Pazienza
Capitolo Quinto
Traduzione: Annarita Giannelli, Revisione: Laura Luzi
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“ La violence de la femme est dans ses charmes”- Jean Jacques Rousseau
La contessa si svegliò di ottimo umore e si stiracchiò come un gatto. Passava, infatti, delle notti deliziose e si ritrovava tutte le mattine con una sensazione che giudicava quasi vicino alla felicità: la sazietà.
Il giovane al suo fianco aveva fatto l’amore con lei tre volte quella notte, e lei si sentiva raggiante per quel suo piacere rubato; egli dava prova del resto, dopo qualche settimana, di una grande abilità nel procurarle piacere. Lo avrebbe senz’altro svegliato tra qualche minuto per reclamare ancora coccole, ma in quel momento, si sorprese ad osservare quell’uomo con occhi quasi teneri. Ecco qual era l’altra novità per lei! Ma come avrebbe potuto non innamorarsi di quel giovane che aveva donato il suo corpo e la sua anima per amore della sua “bella”, e che tuttavia le rifiutava ostinatamente anche il più piccolo posto nel suo nobile cuore?
Lei aveva sempre ottenuto ciò che desiderava, ma non aveva mai dovuto conquistarselo. Per la prima volta si sentiva spiazzata.
“Che importa-si
disse- in questi rari momenti è più mio
che suo”.
Sapeva di essere una brillante stratega, come aveva già spiegato ad André, quella famosa sera in cui lo aveva raggiunto nella piccola stanza, impedendogli di portar via la coppa che finalmente aveva tolto dalla vetrina. Non vi era giunta, infatti, senza sapere che André avrebbe preferito morire, piuttosto che turbare Oscar mettendola a conoscenza del suo amore, e così, quando la contessa gli fece capire che si aspettava da lui delle “visite” più frequenti, mettendo anche in evidenza il fatto che il denaro della transazione non era ancora passato di mano, egli non poté far altro che chinare la testa e acconsentire.
In quell’istante credette di averlo finalmente in pugno: lui se ne restava immobile contro il muro, la testa bassa e il viso coperto dalle ciocche brune dei suoi capelli, e continuò a non muoversi per tutto il tempo che lei rimase nella stanza. Fu solo scorgendo una lacrima, che scivolò sul parquet, che lei si accorse che lui aveva capito e che si stava costringendo ad accettare.
Dopo fu tutto più facile. Promettendo di non dire niente al suo “caro colonnello” sui suoi sentimenti e sugli incontri che avrebbero condiviso insieme, se ne andò annunciando trionfalmente che lo aspettava per la sera successiva.
“Andiamo, niente lacrime, amico mio, pensate che state per rendermi molto felice!”-gli aveva detto dileguandosi.
Allora non riusciva a capire perché non si sentiva così felice come si era aspettata.
Il suo piano era andato a buon fine, e inoltre era riuscita a colpire quel piccolo colonnello che la Corte intera reputava di ghiaccio; e allora perché questo cambiamento adesso?
Le settimane erano così passate; André era ritornato a far visita alla contessa assai sovente; dei suoi sentimenti lei non ne aveva la più pallida idea, notava soltanto che piangeva di meno e che era un amante magnifico, arrivando sempre a soddisfarla.
Si meravigliava lei stessa della natura di André: un connubio di dolcezza e di forza, di devozione e durezza, e, d’altro canto, non le dispiaceva che lui, a volte, si mostrasse quasi violento durante i loro amplessi, infliggendole una sorta di punizione per averlo ridotto alla stregua di un traditore, lasciando che i suoi istinti prendessero il sopravvento e mostrassero la sua frustrazione.
André, da parte sua, aveva informato Oscar che sarebbe stato impegnato per parecchie sere alla settimana, ed essendo i rapporti tra i due amici piuttosto tesi, né l’uno né l’altra aveva pensato bene di fornire o chiedere ulteriori dettagli. Il cuore di Oscar si stringeva, ma lei voleva dimenticarsi di quei sentimenti: era forte, e non aveva il diritto di agire in conseguenza di sentimenti così vergognosi, quindi provò a persuadersi che, dopotutto, le ripetute assenze di André non sarebbero state che benefiche. Forse avrebbe dimenticato le sue folli idee?
