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La Polonia del dopoguerra
COSTRUZIONE E CONSOLIDAZIONE DELL'AUTORITà POPOLARE 1945-1948 Quando nel 1943 il
Governo Polacco a Londra aveva chiesto alla Croce Rossa Internazionale di
indagare sull'esecuzione di massa degli ufficiali polacchi a Katyń, l'URSS fece di questa richiesta il pretesto
per interrompere le relazioni diplomatiche con le autorità polacche. Da questo
momento il governo in emigrazione non manteneva nessun contatto con lo stato
sovietico che controllava il territorio della Polonia. In futuro tutte le
faccende riguardanti la Polonia sarebbero state discusse dalle delegazioni delle
grandi potenze senza la partecipazione dello stesso interessato. La soluzione
sovietica della questione polacca è stata gradualmente sigillata con le
decisioni delle tre conferenze degli Alleati - a Teheran, Jalta e Potsdam.
Durante conferenza di Teheran, dal 28/11 al 01/12 del 1943 si parlava della
divisione dell'Europa in zone della potenziale influenza, decidendo che la
Polonia si sarebbe trovata sotto il controllo sovietico. Era stabilito che la
base per il confine polacco-sovietico sarebbe la Linea di Curzon
(rifiutata dall'URSS come soluzione nel 1920 ma adesso proposta dallo stesso
Stalin), escluse però le città di Leopoli e di Vilnius. La questione del
confine occidentale polacco non è stata discussa. A Jalta, dal 4 all'11
febbraio 1945 Churchill e Roosevelt avevano simbolicamente provato a confermare
la loro influenza sull'Est Europa. Nonostante il riconoscimento unilaterale
dalla parte sovietica del Governo Temporaneo Polacco filo-comunista, premevano
sull'includere allo stesso i rappresentanti dei partiti collaboranti con il
Governo Polacco a Londra. Avevano anche confermato il diritto della Polonia ai
territori orientali della Germania, senza stabilirne però i confini. A Potsdam,
dal 17/07 al 02/08 1945, le Grandi potenze, dopo una breve consultazione con i
comunisti polacchi addestrati prima bene dai sovietici, avevano stabilito i
confini occidentali della Polonia sui fiumi Odra e Nysa per poi accettare anche
il piano di espulsione dei tedeschi dalla Polonia, dalla Cecoslovacchia e
dall'Ungheria. Hanno anche raccomandato di organizzare alla prima occasione le
libere e democratiche elezioni in Polonia. Dopo di che hanno lasciato la Polonia
alla sua sorte. Durante i 6 anni della
Seconda Guerra Mondiale la Polonia ha perso circa 6 milioni cittadini di cui 2,8
milioni di origine ebrea. Anche le deportazioni effettuate durante la guerra dai
tedeschi e dai sovietici - rispettivamente 2,3 milioni e 1,5 milioni - hanno
causato un notevole spopolamento dello stato polacco. A causa dello spostamento
dei confini orientali e occidentali la Polonia ha subito anche delle perdite
territoriali: nel 1939 il territorio dello stato era di 389.172 km2
mentre dopo la guerra di 312.683 km2. Le minoranze etniche erano
quasi sparite. L'olocausto degli ebrei, la deportazione dei tedeschi dai
territori occidentali, l'annessione dall'Unione Sovietica delle province
orientali con ucraini e bielorussi e il flusso dei polacchi dall'est hanno dato
la maggioranza assoluta al gruppo linguistico polacco di religione cattolica. Il
9 maggio del 1945 quando è stata proclamata la fine della guerra - dopo 2078
giorni dal suo inizio con l'invasione allo stato polacco - il territorio della
Polonia restava sotto il totale controllo dell'Unione Sovietica. Gli inizi del sistema
politico polacco dopo il 1945 risalgono alla data del 22 luglio 1944 quando si
era costituito, sotto l'auspicio dell'URSS, il primo governo polacco dopoguerra
chiamato il Comitato Polacco per la Liberazione Nazionale (Polski Komitet
Wyzwolenia Narodowego - PKWN). Questo governo aiutò i suoi amici sovietici ad
amministrare i territori liberati dall'occupazione tedesca e nel momento giusto
diventò una risorsa sostanziale sia per il Governo Temporaneo della Respublica
di Polonia ( dal gennaio al giugno del 1945) che per il Governo Temporaneo
dell'Unità Nazionale (dal giugno 1945). Il Manifesto del PKWN proclamato il 22
luglio 1944 a Lublino (ma praticamente redatto e stampato a Mosca) rispondeva
piuttosto ai desideri dei comunisti sovietici e non a quelli dei comunisti
polacchi. Il documento annunciava tra l'altro la nazionalizzazione
dell'industria e la collettivizzazione dell'agricoltura, che significava
l'abolizione della proprietà privata in ogni attività produttiva. A Mosca durante le
trattative per la costituzione del Governo Temporaneo dell'Unità Nazionale
