l'Unità -22-05-2003
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della scuola? Sono a pagamento
Intervista
a: Andrea Ranieri
ROMA
- Durante la campagna elettorale del 2001, Berlusconi propagandava
le tre «i» come la vera riforma della scuola. Due anni
dopo, la riforma del centrodestra è varata: siamo di nuovo
in campagna elettorale, ma la scuola non è più un
argomento vincente per il centrodestra. «Due finanziarie e
una riforma hanno prodotto danni incalcolabili e le persone cominciano
a rendersene conto», registra Andrea Ranieri, responsabile
per i Democratici di sinistra del dipartimento Sapere, formazione
e cultura: «È più difficile inserire un bambino
con handicap, sparisce il tempo pieno, vengono tagliati servizi.
Altro che internet e inglese in prima elementare, le scuole che
li avevano introdotti già da anni come ampliamento dellofferta
formativa non hanno più i soldi per portare avanti i loro
progetti. Bisogna correre ai ripari e gli enti locali possono avere
un ruolo determinante».
Insomma,
se la legge Moratti è un disastro, tocca alle amministrazioni
ridurre il danno?
Proprio così, la riforma Moratti in fondo mette solo a regime
unistruzione più povera e più rigida prodotta
dalle ultime due finanziarie. Forse non si è ancora diffusa
abbastanza la consapevolezza di quanto toccherà allente
locale difendere la scuola pubblica, attivare sul territorio una
rete che la sostenga, mentre laddove verrà lasciata sola,
si registrerà inevitabilmente una battuta di arresto. Perché
la strategia della Moratti è chiara: un sistema di istruzione
a velocità diverse. Per questo mentre diminuisce il tempo
scuola per tutti, nasce il tempo opzionale, i laboratori - ovvero
la parte più innovativa - attivati sulla base delle richieste
della famiglie. E da qui ai servizi a pagamento il passo è
breve, la finanziaria di fatto li ha già introdotti: io ho
un bambino di 11 anni ed è arrivato a casa con una circolare
che dice che informatica si fa al pomeriggio e si paga. Così
approfitteranno di questi servizi solo le famiglie economicamente
e culturalmente capaci mentre la scuola di tutti deve rispondere
anche a quelle domande che le famiglie non sono in grado di formulare.
Che
cosa possono fare gli enti locali?
LAssociazione nazionale dei comuni ha già impedito
che partisse in modo insensato già da questanno lanticipo
nella scuola dellinfanzia. Ha posto delle condizioni, facendo
presente che servono spazi adeguati, più personale, corsi
di formazione specifici, risorse finanziarie. Altrimenti se mandi
prima a scuola i ragazzini senza strutture adeguate, distruggi il
segmento migliore dellistruzione italiana. È una questione
di qualità e non solo di risorse. A Roma, Torino, Genova,
in molti comuni dellEmilia Romagna sono state attivati percorsi
di continuità, sezioni primavera a Genova, sezioni
ponte a Roma perché il percorso non preveda salti ma
tempi di passaggio graduali, corsi di formazione comune a personale
delle materne e delle elementari. In vista delle amministrative,
abbiamo messo a punto un «Patto dellUlivo per la scuola»
proprio per arginare i danni della riforma Moratti. A parte lanticipo,
la Moratti distrugge il ciclo di base, mettendo un muro tra materna,
elementare e media, nella scansione dei cicli e nella formazione
degli insegnanti, mentre lorientamento europeo è esattamente
opposto. Province e regioni però possono scegliere di tutelare
la continuità, come ha fatto lEmilia Romagna.
E sullobbligo
scolastico, abolito dopo la terza media, che iniziative possono
prendere gli enti locali?
Il governo non riesce a fare nemmeno un decreto attuativo per dire
cosa ci sarà nel canale della formazione professionale. Verrà
fuori una indicazione generale in cui si dirà che a quattordici
anni i ragazzi devono ancora avere unoccasione formativa ma
poi spetterà a ogni regione decidere come farlo. LEmilia
Romagna e la Toscana hanno scelto di privilegiare la formazione
professionale che presenta progetti integrati con le scuole. E questo
è un segnale importante. In generale, per arginare i danni
della riforma Moratti gli enti locali dovranno sostenere i progetti
e le scuole dellautonomia.
Con
quali risorse?
Il governo ha tagliato insieme ai fondi per la scuola anche quelli
per gli enti locali, però la sensibilità di unamministrazione
si misura anche sulla decisione di investire comunque su questo
terreno. Perciò credo che la battaglia sia su due fronti,
da un lato perché il governo tiri fuori i soldi necessari
e dallaltro perché comunque anche di fronte ai tagli
nelle scelte di bilancio considerare comunque la scuola e la formazione
come priorità assoluta.
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