Pazienza

Capitolo Terzo

 

Traduzione: Annarita Giannelli, Revisione: Laura Luzi

 

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Note: vedere capitolo I

 

Quando si allontanarono, i due amici si scambiarono uno sguardo carico di interrogativi.

“Non so cosa ne pensi tu, ma malgrado tutte le sue buone intenzioni, questa Contessa de Roussel non mi piace per niente. Non so ancora perché e forse è ingiustificato essere in pensiero per Maria Antonietta, ma non mi ispira affatto fiducia”, disse Oscar, l'aria inquieta.

“Confesso che mi ha un po’ spaventato e, in realtà, non posso dire esattamente ciò che mi preoccupa, ma sono del tuo stesso avviso: non si può fare affidamento su quella donna. E, poi, cosa si sa di lei? Di solito sono abbastanza ben informato sugli affari di Corte, ma, stavolta, non ho potuto conoscere che pochi fatti, tra l’altro tutti a favore della Contessa; tuttavia penso che ci nasconda qualcosa. Rosalie ci potrebbe essere d’aiuto in questo senso. Dovrebbe pranzare con M.me de Rempoix oggi, e la cara Marchesa è molto ghiotta di pettegolezzi piccanti!”

“Le tue risorse non cesseranno mai di stupirmi, mio caro André”, disse Oscar con voce serena, per la prima volta dopo l’incontro con la Regina e la misteriosa Contessa, “tuttavia, non sono del tutto sicura di voler coinvolgere Rosalie in questi intrighi. E’ ancora così ingenua…”

“Non è stata una mia idea, ma la marchesa l’ha presa così in simpatia che Rosalie ha deciso di approfittare dell’occasione. Se lo desideri l’accompagnerò!” dichiarò vivacemente André, che ripensò allora al comportamento strano della ragazza il giorno precedente.

“No, sono sicura che Rosalie possa tranquillamente gestire un pranzo, e non voglio che si senta spiata ogni minuto. In più, non credo proprio che la vecchia M.me de Rempoix sia in qualche modo pericolosa, anche per una ragazza così fragile!”, riprese Oscar con vivacità. “No, André, tu, questo pomeriggio, mi aiuterai ad organizzare questi documenti di vendita. Più in fretta l’affare sarà condotto, più velocemente saprò di che cosa si tratta esattamente.”

“Molto bene, potremmo cominciare dal Tesoro, dovrebbe esserci un titolo e un inventario delle proprietà della Corona.”

E, così, si diressero verso l’ala ovest della Reggia per domandare un’udienza presso il Tesoriere del Re.

***

Rosalie si era alzata di umore inquieto, cosa che non era da lei. E fu sollevata di non vedere né Oscar né André a palazzo Jarjayes. Fece una rapida toilette e cominciò a vestirsi quando la nonna, com’era sua abitudine, venne a portarle del the al latte ben caldo con del pane alle mandorle, una colazione abbondante che deliziava sempre la ragazza, abituata al vecchio caffè e al pane duro.

“Nonna!”, esclamò, “devo andare dalla marchesa de Rempoix prima di mezzogiorno…”

“Lo so, bambina”, rispose la vecchia, amabile, signora. “Una carrozza è stata messa a tua disposizione, in modo da non rovinare il tuo bel vestito. E’ nuovo, no?”

La ragazza arrossì al pensiero delle belle cose che avrebbe posseduto d’ora innanzi, l'una più sontuosa dell'altra.

“Behne, mi servirà un po’ d’aiuto per indossarlo, pensi che…”

“Ma naturalmente, piccola mia. E’ un vestito magnifico!”, osservò mentre sollevava il vestito fucsia,” sembrerai una preziosa pervinca! Se solamente la mia piccola Oscar facesse lo stesso, sareste uno spettacolo meraviglioso a Corte!”"

“…Eh, sì. E’ veramente splendido… D’altra parte, già solo per metterlo devo soffrire in questa specie di gabbia…”, disse indicando il corsetto che stava provando ad allacciare.

“Aspetta, lascia fare a me!”

E la nonna s’impadronì dei lacci e li strinse così forte che a Rosalie mancò quasi il fiato. Acciuffò poi la stoffa, che sistemò con mano esperta, prima di presentare alla ragazza stupefatta dei nuovi sottogonna che le fece infilare, e infine l'immensa gonna e la accomodò finché non ottenne l’effetto desiderato.