Intenti ad evitarsi così bene entrambi, lei non si accorse che il giovane era divenuto meno dell’ombra di se stesso.
***
Rosalie era stata testimone di questo dramma. Scioccata, restava, comunque, l'unica persona che potesse ancora sostenere Oscar, data la sua obiettività e la sua innata bontà. Aveva infatti preso l’abitudine di rimpiazzare André al suo fianco, la sera, nelle discussioni e a cavallo. Le due ragazze erano, dunque, sedute su di un muretto nel cortile di Palazzo Jarjayes, e Rosalie stava descrivendo l’ultimo romanzo che aveva letto, spiegando ad Oscar che ciò non l’avrebbe di sicuro distratta dal proseguire i suoi studi: “Certo che ti credo, mia piccola Rosalie”- aveva risposto quest’ultima- “e sono anche sicura che tanto esercizio nella lettura non potrà che farti bene, però non condivido il tuo amore per queste storie sdolcinate all’acqua di rose”.
“Oh, Oscar!”- esclamò Rosalie fingendo di essersi offesa.- “Questi non sono romanzi all’acqua di rose. Alcuni sono basati su fatti storici molto celebri* ! Ma questo ha poca importanza, leggerò più storia, se questo può farvi piacere. Avete letto gli ultimi dispacci? André me ne ha dato una copia e…”
“Davvero? Non sapevo che André si tenesse tanto informato; suppongo si tratti delle ultime notizie dall’America?”
“Sì è così. André le colleziona religiosamente, non lo sapevate?”
“… André ed io, di solito, non parliamo di questo genere di cose…”
“Forse dovreste! Sembra molto malinconico in questi giorni, si comporta come se avesse perduto un amico. Voi non trovate?”
Oscar guardò Rosalie negli occhi. La ragazza non aveva abbassato lo sguardo.
“Oscar, penso che stia per succedere qualcosa di grave. Dovreste parlargli… prima che sia troppo tardi!”
“Mia povera Rosalie, qualcosa purtroppo è già accaduto… Rientriamo, comincio ad avere freddo, l’estate non è ancora arrivata!”
Rosalie troncò lì la conversazione e si diede a preparare della cioccolata per Oscar. Gliela aveva appena portata nella sala da pranzo dove Oscar si era seduta, quando questa, veloce come un fulmine, si alzò e si scagliò contro la tazza che andò ad infrangersi al suolo, in mille pezzi. Rosalie batté in ritirata, realmente spaventata. Che cos’era questa pazzia? Oscar la prese per i polsi e le disse, senza nemmeno guardarla: “Ormai, niente più cioccolato. Scusami, Rosalie, sinceramente. Mi perdoni?”
Ma la domanda rimase senza risposta poiché la ragazza, appena fu libera, si affrettò a rifugiarsi in camera, dove si accasciò sul letto, tremando e piangendo tutte le lacrime che aveva in corpo.
***
“Brillante, Oscar!”- si biasimò, sola nell’anticamera della sua stanza. Poche persone correvano il rischio di avvicinarla, dopo aver visto il suo umore delle ultime settimane, cosicché si trovava quasi sempre sola… e troppo tranquilla, e le mancavano il contatto, le discussioni, la presenza, l’amicizia, insomma, il calore di André. Possibile? Rosalie aveva dunque ragione, e lei aveva torto a ritenere che la tempesta fosse già passata e che, a mano a mano, tutto sarebbe ritornato al proprio posto?
E dov'era finito André? Dopo le loro ultime discussioni, lei non aveva osato domandarlo con precisione, ma moriva dalla voglia di saperlo.
“Mi manca”, e si mise a cercare se fosse nei paraggi.
