonna.“
All’espressione stupita di André dinanzi a tanta
fermezza, gli aveva confessato di essersi sempre sentita in colpa per via dei
sostegni che la nonna e André mandavano regolarmente alla sua famiglia.
Permettevano loro una vita un poco più agiata, era vero, ma facevano anche sì
che si sentisse ingiustamente privilegiata nei confronti degli altri contadini
del paese che, a differenza di loro, non avevano i parenti „ricchi“.
L’invidia, gli sguardi malevoli, quelli glieli taceva
per non fargli una colpa della sua generosità.
Fece un gesto per indicare il vestito modesto che
indossava. „Tutto questo è stato pagato coi soldi vostri. Sai che non sarei
vestita così se fossi costretta a vivere come le altre ragazze del paese...“
La sua voce non nascondeva una certa amarezza, ma gli parve che, nonostante
questo, prevalesse la sua fierezza. Gli occhi pieni di calore.
„Claire...“, André si era fatto pensieroso.
Esagerava, lui sapeva bene che nonostante gli aiuti finanziari i suoi parenti
non vivevano bene. Tuttavia... tuttavia la capiva. „Claire... questo... denaro
in verità vi appartiene tanto quanto appartiene a noi. Piuttosto sono io a
condurre una vita più privilegiata di quella che dovrei, vivendo in una casa
che non mi appartiene, di soldi che ho guadagnato, ma sulle spalle di chi? Lo so
chi ha paga il prezzo affinché io riesca a mangiare fino a diventare sazio e
anche oltre… sono le persone come te e i tuoi genitori, quelli che lavorano
duramente. È il denaro che non viene distribuito in modo analogo. Quante
volte... sì, sapessi quante volte anch’io mi sento in colpa, per questo.
Purtroppo non è rinunciando a mangiare che posso aiutare chi patisce la fame...
Posso cercare di non sprecare nulla. E, Claire... anche se non mi è concesso di
giudicare il padrone... i soldi di cui abbiamo vissuto tu ed io appartengono a
lui, è vero, ma chi li ha guadagnati, e chi li spende?...“ André si arrestò,
quasi spaventato dalle sue stesse parole. „Ecco, ciò che voglio dire
veramente è che non è mai stato un problema, tutto qui“, si affrettò ad
aggiungere.
Claire comprese che questi erano discorsi che non era
abituato a fare. André era troppo leale nei confronti del suo signore per
permettersi questi pensieri eretici troppo spesso.
Così, si limitò a rispondergli „Ti sbagli. I soldi di
cui disponi, tu li hai guadagnati veramente. Dopotutto, qui ci lavori, non è
così?“ Gli rivolse un sorriso rassicurante.[1]
„Comunque sia“, riprese, un poco esitante, il timbro
della voce alterato giusto quel po’ da permettere ad un ascoltatore attento
come lui di notare che era agitata, „non sono certo venuta qui di mia volontà.“
Tentò un sorriso forzato che stonò sul suo viso disabituato all’ipocrisia.
Lei stessa parve accorgersene subito, perché vi rinunciò sospirando. Si lasciò
cadere sul semplice letto da domestica.
André rimase in piedi a guardarla. Se era sorpreso, nulla
in lui lasciava trapelare questa sorpresa. Emanava una calma che riusciva a
rassicurarla, così Claire trovò il coraggio di proseguire. „Immagino che la
nonna non ti abbia detto la verità. Immagino... sia perché lo ,scandalo’
debba essere tenuto nascosto... Vedi... i miei mi hanno mandata qui... si
potrebbe dire che mi hanno cacciata di casa... perché hanno scoperto che...
incontravo un uomo. Una relazione inadatta... sconveniente, dicevano, per
entrambi. Loïc era... è il figlio del sindaco di Nantes. Da anni vengono a
passare le estati nella loro casa a Conlie. Alta borghesia nella nostra terra di
contadini e pescatori... Capirai.“ Aveva la voce fioca, quasi spenta, ora, poi
riprese con una rabbia improvvisa. „Capisci, vero, André, che in un posto del
genere, dove a distinguerci non c’è quasi nulla, perché il vento sbatte in
faccia a tutti nella stessa maniera, facendoci invecchiare anzitempo, la
differenza sociale è tutto?“
André ebbe un sussulto. Si sentiva la gola secca. „Sì,
capisco. So... so di queste cose.“
Lo sguardo di Claire, divenuto duro, si addolcì di nuovo.
