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E dopo il cinema primo spettacolo torno a casa e vado quasi a letto, scrivo ancora
un pò, leggo qualche pagina di qualche libro e penso.
A tante tantissime cose.
Seduta in macchina sarò sempre costretta a controllare parole discorsi intenzioni,
sento ancora l'amaro, il dolore, la tristezza e la sconfitta, soprattutto.
Così mi chiedo se quest'anno io l'abbia veramente vissuto, se le relazioni fossero
veramente reali o solo punti confusi che mi allontanavano di giorno in giorno
dal mondo.
Cosa ho cercato e cosa ho trovato in quelle persone che da me si sono allontanate
e che non sono mai state vicine, cosa nei loro volti, nelle loro parole e nel
volerli vivere.
Errore o non errore. Giusto o sbagliato?
Adesso mi vien da dire sbagliatissimo, ho vissuto un film dove le persone non si toccano
mai realmente.
Ho vissuto nel modo sbagliato perchè temo le relazioni.
E di quelle persone voglio dimenticare tutto, di loro voglio vedere i visi cancellarsi
dalla mia pelle, come se non li avessi mai incontrati.
Forse perchè è troppo difficile, forse perchè non è vero, reale, mente.
Ma loro esistono fuori e dentro la mia testa, sono entrati nella mia vita e non posso
fare a meno di saperlo.
E' soltanto paura, non è un nuovo modo di comunicare, è solo paura, la mia paura che sono
stanca di evitare, che voglio affrontare.
Non più sconfitta.
Accorgermi che pian piano la gente smetterà di segnarmi la strada, le scelte sono soltanto
le mie, la vita.
Ed è ancora paura nel capire che se non sono io a muovermi nessuno mi porterà da nessuna
parte.
Gli altri.
Il mio bisogno di loro è la paura di muovermi da sola e l'obbligo di doverlo fare, andare,
spingere per.
Cose, viaggi, persone vissuti o in attesa, sogni e ricordi si accumulano nelle mie mani
e ho freddo e ho paura: imparare a camminare di nuovo. Da sola. Come quando ero piccola.
Ho voglia devo farlo.
Devo voglio farlo.
Per quel dolore strano allo stomaco che mi prende e voglio che smetta.
Piano.
Lento.
Vita.
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