Salendo i gradini a quattro a quattro, si ritrovò in un attimo di fronte alla porta della camera del giovane. Questa era semiaperta, cosa alquanto strana. Oscar non aveva notato l’assenza del cavallo di André, quando, prima, si era recata nelle scuderie con Rosalie, e ne aveva dedotto che il suo amico doveva essere rimasto al castello quella sera. Ma lui non aveva dato segni di vita. Immersa in questi pensieri, non poté impedirsi di ripensare all’avvertimento di Rosalie di poco prima: ”Prima che sia troppo tardi!” Che cosa aveva voluto dire? Era pur vero, però, che Rosalie, al contrario di lei, aveva passato molto tempo con André…
Rivolta verso l’apertura della porta, Oscar diede un’occhiata, senza il minimo rumore, all’interno della stanza. Non vi era niente fuori posto e, apparentemente, non vi era niente di strano… tuttavia… Lasciando che il suo sguardo raggiungesse la figura di André, seduto presso un piccolo tavolo tondo, rimase colpita dalla visione che le si offriva innanzi: il ragazzo, di un pallore quasi spettrale, aveva il viso tra le mani, ed era scosso da violenti singhiozzi che sembravano giungere direttamente dall’anima. Aveva sollevato la testa e fissava un calice di vino posto sul tavolinetto davanti a lui. Con un gesto tremante, prese la coppa e se l’accostò alle labbra.
Fu allora che Oscar comprese la situazione, scorgendo su di una mensola una strana piccola fiala dall’etichetta minacciosa.Come un lampo, afferrò il primo oggetto a portata di mano, un piatto lasciato sul comò, e lo scagliò in direzione di quella, dove si fracassò con un gran botto trascinando nella sua caduta anche il bicchiere di André. Questi sollevò la testa di scatto, stupito da quell’apparizione. Oscar però lo aveva già afferrato per il collo, e lo sollevò alla sua altezza con gli occhi piantati nei suoi: “Idiota, come puoi?”- gli urlò in faccia, furiosa per l’atto che aveva tentato di compiere- “ma non capisci che se muori, tua nonna ne morirà! Io non voglio avere niente a che fare con la morte della donna che mi ha allevato!”
André si era raddrizzato e una scintilla, di rabbia o forse di un sentimento che Oscar non aveva mai notato prima, si era accesa nel suo sguardo e lo consumava come una torcia. Lui le prese le mani, e l’attrasse più vicino a sé. Pietrificata, e come ipnotizzata da quella forza che aveva sperimentato, da quel profumo maschile e dalla scoperta che il sentimento che aveva appena scatenato in lui non era altro che desiderio, Oscar si ammutolì, non opponendo più alcuna resistenza: “Oscar, mia Oscar…quanto avrei voluto dirtelo… che tu sei la cosa più preziosa di tutto… Adesso,”-disse André con la voce resa rauca dalla passione- “che ormai niente ha più importanza, posso dirti che ti amo, e che tutto ciò che ho fatto, io l’ ho fatto per te. Se sapessi quanto il mio cuore ha sofferto… io volevo solo… volevo solo riposarmi… dormire, per non doverti tradire ancora. Io ti amo.”
E l’aveva baciata avidamente e con passione, e Oscar aveva visto gli ultimi sprazzi della sua sanità mentale infrangersi dinanzi ai suoi occhi. Allora lei gli mise le mani dietro il collo e si aggrappò disperatamente a lui, che ripeteva il suo nome ancora, e ancora.