fu stabilito che l'incarico del Primo Ministro sarebbe stato affidato a Edmund
Osòbka- Morawski, mentre Stanisław
Mikołajczyk
(il leader del Partito Popolare Polacco e anche l'unico membro del Governo
Polacco a Londra disposto alla cooperazione con i comunisti) avrebbe ricoperto i
ruoli di Vice
Premier e Ministro dell'Agricoltura, Władysław
Gomułka, il leader del Partito Operaio Polacco (PPR), diventava invece secondo Vice
Premier. I due anni dell'attività di questo governo non avevano suscitato
l'interesse dell'Occidente che ancora guardava l'Unione Sovietica con tanta
gratitudine e ammirazione. Solo alla fine, nel 1947, dopo la sua caduta, gli
osservatori occidentali avevano riassunto ciò che realmente accadde in Polonia
e solo allora reagirono con una violenta e impotente frustrazione. Durante
l'amministrazione del Governo Temporaneo dell'Unità Nazionale in Polonia scoppiò
la guerra civile provocata dall'attività delle forze di sicurezza sovietiche.
Chiedendo una totale ubbidienza, i sovietici avevano provocato la resistenza
armata di migliaia di polacchi che in altre circostanze avrebbero forse
considerato una possibilità di collaborazione con loro. Considerando tutti i
loro avversari "terroristi, banditi e fascisti" avevano creato una
situazione incredibile dove i leader comunisti chiedevano la costituzione di un
consolidato "fronte democratico" mentre le forze di sicurezza
arrestavano, ammazzavano e deportavano esattamente le stesse persone dalle quali
ci si aspettava una collaborazione. Al terrore i polacchi avevano risposto
con terrore. Gli ufficiali locali e agenti della milizia istallati dalla KGB
venivano assassinati e perseguitati. Intere province, soprattutto nei Carpazi,
erano occupate dai ribelli - ad esempio il terribile "Capitan Fuoco"
("Ogień") di Nowy Targ. Per risolvere questi problemi è stato
chiamato il Corpo della Sicurezza Interna (KBW) comandato dai sovietici,
incaricati nel Ministero della Pubblica Sicurezza a Varsavia.
La resistenza militare era diretta dai tre centri anticomunisti
indipendenti e non collegati tra di loro - Forze Armate Nazionali (NSZ), Libertà
e Indipendenza (WiN) e Armata Ucraina Insurrezionale (UPA). Quest'ultima,
formatasi nel 1943, combatteva accanitamente sia contro Hitler che contro Stalin
per uno Stato Ucraino indipendente e libero. Durante la Seconda Guerra Mondiale
rimase in conflitto sia con i partigiani polacchi che quelli sovietici. Nel 1945
quello che rimaneva dell'UPA si era trovato totalmente isolato politicamente e
circondato dalle forze nemiche nelle montagne di Bieszczady. Il 4 aprile 1947
segnano una spettacolare vittoria sulle truppe polacche a Jabłonki -
attirano in trappola e uccidono il Vice Ministro della Difesa polacco, generale
Karol Świerczewski (pseudonimo "Walter"), un veterano del
movimento comunista sin dalla Guerra Civile in Spagna. Questo incidente mobilizzò
il governo polacco a mettere in atto soluzioni immediate. I villaggi in Bieszczady
furono rasi al suolo, i loro abitanti - Łemkowie e Bojkowie - furono
deportati nell'URSS o nei Territori Riconquistati (i territori ex-tedeschi
incorporati alla Polonia dopo la Seconda Guerra). Il piano generale delle
deportazioni includeva milioni di persone. Per tre anni colonne di profughi, deportati,
rimpatriati hanno attraversato la
Polonia ... Gli ultimi ritornavano in Polonia
dai lavori forzati in Germania e nell’Unione Sovietica. I deportati dai
territori orientali dell'ex-Seconda Respublica andavano verso i Territori
Occidentali Riconquistati. Verso la giustizia sovietica, ad est, andavano colonne
di disertori e prigionieri di guerra sovietici... La più grande
operazione di deportazione è stato lo spostamento di circa 5 milioni di tedeschi
dalle province di Pomerania Orientale, Slesia e Prussia Orientale, secondo
l'accordo firmato a Berlino il 14 febbraio 1946 tra la Polonia e l'Inghilterra. Dopo due anni di
preparativi, il 19 gennaio 1947 si erano svolte le prime "libere"
elezioni politiche che avevano portato la vittoria (l'80% dei voti) al blocco
comunista. In seguito il Partito Operaio Polacco (PPR) ottenne per la prima
volta la posizione dominante nella politica dello stato con 394 mandati in
parlamento (i 28 vinse il Partito Popolare Polacco di Mikołajczyk). Il 6
febbraio 1947 si costituì il nuovo governo con Jòzef Cyrankiewicz come
Premier. Il 19 febbraio al nuovo Consiglio di Stato erano stati assegnati
mandati speciali – d’ora in poi nessun partito "borghese" poteva
sognare una qualsiasi attività appoggiata dalla maggioranza della società.
