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05-06-2003
I docenti battono i pugni: «Basta con i tagli»


L’Abruzzo penalizzato dalla ristrutturazione. Meno posti di lavoro, meno classi, tanti disagi

di RITA BUCCIARELLI

PESCARA - I numeri parlano chiaro e denunciano uno stato della scuola abruzzese che preoccupa: i docenti e i collaboratori scolastici che rischiano il posto di lavoro sono oltre 600, con conseguente accorpamento delle classi e, manco a dirlo, innumerevoli disagi per la popolazione scolastica. Di fronte a una tale situazione le Rsu di numerose scuole hanno fatto fronte compatto e si sono riunite ieri a Pescara, all’Istituto professionale "Di Marzio", per decidere una linea di condotta comune in grado di contrastare un’indiscriminata politica dei tagli.
In Abruzzo non si rileva un calo della popolazione scolastica mentre, al contrario, i tagli fanno sommare ai 207 posti dell’anno in corso (2002/2003) i 454 del prossimo, per un totale di 663 docenti in meno. Complessivamente si contano 127 posti in meno nella scuola elementare, 35 nella scuola media e 319 nella scuola secondaria superiore, cui si aggiunge una riduzione di 55 unità tra i collaboratori scolastici.

La provincia che fa registrare il maggior numero di tagli è quella dell’Aquila (184), seguono, nell’ordine, Chieti (116), Pescara (80) e Teramo (74).
«La riduzione degli insegnanti -dice il professor Edi Tinarelli dell’Itg "Fermi" di Lanciano- determina l’accorpamento delle classi: una classe arriva a contare fino a 35 alunni ed è impossibile seguirli tutti come si dovrebbe. Inoltre ai ragazzi non viene garantita la necessaria continuità: ad esempio nella mia scuola due quarte classi il prossimo anno verranno accorpate in un’unica quinta, e gli studenti si troveranno a cambiare otto insegnanti su dieci».
La situazione naturalmente si fa ancora più disagevole per i portatori di handicap: «Ogni disabile -sottolinea Rosanna Mannias, insegnante di sostegno dell’Istituto d’Arte di Penne- avrebbe bisogno di nove ore settimanali di assistenza, mentre con i tagli non è possibile garantirne più di quattro o cinque».

Infinita è poi l’amarezza di chi, dopo tanti anni d’insegnamento, si è ritrovato da un giorno all’altro senza cattedra: «Tra non molto -si lamenta Anna Sartorelli dell’Itc "Alessandrini" di Montesilvano- dovrei andare in pensione e, dopo una vita dedicata all’insegnamento, mi ritrovo inserita nel Dop (Dotazione organica provinciale; ndr), una sorta di lista da cui attingere personale da adibire a qualsiasi disciplina, purché compatibile con il titolo di studio, ma con l’obbligo di riqualificarsi con aggiornamenti, corsi e quant’altro fosse necessario».
Insomma, se da un lato c’è poco da stare allegri, dall’altro non manca l’energia per una reazione decisa che è solo alle prime battute: gli insegnanti, infatti, promettono battaglia, a difesa dei posti di lavoro e della qualità della scuola pubblica.