COMITATO FIORENTINO PER LA DIFESA DELLA COSTITUZIONE E PER IL “NO” NEL REFERENDUM COSTITUZIONALE (25-26 GIUGNO 2006)
LE RAGIONI DEL “NO”
LA “CONTRORIFORMA” DELLA COSTITUZIONE:
LE DOMANDE PIU’ FREQUENTI
1)La Costituzione ha ormai più di mezzo secolo. Non vi pare che sia necessario modificarla per adeguarla alla nuova realtà sociale?
Risposta:
a)Le Costituzioni sono fatte per durare. La Costituzione degli Stati Uniti risale al 1787 e nessuno ha mai proposto modifiche lontanamente paragonabili a quelle che la destra vorrebbe apportare alla nostra. Una Costituzione ha il compito di assicurare la stabilità del sistema in quanto contiene le cosiddette “regole del gioco”; ovvero le norme che regolano l’esercizio dei pubblici poteri indicando i valori a cui essi devono ispirarsi e fissandone i compiti ed i limiti.
b)La nostra Costituzione è generalmente considerata una delle più avanzate a livello mondiale. Piuttosto che a cambiarla, bisognerebbe pensare ad attuarla. Diversi articoli della prima parte hanno un carattere programmatico e dettano i compiti della Repubblica. Per tutti si veda l'art. 3 che assegna alla repubblica il compito di garantire l'eguaglianza dei cittadini e la sua effettiva realizzazione.
c)Mentre una legge ordinaria è espressione della volontà della maggioranza, una Costituzione deve essere espressione di un consenso più ampio, che solo in rari momenti storici può essere raggiunto. Sebbene anche fra noi vi sia chi ritiene opportune alcune limitate modifiche, molti pensano che oggi non ci sia il necessario clima “costituente”, che richiede una larga condivisione di valori, che invece non è data. Per il momento è meglio concentrarsi sul NO alla riforma della destra e rimandare al futuro un dibattito che rischierebbe di dividerci.
d)La riforma della destra è comunque in contrasto con lo “spirito costituente” perché voluta dalla sola maggioranza di governo, che non ha tenuto in alcun conto l’opposizione.
2)Ma anche la sinistra ha cambiato la Costituzione a maggioranza quando ha approvato la sua devolution.
Risposta:
Ha fatto malissimo; ma un comportamento sbagliato e scorretto non va imitato e per di più ingigantito. Teniamo presente che la riforma della sinistra – su cui c’era peraltro un diffuso consenso fra le amministrazioni locali - riguardava una quindicina di articoli, mentre la destra vorrebbe cambiare per intero la seconda parte della Costituzione (più di 50 articoli), ovvero tutto l’ordinamento della Repubblica.
3)Ma si è proceduto alla modifica della sola seconda parte della costituzione, sicché sono salvi i principi fondamentali enunciati nella prima parte, e resta l'ispirazione generale della Carta del '48.
Risposta:
a)la "devolution", assegnando in maniera esclusiva alle regioni scuola, sanità e funzioni di polizia, rompe l'unità della Repubblica che si basa sull'uguaglianza dei cittadini nei diritti fondamentali (art. 3), quali sono in particolare i diritti sociali alla salute e all'istruzione. Si profilano, pertanto, tanti servizi sanitari e scolastici, l'uno diverso dall'altro, quante sono le regioni italiane
b)la riforma della destra indebolisce gli organi di garanzia (magistratura, corte costituzionale, presidente della repubblica) che sono quelli che hanno il compito di garantire la tutela dei diritti dei cittadini (e dei diritti di libertà, in primo luogo) di fronte a eventuali abusi da parte del potere esecutivo esercitato dal governo (di cui sono un esempio recente le violenze poliziesche di Genova 2001) che, ricordiamolo, è per sua natura un potere di parte (in quanto detenuto dalla sola maggioranza).
4)Ma il “premierato” voluto dalla destra, che voi considerate un grave rischio per la democrazia, non è simile a forme di governo già sperimentate in altri paesi considerati democratici, come il presidenzialismo USA, il semipresidenzialismo della Francia o il cancellierato tedesco?
