Rispetto
a tutti gli animali con i quali conviviamo,
il gatto più di ogni altro ha subito
un processo di antropormorfizzazione. A nostra
immagine, lo subissiamo di debolezze, di difetti
morali e sentimentali (ipocrisia, crudeltà,
indifferenza, viltà), come se fossimo
irritati per gli aspetti segreti di questo animale
dal mistero impenetrabile. Esso irrita, ma allo
stesso tempo affascina: lo mettiamo su un angolo
del caminetto sul servizio da scrittoio su un
libro… E' seducente e gli artisti stessi non
riescono a resistere alla sua presenza invadente,
soprattutto a partire dalla metà del
XIX secolo, periodo nel quale il romanticismo
esaspera la fantasia. E' allora, infatti, che
cominciano a comparire nei libri per bambini
figure di gatti con gli stivali, con cappelli
piumati, parlanti e ragionanti come noi. I gatti
di Gustave Doré, quelli delle illustrazioni
di Epinal o quelli che illustrano le fiabe parlano,
si vestono e vivono come gli uomini. L'antropomorfismo
non ha più limiti. Questa tendenza ad
attribuire agli animali delle reazioni umane
raggiunge il culmine nelle famose cartoline
che riempiono gli espositori agli inizi del
XX secolo. E' infatti datata "primi anni del
Novecento" una famosa collezione di cartoline
raffiguranti leggiadre signorine con in braccio
gatti d'Angora (una razza che proprio in quel
periodo andava diffondendosi). Queste cartoline,
tenere e delicate, venivano soprattutto inviate
ai soldatini innamorati in guerra. Il Centro
Internazionale di Adozione Gatti di Badoer di
Venezia mette a disposizione l'intera collezione
per chiunque la voglia esporre devolvendo il
ricavato ad un fondo per i gatti abbandonati.
Vestiti come persone o semplicemente con qualche
accessorio sulla pelliccia, gatti e gatte conducono
uno strano balletto su questi riquadri di cartone.
Conoscono le nostre stesse gioie ed inquietudini.
Partecipano con la stessa energia alla commedia
mondana, alla lotta per la vita, a certe gioie
naturali. Si incontra il gatto appassionato
di ciclismo, quello in alta uniforme, l'impenitente
festaiolo con la bottiglia in mano, dedito a
gozzoviglie, che fuma il sigaro, brillante suonatore
di mandolino sotto il balcone della sua amata.
Lo si vede anche come buon padre di famiglia
che, a fianco della sposa-gatta, porta a passeggio
in carrozzina il pupo-gattino. Esilaranti, queste
caricature della vita riproducono tutti gli
stereotipi: la gatta con il grembiule che accudisce
alla faccende di casa, che lava i piccoli nella
vasca da bagno, che cucina, che fa la spesa,
che cuce. I gattini, naturalmente, sono insopportabili:
burloni che giocano con gomitoli di lana, chiassosi,
monelli a scuola. In queste cartoline il gatto
è anche un artista: dipinge, va al museo,
suona, recita versi. Chi ha la fortuna di ammirarne
qualcuna rimane stupefatto.
Molto quotate dai collezionisti, queste cartoline
"a tema" cominciano a valere una piccola fortuna.
Esse vengono inviate per distrarre, confortare,
divertire i loro destinatari.
Oggetto di conforto e di commozione, il gatto
delle cartoline ha assunto anche un significato
augurale. Troviamo, raccolti a grappoli in un
cesto, gattini infiocchettati che augurano "buone
feste".
Più maliziose, invece, le cartoline color
seppia che rappresentano fanciulle nude o in
abiti succinti che giocano con delle gattine.
Ancor oggi il gatto rimane una figura importante
delle cartoline moderne. Meno umano, è
lezioso, ma più falso, dal tratto grafico
meno incisivo, che lo avvicina molto ai suoi
consimili dei cartoni animati.
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