Pazienza

Capitolo Quarto

 

Traduzione: Annarita Giannelli, Revisione: Laura Luzi

 

Warning!!! The author is aware and has agreed to this translated fanfic being posted on this site. So, before downloading this file, remember public use or posting it on other's sites is not allowed, least of all without permission! Just think of the hard work authors and webmasters do, and, please, for common courtesy and respect towards them, remember not to steal from them.

L'autore è consapevole ed ha acconsentito a che la propria fanfic tradotta fosse pubb    licata su questo sito. Dunque, prima di scaricare questi file, ricordate che non è consentito né il loro uso pubblico, né pubblicarli su di un altro sito, tanto più senza permesso! Pensate al lavoro che gli autori ed i webmaster fanno e, quindi, per cortesia e rispetto verso di loro, non rubate.

 

Note: vedere al capitolo I

L'homme est un apprenti, la douler est son maitre

et nul ne se connait tant qu’il n’a pas souffert”

Alfred de Musset- La nuit de Mai

 

André doveva già aver preso in consegna il vino, quando Oscar rientrò finalmente a palazzo Jarjayes a fine serata. Fu accolta da una Rosalie dall’aria molto agitata. Quest’ultima scese in tutta fretta le scale esclamando: “Oscar, bisogna che vi dica…”

“Allora, calmati Rosalie”,- disse Oscar, estenuata dopo una giornata tanto lunga. - “Che cosa è successo? Va tutto bene? Ci sono dei problemi al castello?”

“No, no, Oscar non datevi pensiero, qui va tutto bene, ma ho saputo questo pomeriggio che avete a che fare con la Contessa de Roussel molto da vicino, e così volevo informarvi! Mi hanno raccontato cose spaventose su questa signora", disse Rosalie, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.

Oscar posò una mano, che voleva essere di conforto, sulle spalle della ragazza, che sollevò la testa per guardarla negli occhi: “Oscar, questa M.me de Roussel è un mostro e ho paura che abbia deciso di prendersela con voi!”

“-… prendersela con me?”- disse Oscar in tono incredulo -“ e come conterebbe di farlo?”

Non appena, però, ebbe pronunciato quelle parole, l’atroce comprensione della situazione, le bloccò il respiro come se avesse ricevuto un pugno in pieno petto.

“- André," – esclamò con occhi allarmati- "aveva ragione! Rosalie devi raccontarmi esattamente che cosa sai!”

E quasi strattonò la ragazza. Che le fece un racconto dettagliato del suo incontro con l’anziana marchesa, e Oscar impallidì.

“Come? Avete lasciato André nelle mani di quella donna? Oh, scusatemi, Oscar, ma voi dovete fare qualcosa, non c’è modo di correre a Versailles per fermarlo? Forse non è troppo tardi!”

“Purtroppo, questa visita è un ordine di Sua Maestà, ed io non lo posso fermare.”

“Ma potete recarvi voi dalla Contessa con la scusa di verificare se l’affare è andato a buon fine?”

“Ho mentito dicendo che avevo altre cose da fare, per non assistere al ballo di stasera, e, in più, sono sicura che André non si lascerà beffare da un’intrigante…Sì, ne sono sicura!”

Ma sapeva bene di aver detto così solo per rassicurare se stessa. Era troppo tardi e lei, forse, sarebbe stata lo strumento della rovina del suo amico. Restò lì impietrita, sotto lo sguardo tra lo sbalordito ed il preoccupato di Rosalie, con le immagini di tutta la loro infanzia che danzavano nella sua testa. André l’aveva sempre protetta, ed era così che lo ripagava.

Finalmente, tornò a guardare la ragazza: “La sola cosa che mi resta da fare, al momento, è aspettarlo. Va' a dormire, Rosalie, una ragazza non dovrebbe fare quest’ora”,- l’ammonì gentilmente, ma il timbro della sua voce era triste.

“Va bene, cercherò di dormire. Buona notte, Oscar!”

“Buona notte, Rosalie.”

La giovane scomparve per le scale, senza un rumore.

Oscar decise di mettersi ad aspettare nel salone piccolo e si sedette dunque con un buon libro, davanti al camino. Però non riusciva a concentrarsi sulla lettura e chiuse il libro con un colpo secco, finì in un sorso il vino che aveva gustato appena, e salì le scale. Mentre stava per entrare in camera sua, proseguì fino in camera di André, e aprì la porta.

La camera era un po’ più piccola della sua, e al centro troneggiava un identico letto imponente. La differenza principale stava nel mobilio più modesto. André, evidentemente, non aveva bisogno di un pettinatoio, né di tanto spazio per il suo guardaroba, che era piuttosto limitato.

