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Corriere-Milano 25-07-2003
Nuove graduatorie, gli insegnanti minacciano una denuncia al provveditorato

Precari, la rabbia degli esclusi

Assedio in via Ripamonti. Zenga: ma abbiamo salvato 150 posti

Graduatorie annullate, punti sospesi, una nuova convocazione in cui vengono inseriti sei nomi che prima non c’erano, i docenti che vanno in delegazione dal provveditore e minacciano una denuncia per abuso d’ufficio. La rivolta annunciata, quella dei precari vincitori di concorso che in una notte si sono visti togliere dal ministero (in seguito a una sentenza del Tar del Lazio che dava ragione ai precari delle scuole di specializzazione) 18 punti in graduatoria, è esplosa ieri negli uffici del provveditorato. Una battaglia comandata dai docenti di lettere delle scuole medie. Classe A043.

Centinaia di insegnanti. Arrivati da tutta Italia nonostante ieri fossero stati convocati solo i primi 150 in classifica: gli unici, visto il punteggio elevato, a essere stati salvati dal «pasticcio delle convocazioni». Tutte le altre nomine rimandate. A settembre.
Quanto basta per provocare le lamentele di quanti ieri si trovavano in via Ripamonti. Proteste che si sono trasformate in rabbia quando, oltre ai 150, sono stati convocati sei precari delle scuole di specializzazione, entrati in classifica in base a una nuova graduatoria stilata dal provveditorato.

«Ma come? Ci dicono di aspettare le graduatorie da Roma e poi ci sorpassano?», commentavano gli esclusi. Un centinaio di persone infuriate che sono salite al sesto piano per essere ricevute dal provveditore, Antonio Zenga. Il quale ha spiegato i motivi della «nuova procedura»: «Abbiamo voluto salvare almeno 150 nomine, e l’unico modo per farlo era aggiungere questi sei nomi. È una scelta coraggiosa, presa per il bene della scuola. Per una volta che sveltiamo le procedure, siamo accusati di non seguire la burocrazia...».

Ma le risposte di Zenga non bastano ai precari. Che minacciano di denunciare il provveditorato di abuso di ufficio per non aver aspettato le graduatorie ufficiali. «Ma quello che dispiace - sospira Chiara Conalbi, in attesa di una cattedra che non arriverà prima di settembre - è vedere la cultura trattata così. Sempre peggio».

Annachiara Sacchi