Nuova Ferrara 19-06-2003
Superiori,
cattedre «sparite»
I docenti di ruolo prenderanno il posto dei precari
LA NOVITA' Tutte le materie in sovrannumero
Spariscono un bel gruppetto di cattedre e questo significa tribolazioni
per gli insegnanti in organico e lavoro a rischio, addirittura,
per parecchi precari "storici". «Parliamo di gente
con 10-15 anni di lavoro alle spalle, non di novizi, che non hanno
più garanzie di un minimo di ore, poichè i loro posti
saranno presi dagli insegnanti in organico ma in lista di trasferimento
- chiarisce Sandro Succi (Cgil scuola) - Il tutto per via dei tetti
di organico imposti dal ministero».
La
tabella qui a fianco spiega come andranno le cose nell'anno scolastico
2003-04 in provincia di Ferrara, per quanto riguarda le scuole superiori.
I numeri sono relativi ai trasferimenti non voluti, in pratica soppressioni
di cattedre che costringono i titolari a spostarsi (a domanda condizionata
per chi sperava ancora che si liberasse un posto nella sua sede).
In
sofferenza ci sono un po' tutti i principali insegnamenti, da lingue
(8 cattedre perse in tutto, tra le quali quattro di francese) a
italiano e storia (7 posti sfumati), per arrivare a matematica.
Nel totale sono 46 i posti persi. Una decina dei titolari di queste
cattedre sono stati trasferiti d'ufficio, altri 26 sono inseriti
nella Dotazione organica provinciale, quindi restano a disposizione
per coprire i maggiori buchi. Andranno quindi a sottrarre le supplenze
lunghe, a partire da quelle annuali, ai precari che magari da un
decennio vivono di questo. Una situazione che rischia di acuire
le tensioni anche sul fronte dei Ssis, gli specializzati dai corsi
universitari in grado, con i punteggi così ottenuti, di scavalcare
nelle graduatorie i precari storici. Non è che agli studenti
vada meglio, perchè la conseguente concentrazione delle cattedre
provocherà inevitabilmente un aumento del numero medio di
alunni per classi: secondo i calcoli della Cgil scuola non saranno
rare le classi di 26-27 studenti, come ai tempi del boom demografico,
e in alcuni casi risulta non sia stata autorizzata la formazione
di nuove classi.
Bisogna
poi mettere nel conto gli effetti striscianti del decreto delle
18 ore, che impone agli insegnanti di saturare il loro orario d'insegnamento.
«Un'insegnante di italiano, ad esempio, dovrà tenere
magari 7 ore la settimana in prima, 7 in seconda, 2 in terza e altre
2 in quarta, con ricadute negative sia sulla qualità dell'insegnamento,
sia sulla organizzazione delle lezioni» è il pronostico
di Succi. La chiusura dei "buchi" negli orari, tra l'altro,
rischia di rendere dura la vita degli istituti abituati ad offrire
progetti extra rispetto ai programmi ministeriali.
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