Risposta:
a)Assolutamente no. Il premierato previsto dalla riforma – giustamente definito “assoluto” da molti costituzionalisti – è una forma di governo del tutto atipica che non si riscontra in alcun paese democratico. Ricorda semmai – come ha notato fra gli altri Carla Voltolina, moglie del presidente Pertini - la forma di governo istituita dalle “leggi fascistissime” del 1925, chiamata “governo del primo ministro”, di cui accentua addirittura le caratteristiche autoritarie: mentre in quel caso il potere del primo ministro era, almeno sulla carta, bilanciato dalle prerogative del re, nessun potere bilancerebbe allo stesso modo quello che la destra vorrebbe concentrare nelle mani del premier; il presidente della repubblica avrebbe un mero ruolo notarile.
b)Limitiamoci a un confronto con un paio di aspetti del presidenzialismo USA, considerata la forma di governo democratico che dà più poteri al presidente/capo del governo. I poteri del nostro premier sarebbero superiori a quelli di Bush: mentre il presidente USA non può sciogliere il parlamento, il premier italiano avrebbe il potere di sciogliere la camera dei deputati. Il sistema USA consente inoltre l’affermarsi al congresso (il parlamento USA) di una maggioranza diversa da quella che ha espresso il presidente (il democratico Clinton si ritrovò ad esempio con un congresso a maggioranza repubblicana), il quale è costretto, in questo caso, a negoziare ogni sua mossa con l’opposizione. Lo stesso può accadere nel sistema semipresidenzialista francese. Nel sistema italiano questo, invece, non sarebbe possibile. Dato che premier e camera dei deputati verrebbero eletti congiuntamente, il governo avrebbe sempre la maggioranza alla camera.
5)Ma non è bene che siano dati pieni poteri a chi è stato eletto dai cittadini?
Risposta:
a)la democrazia non consiste solo nell’assicurare che il governo sia espressione della
volontà popolare, ma anche, e forse soprattutto, nel garantire che chi esercita il potere
sia soggetto al controllo di legalità. Il potere politico deve essere soggetto al controllo
degli organi di garanzia (v. sopra). E’ questo “lo stato di diritto”, che si fonda sul
principio dei “pesi e contrappesi” degli anglosassoni che essenzialmente coincide
con il principio della separazione dei poteri, affermato dai costituenti francesi del
1789. Dove questo manca si apre la strada ad ogni abuso: non dimentichiamo che
molti dittatori – Hitler in primis – furono democraticamente eletti ed abusarono poi
dei loro poteri.
b)Il disegno della destra mira ad assoggettare al potere esecutivo (governo) tanto il
potere legislativo (parlamento) quanto il potere giudiziario (magistratura). Non è più
il primo ministro a dover ottenere la fiducia del parlamento, ma è questo che deve
avere la fiducia del primo ministro, il quale, come si è già detto, ha il potere di
scioglierlo sulla base di una sua esclusiva discrezionalità; l’arma della sfiducia viene
inoltre spuntata dal principio che prevede lo scioglimento immediato della camera in
caso di dimissioni del governo. Contrariamente a quanto affermano i suoi esponenti -
e nonostante il nome dato alla coalizione - il progetto della destra è essenzialmente
in contrasto con la democrazia liberale (oltre che, ovviamente, con la democrazia
sociale), poiché ne viola il principio fondamentale: quello della separazione dei
poteri.
6)Ma non è giusto che la magistratura, non essendo espressione della volontà popolare, sia soggetta al potere esecutivo, cioè al premier?
Risposta:
La magistratura, proprio in quanto organo di garanzia, non è eletta perché non deve essere espressione di una parte politica, ma deve porsi piuttosto al di sopra delle parti essendo soggetta soltanto alla legge. La magistratura non è espressione del popolo,
ma esiste per il popolo; per tutelare i diritti dei cittadini.