“Ecco!”, disse la nonna con voce soddisfatta. “Questo abito ti rende incantevole! Finisci il tuo the. Così potrai completare i tuoi studi. Ho chiesto al cocchiere di indicarti l’ora della partenza.”

E la vecchia donna, ancora molto energica, chiuse la porta dietro di sé come un uragano si allontana dalla costa.

“Bene”, pensò Rosalie che non poté reprimere un sorriso, “ecco chi potrebbe spiegare molte cose sul temperamento di Oscar, dato che è lei che l’ha allevata…”

Dimenticando il the, andò a sedersi davanti al suo pettinatoio e iniziò a incipriarsi e a sistemarsi l’acconciatura. Questo pranzo sarebbe stato, dopotutto, una delle sue prime uscite da sola, e, da parte sua, intendeva utilizzare al meglio tutte le chances per piacere alla Marchesa che l’aveva così gentilmente invitata.

Alle undici, un maggiordomo venne a cercarla nel salone, dove era sprofondata nella lettura, e lei salì sulla grande carrozza con un po’ di esitazione, ma anche con molta eccitazione.

“Oscar mi ha ben preparato per questi incontri sociali, ed io non sono una stupida. Calmati Rosalie, andrà tutto bene…”, continuava a ripetersi.

La sua apprensione fu di breve durata. Dopo essere stata introdotta nella dimora della famiglia de Rempoix, fu invitata ad una colazione molto intima sull’erba con la sola Marchesa. Questa, d’altronde, non faceva complimenti, e Rosalie si domandò se fosse questa una delle ragioni per le quali amava tanto questa signora di età matura.

“Rosalie, bambina mia, sedetevi pure dove volete, vi ringrazio di condividere la vostra giovinezza con una persona come me che ormai può solo ammirarla da lontano. Ecco… Molto bene. Vedrete, in questi panieri ci sono tutte quelle delicatezze che potete solo sognare. Mi dispiace molto, ma a me piace mangiare presto. Faccio anche un breve sonno all’inizio del pomeriggio.”

“… oh bene. Vi ringrazio molto, madame, è un onore condividere la vostra compagnia.”

“Bene, e adesso, basta con i convenevoli. Assaggiate questo delizioso paté d’oca, mentre mi raccontate le ultime novità. Ma ditemi, allora, mia cara, come occupate le vostre giornate. Restate nelle proprietà dei Jarjayes ? Io ho molta ammirazione per il colonnello, lo sapete…”

E fu così che Rosalie si lanciò in una descrizione dell’onestà e della gentilezza sconfinata di Oscar. La Marchesa ascoltava, affascinata dalla convinzione di quell’essere così giovane, e l’apprezzava ancora di più. Lei non aveva mai amato troppo la vita a Corte, con i suoi intrighi, e Rosalie le ricordava i tempi in cui, alla sua stessa età , lei teneva lo stesso atteggiamento di onestà verso e contro tutto.

“Ma che ragazza deliziosa!”, pensò, e questo la riconciliò un po’ con la natura umana.

“… ed è così”, stava dicendo in quel momento Rosalie, “che il colonnello ha conosciuto M.me de Roussel. Personalmente non trovo niente di sconveniente in questa gentildonna che, si dice, sia molto bella e non sembra volersi approfittare della bontà della nostra Regina !”

“M.me de Roussel avete detto? Piccola nobiltà del Nord?”, la Marchesa sembrava stupefatta.

“Sì, infatti. Cosa c’è? Siete diventata pallida!”

La marchesa effettivamente, sembrava molto inquieta e aveva fermato a mezz’aria il braccio, mentre stava per ghermire un biscotto dorato.

“Piccola mia, consiglio, a voi e ai vostri amici, di tenervi alla larga da quella donna. E’ pericolosa. Si dice che non si fermi davanti a niente pur di ottenere ciò che desidera; si dice, inoltre, che collezioni amanti di qualunque classe sociale, tra l'altro: ma questi finiscono tutti per scomparire, di modo che, a oggi, nessuno può provare niente e, del resto, nessuno osa proferire parola davanti a una tale efficacia. Non è nient’altro che un’intrigante dai costumi dissoluti!”, esclamò l’anziana nobildonna con una punta di collera e di orgoglio.

“…dai…costumi dissoluti?”