Oscar si sedette sul letto, osservando attorno a lei ciò che era esclusivamente di André. La stessa essenza della camera sembrava maschile, e Oscar rifletté di non averlo mai notato prima. C’erano molti libri e anche qualche archivio. “Guarda, guarda, André, le tue informazioni su Versailles verrebbero addirittura dalla dura ricerca oltre che dai tuoi onnipresenti contatti?" L’idea la fece sorridere. Poi notò un’anta dell’armadio semiaperta. "E brava Oscar, lo sai che la curiosità è un difetto così volgare!” Tuttavia, non lo era così tanto. Infatti aveva intravisto una stoffa a lei familiare, dal colore molto particolare, e questo, per una ragione o per l’altra, attirò così tanto la sua attenzione, che si alzò dal letto e spalancò l’armadio. Era proprio quello che pensava: il colore che aveva riconosciuto era il verde bottiglia di una delle sue camicie, un capo che non poteva aver niente a che fare con ciò che André portava d’abitudine, né tantomeno andargli, visto che la sua larghezza di spalle aveva oltrepassato la sua già da parecchi anni.

“Ah”- pensò- “una delle cameriere avrà fatto confusione. Devo ricordarmi di riprendermela.” E tornò ad appostarsi sul letto.

***

Oscar non sapeva quanto tempo avesse dormito, finché non sentì il rumore di una maniglia, e si svegliò di soprassalto. Vedendo i primi raggi del sole, che filtravano dalle finestre, si rese conto di aver dormito fino al mattino.

La stanza era ancora in ombra, ma riuscì a distinguere molto bene la figura che stava entrando. André aveva l’aria prostrata di chi ha pianto troppo, i capelli in disordine e i vestiti sgualciti. Andò lentamente verso il centro della stanza e alla fine il suo sguardo si posò sulla figura distesa sul suo letto, che lo spiava con aria interrogativa.

“Oscar?”- disse con voce meravigliata.

“Rientri a quest’ora?”- disse lei con un tono che voleva essere normale, ma che suonò come un’accusa.

“Oh, non ti preoccupare, il documento è sul tuo tavolo al piano di sotto”- continuò André, che non ne poteva più, e non sapeva come comportarsi.

“Bene, molto bene, vedo che non t’importa affatto di coloro che sono stati in pena per te questa sera… Rosalie era in uno stato…”

Perché? Perché si comportava in quel modo? Nemmeno lei poteva spiegarselo, se non che il vedere, e il sapere, che André tornava dal letto di un’altra donna, le stringeva il cuore e la rendeva furiosa. Era stata lei a metterlo in quella situazione, e lui aveva il viso delle persone che imparano a vivere assieme al tradimento. Allora perché queste malignità? Possibile che fosse gelosa? Certamente! André era il suo miglior amico fin dalla primissima infanzia, e lei non vedeva di buon occhio la prima intrigante che veniva a dividerli. Fu anche per questa ragione che continuò in quella direzione irrazionale: “Quello che fai, come mi avevi così brillantemente dimostrato qualche giorno fa, m’importa poco, ma mi meraviglio che tu non ti sia fatto nessuno scrupolo durante una missione ufficiale e non abbia pensato alle ripercussioni. Mi è indifferente quello che fai di te stesso, ma non sopporterei che tu macchiassi il nome della mia famiglia mentre sei in servizio legandolo a quello di questa parvenue!”- esclamò Oscar, come una furia, mettendosi a sedere.

E  siccome André non le rispondeva, si alzò per andargli incontro.

“Oscar”- disse infine lui, con una voce atona e monocorde -“ho fatto solo ciò che tu mi avevi chiesto. Io sapevo…“

“… tu sapevi?”- ripeté la ragazza, ormai a un passo da lui, con aria minacciosa.

“Ero quasi sicuro di sapere cosa M.me de Roussel si aspettasse…”

Il pugnò di Oscar colpì il volto di André. Lui non si mosse, ma si strofinò duramente la guancia. Oscar gli voltò subito le spalle, e lui, pur non potendo vedere la sua collera, riusciva a sentirla, tanto i sentimenti della giovane erano visibili.

“Ti assicuro, Oscar…”- cominciò cercando di blandirla.

La sua tattica però non dovette funzionare, poiché questa si voltò, veloce come un lampo, per spingerlo contro il muro e gridargli: “Tu lo sapevi, e non mi hai detto niente, immagino che lei non ti debba dispiacere, e adesso ti prendi pure gioco di me!”

