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05-06-2003
Proteste e ricorsi negli istituti milanesi contro il decreto delle 18 ore

I tagli della Moratti lasciano senza cattedra 310 insegnanti
ALESSIA GALLIONE
TERESA MONESTIROLI

Non occupano le scuole come i colleghi di Torino, ma bloccano l´adozione dei libri di testo e minacciano una valanga di ricorsi. Anche i professori delle scuole superiori di Milano si oppongono alla saturazione delle cattedre a 18 ore. «E non perché vogliamo lavorare di meno - spiegano - ma perché difendiamo la qualità della scuola. Le ore in avanzo, come le chiama il ministero, in realtà servono per le supplenze.

Se tutti abbiamo 18 ore di lezione frontale chi farà le brevi sostituzioni?». Ma i problemi non si fermano qui. Il «decreto sfasciacattedre», come è già stato ribattezzato il provvedimento della Finanziaria, costringe a trasferimenti indesiderati, insegnamenti spezzati (matematica e fisica che diventano due cattedre) e professori in esubero.

A Milano, dove alle superiori il ministro Moratti ha tagliato 315 posti, secondo i dati forniti dai sindacati sono 800 i docenti coinvolti nei trasferimenti. Di questi 310 sono quelli rimasti senza cattedra, cioè da settembre non avranno alcuna classe dove insegnare. a fronte, paradossalmente, di circa 250 posti liberi in discipline come l´elettronica dove non si trovano professori abilitati da assumere. Per difendere la «qualità della scuola» ieri pomeriggio una delegazione di insegnanti della Rete di resistenza per la scuola pubblica, nata lo scorso anno contro la riforma Moratti, ha protestato sotto la direzione scolastica regionale.

La saturazione delle cattedre - spiega Michele Corso, insegnante dello Steiner - mette a serio rischio la continuità didattica. Di fatto saranno tolte ore importanti alle supplenze e ai progetti. Ma diciamo no anche all´abolizione del tempo pieno e ai tagli del personale».

Una dei 310 a rimanere senza cattedra è Serena Raffa, docente di diritto del Varalli: «Dopo 19 anni di lavoro mi ritrovo senza una scuola in cui insegnare. Ho perso la titolarità e nel modo più assurdo». Tra le scuole più colpite c´è il liceo scientifico. «Per alcune materie come la lingua straniera - spiega Luciano Andreotti del "Cremona" sventolando complicatissime tabelle - i ragazzi rischiano addirittura di cambiare insegnante ogni anno». E Wolfango Pirelli, segretario regionale della Cgil scuola avverte: «L´11 settembre, al rientro sui banchi, potrebbe essere già sciopero».