Corriere:
13-05-2003
Lo stipendio degli insegnanti è ai livelli di dieci anni
fa
ROMA
- Il massimo è stato toccato nel 2001. Da allora una rapida
discesa ha riportato tutto ai livelli del 1993, dieci anni fa. Il
rapporto Eurispes-Liberal parla anche del reddito dei professori.
E le notizie, proprio mentre sono in corso le trattative per il
rinnovo del contratto, non sono buone. Anzi. Lo studio prende in
esame lo stipendio reale: non la cifra messa nero su bianco in busta
paga, ma i beni che si possono comprare con quella somma. Il potere
dacquisto, in sostanza. Meglio fare una semplificazione.
Diciamo
che lo stipendio reale era uguale a 100 nel 1993. Bene, è
diventato 98,5 nel 1997, per poi salire a 105,4 nel 2001 e tornare
ancora a 100 negli ultimi mesi. Cosa è successo? «A
partire dal 2002 - si legge nel rapporto - gli effetti dellinflazione,
non adeguatamente controbilanciati dagli aumenti salariali, hanno
provocato un decremento delle retribuzioni reali, oggi solo di poco
superiori a quelle registrate un decennio fa». Non solo: «La
flessione ha colpito maggiormente le retribuzioni massime, che oggi
sono decisamente al di sotto dei livelli del 1993, per tutti gli
ordini di scuola analizzati».
Dallo
studio generale al caso concreto. Dice Massimo Varri, 48 anni, da
20 nella scuola come professore di italiano in un istituto tecnico
di Roma. «Lo stipendio non è stato mai una favola.
Certo, negli ultimi tempi linflazione ne ha portato via un
bel pezzetto». Una moglie segretaria in uno studio davvocato,
due figli maschi di 13 e 11 anni, Varri se ne è accorto al
momento di programmare le vacanze: «Ogni mese - dice - io
e mia moglie cerchiamo di mettere qualcosa da parte per andare al
mare destate. Di solito riuscivamo a stare fuori più
di venti giorni. Questa volta temo che non ce la faremo. Forse dovremo
scendere a due settimane, oppure rinunciare a qualche cena in pizzeria».
Secondo
il rapporto, «diventa necessario restituire alla funzione
docente il ruolo e il prestigio che ha sempre avuto in tutte le
società tecnologicamente ed economicamente più avanzate».
Non aumentando tutti gli stipendi. Ma pagando di più chi
lavora meglio: «Ridefinendo i parametri retributivi e premianti
degli insegnanti sulla base di merito e professionalità».
Cosa ne pensano i diretti interessati? Ancora il professore romano:
«Il principio è giusto, non ci sono dubbi. Resta un
problema: come stabilire chi lavora meglio. E, soprattutto, a chi
toccherà deciderlo?».
L.
Sal.
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