„Ma poi... come è finita?“ le chiese, tutt’a un
tratto sopraffatto da una tristezza violenta, senza scampo.
„Hanno fatto in modo che non ci rivedessimo più.
Naturalmente... Suo padre l’ha fatto sposare con una ragazza di Nantes... I
miei fratelli mi hanno, per così dire, conciata per le feste“, sorrise
amaramente, „poi insieme a mamma e papà dopo prediche durate per giorni,
hanno deciso di mandarmi lontano... per evitare pettegolezzi, perché non
sopportavano di avere sotto gli occhi una figlia disgraziata come me... Non ho
neppure fatto in tempo a capire quanto bene gli volevo… Oltretutto penso che
temessero che fossi rimasta incinta. Figurati! Come se non sapessi evitarlo...
Come se la nonna Maryvonne fin da piccola non me le avesse insegnate, queste
cose... so bene come si mettono al mondo i bambini“ - una rapida occhiata
rivolta a lui le rivelò che André ora stava sorridendo - „ ...e anche quando
si evita di concepirli... e conosco pure la forza delle fasi lunari e delle erbe
medicinali... che rabbia! Sì, lo so che tu non credi a queste cose“ aggiunse,
cogliendo la sua espressione scettica con la coda dell’occhio, „ma sono
vere. La nonna era come me, e voleva che io portassi avanti queste cose –
l’antica sapienza di noi bretoni che sta scomparendo. Per questo le ha
insegnate a me. Sono diversa dai miei genitori, lo sono sempre stata... Loro
hanno perso tutto, perché non credono più alle tradizioni e non hanno imparato
nulla di nuovo. Sono più francesi che bretoni, ormai. Invece tu, André, se non
te ne fossi andato, saresti come me.“
- Se non te ne fossi andato, lasciandomi sola.
Come un fulmine, l’apparizione breve di una vita non
vissuta.
„Mi dispiace“. Avvicinandosi a lei, non seppe trovare
parole migliori. Non sapeva cosa dire a questa ragazza forte che gli si apriva
con tanta fiducia, parlandogli di cose di cui lui, invece, non aveva mai fatto
parola con nessuno, neppure con Oscar. Tantomeno con Oscar. Tra loro due si era
stabilita un’intesa silenziosa. Cose proibite, innominabili a cui non osavano
nemmeno accennare. Troppo pericolose. Troppo dolorosamente vicine al mistero di
Oscar, a quello che era diventato lui, ai sentimenti e ai segreti taciuti.
Eppure questo tacito accordo partiva soprattutto da Oscar. Lui era curioso e,
insieme, spaventato. Chissà se Oscar si poneva mai dei quesiti su di lui...
come a lui, invece, era accaduto mille volte. (Un dito sottile di Oscar, che
sensazione folle avrebbe potuto dare se avesse sfiorato le sue labbra?)
Quello che era diventato lui... Forse, come sospettava
Claire, in lui stavano, assopite, cose che non ammetteva, pensieri, facoltà,
caratteristiche che non si era mai permesso di sviluppare perché non erano
pensati per questi luoghi. Parti mancanti. Fili sciolti che, se li avesse
ripresi, lo avrebbero richiamato a un altro posto, alle innumerevoli possibilità
di una vita non vissuta. Ora che c’era Claire...
André si rese conto che sarebbe sopravvissuta a questo
torto e se ne sarebbe fatta una ragione. Era piena di rabbia e di energia. Non
come lui che ormai era solo stanco. Era al disincanto che non si sopravviveva,
ai sogni lasciati morire, alla speranza assopita che un giorno, semplicemente,
non si ridestava più. La rabbia era salutare, poteva guarire. Forse l’avrebbe
ritrovata anche lui. Forse con Claire... Compiendo un gesto molto insolito, si
sedette accanto a lei e le prese la mano. „Resta qui, Claire“, le disse. Per
te e per me, pensò. Potremmo guarirci a vicenda, lo sento.
