Renzo Kayak
La vera canoa
(da non confondere con il
kayak)
La vera canoa è quella degli Indiani d'America , punto e basta! Il mio
convincimento ha lontane radici. Il buon Dio creò Adamo ed Eva, nacquero Caino
ed Abele, seguirono Abramo, Isacco poi un gran balzo per arrivare a Cristoforo
Colombo. Lui volle arrivare alle Indie navigando verso ovest, iniziò la "Conquista del West" ma altri si attribuirono questo merito.
Che cosa c'entra questo discorso con la canoa? Proprio niente, però dimostra che siamo
sempre noi a
fare confusione. Il Cristoforo navigò tre mesi in cerca delle Indie, la ciurma
insistentemente gli chiedeva < quando avvisteremo terra?> e lui al posto di
rispondere faceva l'indiano. Sbarcato a San Salvador, vide degli indigeni che
avevano l'abitudine di dipingersi di rosso la pelle. Qualcuno li chiamò
pellerossa ma lui, il capo, direttosi verso le Indie, ed abituatosi a far
l'indiano li chiamò indiani e lo scrisse anche in una sua lettera del 1493. Da
allora la canoa, inventata da quei locali, è quella di sempre ma accadde che
loro divennero Indiani. Qualcuno si stupirà poiché ho parlato di un gran
balzo. Ecco la spiegazione; nel suo testo medioevale"Navigatio Sancti
Brendani Abbatis" l'Irlandese Santo Brendan rivendica di aver viaggiato
fino in America del nord su un curragh nel sesto secolo Annus Domini,
quasi un millennio prima di Colombo e ben prima dei Vichinghi che riscoprirono
l'America intorno all'anno 1000. Noi Italiani tifiamo però per Cristoforo
Colombo, che confusione!
La costruzione della canoa in
poche righe
Gli Indiani, per costruire le loro canoe spianavano un pezzo di
terra, abbattevano alberi e praticavano una incisione longitudinale nella parte bassa
del tronco, quella senza rami. Alle due estremità dell'incisione incidevano la
corteccia lungo la circonferenza. La corteccia veniva abilmente staccata, arrotolata e
trasportata. Le radici delle piante, pazientemente sezionate costituivano il
materiale per le legature. Venivano costruiti i due bordi superiori della canoa,
allargati da traversi. Il tutto era adagiato sul terreno.Una serie di paletti
infissi, nel terreno, perimetrava il tutto.
Successivamente rimuovevano sia i paletti sia il telaio
superiore, posavano la corteccia e riposavano il telaio sopra di essa
bloccandolo sul fondo con pietre. Il rivestimento era poi tagliato a misura,
piegato verso l'alto e tenuto in sito dai paletti che venivano ricollocati nelle
loro sedi, legandoli in coppie trasversali all'asse longitudinale. La prua e la
poppa erano rialzate inserendo spessori tra il rivestimento ed il terreno.
Tolte le pietre, il telaio era sollevato in posizione
definitiva e la corteccia era legata ad esso. La canoa veniva poi rimossa ed
adagiata capovolta su due cavalletti, per procedere alla sagomatura delle ruote
di prua e di poppa. Il rivestimento essiccando diventava piatto sul fondo ed
assumeva la caratteristica forma delle fiancate.
La canoa, raddrizzata ed adagiata sull'erba o su un letto
sabbioso, veniva provvista di strisce di legno, sul fondo e sui fianchi, tenute
in sito da costole temporanee che davano la forma definitiva. Le ordinate
venivano aggiunte in successione ed il tutto era abilmente completato,
impermeabilizzato lungo le cuciture ed infine decorato.
I Pellerossa, con o senza i piedi neri, dopo i contatti con
l'uomo pallido impararono ad utilizzare la tela pesante invece della corteccia.
Ancora oggi molti preferiscono le canoe in legno e tela a quelle in alluminio,
vetroresina o plastica.
Canoa, olio di Hopkins (foto dei Pubblici
Archivi Canadesi)