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Precari/1: sono sempre di più, altri 153 mila in un anno
L’ultima puntata dell’annosa vicenda dei punteggi per i precari e per i precari-sissini con la nuova pronuncia del CNPI, ha richiamato ancora una volta l’attenzione sul mondo del precariato scolastico.

Un mondo, come dice il MIUR in una ricerca di prossima pubblicazione, popolato da circa 422 mila persone che risultano iscritte nelle graduatorie permanenti per l’anno scolastico in corso.

L’anno scorso erano circa 270 mila, in lista di attesa per un posto fisso che, a causa del congelamento delle immissioni in ruolo, non arriva; quest’anno, a seguito dei concorsi espletati, delle sessioni riservate e degli immessi dalle Ssis i precari sono aumentati di quasi 153 mila unità (+57%).

Quali prospettive hanno queste 422 mila persone, quasi tutti con anni di gavetta già alle spalle, con la passione per l’insegnamento (a chi è rimasta)? Quanto potrà durare la loro "anticamera"?

Un anno fa si stimava che, per esaurire tutte le graduatorie permanenti che comprendevano quei 270 mila ci sarebbero voluti otto-dieci anni. Con l’incremento registrato per quest’anno, l’esaurimento di graduatorie potrebbe durare di più, molto di più.

Facciamo due conti. Se si considera che le graduatorie possono coprire solamente il 50% dei posti che si rendono vacanti, per sistemare 422 mila e più insegnanti ci vorranno, più o meno, 844 mila posti liberi: grosso modo, il numero dei docenti di ruolo attualmente in servizio. Che è come dire che il grande popolo dei precari (se non aumenterà nel frattempo) potrà trovare sistemazione definitiva solamente quando tutti gli attuali docenti in servizio se ne saranno andati in pensione. Un dato impressionante, che non ha riscontri in altri settori occupazionali.

8. Precari/2: solo il 10% in ruolo nel prossimo quinquennio

Per trovare posto stabile agli insegnanti precari occorre quindi che nei prossimi anni si liberino posti, tanti posti. A cominciare da quelli lasciati dai pensionati, perché posti di nuova istituzione difficilmente ce ne saranno. Anzi, a cominciare dalle leggi finanziarie, diversi posti sono stati tagliati e altri se ne andranno. Proviamo quindi a fare un po’ di calcoli per valutare le prospettive di sistemazione dei precari almeno per il prossimo quinquennio.

Cominciamo proprio dai pensionamenti, assumendo, come base di partenza, le previsioni di cessazione dal servizio elaborate dal Miur, che si sono dimostrate negli ultimi anni più che attendibili.

Nel prossimo quinquennio il ministero prevede che andranno in pensione per raggiunti limiti di età poco meno di 31 mila docenti. Considerato che questi rappresentano poco più di un terzo di tutti i pensionati, complessivamente dovrebbero cessare dal servizio per varie cause (dimissioni, decessi, passaggio ad altro impiego, etc.) circa 86 mila docenti.

Altri 29 mila circa se ne sono andati tra l’anno scorso e quest’anno. I posti vacanti per pensionamento, attuali e attesi per il prossimo quinquennio sono quindi in tutto 115 mila circa.

Ma le Finanziarie tagliano organici: 6 mila effettivi l’anno scorso, 8 mila previsti quest’anno e altri 19 mila nel prossimo biennio: 33 mila posti in meno, senza tener conto di quelli che le successive finanziarie potrebbero tagliere prima della fine del quinquennio e delle eventuali riduzioni di organico conseguenti all’attuazione della riforma.

Facendo un saldo tra i posti che si libereranno e quelli che verranno tagliati, i posti vacanti al termine del prossimo quinquennio non dovrebbero essere quindi complessivamente superiori a 82 mila. Solamente il 50% però verrà assegnato ai precari inclusi nella graduatoria permanente; il resto ai vincitori dei concorsi.

41 mila posti da qui al 2007: basteranno per sistemare solamente il 10% dei precari.

9. Precari/3: in aumento soprattutto al sud

La sacca del precariato nella scuola è sempre più concentrata al sud. Sono tanti i precari della scuola al sud, isole incluse (266 mila su 422 mila, pari al 63% del totale nazionale). E il loro peso percentuale è in aumento: dei 153 mila nuovi precari, ben 103 mila sono meridionali. I dati, insomma, del precariato scolastico al sud documentano un forte aumento più che altrove.

In Campania, dove l’anno scorso erano già 52 mila, se ne sono aggiunti altri 31 mila, portando a 83.343 il totale dei precari iscritti in permanente (quasi il 20% del totale nazionale).

In Sicilia, dove lo scorso anno erano 43 mila, se ne sono aggiunti altri 30 mila (totale attuale 73.601, cioè oltre il 17% del totale nazionale). Rispetto alla situazione del 2001-02, è stata proprio la Sicilia a far registrare il maggior incremento percentuale, che sta a significare che i giovani siciliani hanno visto la scuola, nell’ultimo anno, come sbocco occupazionale molto più di quanto abbiano fatto altri giovani in Italia. E, evidentemente, non hanno visto un gran bene.

Al nord il numero di precari è cresciuto a ritmo minore, pur avendone aggiunti altri 26 mila: è un nord, insomma, meno precario del sud, con i giovani che si rivolgono con meno interesse alla scuola, grazie, forse, a maggiori alternative occupazionali.


Non credo sia il caso di far commenti su ciò che ho riportato. La situazione è ancor più grave di quanto ci potessimo aspettare qualche tempo fa. Se oltre al danno di avere livellato i tre canali, si dovesse aggiungere la beffa per noi di III ciclo di non poter iscriverci alle Grad. permanenti, la ssis rischia di divenire il bluff di inizio millennio. Cerchiamo di reagire!

Stefano Cristaldi


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