Renzo Kayak
Il baidarka
E' il kayak tipico delle isole Aleutine. Nel 1742 i commercianti russi di pellicce scoprirono questo lungo arco di isole vulcaniche che, grosso modo, inizia al largo del punto mediano della costa est della penisola di Kamcatka e prosegue per 1700 km. fino alla penisola dell'Alaska.
Gli Aleuti, per spostarsi tra le isole e per catturare mammiferi marini e pesci, utilizzavano un tipo di kayak dalle eccellenti qualità marine che i russi, nella loro lingua, chiamarono baidarka.
Il clima delle Isole Aleutine è il più infausto del mondo. Mediamente piove per 260 giorni all'anno e, quando non piove, c'è una densa e soffocante nebbia proveniente dall'oceano. Il sole illumina la collana di isole circa otto giorni all'anno. Le Aleutine sono la culla dei venti ed il luogo delle tempeste.
La lunga e permeabile catena di isole genera il contatto tra le gelide acque del Mare di Bering e le correnti relativamente calde dell'Oceano Pacifico. Nell'atmosfera si generano zone di bassa pressione e di moti vorticosi.
I cicloni aleutini sconvolgono l'oceano, creano ondate gigantesche e frangenti, alte più di otto metri .....nelle lontane isole Hawaii!
Le perturbazioni della catena delle Aleutine sono responsabili delle nevicate e del maltempo invernale in gran parte del continente americano, da Alberta fino al Nuovo Messico.
Le aree di bassa pressione permangono abbastanza a lungo prima di muoversi verso la terraferma ...poi una nuova perturbazione prende il posto di quella precedente.
Le isole sono sempre spazzate dal vento che varia da 30 a 160 Km/h. Nel 1977 ad Adak, isola al centro della catena, le colonne di mercurio dei barometri scesero a 70 mm, il vento raggiunse i 190 Km/h e le onde arrivarono a 17 m di altezza. Il tempo, sempre pessimo, fa da cornice ad un mare sempre agitato, anche se la temperatura scende raramente sotto lo zero.
Date le inclementi condizioni di vita gli Aleuti si insediarono solo in 8 o 9 delle 279 isole dell'arcipelago però furono capaci di concepire il "baidarka", kayak dalle qualità marine senza eguali.
(A
cura di Renzo Beltrame, Ottobre 2001, rev. Giugno 08)
Baidarka in russo significa piccola baidara, piccola barca. Il kayak, piccola imbarcazione, in certe zone dominate dai Russi, fu chiamato così.
Il disegno base è quello del baidarka conservato al
Lowie Museum, University of California, Berkeley, U.S.A., ricuperato nel 1934
dall’antropologa Margaret Lantis. I rilievi del kayak, eseguiti da David W.
Zimmerly nel 1978, mi hanno consentito, nel Novembre 1999, di ricavare un primo disegno in scala 1:5
che, integrato con particolari costruttivi, mi ha permesso di costruire un
modello in scala 1:5. Il modellino ha evidenziato piccoli errori e la scopeta di
deformazioni strutturali probabilmente dovute a problemi di positura. I calcoli
successivi hanno poi consentito di porre rimedio a quanto scoperto e di eseguire
tutti i disegni esecutivi.
disegno N°1 del BAIDARKA
Per vedere il disegno ingrandito cliccare l'immagine del dis.
N° 1 ( 456 KB)
Si
consiglia di salvare su disco il disegno in bianco e nero poi vederlo o
stamparlo ingrandito
E’ noto che gli Inuit da sempre costruirono i loro kayak su misura, essi si tramandarono i segreti costruttivi dei loro kayak che differivano tra loro in funzione delle situazioni locali o secondo l’impiego. I kayak però avevano in comune, anche se con differenze, il sistema costruttivo e la determinazione delle loro misure basate sull’antropometria. Gli Inuit furono capaci di creare un metodo costruttivo standard e perfettibile.
Conoscendo il sistema costruttivo ed il metodo di dimensionamento si può verificare se le misure del kayak originale sono compatibili con quelle dell’utilizzatore. Le mie misure antropometriche avrebbero determinato un kayak più lungo, più veloce ma non sistemabile nel box.
La decisione, a mio avviso più saggia, fu quella di costruire un kayak il più possibile uguale all’originale, mantenendo gli scostamenti entro ristrettissime tolleranze ed avere la possibilità di poterlo dimensionare in modo variabile. In sintesi:
1) Adattare il Baidarka alle mie misure mantenendo una buona compatibilità con quelle di altri.
2) Avere la possibilità di introdurre delle dimensioni variabili per modificare sia la lunghezza sia la larghezza, sempre nel proporzionale rispetto con le linee primitive.
3) Riuscire a riposizionare; la trave poggia piedi, la trave d’appoggio delle cosce, in prossimità delle ginocchia e ridimensionare il pozzetto.