“Basta!”- André aveva urlato anche lui, vinto dalla rabbia,- “Non puoi parlare così, Oscar! Quando la sola ragione per cui ho accettato di perdere il mio onore è stata per aiutarti! Io mi rifiuto di credere che tu non abbia avuto nessun dubbio su quello che la Contessa voleva, e tu, nonostante tutto, hai deciso di mandarmici, perché il denaro è più importante della mia integrità!”

Lei gli diede uno schiaffo violento. “Fermarmi? Sei tu che dovresti fermarti! Come hai potuto pensare che io potessi accettare una cosa simile! Tu non sai quanto mi costi vederti rientrare al mattino sentendoti addosso il profumo di un’altra!”

E André si era a sua volta avvicinato, lei era indietreggiata, e questa volta fu lei a ritrovarsi con le spalle al muro. André la costrinse a guardarlo negli occhi, e forse sarebbe riuscito anche a farla ragionare, se non fosse stato preso da una nausea che lo costrinse a correre nella piccola stanza che usava di solito per lavarsi.

Quando Oscar sentì i conati di vomito, riuscì finalmente a muoversi, tremante, e a lasciare che lacrime amare cadessero.

“Non ce l’ho con te” – disse con un tono monocorde -“sistemeremo i problemi che la pubblicità di questa storia potrebbe generare quando si presenteranno”.

Quando André si sollevò dal secchio davanti al quale si era inginocchiato, non sentì che il rumore della porta, e poi passi rapidi che si allontanavano. Rientrò in camera e cadde in ginocchio, sfinito, in lacrime, tempestando di pugni il pavimento, contro quella sorte ingiusta. Si sentiva sporco e Oscar aveva ragione, adesso, lui ERA sporco e non più degno di lei. Nemmeno più degno, forse, della sua amicizia. La sua disperazione lo aveva schiacciato, e così rimase quasi un’ora, il viso contro il pavimento, mentre le lacrime gli solcavano le guance, ripetendo, con un filo di voce, la stessa litania: “ Oscar, Oscar, Oscar…”

***

Oscar era folle di rabbia. Folle contro André per una ragione che non poteva neanche immaginare, e folle contro se stessa. Stando così le cose, preferì andare a Versailles prima del previsto. Forse la cavalcata l’avrebbe calmata un po’.

Quando arrivò, parlò per qualche minuto con Girodelle, che la trovò agitata e molto pallida, ma non notò l’assenza di André, al quale, del resto, non aveva mai prestato molta attenzione. Alla fine Oscar cominciò a rilassarsi, portando a termine tutte le questioni che si era ripromessa di sistemare quando avesse avuto più tempo, e di cui si rallegrava in quanto la tenevano occupata.

Stava per dare un ordine ad una giovane recluta del suo reggimento, quando si trovò faccia a faccia con la contessa de Roussel. Ordinò subito al giovane di allontanarsi, e un lampo di odio le illuminò lo sguardo. Appena la Contessa fu più vicina, Oscar sguainò la spada e gliela puntò contro la gola. Ma la Contessa si limitò ad osservare la lama, poi si rivolse verso Oscar, con un’aria quasi divertita e, certamente, meno che mai impaurita.

“Suvvia, mia cara Oscar, voi non fareste certo del male alla persona che può salvare le casse del Regno, almeno non prima che il denaro sia passato di mano. E non guardatemi in quel modo; rifiuto di pensare che voi ignoraste ciò che mi aspettavo dal vostro caro André. Del resto siete stata voi a farlo venire da me. Almeno io sono meno ipocrita di voi con me stessa: se voglio qualcosa che mi piace, io non esito a prendermela… Oh, che faccia! Dunque, veramente non lo sapete? La notte scorsa, quando André era tra le mie braccia, era voi che stringeva, ed è stato il vostro nome che ha gridato nel momento dell’estasi, dentro il mio letto! Un uomo così seducente… e senza nessuna esperienza, ma talmente innamorato di voi! Avrebbe potuto aspettare un secolo. Vedete, io vi ho rubato qualcosa, e voi non l’avevate nemmeno sospettato! “

Oscar rimase immobile, stupefatta. La Contessa ne approfittò per spostare la lama, che cadde a terra senza che Oscar facesse un solo movimento per impedirlo. Osservando il dolore del Colonnello, la Contessa fece un piccolo sorriso e proseguì il suo cammino.