Nell'ottobre 1947 Stanisław Mikołajczyk, simbolo
dell'opposizione nel paese, doveva salvarsi la vita fuggendo dalla Polonia.
Winston Churchill, che precedentemente aveva invitato Mikołajczyk a
ritornare in Polonia, dichiarò di essere molto sorpreso di vederlo vivo a
Londra... LA REPUBBLICA POPOLARE DI POLONIA AI TEMPI DI STALINISMO 1948-1956 Negli anni a venire in
Polonia regnò lo stalinismo. La collettivizzazione forzata ha la priorità
assoluta nella politica agraria. Nonostante l’esclusione mirata e attenta
della parola "kolchoz" dal linguaggio ufficiale, il numero delle
aziende agricole collettivizzate aumenta negli anni 1951-55 da 12513 a 28955.
Nello sviluppo industriale industria pesante ha la priorità. Simbolo di questi
tempi è Nowa Huta - una nuova borgata industriale di Cracovia costruita per gli
operai dell'Acciaieria "Lenin", la più grande azienda di questo
settore in Polonia. La Chiesa Cattolica viene
sistematicamente attaccata. Nel 1950 viene confiscato tutto il patrimonio della
Chiesa, ad esclusione delle chiese stesse e dei cimiteri parrocchiali. I preti
vengono arrestati in massa nonostante le proteste del Primate della Polonia
Cardinale Stefan Wyszyński - anche lui arrestato nel 1953. Il sistema stalinista venne
ufficialmente confermato con l'introduzione della Costituzione del 22 luglio
1952 che proclamò la Repubblica Popolare di Polonia (Polska Rzeczpospolita
Ludowa - PRL). L'autorità superiore dello stato è stata assegnata alla Dieta (Sejm)
composta da 460 deputati eletti ogni 4 anni. Il Consiglio dei Ministri, come il
Presidente e il suo Consiglio di Stato, veniva nominato dalla stessa Dieta.
Praticamente però, in accordo con il canone del centralismo democratico di
Lenin, tutto il potere dello stato stava nelle mani dell'Ufficio Politico del
Partito Operaio Unificato Polacco e del suo Primo Segretario. Tutte le nomine
all'apparato statale e le decisioni dello stesso dovevano essere approvate dagli
organi competenti del Partito. Ogni ministero aveva un reparto corrispondente
nel Partito, ogni candidato a deputato veniva prima scelto dal Partito. In
effetti "il popolo lavoratore delle città e delle campagne", che
secondo la costituzione era la forza politica dello stato, diventò la sua preda
indifesa. Il Partito era dittatore del popolo. Di fronte alla minaccia di
un intervento imperialista contro il blocco comunista, tutta l’Europa
Orientale è stata trasformata in campo militare. I confini erano stati chiusi,
l'economia sottomessa alle priorità militari e l'esercito polacco,
accuratamente addestrato dai sovietici, aggiunse il numero fisso di 400.000
soldati. Il 14 maggio 1955 fu sottoscritto l'atto di costituzione del Patto di
Varsavia dove l'Esercito Popolare Polacco era la seconda forza militare dopo
l'Armata Rossa. Negli anni dello stalinismo
ebbero luogo in Polonia tanti processi politici. Gli ex-soldati dell'AK o delle
Forze Armate Polacche al Occidente considerati "nemici del popolo"
venivano condannati alla prigione per lunghi periodi e in alcuni casi anche a
morte soltanto perché avevano combattuto contro i tedeschi insieme agli alleati
occidentali. Si poteva finire in galera soltanto per un familiare che era
emigrato all'estero dopo la guerra, per una qualsiasi critica al sistema o
addirittura per una barzelletta politica. In questo periodo erano anche
fortemente perseguitate le persone di cultura e scienza polacca dell'anteguerra,
definite come "l'intellighenzia borghese". IL COMUNISMO NAZIONALE IN POLONIA - IL GOVERNO DI GOMUŁKA 1956-1970 Lo stalinismo in Polonia
conosce la sua fine nel 1956 - l'anno del "terremoto" nel mondo
comunista - con il XX Congresso del PCUS e la critica della politica di Stalin