Oscar poteva sentire contro di sé tutto il calore del suo corpo di uomo, la rigidità dei suoi muscoli e il suo desiderio, che premeva contro la sua anca. Le aveva cinto la vita con un braccio, stringendola per poterla tenere ancora più vicina, mentre un braccio si era insinuato fra loro e aveva iniziato a scoprirle il petto. Quando le sollevò la camicia per passare la sua mano sotto la stoffa, Oscar ebbe un lieve sussulto, ma lui era già andato troppo oltre, e la sensazione di quella pelle così delicata, sotto la sua mano così ruvida, lo fece quasi impazzire. Continuò a baciarla, e lei non protestò. Quando le sue dita raggiunsero la punta dei suoi seni, lei reclinò il capo all’indietro in un abbandono completo. Lui le carezzò il collo, ora esposto alla sua lingua, e cominciò a slacciarle i bottoni: egli voleva ammirare quel corpo magnifico, non solo possederlo. Quando la camicia le scivolò dalle spalle, Oscar staccò un braccio dai suoi capelli bruni, per posarlo sul proprio petto, in un gesto di pudore automatico. André, allora le prese la mano, se la portò alle labbra, e la rimise dietro la sua nuca. Infine la abbracciò completamente e poi la prese fra le braccia per compiere quei pochi passi che li separavano dal grande letto.
Mentre l'adagiava sulle coperte, egli versò ancora una lacrima, poi divorò Oscar con gli occhi. Per la prima volta,quest’ultima sembrava esprimere incertezza. Non per ciò che si apprestava a fare, ma perché avrebbe lasciato ad un altro il controllo della situazione. Questo colpì molto André, che le posò la testa fra i seni, con tutta la tenerezza di cui era capace. Fu lei allora che prese la sua camicia, tirandogliela per toglierla al più presto, e cominciò a slacciargli i pantaloni. Egli fu nudo davanti a lei, e ne sentì grande imbarazzo. Era un miracolo: aveva compiuto quello stesso gesto con la contessa, un atto che lui riteneva un ultimo stramaledetto lavoro al quale si era dovuto sottomettere due volte la settimana, e aveva pensato che il suo pudore, come la parola stessa di decenza, fosse stato annientato. Eppure il suo amore per Oscar gli permetteva di percepire l’imbarazzo come se fosse la prima volta, ed egli ne rimase turbato.
Anche lei lo guardava, un po’ impaurita e un po’ meravigliata dal desiderio che percepiva chiaramente, e dal fatto che anche lei condivideva questo sentimento così nuovo. André finì di spogliarla con esemplare dolcezza, e lei fu ben presto distesa sotto di lui, fissandolo intensamente, lui che esitava ancora a farla sua.
“Insegnami”- disse Oscar semplicemente.
André, allora, l’aveva penetrata con un movimento brusco, infrangendo il suggello della sua verginità, arrestandosi quando aveva notato i tratti del suo amore indurirsi per effetto del dolore; lei stessa, poi, cominciò a muoversi sotto di lui, invitandolo a seguire il suo ritmo. André era pieno di attenzioni e Oscar ormai matura per l’amore. Conobbero un’estasi al di là di ogni immaginazione per entrambi, e quando ritornarono sulla terra, più niente avrebbe potuto opporsi a loro.
***
Avevano parlato come parlano gli innamorati. Oscar aveva perdonato, e André aveva promesso di porre fine a quei maneggi: dopo tutto, non c’era più motivo di nascondere ad Oscar i suoi veri sentimenti; il piano della contessa stava fallendo, e i due amanti sorridevano l’uno fra le braccia dell’altro. Avrebbero pensato alla loro situazione quando tutto si fosse chiarito. Era la fine di un temporale e Oscar, scendendo dal letto per prima, benedisse anche il dolore che le ricordava di essere una donna. Dopo una veloce toilette, più che necessaria viste le macchie e il sangue che le era colato lungo le gambe, si rivestì in fretta e si avvicinò al letto, dove André era ancora sdraiato, lo sguardo perso nel vuoto, sorridente, pensando alla loro gioia, e gli piantò un bacio sulle labbra, prima di annunciare che sarebbe andata di sotto a prepararsi un cioccolato. Guardò ancora André un’ultima volta. Finalmente sereno, era bello, e saperlo suo, le riempì il cuore di gioia. Richiuse la porta dietro di sé.
***
Avevano trascorso la notte a rubare momenti di piacere. Il mattino giunse presto e, per André che si risvegliava accanto a quella Venere bionda, significava rinascere.
“Non credo di essere mai stato così felice!”
