Professione
e speranza in classifica
- di Marco Ludovico
In questi giorni il ministero dell'Istruzione ha varato le nuove
tabelle dei punteggi per i supplenti. A Viale Trastevere si sono
puntigliosamente contrapposte due scuole di pensiero: da una parte,
chi ha spalleggiato i precari "storici"; dall'altra parte,
chi ha difeso a spada tratta i diplomati universitari delle scuole
di specializzazione all'insegnamento (Ssis).
E'
un conflitto che ha messo gli aspiranti docenti - oltre 400mila
persone - l'uno contro l'altro armati e li ha coinvolti in una deprimente
guerra civile che, probabilmente, continuerà anche dopo il
decreto ministeriale, a colpi di ricorsi davanti al giudice. Al
di là delle urgenze, è ormai indispensabile fare chiarezza
sulla questione, una volta per tutte. E' importante, innanzitutto,
fare un'analisi dei 400mila precari: per distinguere tra chi è
solo formalmente iscritto e chi, invece, lavora da anni e ha conquistato
una dignitosa professionalità, che non può essere
scavalcata dall'ultimo neolaureato. Allo stesso tempo, occorre dire
basta alle graduatorie come anticamere sempre aperte di una speranza
- quella di una cattedra - ultima a morire. E, in prospettiva, è
certamente meglio privilegiare la via della formazione universitaria
per l'accesso all'insegnamento.
La scuola, in ogni caso, non può più essere un porto
di mare dove si trova comunque un'occupazione. C'è sempre
più bisogno, invece, di insegnanti pieni di passione e professionalità,
così come ce ne sono già in cattedra.
dal quindicinale - Il Sole24oreScuola - anno V - n.9
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