La ragazza gli strinse la mano. „Non posso. La nonna mi
osserverebbe. È cara e premurosa... ma non voglio essere controllata. Non
sopporto che qualcuno decida della mia vita. È mia! Fino alla morte, a doverla
vivere sono io. Tutti i fallimenti, tutte le tristezze sono miei, e allora
voglio che anche i trionfi, anche le gioie lo siano. Lo capisci?“
André annuì. Più di quanto tu possa immaginare. Più di
quanto trovo il coraggio di ammettere a me stesso.
„Ma non voglio andare via da te, ora che ti ho
ritrovato.“ La frase di Claire non gli sembrava affatto strana.
„Allora vorrà dire che provvederemo insieme a trovarti
un lavoro e una casa, va bene?“ Claire gli sorrise, un sorriso che finalmente
illuminò anche i suoi occhi.
„Ora però vorrai dormire, devi essere molto stanca. E
mi sa che conviene anche a me. Domani devo alzarmi prima del solito, devo
recarmi a Parigi con Oscar.“ Si alzò in piedi. Claire appariva indecisa, poi
seguì il suo esempio. „André... potrei chiederti un ultimo favore... potrei
prendere in prestito un libro da leggere, prima di dormire? È tanto che non
leggo più. Voglio dire... ho letto quelli che mi hai lasciato tu molte volte -
e li conservo molto gelosamente... li ho portati con me, sai. Ma muoio dalla
tanta voglia di leggere qualcosa di nuovo...“ Ora appariva visibilmente
imbarazzata, „Inoltre... confesso che mi piacerebbe vedere la tua stanza, se
non ti sembro troppo maleducata... Vedi...“, si affrettò ad aggiungere
all’espressione divertita di André, „in tutti questi anni mi sono chiesta
spesso come vivete... come vivi, qui, come passi le tue giornate... Ora ho visto
la tua casa...“ (al che André non seppe reprimere un sorriso) „e mi
piacerebbe vedere la tua stanza... Lo so che potrebbe attendere, ma sono
curiosa... no, sono stupida, vero?... Ti ho pensato così spesso…“ Aveva
abbassato gli occhi, ma ora li risollevò timidamente per osservare la reazione
di André alla sua richiesta confusa.
Io non ti ho pensato spesso, Claire. Ma avrei dovuto... Tu
hai capito più di me.
„Certo. Vieni con me, così sceglierai tutto quello che
vuoi.“ Le porse il braccio.
Avevano ripreso i loro discorsi in bretone. Ogni tanto
André doveva interrompersi per cercare di richiamarsi alla mente una parola che
gli mancava, ma non lo aveva dimenticato del tutto, pian piano stava
riemergendo, portando con sé sentimenti strani e un’aria di prima infanzia
creduta morta più di vent’anni fa.
Inizialmente, Claire non aveva avuto intenzione di
soffermarsi. Aveva ammirato la stanza ampia di André, „Si vede che qui ci
vivi tu. Si sente la tua presenza, è bella“, lo scaffale di libri ai suoi
occhi enormi (chissà quanto sarebbe rimasta stupita dinnanzi a quelli di Oscar
e del generale), quindi aveva scelto un libro abbastanza recente -
„scandaloso“ le aveva spiegato André ridendo - di tale Choderlos de Laclos.
Lo aveva scelto perché, apparentemente, almeno stando a quello che sosteneva
André, da quando il libro era stato pubblicato, tre anni prima, l’autore
veniva perseguitato dalle autorità. A Claire sembrava una cosa difficile da
credere, dopotutto i pensieri erano liberi e nessuno poteva avvalersi del
diritto di prescrivere agli altri cosa pensare. O sì? Ma fu sufficiente come
ragione per interessarsene.
Presto avevano iniziato a discutere di cosa fosse lecito
nella letteratura, e l’iniziale imbarazzo di Claire nel ritrovare il vecchio
André in questo ambiente a lei così poco familiare che, tuttavia, per lui era
la sua casa, aveva presto lasciato posto all’intesa di una volta... Così,
dopo qualche tempo, si era accomodata sull’ampio letto di André. Questo gesto
inconsueto, intimo... una donna che si sedeva sul suo letto senza neppure
chiedergli il permesso, anche se intorno c’erano sedie... Era sorpreso. Sapeva
che con chiunque altro gli avrebbe dato fastidio, l’avrebbe sentita come
un’invasione di uno spazio suo, privato - ma Claire aveva in qualche modo il
diritto di farlo.[2] Eppoi apparentemente
sedersi sui letti le piaceva.