da parte di Chruszczow. Nello stesso anno muore a Mosca, durante una visita
ufficiale, il Presidente Polacco Bolesław Bierut. Nel giugno del 1956 gli
operai della Fabbrica Ferroviaria "Cegielski" a Poznań scendono
in piazza per protestare contro le condizioni di vita e contro la situazione
politica del paese, portando striscioni "Pane e libertà" e
"Russi a casa". Questo è il primo scontro del popolo con le autorità
della Polonia Popolare. Nel combattimento tra operai e milizia durato due giorni
cadono 53 persone. L'intervento del Primo Ministro Cyrankiewicz e dell'esercito
restituisce la calma. Nell'ottobre 1956 Władysław
Gomułka diventò il Primo Segretario del Partito senza previa approvazione
di Mosca. Le relazioni con l'URSS erano molto tese - Chruszczow infuriato
minacciava i polacchi con un intervento militare e i polacchi da parte loro
bloccarono con l'esercito armato e pronto ad agire tutte le strade principali
dello stato. Si diceva che l'Armata Polacca, in caso dell'intervento sovietico,
era pronta ad invadere la Repubblica Democratica Tedesca, che avrebbe messo in
discussione la compattezza del blocco sovietico e anche la presenza dei Russi
nell'Europa Orientale. Dopo due giorni di discussioni la scelta del Primo
Segretario era stata approvata. Il Ministro della Difesa nel governo polacco, il
maresciallo sovietico Rokossowski, doveva ritornare a Mosca insieme alla sua
equipe. I leader sovietici furono costretti a rispettare "la via polacca al
socialismo" a condizione che l'unità del blocco comunista fosse rimasta
solida. Il Partito prese il controllo dello stato senza nessuna sorveglianza
diretta da parte dell'URSS, confermando la sua indipendenza e liberando il paese
dallo stalinismo. Il periodo del comunismo
nazionale ha comportato per la Polonia 20 anni di relativa stabilità, senza però
apportare nessuna soluzione ai problemi economici e politici. A partire da
quella del 1956, crisi politiche si ripetono periodicamente: 1968, 1970, 1976. Per quanto riguarda il
blocco sovietico, il partito polacco manifestava nei suoi confronti sempre
un’ostentata lealtà. Ma subito dopo l'intervento sovietico in Ungheria (1956)
la Croce Rossa Polacca inviò medicine e sangue agli ungheresi, nonostante le
proteste della Cecoslovacchia, impegnata nell'azione militare. Durante la
sessione dell'ONU, il 21 novembre 1956 la delegazione polacca si era astenuta dal
voto sulla risoluzione che condannava l'intervento sovietico in Ungheria -
questo era l'unico atto di insubordinazione della Polonia durante la sua
permanenza nel blocco comunista. Nelle questioni del disarmo
internazionale la Polonia aveva intrapreso iniziative importanti. Il 2
ottobre 1957 nella sessione dell'ONU il Ministro degli Esteri polacco Adam
Rapacki lanciò la proposta di creare una zona non-nucleare sui territori della
Polonia, della Cecoslovacchia e delle due Repubbliche Tedesche - era il
cosiddetto "Piano di Rapacki". Tre anni dopo, anche sul forum
dell'ONU, era stato presentato il "Piano di Gomułka" che
proponeva la cessazione dell'armamento nucleare sugli stessi territori. Per quanto riguarda la
politica interna Gomułka stava gradualmente perdendo stima e appoggio
politico goduti nel 1956. Negli anni sessanta la marcia verso l'autosufficienza
economica del paese incontrò numerosi ostacoli, soprattutto in agricoltura. La
promessa del miglioramento della qualità della vita veniva realizzata troppo a
rilento, i membri dell'apparato del Partito dimostravano apertamente il loro
benessere provocando l'ostilità dei cittadini comuni, la censura era stata
nuovamente irrigidita e dietro le quinte del Partito intrigavano varie frazioni.
