LETTERA


Mi chiamo Davide sono un giardiniere e vivo ad Imperia.
Stiamo attraversando un periodo estremamente negativo, di sfiducia generale verso tutto e tutti.

E’anche stato un inverno particolarmente rigido e piovoso e ciò non ha contribuito a risollevarmi il morale. La televisione non collaborava con fiumi di trasmissioni a sfondo politico che macinavano e rimacinavano sempre gli stessi argomenti.
Noia totale.
Mi nacque un tarlo nella mente non so manco io da dove provenisse, forse da una vita precedente?
Dovevo possedere un kayak, anzi dovevo costruirmelo!
So appena nuotare e non ho mai avuto esperienze nautiche di nessun tipo oltre alle barchette di carta.
Inizio così a girare per internet e scopro un mondo immenso di piani, progetti, esperienze, listelli in mogano eccetera, ma mi sembrano tutti siti di fighetti un po’ gelosi dei loro lavori e con sottocasa una intera falegnameria piena di attrezzi.
Io ho un saracco da 4 euro e un bel trapano a mano e da lì voglio partire tra l’altro dentro casa, pieno dominio della moglie.

Scopro il suo sito e rimango incantato. Sembrava fatto apposta per me!

Senso dell’umorismo, incoraggiamento, tabelle esemplari e disegni leonardeschi.
Tutte quelle tabelle e spiegazioni sono ore di impegno. Mi sembrava di tornare bambino preso per mano da un nonno paziente.
Ho pensato all’immensa generosità che la distingue ed ho ripreso un po’ di fiducia sul genere umano.
Sono stati mesi stupendi dove ho affrontato le difficoltà di questo particolare periodo storico con più leggerezza avendo, in ogni momento della giornata, sempre in testa il mio (suo) kayak.
Ho scelto per timore e motivi di spazio (siamo in Liguria) il retrieval skin on frame che però ho un po’ ibridato con "Michela Seconda".
Ho anche un po’ disobbedito su certe misure per usare i pre tagliati del "fai da te" giacchè andavo solo di saracco dentro casa.
Il rivestimento l’ho fatto con un telo da gazebo bianco perché ‘sta tela olona mi inquietava, insomma non è uscito un capolavoro ma alla fine è uscito. Come ultimo passo ho voluto costruire la pagaia tradizionale che ho pitturato di rosso ocra e nero una bestia da due metri e mezzo che quasi quasi tenevo in casa come oggetto d’arredo.
Le costolature le ho fatte con resti di potatura di cipresso di Leyland piegate da verdi mettendole sovrapposte alla cintura dei pantaloni sul lavoro poi per omaggio alla tradizione ci ho infilato due belle traverse di profumatissimo cedro che però mi ha alzato di brutto il peso.
Le maggiori imprecazioni sono emerse col pozzetto detto il “bastardo” e col suo legno maledetto detto samba. Ciò passava il convento del fai da te.
Con mia figlia di otto anni abbiamo battezzato Renzo il nostro kayak , un bel sabato col pennello e il colore nero, la felicità è fatta di ciò.
Sono una persona testarda ed individualista e finora nella mia vita per quel poco che ho ottenuto non devo ringraziare nessuno, né politici, né preti né parenti.
Adesso però per il mio piccolo sogno bianco che toccherà l’acqua devo ringraziare lei.
Grazie lontano signore la sua generosità contagiosa sarà madre di altra generosità.
Appena varato Renzo se tutto galleggia le manderò una foto

Saluti da un nuovo amico(vero)

 

COMMENTO

Le parole che mi hanno impressionato sono quelle che ho indicato in blu, sono profonde quanto il mare e riflettono dei bagliori.  
Davide il giardiniere dissoda la terra, semina, accudisce, elimina ciò che infesta, pota i rami secchi ecc .... è uno che si dà da fare.
Una semplice barchetta di uno sconosciuto è stata, per Davide, artefice di speranza nel futuro e nel prossimo.
A Roma c'è un TRANSATLANTICO, ben conosciuto, provate a pensare a che cosa potrebbe succedere a tutti noi se pensassimo come Davide!

BRAVO DAVIDE ! Lui merita molto di più che l'inserimento tra i "costruttori Italiani" del mio sito. La sua lettera è una generosa indicazione del come agire per superare le difficoltà e ... mi si permetta la battuta ... è uno per il quale "il mezzo giustifica il fine", uno "Smacchia veli", quei veli che offuscano le menti e non permettono di vedere per andare oltre. 

Renzo Beltrame

 

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