17 luglio 2003
L'Università «riscrive» l'accesso
ROMA
- Revisione degli esami di Stato e dell'accesso alle professioni
ordinistiche. Il ministero dell'Istruzione avvia una stagione di
interventi a tutto campo per modificare la disciplina dettata dal
Dpr 328/01 e per regolamentare l'organizzazione e le modalità
di selezione di quelle professioni non toccate dal provvedimento
del 2001. L'occasione per il lancio dell'iniziativa l'ha offerta
la conferenza, organizzata ieri dal Miur, a cui hanno preso parte
i presidenti degli Ordini e dei Collegi professionali e i vertici
delle Conferenze dei presidi delle facoltà.
«È
fondamentale - ha sottolineato il ministro dell'Istruzione Letizia
Moratti presentando il piano - adoperarsi per costruire un tavolo
permanente tra Miur, Ordini e Università che operi un raccordo
istituzionale teso a realizzare progetti formativi più aderenti
alle esigenze delle professioni». Tavolo che funga, ha aggiunto
il ministro, anche da cassa di risonanza delle professioni, per
far ascoltare i loro orientamenti nella «riprogettazione»
del sistema universitario che dovrebbe incidere sull'attuale assetto
del «3+2».
Il
modello di accesso alle professioni intellettuali tracciato dal
Dpr 328, come è stato ricordato nel corso dell'incontro,
ha mostrato negli ultimi tempi incongruenze. A seguito della riforma
universitaria, infatti, è venuta meno la corrispondenza univoca
tra il corso di laurea e lo sbocco professionale. Oggi è
possibile accedere a una professione frequentando differenti corsi
universitari e, d'altro canto, i corsi afferenti a una classe di
laurea permettono di accedere a più professioni. «Per
questo - ha precisato il sottosegretario all'Istruzione, Maria Grazia
Siliquini, che ha ricevuto a febbraio la delega per occuparsi della
materia - l'esame di Stato deve essere non una semplice verifica
della formazione universitaria ma deve permettere la valutazione
delle competenze e delle attitudini professionali dei candidati».
Entrando
nello specifico, il progetto annunciato dal Miur comprende tre provvedimenti.
Un disegno di legge delega finalizzato a disciplinare - sulla base
di nuovi titoli universitari - l'accesso alle professioni di giornalista,
tecnologo alimentare, statistico e consulente del lavoro (tralasciate
dal Dpr 328), nonché a ripensare l'organizzazione ordinistica
delle attività professionali regolate dal Dpr 328, recependo
i rilievi mossi dalle categorie interessate.
C'è
poi un regolamento governativo per correggere il Dpr 328 relativamente
alla normativa dell'esame di Stato che punti a conferirle maggiore
coerenza con i percorsi universitari. E, infine, un decreto ministeriale
di variazione del Dm 9 settembre 1957 per rendere le prove di abilitazione
più eque su tutto il territorio nazionale (si veda la scheda
a fianco).
«Il
regolamento 328 - ha aggiunto Siliquini - è stato un provvedimento
importante, all'epoca idoneo per consentire ai nuovi laureati l'inserimento
professionale. Ora si apre una seconda fase di verifica, che va
effettuata prestando una maggiore attenzione ai bisogni dei professionisti.
Abbiamo predisposto, perciò, un calendario settimanale che
prevede fino a tre audizioni per ogni professione, al fine di avere
una visione d'insieme in materia di competenze e figure professionali».
«È la prima volta - è stato il commento di Raffaele
Sirica, presidente del Cup, il coordinamento delle professioni ordinistiche
- che il mondo dei professionisti e quello dell'università
si trovano a lavorare insieme in uno scenario così ampio.
Va dato al merito al ministero di aver promosso l'iniziativa. Attendiamo
perciò fiduciosi gli esiti di questo confronto».
MARCO BELLINAZZO
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