Oscar non si era mai permessa di fare una cosa del genere,
di avvicinarsi al suo letto, forse perché grazie alla sua educazione
particolare aveva una percezione elevata dei confini, così come lui non si era
mai avvicinato a quello di lei. Neanche da bambini. Avevano sempre mantenuto
questa distanza. Claire era la prima donna, pensò all’improvviso, che aveva
portato qui oltre a Oscar. Il pensiero lo fece sorridere di sé stesso. Certo
che poteva dirsi un vero donnaiolo!...
La sua piccola cugina – non più tanto piccola, per la
verità – che era venuta qui a scomporre la sua vita...
Si era seduto accanto a lei ed erano passati ad altri
argomenti, avevano parlato di Loïc, della Bretagna, degli ultimi avvenimenti
nella vita di André. Ma non aveva nominato Oscar... Eppure con questa ragazza,
lo sentiva, avrebbe potuto confidarsi. Doveva raccontarle di Oscar? Si sentiva
scoppiare. Da alcuni mesi i suoi silenzi forzati lo tormentavano, e aveva
bisogno di confidarsi, ma si rendeva anche conto che aveva disimparato a
parlare, ad esprimersi. Il troppo tacere aveva ucciso tante cose.
Qualcuno bussò alla porta.
„André, sono io, devo parlarti!“ La voce fredda,
abituata all’ordine di Oscar. „Entra.“ André stava ancora finendo di
pronunciare la parola, che già la sua amica irruppe nella stanza con una certa
fretta. „Senti...“ Si fermò nel bel mezzo del suo movimento, la frase
lasciata a metà. Davanti a lei, seduti sul letto in perfetta, tranquilla
intimità, c’erano André e una ragazza a lei sconosciuta. Batté le ciglia più
volte per assicurarsi che ci stava vedendo bene, prima di rendersi conto che
qualcosa non andava. Si sentiva irritata, di più, infastidita, ma non seppe
afferrarne la ragione. Questa visione inconsueta, forse? André con una ragazza?
Sul suo letto? Lei stessa non aveva mai osato!...
„Che idillio...“ Le era uscito dalla bocca in tono
sarcastico senza che avesse avuto intenzione di dirlo, lo aveva semplicemente
pensato. Scioccata dalle sue stesse parole glaciali e, più ancora,
dall’incapacità di comprenderle, si interruppe.
„Oscar?“, il tono e l’espressione di André erano
confusi, e a ragione, se ne rendeva conto. Fu solo allora che guardò bene il
viso della ragazza e non poté fare a meno di accorgersi che era quasi identica
ad André. Era quasi come rivederlo da ragazzo... Un dolore dolce, malinconico
si posò sul suo cuore… e qualcosa di pericolosamente vicino alla gelosia. Si
sforzò di riprendere il controllo di sé stessa. „Scusate la mia scortesia,
madamigella... Ho avuto una pessima giornata e questo purtroppo talora mi porta
ad essere scorbutica. Voi dovete essere la cugina di André. La nonna mi ha
annunciato il vostro arrivo. Vi do il benvenuto a palazzo Jarjayes, io sono
Oscar François.“
Claire si alzò in piedi, accennando un sorriso cordiale.
Oscar ebbe un altro tuffo al cuore. Aveva il suo stesso sorriso un po’
triste...
Cos’è questo, un moto di gelosia, forse? Gelosia perché
gli assomiglia? E la conclusione è che vorresti assomigliargli anche tu? Ma
allora sei stupida!
„Signore... il mio nome è Claire… Sono onorata di
fare la vostra conoscenza. André mi parlava spesso di voi, quando veniva a
trovarci...“ Lo sguardo irritato di André la zittì subito. „Allora… vi
lascio soli... André… ma kenderv.“ Raccogliendo il libro, si avvicinò a
lui, gli pose la mano sul braccio e lo baciò, con tenerezza, sulla guancia.
„A domani. Fai sogni dolci… noz vat.“ Questo gesto così intimo, le parole
ignote, scossero Oscar.
“Buonanotte anche a voi, signore”. Con un ultimo cenno
della testa verso di lei, Claire lasciò la stanza.
Rimasti soli, stettero in silenzio per qualche minuto.
Oscar fissava la parte del letto di André dove era ancora impresso il segno del
corpo di Claire. Non le piaceva la sensazione che la presenza di quella ragazza
aveva suscitato in lei, soprattutto non la capiva. Sapeva di essere ingiusta.
