Supremo dono di Amore

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  Lo conosci? E’ Gesù sulla croce.

  Ma lo credi tu? Come può esserlo, un Uomo-Dio trafitto nell’angoscia della morte in croce.

  E’ difficile dirlo, anzi impossibile solo a pensarlo.

  Già, perché il dolore ci ripugna: lo evitiamo e quando ci assale ricorriamo a tutti i mezzi per scongiurarlo.

  Sì, perché non siamo fatti per il dolore.

  Il mistero del dolore ci opprime; non abbiamo difese, non ci sono soluzioni.

  Di fronte alla morte, alla violenza, alle malattie incurabili non c’è altro che o la rassegnazione o la disperazione.

  Disperarsi? Si va alla morte senza sfocio.

  Rassegnarsi? Chi ti sostiene?

  Ecco la Croce di Gesù, anzi Gesù sulla Croce.

  Solo guardando Lui che dice al Buon Ladrone:"Oggi sarai con me in Paradiso" troviamo la forza, il conforto per superare il dramma e la tragedia del dolore.

  Per noi c’è una condanna al dolore e alla morte: ma Questa condanna è stata strappata e annullata da Gesù che muore in croce. (Colossesi 2,14)

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  Preghiera dinnanzi a Gesù Crocifisso

  Eccomi, o mio amato e buon Gesù, che alla santissima tua presenza prostrato, ti prego col fervore più vivo del mio spirito di imprimere nel mio cuore sentimenti di fede, di speranza di carità, di dolore dei miei peccati e di proponimento di non offenderti mai più; mentre io con tutto l’amore e con tutta la compassione vado considerando le tue cinque piaghe, cominciando da ciò che disse di te il santo profeta Davide:

  "Hanno forato le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa.

  ( Salmo 21, 17-18 )

  Il Beato Annibale quando lo pregavano per una foto-ricordo chiedeva il Crocefisso, perché con Lui fra le braccia rinnovava le sue energie spirituali.

  San Paolo Apostolo non desiderava gloriarsi in nulla all’infuori della Croce di Gesù. (Galati 6,14) e l’annuncio del suo Vangelo "era Cristo Crocifisso, scandalo per i Giudei e stoltezza per i Pagani, ma per i Credenti strumento di salvezza, di grazia e di redenzione. ( 1 ai Corinti 1,23)

  Un sacerdote Gesuita ha espresso mirabilmente il senso del dolore accettato con Gesù.

  " Il mio penare è una chiavina d’oro…

  Piccola, ma che m’apre un gran tesoro.

  E’ croce, ma è la croce di Gesù:

  quando l’abbraccio non la sento più.

  Non ho contato i giorni del dolore:

  so che Gesù li ha scritti nel suo cuore.

  Vivo momento per momento, e allora

  Il giorno passa come fosse un’ora.

  Mi han detto che guardata dal di là,

  la vita tutta un attimo parrà.

  Passa la vita, vigilia di festa;

  muore la morte…il Paradiso resta.

  Due stille ancora dell’amaro pianto

  E di vittoria poi l’eterno canto.

  Padre Bigazzi ha scritto questi pensieri nel luglio 1938; morì dopo pochi giorni, il 13 luglio.

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