Il
gatto è stato, ed è tuttora, un emblema
ludico,
e i bambini di tutto il mondo hanno inventato una serie
di giochi all'aperto, che si ispirano alla sua scattante
agilità,
alla sua straordinaria capacità acrobatica.
Ma, anche nel gioco delle carte, il gatto fa la sua
comparsa…
I
ragazzi che giocano "alla culla" non sospettano di
perpetuare una tradizione ancestrale. Questi giochi
sono conosciuti nel mondo intero con il nome di "culla
del gatto". Si tratta di disegnare una figura con
l'aiuto di uno spago arrotolato in mano, che il compagno
deve "prendere" in modo da costruirne una seconda…
Certo si tratta di un gioco, ma è anche, in
alcuni Paesi,
un rituale magico.
In Congo, il gioco del gatto mitiga, dicono, l'ardore
del sole. Gli Eschimesi si servono della cordicella
per tentare di imprigionarne i raggi. In Nuova Guinea,
una volta terminata la partita della "culla del gatto",
genitori e bambini annodano lo spago intorno al tronco
dell'igname (pianta tropicale i cui tuberi sono commestibili),
pensando che il potere magico influirà sulla
crescita della pianta. A Otavo, in Ecuador, i bambini
si divertono ancora con questo gioco. Caduto in disuso
in Europa, resta in voga, cosa strana, nei Paesi dove
si adora l'astro del giorno.
Per i loro svaghi generazioni di bambini si sono affidate
a giochi di inseguimento che rappresentano le diverse
posizioni dei gatto: appollaiato, tagliato, abbassato,
senza mira, il gatto e il topo, ecc. Tutti richiedono
una certa abilità: per giocare al "gatto tagliato",
occorre essere svelti; per il "gatto abbassato", avere
molta pazienza; per "il gatto e il topo", sapersi
intrufolare in stretti passaggi. E per il "gatto appollaiato"?
Occorre arrampicarsi dappertutto, saltare, sospendersi
con la mani e rialzare i piedi, perché se si
tocca terra si è catturati.
Altro gioco diffuso in Francia è quello del
"gatto della Mère Michel" (personaggio noto
nella letteratura popolare francese, padrona di un
bel gatto d'angora, grasso e paffuto, che il traditore
Lustucru rubò e vendette per coniglio). Si
tratta di un gioco di indovinelli all'aria aperta
che consiste nel nascondere un piccolo oggetto. Ponendo
delle domande alla Mère Michel, si tratta di
scoprire l'oggetto, poi, rivolgendosi a Lustucru,
di trovare il posto dove è stato nascosto.
Molto in voga fina dal XVIII secolo, questi giochi,
abbastanza semplici, sono tuttora praticati.
A partire dal Settecento, il gatto divenne, infatti,
il tema dei più svariati divertimenti: indovinelli,
filastrocche, ombre cinesi, canzonette, giochi di
carte…
I più conosciuti venivano da oltre Manica e
presentavano soprattutto ero di racconti e romanzi.
Fu così che nel 1900 il gatto di Dick Whittington,
antenato del Gatto con gli stivali, divenne il protagonista
di un rompicapo (trovare la via più breve per
catturare tutti i topi) e di numerosi puzzle con le
immagini della favola. Tra il 1890 ed il 1920, un
tale Sam Loyd conobbe una certa fama mettendo in commercio
una serie di giochi "felini". The Cat and Dog Race
(La corsa del gatto e del cane) era una sorta di gioco
dell'oca; Alice's Adventures in Wonderland
(Alice nel paese delle meraviglie) consisteva nel
trovare il disegno della gatta Dinah e dei suoi piccoli,
il sorriso del Gatto di Cheshire o ancora, compito
più arduo, in quanti modi diversi si poteva
leggere la domanda di Alice al Gatto di Cheshire:
Was it a cat I saw? (Era un gatto quello che
ho visto?), andando di casella in casella e formulando
la frase.
Per quanto riguarda i giochi di carte in Francia è
famoso il cosiddetto "gatto pidocchioso". Il nome
indica il fante di picche, di cui si deve assolutamente
sbarazzare. L'origine di tutti questi giochi resta,
comunque, alquanto misteriosa. Perché, se si
può supporre che il "gatto appollaiato" evochi
un atteggiamento del gatto, come spiegare che il fante
di picche diventi nel gioco delle carte "gatto pidocchioso"?
Questa
pagina è stata liberamente tratta da "Grande
Enciclopedia del Gatto" - De Agostini - volume 4°.