7)E le norme antiribaltone, non sono una garanzia per gli elettori che potranno essere sicuri che la maggioranza espressa dalle elezioni non venga esautorata grazie a dei giochi parlamentari? (In base a queste norme il parlamento può costringere il premier alle dimissioni - senza sciogliersi contestualmente - solo se è in grado di esprimere un nuovo premier che deve però essere sostenuto dalla medesima maggioranza uscita dalle elezioni)
Risposta:
Più che in una maggiore tutela per i cittadini le norme in questione potrebbero tradursi in un
formidabile strumento nelle mani del premier per tenere sotto controllo persino la sua stessa
maggioranza. Il premier potrebbe restare in sella, infatti, se solo avesse dalla sua parte un
manipolo di fedelissimi sufficiente a far scendere la vecchia maggioranza - che vuol
mandarlo a casa – al di sotto del necessario quorum della metà più 1 dei componenti della
camera.
8)Riconoscerete almeno che è opportuna una diminuzione del numero dei parlamentari?
Risposta:
a)Noi non siamo contrari a una diminuzione del numero dei parlamentari ma, dato che la riforma va respinta o approvata in blocco, ci sembra che questo singolo aspetto positivo svanisca di fronte al pericolo che la riforma presenta per la democrazia.
b)La diminuzione avverrebbe solo a partire dal 2016.
c)Il relativo risparmio sarebbe comunque solo una goccia nel mare del deficit pubblico. Ben altri provvedimenti sarebbero necessari per risanare il bilancio dello stato.
d)E’ bene comunque tenere presente che il Parlamento è l’organo in cui siedono i rappresentanti diretti dell’elettorato. Diminuire il numero dei parlamentari vuol dire restringere l’arco di tale rappresentanza. L’obbiettivo del risparmio, se è questo lo scopo della proposta, potrebbe essere conseguito ugualmente con una diminuzione (anche consistente) dei compensi.
9)Ma perché in Toscana accettate il premierato a livello regionale mentre criticate la proposta di istituirlo a livello nazionale?
Risposta:
a)Noi abbiamo criticato aspramente lo statuto della Regione Toscana e riteniamo che sia una forma di governo da respingere anche a livello regionale.
b)E’ ovvio comunque che i rischi che esso comporterebbe se istituito a livello nazionale, sarebbero molto maggiori. Infatti il Presidente della Regione, per la natura stessa dell'istituzione che presiede, ha dei forti limiti al proprio potere che sono determinati dal quadro dei poteri costituzionali nazionali (Presidente della Repubblica, Parlamento, Governo, Magistratura), quindi il suo potere non è assolutamente paragonabile a quello del premier previsto dalla riforma del centrodestra.
10)Ma non è una buona idea quella di abbandonare il bicameralismo perfetto che, richiedendo una doppia discussione per ogni proposta di legge, rallenta eccessivamente l’attività del Parlamento?
Risposta:
Alcuni di noi ritengono, in effetti, che ci sarebbero buone ragioni per differenziare i ruoli
delle due camere. Ma certamente non nel modo previsto dalla riforma. Perché:
a)L’elezione su base regionale dei senatori - nelle elezioni regionali e non più quindi congiuntamente a quelle per la camera dei deputati – consentirebbe il determinarsi al senato di una maggioranza diversa da quella della camera, con conseguente paralisi del sistema.
b)La divisione delle competenze fra le due camere è tale da generare sicuri conflitti.
c)Il procedimento legislativo diventerebbe molto più lungo e complesso. Basta confrontare l’art. 70 del testo vigente (2 righe) con quello del testo proposto (83 righe)
11)Ma il senato federale non potrebbe servire a bilanciare il potere del premier?
Risposta:
No. Perché la riforma prevede che, in ultima analisi, prevalga la volontà della camera,
dove il premier può contare sulla sua maggioranza.
12)E se quei poteri dovessero toccare a Prodi? Vi sembrerebbe ugualmente una cosa negativa?
Risposta:
a)Certamente. Siamo contrari al sistema in sé, chiunque ne sia a capo.
b)Riteniamo che la battaglia per il NO sia nell’interesse non solo degli elettori della sinistra, ma di tutti i cittadini democratici