Claire sembrava essere una ragazza dolce, anche affascinante. Quello di non
averla, d’istinto, accettata, era un problema tutto suo. Però quale?
Cercò di richiamare alla sua mente cosa era venuta a
dirgli, ma non ci riuscì. Infine, si costrinse a parlare.
“Da quando in qua capisci i dialetti?” Di nuovo, non
aveva avuto l’intenzione di lasciarsi sfuggire questa cattiveria, non aveva
voluto usare questo tono quasi sprezzante… cosa le stava succedendo? Perché
diavolo lo stava ferendo, perché si sentiva così ferita lei? L’espressione
mite di André mutò per lasciare posto all’ira che, con lei, lo prendeva così
raramente. Per quale ragione Oscar stava tirando fuori quest’arroganza da
nobile?
“Ci sono tante cose di me che non sai”, replicò,
secco. “E devo correggerti, il bretone non è un dialetto, è una lingua.”
La sua medesima freddezza. Ecco, ora le ricambiava il favore, a colpo sicuro.
Sapeva perfettamente dove colpirla. Bene, se lo meritava. Si sentiva
mortificata.
“Mi dispiace, André. Scusami, davvero. Non so cosa mi
succede, oggi. Sto diventando un vecchio orso. Certe volte penso di star
passando troppo tempo da sola, ultimamente, non conosco più modi civili…”
Sembrava dispiaciuta sul serio, ed era la prima volta che ammetteva, seppure
indirettamente, la sua solitudine, che faceva riferimento al distacco avvenuto
tra di loro.
André si pentì subito di averla attaccata. Si rese conto
che dovevano essere entrambi più cauti nelle loro piccole discordie. Si
conoscevano fin troppo bene e sapevano dei loro reciproci punti deboli. Fu preso
da un moto di tenerezza per lei. Sempre, per lei, quando si dimostrava
vulnerabile... Questi rari, preziosi attimi... La rabbia si dissolveva nel
nulla. Questo potere aveva, su di lui.
“Cosa volevi dirmi, Oscar?” La sua voce era tornata
dolce.
“Nulla, nulla che non possa tranquillamente attendere.
Sarà meglio riparlarne domani, quando saremo entrambi riposati. Buonanotte.”
“Buonanotte, Oscar…”
Senza più guardarlo, lasciò la sua stanza. E lo sguardo
di André si perse nel nulla.
Quella notte, non le riuscì di prendere sonno. Ripensava
a Claire, al suo viso dolorosamente familiare, all’André più solare della
sua gioventù. E alla frase che lui le aveva buttato lì come un rimprovero –
le cose che, di lui, non sapeva. Avevano condiviso quasi una vita intera, ma
c’era una parte mancante di lui, qualcosa che avrebbe sempre ignorato... la
sua prima infanzia. Dall’egoista che era - che era sempre stata, ammise a se
stessa - non gli aveva mai fatto troppe domande su quel periodo della sua vita.
Non gli aveva mai chiesto cosa facesse durante i suoi viaggi in Bretagna, perché
li facesse. Tantomeno l’aveva mai sfiorata l’idea di accompagnarlo per
vedere dove era nato e capirlo, forse, meglio. Mentre André leggeva in lei come
in un libro aperto, lei si era volutamente disinteressata di una parte così
importante della sua vita. E capì improvvisamente che quella parte celava un
mondo intero.
C’erano tante cose di lui che non capiva… anche i suoi
silenzi sempre più frequenti, i misteri nuovi…. Certi sguardi profondi. Le
facevano paura e non sapeva perché. - Cosa di te mi appartiene ancora?
Per la prima volta aveva voglia di piangere tutto quello che, di André, di se stessa, aveva perduto... Ma naturalmente non lo fece.
Continua...
Mail to mysweetcamille@hotmail.com
[1] Ringrazio Laura per i suoi innumerevoli “consigli economici”: sai di cosa parlo! ^_^
[2] Mi rendo conto che il concetto del “privato”, così come lo intendiamo oggi, all’epoca non esisteva, che, anzi, in quel periodo andava proprio formandosi, almeno in senso moderno… Però ho voluto conferire ad André questa nozione più moderna del privato lo stesso, punto e basta! ^_^