Scuola,
sulla riforma braccio di ferro Tremonti-Moratti
ROMA
- Sale la tensione sulla partenza a settembre della riforma Moratti.
Lo scontro tra il ministro dell'Istruzione e il responsabile dell'Economia,
Giulio Tremonti, è ricominciato in modo pesante. Tanto che
oggi dovrebbe esserci un vertice con i ministri che guidano le delegazioni
dei partiti di maggioranza: una sorta di mini-riunione di Governo,
per riuscire a risolvere la contrapposizione in atto. C'è
infatti un braccio di ferro che dura da settimane e che finora ha
bloccato il varo in Consiglio dei ministri dello schema di decreto
legislativo che fa partire a settembre le nuove materne, elementari
e medie. Il ministro dell'Economia sostiene che il provvedimento
proposto produce costi senza copertura finanziaria e chiede che
l'Istruzione presenti prima il piano di investimenti previsto dalla
legge di riforma. Letizia Moratti, però, non intende cedere.
I tecnici di Viale Trastevere affermano che le innovazioni che partirebbero
con i nuovi cicli - insegnamento fin dai primi anni dell'inglese
e dell'uso del computer, anticipo delle iscrizioni - hanno la copertura
economica o non producono oneri ulteriori. Il ministro dell'Istruzione,
inoltre, ribadisce il valore del piano pluriennale di tagli al personale
che sta effettuando e che, insieme a una serie di interventi di
razionalizzazione, avrebbe già determinato risparmi notevoli.
Un processo, peraltro, che proseguirà nei prossimi anni,
digerito a fatica dai sindacati al prezzo del recupero di risorse
economiche che sono state destinate al contratto appena siglato
venerdì scorso. Non è poca, comunque, la preoccupazione
di chi, all'interno della maggioranza, segue i temi della scuola.
Anche perché i tempi sono ormai molto ristretti: lo schema
di decreto deve avere il parere del Parlamento e della Conferenza
Stato-Regioni, prima di essere varato definitivamente. E settembre
è alle porte. Tanto che già qualcuno comincia a fare
ipotesi di "sperimentazione" delle innovazioni previste,
per introdurre la riforma con gradualità, attutire l'eventuale
impatto finanziario e trovare una soluzione che riesca a non scontentare
troppo. Ma il "cordone sanitario" allestito dalla Moratti
per difendere la sua riforma non è di poco conto. Il vicepresidente
del Consiglio, Gianfranco Fini, la sosterrà. Ok dalla Lega
e in particolare dai ministri dell'Udc, che pure in passato l'avevano
criticata. A questo punto potrebbe essere decisiva e inevitabile
- come è già accaduto altre volte - la mediazione
del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. MARCO LUDOVICO
Giovedí
22 Maggio 2003
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