“Sì piccola mia, m.me de Roussel adora distruggere le persone. Gli animi più nobili e più belli. Vi consiglierei di informare immediatamente i vostri amici. Deve essere esacerbata da un matrimonio che non la soddisfa affatto, e sembra trarre un piacere malsano dalle sue torture. Credetemi, starete molto meglio lontano da lei”

Rosalie rovesciò il suo bicchiere, stupita, la sua bocca aperta in un grande ”O” di stupore e di terrore, davanti al potenziale pericolo che correvano i suoi amici. Porse le sue scuse alla Marchesa, che la ringraziò con trasporto e la pregò, una volta ancora, di evitare la venale Contessa.

 

***

Alla Tesoreria gli affari di Oscar furono più facili di quanto avesse immaginato, in quanto il Tesoriere era già stato espressamente informato da Sua Maestà e aveva preparato tutti i documenti. Questi dovevano essere solo firmati dalla Contessa, e la scambio si sarebbe effettuato quando questa avesse approntato il capitale necessario.

Si affrettò a recuperare i documenti e si diresse, di nuovo, al piccolo salone dove sperava che la Regina e la Contessa si sarebbero trattenute ancora, André che la seguiva. Vi trovarono solo la Contessa che contemplava una tela che occupava tutto il muro e che, illuminata dalle grandi vetrate, scintillava alla luce.

“Colonnello Jarjayes, che piacevole sorpresa!” - esclamò quella con un grande sorriso sulle labbra -“venite ad informarmi dei miei affari, suppongo. Come siete stata veloce. Ho fatto bene a mettermi nelle vostre mani!”

Oscar serrò i denti, e si guardò intorno. A parte qualche gentiluomo e qualche dama indaffarati a giocare a carte, non c’era gente e la Regina non era attesa.

“Sua Maestà ha dovuto assentarsi per gli affari del Regno. Ne soffrirei se lei li trascurasse per colpa mia, tant’è che le ho imposto di presiedere alle sue udienze al più presto!”- riprese lei con uno sguardo ironico.

“Questa donna Colonnello è veramente devota alla regina. E’ ammirabile. Bene, si vedrà!”, si disse, e il pensiero le accese un bagliore negli occhi.

“Molto bene Madame, questo vi fa onore”- disse Oscar, più freddamente di quanto non avesse voluto, ma quella donna faceva scattare in lei un astio che a malapena riusciva a contenere.

“Ecco dunque il vostro affascinante attendente, André, vero?”- disse la Contessa girandosi verso di lui al fianco di Oscar -“Si vede subito che vi è devoto! Molto bene vado a firmare le carte necessarie, ma ho bisogno di accludervi un decreto che si trova nei miei appartamenti, e non mi ci troverò prima di sera: ho promesso di suonare per la Regina al suo ritorno, e non dovrebbe tardare. Vi sarebbe possibile venirlo a prendere verso le otto? Capisco bene che abbiate altre cose da fare, e che il vostro compito dovrebbe essere già finito, ma forse il vostro devoto servitore sarebbe così gentile da portarmi una bottiglia che ho ordinato, e che sarà pronta verso quell’ora, in modo da assicurare la firma e la restituzione in buone mani. Vi do subito tutti i dettagli…”

Se Oscar ne fu solo stupita, fu André ad esserne sconvolto. Gettò un’occhiata disperata verso Oscar, ma questa sembrava stesse conducendo una battaglia interiore con la rabbia che cominciava a soffocarla. Fedele a se stessa, si sforzò di non far trapelare nulla e decise che, tutto sommato, questa sarebbe stata la migliore conclusione.

“Molto bene, potete fare affidamento su André come su me stessa. André segui le istruzioni della Contessa, io vado ad occuparmi di una cosa che mi impegna altrove”,- gli intimò con un tono glaciale.

André la osservò, meravigliato, salutare prima di allontanarsi a grandi passi.

""Il Colonnello è in difficoltà in mia presenza?”- s’informò la Contessa, con un tono mellifluo, guardando André dritto negli occhi.

“No, penso che abbia veramente altre cose che la preoccupano forse di più della vendita di un castello, altrettanto importanti per lei… (realizzò il suo errore vedendo il piccolo sorrisetto sardonico della contessa)… cioè, voglio dire, il vostro acquisto è della massima importanza, ma…”- balbettò ancora.

La contessa rise di gusto :“- Come siete amabile, André. Vedo che le siete molto attaccato! Non vi preoccupate, comprendo benissimo che uno scambio di contratti, non sia per niente interessante per un ufficiale così abile! Bene, torniamo ai nostri affari. Lasciate che vi dia i particolari delle cantine dove troverete il vino. Se ne dice un gran bene, ed io amo i piaceri del palato. A dire la verità, io amo il piacere… e voi André? Qual è il vostro piacere?”

