1984: Craxi, Berlusconi e i pretori

16 ottobre 1984: il resoconto degli accadimenti che cambieranno per sempre la televisione italiana, scritto magistralmente da Giuseppe Fiori, già biografo di Antonio Gramsci e capogruppo della sinistra indipendente nella commisione parlamentare di vigilanza RAI per tre legislature.

E' serrata!

Nondimeno i quotidiani del giorno dopo accreditano tutti la tendenziosa versione divulgata dalla Fininvest (le tre reti oscurate dai pretori), e la bugia, oscuramento essa della verità, è creduta. Ha sbagliato titolo persino «l'Unità», che pure in una corrispondenza da Torino spiega bene come stanno le cose; dichiara il giudice Casalbore a Michele Costa: «Nulla vieta a queste televisioni di mandare in onda programmi prodotti localmente, ad esempio un bel dibattito sul pretore che fa i sequestri»; e tuttavia il titolo a piena pagina è sull'oscuramento «deciso da tre pretori». Stesso messaggio nella totalità dei giornali: cancellati dai pretori i programmi di Canale 5, Italia 1 e Retequattro; i pretori che rimettono le lancette dell'orologio indietro di otto anni; black out imposto dall'iniziativa dei pretori; chiusura selvaggia; antenne accecate. Si fa presto a capire che il vento gonfia la vela di Berlusconi. Appassionatamente al suo fianco i ragazzini affezionati ai Puffi, le fans delle telenovelas, gli anziani costretti in casa, folle che, reclamando la «libertà di telecomando», tempestano di telefonate i giornali, i pretori, la rai, incolpata di vessare il concorrente con espedienti loschi. La serrata ha funzionato.
Secondo tempo: Sua Emittenza decide di dare risonanza al­la protesta mandandola subito in onda. È appena uscito su «l'Unità» l'ironico suggerimento di Casalbore («Un bel dibattito sul pretore che fa i sequestri»).

La sera di quello stesso mercoledì (del tutto incurante della vistosa contraddizione, giacché dimostra così che il black out non gliel'hanno imposto i giudici: nell'ambito locale, secondo legge, è libero di trasmettere ciò che vuole) Berlusconi riaccende a Roma Retequattro per il Maurizio Costanzo Show. L'intenzione è di gremire il Teatro Clodio - dove il programma è allestito - di personaggi procellosi e di trascinarli all'assalto dei pretori. Due ore di scalmana. Urli da prefiche, piagnistei, iste­rie, vittimismo, schiamazzi contro la «cricca degli avellinesi», come Costanzo ha la finezza di chiamarli (due dei tre pretori sono irpini e perciò sospettabili — in quanto corregionali di Ciriaco De Mita - di orribili nequizie). Godibile la cronaca di Sergio Saviane: «Alle dieci di sera di mercoledì comincia la veglia al catafalco della defunta Retequattro, officiatore Costanzo, listato a lutto. È un Costanzo scolorito, smunto, gli occhi segnati dal dolore, la lacrima in agguato [...] Per la veglia del lustrino sono arrivati gli amici, i parenti tutti, a darne il ferale annunzio. Il momento è carico di attese, e di dentiere. Si invoca una prece. Ci sono registi con lutto all'occhiello, attori e mezzibusti con la cravatta scura, pubblicitari moribondi [...] Tutti piangono, protestano, si strappano la camicia, stramaledicono governi, pretori, la Rai. Piera Degli Esposti, in attesa di fare altri danni nei teatri, si espone per dire che quello dei pretori è un gesto gangsteristico. Piangono i vedovi Corradi, quel bamba di Banfi, quel Banfi di Duccio Tessari; piangono sconsolate le matrone in gramaglie rimaste vedove del Canale 5, la Silvana Pampanini in dentiera da mezzasera, Sessuolina Tàttile, la suocera del pubblicitario in coma per la scomparsa di Dallas».

Altre riaccensioni l'indomani giovedì: dal Teatro Giulio Cesare di Roma, su Retequattro, Speciale black out, che da voce ai telespettatori (surreale il titolo della trasmissione: oscurati, vanno in onda); su Italia 1, politici a dibattito, conduttore Guglielmo Zucconi. Ancora Saviane: «I politici ripetono che da otto anni si aspetta la legge, come se questa legge avesse dovuto farla la Raffaella Carrà contando i fagioli con i suoi ospiti in studio. Lo dice Martelli in maniche di camicia, lo ripete Mammì con la pipa imbriaga, lo ripetono i capicosca democristiani e socialisti. Cava, ministro delle telecomunicazioni e delle telespeculazioni napoletane, non contento di aspettare da otto anni questa benedetta legge, dice: "Bisogna ancora studiare il problema, cosa che mi accingo a fare immediatamente". E poi dicono che i nostri ministri sono dei coglioni. Ma se non fanno altro che accingersi».

La questione centrale - Berlusconi ha violato la legge? i pretori potevano evitare di chiederne l'osservanza? - trova spazio solo sul «Corriere della Sera», che affida la risposta a un giurista di autorevolezza universalmente riconosciuta, Vezio Crisafulli. Titolo: «I pretori hanno solo rispettato la legge». Succo del breve editoriale: «Hanno ragione i tre pretori [...] Si sono basati sull'art. 195 del cosiddetto codice postale, che rimane attualmente in vigore [...] Si capisce che occorrerebbe una legge per definire 1'"ambito locale", perché questa formula si presta ovviamente a discordanti interpretazioni, le quali però non potranno mai giungere a identificare l'ambito locale con quello nazionale.


Ad eccezione di questa voce, i pretori sono lasciati da giornali e partiti (Partito Comunista compreso) in solitudine. Afferma con spensierata improntitudine il neoresponsabile socialista dei problemi televisivi, Paolo Pillitteri: «L'intervento dei pretori è quantomeno improprio nel momento in cui il Parlamento sta celermente esaminando ed elaborando la nuova legge sull'emittenza privata» («celermente»: prima che s'arrivi alla regolamentazione passeranno, per l'ostruzionismo socialista, altri sei anni). «il Giornale» (azionista di maggioranza Berlusconi) mostra di prendersi a cuore la sorte dei dipendenti Fininvest: «II discorso è grave per quanto riguarda i posti di lavoro, assillo del paese [...] Tre pretori che abbuiano intere regioni televisive, che propalano il disagio tra gli inserzionisti pubblicitari, sola fonte di introito per le televisioni libere, mettono a repentaglio l'occupazione di migliaia di impiegati e tecnici».

Di uguale intonazione, pur se in un altro contesto, le considerazioni di Walter Veltroni (c'è una serrata, ma curiosamente il responsabile comunista da riconoscimento alla strumentale versione dei «pretori che hanno oscurato molte emittenti televisive»): «Non ci si deve rallegrare che emittenti televisive vengano oscurate e non si può non ragionare sulle conseguenze che questo può avere sullo stato di aziende, piccole e grandi, e sull' occupazione. Ci sono poi anche le abitudini degli utenti, consolidate in anni di utenza televisiva, che non possono essere ignorate. Non è con il black out che si risolvono i problemi del mondo televisivo».

Continua

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Una vera storia italiana! m Ipsum

I pretori

E' serrata!

Il 1° decreto Berlusconi

Craxi è impallinato

I comunisti si prendono Raitre

L'atto finale

Berlusconi vince

Conclusioni