La crisi del 1968 è scaturita quindi come conseguenza di numerosi fattori. Il primo sintomo
si era visto un anno prima quando un gruppo degli alti ufficiali dello stato e
dell'esercito polacco agirono con un'esplosione di gioia alla notizia della
vittoria dei "nostri Ebrei sui loro Arabi" nella guerra in Medio
Oriente. Questo atto collegava l'opposizione politica con i simpatizzanti pro
Israele (quindi antisovietici) e fu in breve tempo sfruttato dal generale Moczar
(vecchio comunista, capo frazione dei "Partigiani" e Ministro degli
Interni) per discreditare gli avversari politici come "ribelli
sionisti". La scintilla che provocò l'incendio fu un incidente piuttosto
irrilevante accaduto nel marzo del 1968 a Varsavia, quando l'ambasciatore
sovietico protestò contro l'allestimento del dramma classico "Dziady"
di Adam Mickiewicz (1799-1855) al Teatro Nazionale. Quando gli studenti
universitari scesero in piazza per protestare contro il divieto di mettere in
scena il dramma, la milizia di Moczar intervenne. Gli studenti vennero picchiati
senza nessuna ragione, tanti di loro arrestati. La stampa chiamò gli operai ad
agire contro i "traditori sionisti". A Cracovia, dove non c'era stato
nessun incidente, la milizia stessa attaccò l'Università Jagiellonica, usando
così la classica provocazione politica ben conosciuta dalle cronache delle
dittature dell'Est Europa. Le azioni di Moczar non avevano avuto però l'effetto
desiderato. L'esercito e gli operai non volevano dare l'appoggio alle iniziative
del generale. La milizia fu ritirata, Gomułka aveva riguadagnato un po’
della sua stima e tutta la faccenda servì a costringere tante persone di
origine ebrea, scomode al regime, di lasciare la Polonia. Nello stesso 1968
l'esercito polacco partecipò nell'intervento miliare sovietico in
Cecoslovacchia - la macchia più grande sulla reputazione storica delle forze
armate polacche. In novembre, durante la V Assemblea del Partito Operaio
Unificato Polacco parlò il Primo Segretario del PCUS Leonid Brezniev. In poche
parole informò tutti che ogni paese del blocco era obbligato ad
"aiutare" un altro stato comunista lì dove "le conquiste del
socialismo" sarebbero state minacciate e che il Cremlino era pronto a
schiacciare ogni paese del blocco che fosse stato disobbediente. Questa era la
famosa "dottrina di Brezniev" - espressa non per caso a Varsavia, la
capitale del più grande e più sospettato degli alleati. La fine dell'epoca di Gomułka
aveva visto un grande successo della Polonia in politica estera. Il 7 dicembre
1970 tra la Repubblica Popolare di Polonia e la Repubblica Federale di Germania
è stato firmato il trattato in cui la Germania dell’Ovest riconobbe il
confine occidentale della Polonia sui fiumi di Odra e Nysa Łużycka. LA "DECADE DI SUCCESSO" 1971-1980 Dopo lunghi colloqui con i
lavoratori dei cantieri navali di Gdańsk e Gdynia, Gierek ottenne la loro
approvazione per il suo programma. Ma la situazione politica sotto
l'amministrazione di Gierek sarebbe arrivata dopo sei anni nello stesso vicolo
cieco a cui era giunta nel periodo di Gomułka. Nei primi tre anni la nuova
equipe ha goduto di tanta fiducia sociale. Gli operai avevano ottenuto gli aumenti
di salario, i contadini il servizio sanitario gratuito e l'abolizione dei
contingenti obbligatori allo stato, gli intellettuali facilitazioni per i viaggi
all'estero e l'allentamento della censura. Il governo cominciò a realizzare un
programma di grandi investimenti in alcuni settori dell’economia che avrebbero
potuto influenzare lo sviluppo del commercio, dell'agricoltura nonché
migliorare il tenore di vita. La Polonia aveva ottenuto le licenze per la
produzione delle macchine FIAT (126p), dei gru Jones, dei motori Leyland, dei
pullman Berliet, degli articoli elettronici Grundig e dei trattori
Massey-Ferguson. Per finanziare queste operazioni erano stati presi dei crediti
dai paesi occidentali per un totale di 6 miliardi di dollari. La crisi mondiale
sul mercato dei carburanti e la stagnazione del commercio hanno però dolorosamente
toccato la Polonia. Nel 1976 Gierek si trovò nella stessa situazione in cui si
era trovato Gomułka nel 1970 e ordinò l'aumento dei prezzi del 60% circa.