André arrossì furiosamente dalla testa ai piedi e il sudore cominciò ad imperlargli la fronte. Non soltanto non trovava la figura di M.me de Roussel molto attraente, ma la sua sensazione di paura si era all’istante concretizzata: ora sapeva a quale gioco lei stava giocando. Non rispose, ma non volle nemmeno sembrare scortese. Desiderava solo porre fine a quella piccola discussione, poi parlare con Oscar per prendere altri accordi per quella sera.

“Io… io sarei più interessato a sapere dove le Loro Maestà vi hanno alloggiato, in modo da poter regolare quest’affare al più presto. Nell’interesse dello Stato, penso che voi comprendiate…”

“- Certo, André, comprendo fin troppo bene …”

Ma non fece più altre osservazioni, e, dopo qualche minuto, André emerse dal salone più scosso che se fosse andato in battaglia.

Trovò Oscar a parlottare con Girodelle. Benché non apprezzasse particolarmente il giovane aristocratico, fu quasi con piacere che lo vide. Dopo l’incontro con la contessa, anche i commenti scortesi di un nobile su di lui, gli sembravano invitanti.

Oscar si allontanò dal giovane ufficiale appena notò l’aria agitata del suo amico, e gli si parò davanti: ”Allora, André, sarà tutto pronto per stasera?”

“E’ di questo che devo parlarti, Oscar. Ho un brutto presentimento. Ho anche più di un presentimento. Questa M.me de Roussel ha intenzioni molto diverse dalla semplice transazione. Non so come spiegarti, ma non faccio volentieri questa commissione per lei. Sta tramando qualcosa…”,- le disse molto rapidamente, sapendo di non poter entrare troppo nei dettagli.

“Ed io passo per la più sospettosa? Non mi piace la Contessa e posso capire che il fatto di rivederla non ti debba allettare, ma non essere ridicolo… sei abbastanza grande per difenderti da una donna…o no?”

“Oscar, non credo che tu capisca cosa c’è in gioco!”- esclamo il giovane, allarmato.

“Io capisco perfettamente, invece. Sei tu che dovresti renderti conto che il Trono di Francia ha bisogno del denaro che questa vendita andrebbe a produrre, e allora, diffidenza o no, tu andrai a consegnare questa bottiglia alla Contessa e mi riporterai questo famoso decreto!”- urlò, avanzando verso André, che aveva abbassato gli occhi -“Si direbbe quasi che tu abbia paura”.

“Forse ho paura, e forse, anche tu dovresti averne!”

“Frottole! Che ti succede André! Non hai più fiducia in me?”

André aveva sollevato lo sguardo, e fissava Oscar con una infinita dolcezza… e insieme con un grande dolore. Le prese una mano nella sua e mormorò: ”Farò ciò che mi hai chiesto, ma non per la Corona… per te, perché tu me l’hai domandato.”

Oscar era leggermente indietreggiata:” Insomma, André reagisci! Ti senti male? Che cosa ti succede?”- esclamò.

“Me lo chiedo anch’io”, disse il giovane con un tono triste, e se ne andò. “Non sono un giocattolo Oscar. Io posso anche rompermi.”

 

André aveva portato con sé la bottiglia del prezioso vino che gli era stata consegnata. Ritornare a Versailles la sera senza Oscar gli fece venire un brivido, e affrettò il passo nei grandi corridoi, dove risuonavano la musica e le risate dei cortigiani impegnati al ballo. Girò velocemente in cima ad una grande scalinata, e trovò infine, in fondo al corridoio, la porta che indicava la sua destinazione. Il cuore gli batteva forte, e si disse che non ce n’era, senza dubbio, alcun motivo. Bussò. Una voce stentorea gli intimò di aprire la porta, che non era chiusa a chiave, ed entrò negli appartamenti della Contessa.

Erano riccamente ammobiliati, e si potevano notare gli accessori, forse un po’ troppo chiassosi, di una donna agiata che voleva piacere. La Contessa aprì la porta che separava la stanza dall’anticamera e gli fece segno di avanzare.

“Eccovi dunque, caro André. Siete anche in anticipo, che zelo! Se vi stupite che io non assista ai divertimenti di stasera, è perché mi sono già divertita abbastanza per quasi tutta la giornata e danzare su arie che conosco a memoria mi annoia! Bene, venite in camera. Ho preparato due bicchieri. Non ho molta compagnia in questi giorni, e voi non vorrete certo lasciarmi bere tutta sola?”