4) Ricavare analiticamente tutte le misure necessarie alla costruzione o meglio alla prefabbricazione.
Questa è la vera novità
perché si può costruire un kayak, pezzo per pezzo, procedendo con matematica
precisione, evitando di adattare i singoli elementi di volta in volta ed
operando quasi ovunque, in spazi limitati, fino al momento dell’assemblaggio
finale.
Per trattare analiticamente una tematica che potrebbe sembrare oltremodo complessa sono bastati:
a) una calcolatrice scientifica
b) un software che mio figlio aveva sviluppato una decina d'anni fa
c)
disegni in grandezza naturale
Il computer è stato utilizzato solo per utilizzare il software e per velocizzare il controllo d'eventuali errori umani.
Il calcolo ha una precisione pari al millesimo di millimetro, arrotondata per ragioni pratiche al millimetro. Il metodo ha consentito di costruire e finire ogni singolo pezzo con cura e precisione permettendo di scegliere che cosa fare, in funzione dei ritagli di tempo libero disponibile.
Per esempio si possono sagomare a vapore 6 centine in circa un’ora.
Ecco la sequenza operativa del come:
a) Togliere i listelli, precedentemente tagliati un po’ più lunghi della misura finale, messi a bagno da 4/5 giorni in un tubo di PVC con fondo tappato.
b) Mettere sul fornello la pentola a pressione con alcuni litri di acqua, collegarla con un tubo di gomma alla scatola del vapore nella quale sono state inserite le centine da piegare ed accendere il fornello.
c) Impostare con precisione le forme di piegatura.
d) Controllare che il vapore sia secco. Per fare ciò occorre che la condensa si sia ridotta al minimo.
e) Dopo una ventina di minuti si può estrarre il legno della centina e posizionarlo nella rispettiva forma. Usare i guanti per non ustionarsi. Plasmare il legno che deve piegarsi come se fosse una verga di piombo. Ci vogliono al massimo 20 secondi. Non indugiare.
f) Un martello ed un pezzo di legno aiutano nel centrare il posizionamento del legno nella forma.
g) Ripetere le operazioni per le altre centine.
h) Spegnere il gas, togliere il tubo di gomma e l’acqua bollente residua dalla pentola, sciacquarla, asciugarla e riporla, staccare il tubo di gomma dalla scatola del vapore, infilarlo nella scatola stessa, far asciugare e riporre il tutto.
i) Lasciate le centine in forma per almeno due giorni a temperatura ambiente poi potrete ripetere le operazioni.
j) State rigorosamente lontani dai fornelli e dalla cucina nei periodi di utilizzo della stessa, così eviterete discussioni con la Regina della casa.
Il baidarka è costituito da 79 pezzi, le centine sono 41, tutte diverse, i pezzi rettilinei sono solo 10; le travi longitudinali, anteriore e posteriore del ponte di coperta, la prima e l’ultima delle travi trasversali del ponte suddetto e 6 elementi posati sul fondo del pozzetto. Ogni angolo di posizionamento di ciascun pezzo è diverso o simmetrico rispetto agli altri componenti.
Avere le idee chiare, sin
dall’inizio, fa evitare guai e significa essere perfettamente in linea con il
famoso detto << chi ben comincia è a metà dell’opera >>.
Il metodo costruttivo limita, a cosa trascurabile, gli inevitabili aggiustamenti eseguiti in fase di montaggio e procura una gran soddisfazione nel costatare che i pezzi trovano subito la loro prevista collocazione ed il tutto sì auto allinea con impensata facilità a patto che le parti siano state eseguite con la necessaria precisione.
Sarà necessario disporre di un certo spazio, possibilmente coperto, solo durante l’assemblaggio dei singoli componenti e durante la posa, impermeabilizzazione e finitura del rivestimento.
Disponendo di spazio si può costruire nel modo tradizionale (che, da sempre, è un metodo di prefabbricazione) però si procede per fasi successive, si adatta man mano fino alla fase finale. Questo è il metodo antico che ha sempre funzionato perché gli Inuit crescevano tra i costruttori di kayak e, quando arrivava il momento della costruzione, i giovani erano assistiti da esperti.
La vita moderna c'impone ritmi diversi e chi vuole fare una simile barchetta, nell’effettivo momento del bisogno, è di solito senza aiuto perciò, secondo la mia esperienza, è molto meglio risolvere i problemi all'inizio, in altre parole, definire subito come deve essere il kayak che sarà indossato, poi dedicarsi piacevolmente alla sua realizzazione.
In questo articolo sono presenti N° 9 fotografie facenti parte dell'Album fotografico del baidarka. Per vedere tutte le 35 fotografie che illustrano alcune fasi costruttive, potete usare anche il collegamento diretto.