da
Il Corriere della Sera
15 aprile 2003
Pronto
il testo del ministero che manderà in pensione il «3»2»
Primo
e secondo livello: così cambierà la laurea
Ogni facoltà avrà un anno comune e poi due percorsi
separati
ROMA
- Lauree di primo e di secondo livello. Una più professionalizzante,
laltra di indirizzo metodologico. Cambia il «tre più
due», introdotto nelluniversità con la riforma
Zecchino dellautunno 99. Letizia Moratti potrebbe presentare
il decreto di riordino degli ordinamenti universitari in uno dei
prossimi consigli dei ministri.
LA
RIFORMA - Dopo almeno un primo anno comune, nel quale lo studente
verifica le proprie capacità, avremo una netta biforcazione
dei percorsi. A quanti mostrano inclinazioni per altri sbocchi,
viene proposto un corso di studi biennale orientato verso le professioni
che si conclude con una laurea di primo livello. Chi invece supera
i primi esami viene indirizzato verso un percorso in due tappe biennali
che lo porterà alla laurea di primo e poi di secondo livello.
Lo schema assomiglia a una «Y». La bozza, sulla quale
stanno lavorando i tecnici e che sarà sottoposta alla Conferenza
dei rettori, trasforma in articoli e commi i suggerimenti della
commissione presieduta dal professor Adriano De Maio. Le novità
sono tante. Cambia anzitutto la filosofia. Lattuale ordinamento
segue il criterio della sequenzialità: dopo il tre, il due.
Quello nuovo seleziona e separa i percorsi degli universitari già
dopo il primo anno. Cè chi paventa lauree di serie
A e B, funzionali a una selezione di natura sociale. E chi invece
sottolinea lo sforzo per riportare luniversità a livelli
di eccellenza. Oggi la tendenza è quella di non fermarsi
alla laurea breve ma di andare avanti. Il rischio è quello
di uninflazione delle lauree specialistiche che verrebbero
di fatto svalutate. Dovrebbe essere comunque garantita la possibilità
di passare da un ramo allaltro della «Y».
LA SELEZIONE - Saranno gli atenei a decidere i criteri. «I
regolamenti didattici - è scritto nella bozza - stabiliscono
che i corsi di laurea afferenti a una medesima classe disciplinare
condividano le stesse attività didattiche comuni per un minimo
di 60 crediti (un anno di studio, ndr) prima delle differenziazioni
dei percorsi formativi e definiscono i criteri per la prosecuzione
dei percorsi». Avremo quasi certamente università che
punteranno sulla qualità e imporranno criteri di selezione
più severi e altre, maggiormente interessate alla quantità,
che si daranno criteri più blandi. Alcune facoltà
scientifiche potrebbero chiedere più di 60 crediti per il
percorso comune che, di conseguenza, potrebbe trasformarsi anche
in un biennio. Gli atenei, secondo quanto si legge nel testo, stabiliranno
anche i criteri di accesso alla laurea di secondo livello, dopo
aver verificato il «possesso dei requisiti curriculari»
e la preparazione personale.
GIURISPRUDENZA - Per le facoltà di Giurisprudenza cè
la possibilità di un percorso unitario, ovvero un anno comune
seguito dai tradizionali quattro anni. E stato il responsabile
scuola di An, Giuseppe Valditara, a battersi per questa deroga:
«Auspico che possa essere estesa anche a quelle altre aree
disciplinari che intenderanno puntare sulleccellenza».
In buona sostanza per le professioni legali non dovrebbe essere
prevista nessuna laurea di primo livello. Gli studenti, dopo il
liceo, potranno insomma aspirare direttamente al titolo più
alto.
Giulio
Benedetti
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