“- E’ che devo rientrare questa sera col decreto promesso, Madame.”

“- Sciocchezze! Questo decreto avrà valore effettivo solo domani mattina. Abbiamo tutto il tempo!”

Era avanzato di qualche passo, ed era quasi entrato nella camera. Questa era altrettanto sontuosa quanto la prima, almeno apparentemente, ma i toni erano più cupi e il bordeaux dominava l’insieme. La Contessa era seduta al suo pettinatoio e spazzolava i capelli sciolti. Indossava ancora la maestosa toilette di quel pomeriggio.

André depose il vino accanto ai due bicchieri, sul commode.

“Dunque, versate amico mio. Me lo dovete. Dopotutto, sono quella che potrebbe salvare la Francia!“- civettò quella.

“Un bicchiere, Madame, e dovrò prendere congedo.”- Suggerì André, rigido.

La Contessa si era alzata e aveva posato la sua mano inanellata su quella di André mentre lui prendeva la bottiglia:“-Basta recitare, caro amico! Penso che voi abbiate capito perfettamente cosa mi aspetto da voi, allora smettiamola con le gentilezze! Senza dubbio conoscete la mia reputazione?”- disse lei con aria predatrice.

“Vi assicuro Madame, che non desidero altro che sistemare il nostro affare e lasciarvi in pace.”

“Oh, ma noi stiamo sistemando il NOSTRO AFFARE…”- il tono era diventato freddo e lo sguardo si era fatto intenso.

André si sentì preso in una trappola, da cui sapeva che non sarebbe potuto scappare.

“E se state pensando alla vostra bella amica, posso assicurarvi che deve aver sospettato la ragione della mia richiesta, quindi perché non approfittarne?”

La Contessa gli accarezzò il braccio, che tremò. Le lacrime arrivarono agli occhi di André, assieme alla consapevolezza del tradimento che stava per commettere.

“Adesso, venite a sedervi sul letto, vicino a me, e a bere questo eccellente vino che, visto il vostro stato, credo che vi farà un gran bene! “- disse la Contessa con un’aria falsamente bonaria.

Finì di versare la bevanda, il cui colore si intonava benissimo con l’arredamento, mentre André obbediva e fece un passo, come un automa, verso l’imponente letto di M.me de Roussel. Lei gli tese il bicchiere prima di piazzarsi dritta davanti a lui, e di posargli un bacio sulla guancia sinistra. Lui voltò bruscamente la testa.

“Non dimenticate che, se questo affare non sarà concluso, dovrete renderne conto allo Stato francese, e, in più, non vorrete deludere la vostra cara Oscar?”

Al nome di Oscar, l’ultimo guizzo di ribellione, che brillava ancora in lui, si spense, ed egli abbassò la testa, sconfitto. Qualunque cosa facesse, non poteva deludere Oscar. Tuttavia, stava per tradirla. Il suo corpo stava per tradire colei che amava con tutta la sua anima, ma doveva eseguire gli ordini che lei gli aveva impartito. La Contessa aveva ragione: l’affare doveva essere concluso al più presto.

“Molto bene, Madame, avete vinto. Resterò dunque, ma mi rammarico che abbiate dovuto usare un tale ricatto”, disse con tono piatto, senza guardarla.

“Benissimo, mio caro André, voi capite in fretta”- lo provocò lei, sollevandogli il mento con due dita e affogando il suo sguardo duro nel suo, ormai perduto nelle lacrime. “Vedete, io ottengo sempre ciò che voglio…”

Lo baciò avidamente e, questa volta, lui non si mosse, ma non riusciva a guardarla. Quando sentì la sua mano scivolare sulla sua camicia e sbottonarla lentamente, languidamente, chiuse gli occhi ed ebbe l’impressione di morire. La contessa se ne accorse:” Ditemi, non avrete paura? Un uomo così seducente come voi… non ditemi che sono la prima?”- si estasiò lei, e la sua voce assunse un tono quasi tenero.

Ma non fu la tenerezza che le fece sollevare la camicia al di sopra della sua schiena, e neppure slacciare il proprio vestito, e quando André sentì il materasso sprofondare sotto il peso dei loro due corpi, e una mano curiosa sulla sua coscia, comprese che il suo corpo, anche lui, stava per tradirlo…

 

 

Continua...

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Traduzione: Annarita Giannelli Mail to annyg@libero.it

 

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