Oscar rimase smarrita, così, per parecchi minuti. Il suo mondo stava per crollare. André, il suo dolce André, colui che le aveva da poco confessato di aver custodito in segreto un amore appassionato per degli anni, quest’uomo che le aveva a più riprese salvato la vita, l’uomo, infine, che aveva sempre saputo ascoltarla e condividere i suoi momenti di gioia e di dolore, ebbene, quest’uomo si era umiliato per lei, poiché era lei quell’amore che lui doveva nascondere, e lei stava per perdere questo amore, strappatole come fosse stato il suo stesso cuore, a causa di questa donna diabolica.

Si sentiva svuotata. Si sentiva gelata. Sentiva il disgusto invaderla, e corse fino al castello per soffocare la sua rabbia. Trovando una stanzetta vuota, si sentì vacillare e scoppiò finalmente in lacrime. Non quelle lacrime sintomo di un dolore malinconico, bensì un fiume di lacrime brucianti e terribili, che le diedero quasi l’impressione che la sua stessa anima le sfuggisse via, avvolta tra quei flutti che non accennavano a placarsi.

***

Non si fece viva per la maggior parte del pomeriggio, sostenendo di avere un altro lavoro da completare. Solo Girodelle si era mostrato preoccupato per il suo stato, avendola vista comportarsi in un modo ben poco ordinario, ma Oscar spedì il giovane a preparare le truppe per la rivista dell’indomani, ed egli non ebbe più occasione di porle domande imbarazzanti.

André ritornò ai suoi compiti all’inizio del pomeriggio. Il giovane non le disse una parola ed evitò accuratamente di incrociare il suo sguardo, che percepiva carico di tristezza, paradossalmente rammaricandosi di essere la ragione di quella pena. Entrambi passarono dunque la maggior parte della giornata ad evitarsi; Oscar, infatti, non riusciva ancora ad accettare tutto ciò che le era stato rivelato, e inoltre non voleva farlo soffrire ulteriormente svelandogli di essere venuta a conoscenza della sua passione. Il suo amore sarebbe comunque sopravissuto a quella notte atroce? No, non vi era modo di affrontare l’argomento, e non sarebbe stato neanche il caso, così Oscar non gli disse niente.

Forse dovresti dimenticare il tuo amore per me, André , non vedi che ti procuro solo dolore “. Si sorprese a pensare.

Finalmente, quando giunse la sera, si ritrovarono tutti e due nella stanza dove Oscar aveva versato tutte le sue lacrime, André intento a cercare una coppa sistemata in una vetrinetta, e Oscar a leggere un dispaccio, seduta al piccolo lussuoso scrittoio che costituiva la maggior parte del mobilio di quella modesta stanzetta.

Fu Oscar a rompere il silenzio: “André”- disse con voce dolce, ma carica di convinzione-“Mi devi credere: io non sapevo quello che la Contessa tramava finché non è stato troppo tardi. Mi devi credere!”

“Ti credo, Oscar”- rispose lui lanciandole il suo primo sguardo franco, privo di vergogna ma non di dolore.

“Dovresti riposare. Resta a casa, domani. Penso che ti sentiresti meglio se non stessi continuamente a Versailles”.

“E’ molto gentile da parte tua, ma non posso abbandonarti!”

“Come?”- disse lei con una voce falsamente sdegnata,-“ dopo tutti questi anni, tu dubiti ancora del fatto che io mi sappia difendere da sola!”

E lei aveva fatto finta di colpirlo, lui aveva schivato il colpo e per la prima volta dopo tanto tempo, avevano riso insieme, e Oscar aveva cominciato a scoprire il reale posto che occupava nel suo cuore il suo amico.

Avevano scherzato ancora per qualche minuto, poi Oscar aveva infilato il dispaccio in mezzo agli altri documenti e aveva chiuso il secretaire. André, dal canto suo, ancora non era riuscito a recuperare l’imponente oggetto dalla vetrina, cosa che aveva fatto sorridere Oscar che era uscita dalla stanza con queste parole: “Bene, credo che dovrò andare io stessa a preparare i cavalli per il nostro ritorno, tu non ne avrai il tempo! Credo che meritiamo entrambi di staccare un po’ prima del previsto!”

Il tono era caldo e gioviale, e si era diretta con un passo allegro verso le scuderie, senza accorgersi di una figura femminile che si era insinuata dietro ad una porta ed era entrata nella stessa stanza che lei aveva appena lasciato e in cui si trovava ancora André.

 

 

Continua...

mail to: amarisee@yahoo.co.uk

Traduzione: Annarita Giannelli Mail to annyg@libero.it

 

Back to the Mainpage

Back to the Fanfic's Mainpage