L'Adige
del 29 agosto 2003
Catechisti solo a scuola
Se vuoi fare l'insegnante di religione nelle scuole pubbliche,
devi aiutare, sempre nel settore catechistico, anche le parrocchie.
E siccome è la curia che sceglie i catechisti, la stessa
avrebbe in mano un'arma per rimpinguare il personale che aiuta
a livello parrocchiale. Questa l'accusa che qualche aspirante
catechista ha ventilato ma che viene seccamente smentita da Roberto
Giuliani, responsabile del settore insegnamento della religione
cattolica della curia. «Smentisco assolutamente».
«Quello che posso dire - afferma Giuliani - è che noi
consigliamo a chi vuole insegnare religione nelle scuole una certa
disponibilità alla vita parrocchiale. Ma non confondiamo
mai i due ruoli». Niente impronta pastorale ad un'attività
meramente didattica, quindi. Ma come avviene la scelta degli insegnanti
di religione? Ancora Roberto Giuliani;
«Attraverso
una graduatoria interna all'ufficio, sulla base di punteggi
che fanno riferimento a titoli e servizi di insegnamento prestati.
Un sistema che abbiamo mutuato dalla sovrintendenza scolastica».
Ma chi è idoneo a partecipare alla graduatoria? «L'idoneità
è un pre-requisito. L'insegnante fa una propria dichiarazione
in cui garantisce tre cose. Innanzitutto le sue conoscenze
sui contenuti dell'insegnamento della religione cattolica, poi le
sue capacità didattiche e, infine, la testimonianza di una
corretta vita cattolica. Ma tutto si limita ad una dichiarazione,
tutto si ferma ad una firma, non chiediamo affatto prove di attività
parrocchiale. Nessun nesso». Altra cosa, dicono in curia,
è che il parroco del paese chieda ad un insegnante di religione
di dargli una mano. «Questo può essere considerata
cosa normale. Ma non c'è nessun collegamento tra l'insegnamento
della religione e la catechesi in parrocchia. Ci teniamo -
afferma Giuliani - a distinguere i due piani, per il bene delle
due figure, che sono diverse. Certo, se me lo chiede, dal punto
di vista cristiano posso auspicare che l'insegnante di religione
sia anche attivo nella preparazione dei giovani fuori dalla
scuola».
E'
particolarmente interessante l'affermazione del responsabile dell'insegnamento
di religione cattolica di Trento: L'insegnante fa una propria dichiarazione
in cui garantisce tre cose. Innanzitutto le sue conoscenze
sui contenuti dell'insegnamento della religione cattolica, poi le
sue capacità didattiche e, infine, la testimonianza di una
corretta vita cattolica. Dunque lo Stato italiano immette in ruolo
della gente la cui competenza è provata solo da un'autodichiarazione
di conoscenza e di capacità didattiche, giudicata solo dall'ordinario
diocesano o da chi è stato incaricato dallo stesso, in questo
caso il Giuliani. Uno Stato che ammette queste cose è uno
Stato buffone e idiota, che vuol distruggere la scuola statale,
con cui non si può dialogare.
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