Premessa

L’intelligenza può essere definita come la capacità di trovare le risposte giuste alle domande, e che le risposte giuste non sono tanto quelle vere, ma quelle che funzionano[1].

Il ”secolo breve” si è espresso, fin ai primi anni ’50, attraverso la radio e il cinema, mentre nella seconda metà ha utilizzato soprattutto il linguaggio televisivo. Questi media ha permeato il secolo scorso con una comunicazione imperfetta e potenzialmente totalitarista, poiché unidirezionale: una forma emotiva, subliminale, utile per impartire comportamenti e opinioni. Le masse del Novecento, secondo Ortega y Gasset[2], amavano essere guidate. La agorà era stata affidata ad una voce dominante che usava a proprio vantaggio l’amplificazione offerta dalle innovazioni tecnologiche. Il tempo della riflessione diviene un bene caro, relegato alle stanze degli intellettuali. Infatti benché la lettura dei testi tramite l’utilizzo della parola scritta, garantisca al lettore un tempo di fruizione personale, non paragonabile a quello consentito dalla visione di un programma televisivo o di uno spettacolo cinematografico, sono proprio questi mass media che hanno raggiunto il dominio comunicazionale, divenendo sempre più seducenti[3], e adottando un linguaggio fatto di slogan e messaggi semplici, ma efficaci.

Internet nasce da un sogno […] una rete di computer che potesse essere libera, aperta ed accessibile a tutti, con cui poter scambiare messaggi, dati, conoscenze, senza limiti di spazio, senza barriere.[4]

Grazie alla Rete, oggi, l’individuo torna a parlare in modo bi-direzionale. Il cittadino non è obbligato ad essere un muto ricevitore; se vuole può scrivere, pensare, riflettere, utilizzando una propria “griglia narrativa”, uno stile personale.

Il web fornisce lo strumento perché un numero sempre maggiore di persone possa dire la verità, ma è vero si, anche mentire. Tuttavia restituendo la totalità del linguaggio a tutti i cittadini il livello di menzogna è destinato a diminuire.[5]

Il blog è un sistema comunicativo bidirezionale. I blog ci informano e ci rendono partecipi di processi politici, di cambiamenti sociali, di idee, che, la maggior parte delle volte, non vengo rappresentate dai media tradizionali.

Se è vero che ogni persona è esperta di qualcosa, ovvero conosce meglio di chiunque altro una particolare situazione, allora, se questa persona mette on-line la propria opinione, il pubblico, da fruitore passivo di notizie, entra a far parte del processo produttivo dell’informazione.

Hug Hewitt[6] e Giuseppe Granieri[7] giungono ad una conclusione simile: la fiducia che l’opinione pubblica poneva nei tradizionali mezzi di comunicazione si è gradualmente spostata sulla blogosfera. Citando Jeff Jarvis si può affermare che i “blogger sono ritenuti maggiormente degni di fiducia perché sono umani”.

Quello che ci viene chiesto dalla rivoluzione digitale, è un cambio di paradigma. Non possiamo giudicare i network digitali attraverso il loro contenuto.

Il medium è il messaggio.

Il contenuto di ogni nuovo medium, è esso stesso un medium più antico. Il contenuto della Rete sono tutti gli altri media, essa è infatti un ambiente mediale completo.

Quando tutti i tipi di informazione si trasformano in bit, e per questo divengono trasmissibili e fruibili attraverso qualsiasi supporto, lo “specifico” che aveva consentito il successo dei media tradizionali, viene a meno. La radio diviene podcasting, la tv si incarna nei videopost fruibili attraverso l’iPod o lo schermo di un “videofonino”.

Leggere i media digitali nella logica dei vecchi media è sbagliato. Essi non fanno meglio quello che i media tradizionali facevano già. Essi mettono in comunicazione milioni di persone, permettendo loro di relazionarsi ed organizzarsi. Questo è la nuova spirito del tempo.

La società digitale è la più grande occasione di sviluppo che l’uomo abbia mai avuto. Abbiamo l’obbligo di provare, tutti insieme, a sfruttarla nel migliore dei modi possibili.[8]

I blog rappresentano un veicolo di diffusione del clima d’opinione e costituiscono fonti di informazione ricchissime. Il giornalismo partecipativo, detto anche collaborativo o, in inglese citizen journalism, indica la spinta verso la trasformazione del mondo dell’informazione.

Come abbiamo potuto vedere nell’ultimo anno, i consumatori vorranno utilizzare la natura interattiva di Internet per partecipare direttamente allo scambio delle notizie e delle idee. L’informazione come lezione sta lasciando spazio all’informazione come conversazione.[9]

Il mio intento è quello di indagare il campo del giornalismo contemporaneo e i suoi rapporti con il mondo di Internet, per tracciarne le linee evolutive. L’evoluzione della socialità on-line investirà in maniera cresce il mondo globalizzato, essa potrà dare seguito alle richieste di una comunità globale affamata di informazione ed in forte crisi identitaria.

Il futuro è la tecnologia nomade […] bisogna far convergere tutte le tecnologie in un unico strumento multifunzionale […] insomma Internet diventerà un sistema nervoso globale che pervaderà tutto il nostro ambiente[10].

I frequenti riferimenti al mondo anglosassone/statunitense sono dovuti all’alto grado di connessione raggiunto negli USA, che divengono perciò un terreno di indagine privilegiato, senza però voler dimenticare le grandi differenze che esistono nell’ambito del digital divide: gran parte della popolazione mondiale non può connettersi alla Rete, benché l’influsso del mondo on-line condizioni in modo forte il sistema mediatico convenzionale.



[1] MINATI, G. 2001. Esseri collettivi. Milano, Apogeo.

[2] ORTEGA. 1962. La ribellione delle masse. Il mulino.

[3] Fino ad arrivare alla aberrazione contemporanea di un vortice di seduttività che porta all’uso della sessualità, del senzazionalismo di immagini pruriginose, in ogni ambito dell’intrattenimento e della pubblicità.

[4] KLEINROCK, Leonard. 2006. Storia di Internet, il suo sviluppo e l’evoluzione futura. Seminario presso Università di Trento. In http://pennedigitali.blogosfere.it/2006/06/speciale_leonar.html .

[5] ECO, Umberto. 1975. Trattato di semiotica generale. Bompiani. “la semiotica [e quindi il linguaggio] è la disciplina che studia tutto ciò che può essere usato per mentire”.

[6] HEWITT, H. 2005. Blog.

[7] GRANIERI, G. 2005. Blog generation. Roma, Ed. Laterza.

[8] GRANIERI, G. 2006. Società digitale. Roma, Ed. Laterza. p. 180.

[9] CURLEY, T. 2004. Direttore dell’Associated Press nel discorso di apertura della conferenza dell’OnlineNews Association.

[10] KLEINROCK, Leonard. 2006. Storia di Internet, il suo sviluppo e l’evoluzione futura. Seminario presso Università di Trento. In http://pennedigitali.blogosfere.it/2006/06/speciale_leonar.html .