Torino
- 23-05-2003
Io
prof. tranquilla da lunedì occuperò
SARA
STRIPPOLI
«Non mi ci vedo a fare bivacchi, chitarra in braccio e notti
in bianco. Però se si decide di occupare occupo. Prendo il
sacco a pelo e vado. Perché lo faccio? Il motivo in fondo
è uno solo, molti di noi amano la scuola e vogliono continuare
ad essere orgogliosi di offrire qualità ai loro studenti.
La mia non è una posizione sindacale, non sono iscritta a
nessun sindacato. Non è neppure la difesa di privilegi che
per noi non esistono più da un pezzo. Chi ha accanto qualcuno
che insegna lo sa bene. Il disagio che si vive adesso a scuola viene
dal desiderio di mantenere la propria dignità, la richiesta
di poter svolgere al meglio il lavoro che si è scelto. Lunedì
dopo la manifestazione decideremo se occupare, io a dire il vero
credo che un´assemblea permanente sia sufficiente. L´importante
è comunicare a chi è fuori che questa prospettiva
di riforma ci sta portando in direzione opposta. Così la
qualità muore».
Alessandra
Terrile, 43 anni, da 16 professoressa di latino al liceo scientifico
«Edoardo Amaldi» di Orbassano, non è una Rsu.
Non è neppure una docente cui qualcuno potrebbe appiccicare
l´etichetta di «fanatica insoddisfatta cronica»,
una di quelle che militano nelle fila dei sindacati oppositori ad
oltranza, quelli che non firmano gli accordi, si chiamino Cub, Cobas
o Gilda che ha guidato la rivolta contro il concorsone di Berlinguer.
Alessandra
Terrile è una tranquilla professoressa di latino che adesso
ha deciso di scendere in campo. Sposata, due figlie, un lavoro che
la appassiona. Un´insegnante che sperimenta, che tenta di
spiegare il latino ai suoi ragazzi come si farebbe con l´inglese,
applicando la didattica delle lingue moderne, partendo dal lessico,
costruendo piccoli dialoghi graduati per difficoltà. Ma cosa
c´entra il latino che torna a vivere con il decreto che obbligherà
tutti alle 18 ore cattedra? «C´entra eccome - dice -
ed è proprio questo che vorrei raccontare a genitori, allievi
e a tutti quelli che sono interessati a capire perché gli
insegnanti in questo periodo non si mettono quieti e si rilassano
dopo la firma del contratto. Con le 18 ore obbligatorie salta inevitabilmente
la possibilità di accompagnare le classi per più anni.
Se salta la continuità didattica, principio cardine da sempre
nella vita di un insegnante, allora non è possibile iniziare
un progetto che il collega che prende il tuo posto l´anno
successivo non è tenuto a seguire. Così si è
costretti a rinunciare, l´iniziativa a lungo termine si spegne.
Aumenta la frustrazione. E questo è solo un esempio, ci sono
materie molto più penalizzate delle nostre. Poi resta il
problema delle supplenze che prima erano in gran parte coperte da
chi aveva meno di 18 ore. Ora chissà...».
Non
si pensi allora che a mettere al voto «l´okkupazione»
saranno i soliti quattro gatti iscritti a Cub o Cobas, tiene a precisare
Alessandra. A pensarla come lei sono tanti altri, docenti senza
alcun grillo rivoluzionario per la testa ma preoccupati per il futuro.
«L´obiettivo è farsi sentire anche se ci rendiamo
conto che il bersaglio è difficile da colpire. Se la protesta
di queste quattro scuole pioniere (Cottini, Luxemburg, Sraffa e
Amaldi di Orbassano) non si allargherà ad altri istituti
la nostra iniziativa rischia di servire a poco. Mi sembra però
un buon segno che anche i docenti di un liceo come il Galileo Ferraris
di Torino abbiano dato la loro adesione per lunedì. Subiamo
un attacco da molti anni, non è facile continuare ad avere
fiducia. È vero che come categoria siamo poco combattivi,
vero che abbiamo difficoltà a far arrivare la nostra voce
fino a Roma dove tengono in poco conto le nostre opinioni. Vero
anche che esiste un problema di rappresentanza sindacale e di divisioni
fra sigle che di certo non fanno bene alla causa. Adesso però
sento molto movimento, molta animazione anche se in questo periodo
per un professore saltare lezioni e verifiche vuol dire mettersi
in un mare di guai, con la fine dell´anno scolastico alle
porte una ragione di ansia in più».
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