KIWI THE CAT
THE WONDERFUL WONDERFUL CAT
IL GATTO NELLA PITTURA
(prima parte)
E' solo all'epoca del Rinascimento che il gatto comincia a comparire regolarmente nella pittura.
Semplice elemento decorativo o figura di un certo rilievo nella composizione, esso incarna, secondo l'interpretazione dell'artista, sia lo spirito benefico sia quello malefico.

Anche se non è citato nell'Antico Testamento, il gatto è presente nell'iconografia rinascimentale in dipinti raffiguranti episodi biblici. Esso appare accanto a Adamo e a Eva nel Paradiso terrestre, prima del peccato originale, in opere di Durer, Cornelisz Van Haarlem, Hendrick Goltzius, nelle quali è rappresentato, sia da sveglio sia dormiente, nel clima di idilliaca pace e serenità di quello stato di grazia.
In tutte le altre raffigurazioni il gatto assume invece gli aspetti più diversi. Al motivo sacro si aggiunge un simbolismo quasi profano: il gatto assume uno dei quattro temperamenti dell'uomo, ovvero quello "collerico" (il bue quello flemmatico, la lepre quello sanguigno, l'alce quello melanconico).
Gli episodi del Diluvio e dell'arca di Noè ispirano i pittori del XVI secolo; le tele dell'epoca raffigurano il gatto alla stessa stregua degli altri animali salvati da Noè. Ma il gatto compare in numerosi quadri anche quando la sua presenza non è giustificata dall'episodio raffigurato: così nel dipinto di un maestro fiammingo del XV secolo lo vediamo sotto il tavolo, presenza enigmatica eppure perfettamente inserita nel contesto.

Nella maggior parte dei quadri ispirati al Nuovo Testamento i pittori sfruttano abilmente due aspetti del gatto, quello benefico e quello malefico. In tutta la vita di Cristo il gatto è presente: sembrerebbe anche che una gatta abbia partorito nella stalla al momento della nascita di Gesù e che i suoi discendenti abbiano accompagnato Cristo fino alla vigilia della sua passione e dopo la resurrezione. Così, nel regno animale una stirpe di gatti fa riscontro alla discendenza di Davide.
Per raffigurare l'Annunciazione, gli artisti del Rinascimento si sono dilettati a far comparire un gatto accanto alla Vergine (Joost de Beer); in un dipinto di Pomponio Amalteo il gatto si diverte con il cestino da lavoro abbandonato da Maria all'arrivo dell'angelo; talvolta dorme (il Barocci) o ancora, piccolo diavolo nero, attraversa la scena furioso (Lotto). Nelle rappresentazioni della Sacra Famiglia, in particolare, il gatto si oppone alla salvezza: fa la posta a un cardellino tenuto da Gesù Bambino (il Barocci). Il cardellino simboleggia la corona di spine e la Passione. Tra i vari dipinti di Leonardo dedicati alla Vergine non manca una "Madonna con gatto". Lo stesso soggetto è presente in un quadro di Giulio Romano. L'animale viene rappresentato in atteggiamenti molto vari: sonnecchia (Frans de Vriendt detto Floris), dorme con insolenza (Giulio Romano). Nella Natività del Barocci una gatta allatta ai piccoli ai piedi sella Vergine che culla Gesù Bambino; l'evocazione di questo doppio amore materno attenua il significato malefico spesso attribuito al gatto.

I gatti, presenti in numerose rappresentazioni della Natività (Scarsellino, Fernandos de Ios Llanos), sono elementi compositivi di un certo rilievo in molti quadri che illustrano episodi della vita di Cristo. Presenza quasi fissa nelle rappresentazioni di banchetti, il gatto si mescola ai convitati come nelle Nozze di Cana del Veronese, gioca sotto la tavola nella Cena in casa di Levi (sempre del Veronese).
Quando dipinge l'Ultima Cena per la Chiesa di San Giorgio Maggiore, a Venezia, il Tintoretto raffigura un gatto ritto sulle zampe posteriori, che guarda incuriosito in contenuto di un cesto di stoviglie. Significativo è anche quello che appare vicino a Giuda nella Cena del Ghirlandaio o in quella del Luini, dove l'apostolo tiene in evidenza la borsa contenente il prezzo del suo tradimento: è un gatto sdraiato ai suoi piedi, complice suo malgrado del Male… Nelle raffigurazioni di Cristo risorto che appare ai suoi discepoli, realizzate in numerose Cene in Emmaus (del Pontormo, del Bassano, del Veronese, del Catena e di altri), il nostro felino è sempre presente…
Altro soggetto apprezzato dagli artisti del Rinascimento è quello dello scontro gatto-cane: un osso è talora la posta del duello (Cosimo Rosselli, Juan Fernàndez de Navarrete), e i due avversari sembrano pronti a riconoscersi attorno allo sgabello di Giuda (Simone de Magistris). Così appaiono anche accanto alla Maddalena, inginocchiata ai piedi del Cristo "Maestro di Alcira" lo Spagnolo) o nella Danza di Salomè di Matteo Naldini, dove il gatto si trova quasi sotto i piedi dell'empia danzatrice, simbolo del Male, mentre il cane simboleggia il Bene, la dedizione al padrone, in un'allusione metaforica della lotta tra questi due estremi.

Il gatto non è presente nelle raffigurazioni di alcun santo, nel XVI secolo. Se Santa Gertrude utilizzo i gatti per sconfiggere i topi, nei dipinti che la raffigurano, topi e ratti hanno soppiantato i gatti (Jan Van Scorel). Accidentalmente si incontrano dei gatti al fianco di santi nelle raffigurazioni dell'epoca: un gatto che disputa un piatto ad un cane in San Benedetto che nutre i monaci (il Sodoma), o che gioca con una tartaruga nell'austero studio di Dionigi il Certosino, scena nella quale l'artista spagnolo Vicente Carducho mette in risalto la saggia tartaruga, antitesi del gatto.
La cosiddetta indole bellicosa dei gatti ha fornito lo spunto a curiosi dipinti dal soggetto religioso dell'epoca della Riforma Luterana (e della Controriforma); per esempio quando un monaco francescano di Oberenheim, Thomas Murner, si oppose con forza a Lutero, questi lo paragonò ad un gatto malvagio, grottesco, insensato… Lutero, con un semplice gioco di parole, lo soprannominò "Murnarr" (narr significa "pazzo"; Murr o Murner sono nomi tradizionali dati ai gatti nei Paesi germanici). Per rispondere a questo affronto Murner stampò un incisione sul risguardo del suo libello antiluterano Von dem grossen Lutherischen Narren (Del grande folle luterano): un monaco-gatto (Murner) calpesta un folle caduto al suolo (Lutero, vestito da monaco agostiniano); il felino estrae dalla bocca dell'avversario delle figurine di folli, che si disperdono nell'aria.
Attraverso questa ricca serie di opere pittoriche è difficile farsi un'opinione chiara: il gatto, angelo o demonio? La sua personalità equivoca, accuratamente rappresentata da taluni pittori, non è in grado di chiarirci le idee in merito. Resta una certezza: è il Rinascimento del gatto…

Questa pagina è stata liberamente tratta da "Grande Enciclopedia del Gatto" - De Agostini - volume 1°.



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