La risposta del popolo è stata immediata - scioperi e proteste in quasi tutte
le fabbriche del paese. Gli aumenti sono stati revocati e già la seconda volta
in 6 anni il governo comunista fu costretto a dimettersi sotto la pressione
dell'opinione pubblica. La politica del POUP era in una crisi profonda -
bisognava pagare i crediti sempre crescenti e, poiché solo gli interessi
aggiungevano la metà del valore dell'export polacco, tutti i prodotti di largo
consumo venivano venduti all'estero come copertura dei debiti crescenti. Così
dopo 30 anni di progressiva costruzione del socialismo la carenza di carne e della
carta igienica sul mercato e mancanza di corrente elettrica nelle case sono
realtà quotidiane. Il Partito non vuole ammettere la necessità delle riforme
perché cosi dovrebbe incolparsi degli errori commessi rischiando la perdita del
controllo sulla situazione politica del paese - anche perché l'evento più
importante dell'epoca di Gierek era stato la nascita di una opposizione
consolidata. Il movimento di opposizione
si è cristallizzato nel 1975 come risposta alle modifiche proposte alla
costituzione, intraprendendo le proteste aperte conosciute come " La
lettera degli 11", "La lettera dei 59" o "L'appello dei
13". Si costituiscono: il Comitato per la Difesa degli Operai (KOR) con a
capo Adam Michnik (attualmente - 2006 - redattore capo del più grande
quotidiano polacco "Gazeta Wyborcza") e Jacek Kuroń (dopo 1989 Ministro del Lavoro,
deceduto nel 2004), il Movimento per la Difesa dei Diritti
dell'Uomo e del Cittadino (ROPCiO) con Leszek Moczulski a capo e altre
organizzazioni. In breve tempo tutti questi gruppi hanno avuto i propri organi di
stampa, chiaramente illegali, non autorizzati. Nonostante le persecuzioni da
parte del regime, incluso l'assassinio di Stanisław Pyjas, capo
dell’opposizione studentesca a Cracovia, l’opposizione allarga la propria
attività in Polonia e all'estero (i contatti con il gruppo cecoslovacco
"Carta 77"). La crisi del 1976 era però
soltanto il preludio di un terremoto politico che stava per arrivare. Il 16
ottobre 1978 l'arcivescovo di Cracovia Karol Wojtyła viene eletto papa dal
Collegio dei Cardinali. Nel giugno 1979 Giovanni Paolo II arriva in patria con
il suo primo pellegrinaggio e pronuncia delle parole indimenticabili per i
polacchi: "Che scenda il Tuo Spirito e che cambi il volto della Terra - di
QUESTA TERRA...". L’elezione di Wojtyła e il suo pellegrinaggio in
Polonia hanno dato un enorme supporto morale ai polacchi restituendo loro il
senso della propria dignità umana e nazionale. "SOLIDARNOŚĆ"
E LO STATO D'ASSEDIO 1980-1983 Nell'estate del 1980 una
nuova crisi arriva rapidamente al culmine. Ancora a luglio sembrava che le
proteste locali causate dalla mancanza di viveri alimentari sul mercato
sarebbero finite come quelle precedenti dopo le promesse vuote del governo, ma
presto diventò chiaro che questa volta i lavoratori non si sarebbero fatti
prendere in giro. A metà agosto, il Comitato dello Sciopero del cantiere navale
"Lenin" a Gdańsk lanciò la proposta di un'azione comune e
coordinata di tutte le aziende in sciopero. Così, sotto la presidenza di Lech
Wałęsa, elettricista di Gdańsk, nasce il movimento "Solidarność"
che nell'ottobre viene ufficialmente riconosciuto dal regime come Sindacato
Autonomo Indipendente "Solidarność". Il 31 agosto le autorità
sono costrette a firmare i più importanti postulati dei lavoratori. A settembre
Edward Gierek si dimette, cade anche il governo di Babiuch. Sul
palcoscenico politico della Polonia chi conquista sempre più potere è Ministro
della Difesa, il generale Wojciech Jaruzelski - in breve tempo diventa anche
Primo Ministro e Primo Segretario del POUP. Il fenomeno di "Solidarność"
è il culmine di un lungo processo. è
l'organizzazione del movimento spontaneo combattente per la rinascita nazionale
e più semplicemente per la giustizia. "Solidarność" non
vuole distruggere il POUP ma soltanto affievolire le forze reazioniste
all'interno del partito. In un sistema totalitario però nessuna organizzazione
indipendente può evitare un confronto con il governo.