“Io non credo che avrei mai potuto immaginare di poter essere così felice!”- sussurrò Oscar, la testa abbandonata contro il petto di André.
Si prepararono in fretta, prima che qualcuno potesse sorprenderli. Avrebbero dovuto trovare quanto prima una soluzione, ma al momento la sola cosa che Oscar desiderava fare era di annunciare personalmente a M.me de Roussel che il suo piano era fallito… o, meglio, aveva addirittura sortito l’effetto opposto: Oscar era felice. Si chiedeva in che maniera la contessa avrebbe sputato il suo veleno a quella notizia. Ne parlò ad André quando si ritrovarono in cucina.
“No, Oscar non sono d’accordo a lasciarti andare nella tana del lupo. Chi può sapere che cosa quella donna diabolica potrebbe ancora inventarsi?”
“Ma bisogna che questa storia finisca, ed intendo occuparmene immediatamente. E non voglio nemmeno che tu venga con me”- ordinò Oscar con voce risoluta.-“Non voglio che tu riveda quella donna. Ti ha già fatto abbastanza male. Non avere paura; non potrà intimidirmi. Niente potrebbe farlo quando so che tu mi ami e mi sostieni.”
Diede allora un’occhiata in giro e, non vedendo nessuno nei paraggi, si slanciò verso André e lo baciò sulle labbra con ardore.
“André, sei proprio una mamma chioccia!”
Questo lo fece sorridere: “Solamente con te!”
“Va bene, tu resta qui. Aiuta piuttosto Rosalie a finire i suoi capitoli di storia. Io ritornerò presto!”
Aveva posato una mano sul proprio petto, poi su quello del giovane, sorridendo estasiata.
“Sei bella!”
“Questo sarà bene ripetermelo stasera…”
Oscar prese il fodero con la spada che aveva lasciato sulla sedia per fare colazione, se lo sistemò in vita, e uscì dalla stanza. Qualche minuto più tardi, galoppava verso Versailles.
***
La contessa non si aspettava certo una visita di quel genere di prima mattina. Quando vide la faccia, troppo felice, di Oscar, comprese che tutto era perduto. Rimase tuttavia impassibile, anche quando la ragazza la minacciò di rendere pubblici i suoi intrighi e le intimò di non avvicinarsi più ad André.
Oscar era troppo felice per poter compiere un qualsiasi gesto che avrebbe potuto rimpiangere, per cui la contessa si ritrovò sana e salva, ma vinta, nella sua stanza.
“Quella piccola sgualdrina! Come ha osato?”- si mise ad urlare, fracassando ogni oggetto che si trovava a portata di mano,- “Non ho mai subito una simile umiliazione! Ma non lo avrà, lui è mio! André è mio e, se io non potrò averlo, allora non lo avrà nessuno!”
Allora un’idea diabolica cominciò a farsi largo nella sua testa. Ebbra per la rivelazione del suo amore per il giovane, che si concludeva anche nella più cocente sconfitta della sua vita, prese ad architettare un piano. Ben presto ritrovò la calma e si mise all’opera…
***
Oscar si apprestava a rientrare a palazzo Jarjayes dopo una breve, ma molto soddisfacente giornata. Si dirigeva verso le scuderie Nord dove si trovava il suo fedele destriero, quando sentì un rumore di zoccoli che si avvicinavano rapidamente. Dal suono riconobbe il cavallo di André nel cortile, e si girò automaticamente per accoglierlo.
Ma non era André che stava scendendo con difficoltà dal cavallo. Era una Rosalie rossa in volto, gli occhi pieni di lacrime e che gridava: “Oscar, bisogna che torniate immediatamente a palazzo! Hanno arrestato André! M.me de Roussel ha dichiarato di essere stata violentata! Vi supplico, Oscar, venite! Lo condanneranno a morte!”
(*) giusto nel caso non abbiate notato l’allusione… desolata, ma non ho potuto impedirmelo!
Continua...
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Traduzione: Annarita Giannelli Mail to annyg@libero.it