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Anno scolastico a rischio: rinvii in Sicilia e Campania di Mario Reggio

ROMA - Slitta in Sicilia l'inizio dell'anno scolastico. Le scuole apriranno il 30 anzichè il 17 settembre. Probabile rinvio anche in Campania. In Sicijia l'annuncio è stato dato ieri dall'assessore regionale ai Beni Culturali, Fabio Granata. «Il ritardo è dovuto agli effetti che sta provocando la sentenza del Tar del Lazio- afferma l’assessore, famoso per aver rispolverato l'obbligo del grembiule per gli alunni delle elementari- che rimette in discussione le graduatorie per l'assegnazione delle supplenze annuali.

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Angela Nava, portavoce del coordinamento dei genitori democratici, afferma: «Se l'anno scolastico inizierà con i docenti già nominati, rischiamo di trovarci alle prese con un cambio a scuola avviata, un vero dramma per gli studenti».

Duro il giudizio di Claudia Pratelli, portavoce dell'unione degli Studenti:«Quello che sta accadendo dimostra che lo Stato si ritira sempre più da ciò che dovrebbe essere il suo interesse primario, cioè la scuola e la formazione». Sul sentiero di guerra i Cobas che annunciano battaglia alla riapertura delle scuole: «Stiamo preparando la nostra risposta all'attacco alla scuola pubblica».

Polemico anche il Coordinamento interuniversitario degli specializzati e specializzandi: «La non cumulabilità del punteggio è assurda,il ministero non si è difeso al Tar e ha lasciato che la situazione degenerasse. Abbiamo intenzione di presentare un ricorso al Consiglio di Stato per salvaguardare i nostri diritti»

Non risparmia critiche il prof Giunio Luzzatto, già direttore dei corsi di abilitazione al'insegnamento dell'università di Genova: «E difficile comprendere se le azioni ministeriali siano state determinate da insipienza o da deliberata volontà di nuocere, da colpa o da dolo - afferma-. E' certo che qualcuno vuol far apparire ingestibile il sistema delle graduatorie, in linea con le posizioni di chi vorrebbe puntare ad una discrezionalità dei Presidi nel chiamare, per le supplenze persone a propria scelta».

da "la Repubblica", 23 agosto 2002