Per tutto l'anno 1981 il
partito e "Solidarność" si scontrano e si attaccano a
vicenda, aumentano crisi e malcontento. Cresce anche la pressione sovietica e
degli altri paesi del blocco sul partito polacco - si richiede la soluzione del
problema di "Solidarność" e il ritorno
dell’"ordine" in Polonia. La risposta arriva la notte
del 13 dicembre 1981: il generale Jaruzelski ordinò all'esercito di prendere il
potere proclamando lo Stato d'Assedio in Polonia. Le truppe militari entrano
nelle città, tagliano i collegamenti telefonici, bloccano tutti i mezzi di
trasporto, chiudono le frontiere e all'alba invadono le case dei dirigenti di
"Solidarność", arrestando gran parte di essi. Quando
domenica mattina, il 13 dicembre 1981, i polacchi svegliandosi vedono i carri
armati sulle strade, per tutti una cosa è chiara: nel paese è stata introdotta
la variante comunista della dittatura militare. Tutte le leggi vengono sospese,
entra in vigore il coprifuoco, per consolidare il potere Jaruzelski costituisce
il Consiglio Militare della Salvezza Nazionale (WRON) composto solamente da
generali e alti ufficiali dell'esercito. In Slesia i minatori che protestano
contro questo stato delle cose vengono di fatto pacificati senza pietà - nella
miniera "Wujek" nove operai cadono sotto i proiettili della milizia. Il colpo di stato e i
successivi due anni di stato d'assedio fin ai giorni nostri provocano tempeste
di commenti contrastanti. Jaruzelski sostiene di aver agito da patriota facendo
capire che se non ci fosse stata una reazione dell'esercito nazionale ci sarebbe
sicuramente stato un intervento dell'Armata Rossa. Ma la stragrande maggioranza
dei polacchi non aveva accettato questa spiegazione - per loro Jaruzelski era
semplicemente un traditore che aveva messo i carri armati contro il proprio
popolo. Jaruzelski sicuramente voleva ridare il potere al POUP prima che quello
cadesse sotto l'espansione di "Solidarność" che godeva del
pieno appoggio popolare - nel 1981 il sindacato aveva già 10 milioni di
iscritti di cui circa 1 milione erano semplici membri del partito. In fondo
hanno perso tutte e due: "Solidarność" è stata ridotta ad
un'organizzazione clandestina, illegale e senza leader mentre il POUP diventò
soltanto il trasmettitore degli ordini dei militari di Jaruzelski che ha mai
riconquistato il suo potere passato. Dopo lo shock iniziale è
emerso che Jaruzelski non è il "Pinochet polacco" e che non ha
nessuna intenzione di reintrodurre lo stalinismo in Polonia. Nel 1982 cominciò
a liberare gradualmente gli arrestati e presentò i progetti delle riforme. Nel
1983 lo stato d'assedio è stato sospeso. A "Solidarność"
clandestina è stata lasciata una certa "libertà" di azione. Quando
nel 1984 i funzionari della sicurezza tornano ai vecchi metodi uccidendo il
prete Jerzy Popiełuszko, vengono messi sotto processo, cosa che non sarebbe
certo potuta verificarsi nel periodo dello stalinismo. Con le sue azioni
Jaruzelski in un certo senso ha preceduto Gorbaciov e la "perestrojka"
sovietica. LA FINE DELLA DITTATURA DEL
PROLETARIATO 1983-1989 Negli anni 1985-89, mentre
il mondo concentrava tutta la attenzione sull'URSS di Gorbaciov, l'esperimento
di Jaruzelski in Polonia perdeva il suo slancio. La società restava
indifferente alle azioni dell'autorità, il paese restava nella crisi economica.
Nel 1988 una nuova ondata di scioperi nell'industria presagiva una possibile
ripetizione dello scenario dell'anno 1980. L'esercito, già strumentalizzato una
volta, non sarebbe stato ben disposto a intervenire per la seconda volta e il
Cremlino non dava nessun segno di appoggio. I comunisti polacchi andavano a
passo lungo verso la bancarotta politica.
Alla
fine del 1988 il governo di Jaruzelski e Rakowski invitò l’opposizione
clandestina a trattative aperte. Il dialogo alla "Tavola Rotonda"
all'inizio del 1989 portò ad un accordo: "Solidarność"
doveva essere nuovamente riconosciuta, un terzo dei deputati alla Dieta e i
membri dell'appena costituito Senato dovevano essere eletti in libere elezioni.
Le prime vere elezioni libere erano state previste quattro anni dopo. I
comunisti speravano che portando "Solidarność" sull'arena
politica avrebbero guadagnato un certo livello di credibilità mantenendo allo
stesso tempo saldamente il potere nelle proprie mani. I leader di "Solidarność"
si comportavano con cautela, senza lanciare troppe richieste. E poi, il 4 giugno
1989, il POUP viene schiacciato in queste elezioni passate alla storia. I
candidati, supportati da Lech Wałęsa avevano vinto tutto ciò che
c’era da vincere. L'umiliazione del governo era infinita. Il generale
Jaruzelski è stato eletto Presidente della Polonia con la maggioranza di un
solo voto dalla Dieta nella quale lui stesso aveva nominato i due terzi dei
deputati. La situazione del paese
continuava ad essere grave - l'inflazione era galoppante, la minaccia di
scioperi era incombente. "Solidarność" si sentì abbastanza
forte per lanciare la proposta ai comunisti: "Il Presidente vostro - il
Premier nostro". Nell'agosto 1989 Jaruzelski invitò un intellettuale di
"Solidarność", Tadeusz Mazowiecki, a formare il primo
governo non comunista nella storia della Polonia del dopoguerra. La cosiddetta
"dittatura del proletariato" crollò definitivamente. I governo di Mazowiecki
cominciò "l'anno dei miracoli" nell'Europa Orientale. Tollerando
Mazowiecki, Mosca ha fatto capire chiaramente ai suoi alleati che il monopolio
del potere comunista non sarebbe stato mantenuto con forza e prepotenza. Tra il
1989 e il 1990 i satelliti sovietici soccombono l'uno dopo l'altro: in Ungheria
i comunisti perdono le elezioni, nella Germania Orientale crolla il regime di
Honecker e il muro di Berlino, in Cecoslovacchia lo scrittore Vaclav Havel si
trasferisce dalla prigione politica al Castello di Hradcany diventando
Presidente della Repubblica, in Romania, dopo violenti scontri, il dittatore
comunista Ceausescu viene fucilato. Alla fine dell’anno alcune repubbliche
sovietiche richiedono l’indipendenza dall'URSS. LA TERZA RESPUBLICA DI
POLONIA - DAL 1989 Il 31 dicembre 1989 finisce
l'epoca della Repubblica Popolare di Polonia - nasce la Terza Respublica.
All'aquila bianca polacca viene restituita la corona. Dopo le riforme del
ministro e vice premier Leszek Balcerowicz l'economia comincia a funzionare e la
valuta polacca, lo zloty, diventa cambiabile. Viene fermata la macchina della
pianificazione economica centrale. Il gennaio del 1990 vede la pietosa fine del
Partito Operaio Unificato Polacco - l'ultima Assemblea Generale scioglie il
partito che aveva governato il paese per più di 40 anni. Dopo la vittoria sulla
dittatura e sulla prepotenza straniera i polacchi entrano a far parte della
comunità dei popoli liberi. Dopo aver sopravvissuto a tutti gli orrori della
Seconda Guerra adesso si rialzano dalla rovina della pace comunista entrando nel
mondo della povertà provocata, della politica indipendente, di un' economia
sconosciuta. Nel 1990 il Presidente
Jaruzelski si dimette sotto la crescente pressione sociale. Il popolo polacco, nelle prime elezioni presidenziali
libere sceglie come nuovo Capo dello Stato Lech Wałęsa - uomo-leggenda
di "Solidarność". Da Londra arriva l'ultimo Presidente della
Polonia in esilio, Ryszard Kaczorowski, per consegnare le insegna e i
sigilli della Seconda Respublica al nuovo Presidente eletto in libere elezioni.
Dopo 50 anni il Governo Polacco a Londra termina la sua attività. Durante i 5 anni della
presidenza di Lech Wałęsa le truppe sovietiche lasciano
definitivamente il territorio polacco e la Polonia avvia le trattative per
entrare a far parte della NATO e dell'Unione Europea. Nel paese si formano due blocchi
politici: uno di destra, costituito dai partiti di "post-Solidarność", e
l'altro di una sinistra socialdemocratica, composto dai partiti e dai movimenti
derivanti dal vecchio POUP, i cosiddetti "post-comunisti". Le elezioni
politiche vedono vincenti una volta l'uno e una volta l'altro blocco - dal 1993
al 1997 governano i "post-comunisti", dal 1997 al 2000 la destra dei
"post-Solidarność", dal 2001 al 2005 l'Unione della Sinistra
Democratica e dal 2005 il partito di destra "Legge e Giustizia" (Prawo
i Sprawiedliwość). Nel 1995 Lech Wałęsa
perde nelle elezioni presidenziali e cede il posto ad Aleksander Kwaśniewski
- ex membro del POUP ed ex ministro dell'ultimo governo comunista. Kwaśniewski
vince anche le elezioni nel 2000 e rimane in carica per la seconda cadenza,
fino al 2005. Il 12 marzo 1999 il
Ministro degli Esteri Bronisław Geremek firma il trattato di accesso della
Polonia alla NATO, insieme alla Cecoslovacchia e all'Ungheria.
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