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L'utilizzo, da parte di un atleta, di sostanze o di procedimenti destinati ad aumentare artificialmente il rendimento o le prestazioni, anche attraverso l'artificioso sviluppo delle masse muscolari, e che può portare pregiudizio all'etica sportiva e alla sua integrità psicofisica, viene considerato DOPING.
Il DOPING, deriva dall'inglese "to dope" drogare, danneggia l'integrità psicofisica dello sportivo, minando il fondamento dello sport che si basa su una paritetica e leale forma di competizione. Inoltre le sostanze DOPING possono nuocere gravemente alla salute, arrecando in alcuni casi danni irreversibili.

E' importante distinguere questa pratica: sia dalle terapie che vengono utilizzate negli atleti con qualche problema fisico; sia da quella che viene definita "preparazione biologica" effettuata con allenamenti programmati, diete particolari, integrazioni vitaminiche o di altre sostanze naturali o comunque non rientranti nella lista delle sostanze DOPING.

Spesso queste sostanze vengono proposte come mezzo per aumentare artificialmente la prestazione di un atleta, senza una base razionale nel loro utilizzo. Gli eventuali miglioramenti ottenuti sono dovuti al cosiddetto "effetto placebo": chi le usa si aspetta un miglioramento nella propria prestazione, questo gli produce una carica psicologica che gli permette di superare i limiti precedenti. Ovviamente la probabilità della comparsa di effetti collaterali indesiderati, che possono essere pericolosi e talvolta mortali, è molto elevata.

Dal 1954, in Italia, è iniziata la lotta a questo fenomeno, tanto che nel 1961 a Firenze fu aperto il primo laboratorio Europeo di analisi Anti-Doping. I controlli sistematici sugli atleti furono introdotti dalle Olimpiadi di Tokyo nel 1964, e dal 1971 il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) pubblica e aggiorna costantemente una lista di sostanze proibite ed inoltre in Italia fu varata una legge che punisce sia chi fa uso di sostanze appartenenti alla lista del CIO, sia chi le distribuisce agli atleti. Attalmente la legge è stata rivista, aggiornata ed approvata dal Governo Italiano in data 16/11/2000 ed è disponibile su questo sito sotto la voce LEGGE.

Dal punto di vista pratico le finalità del DOPING sono essenzialmente due: combattere la fatica e aumentare le capacità basali dell'atleta. Entro certi limiti è possibile prevenire e neutralizzare la fatica specie per quanto concerne i suoi riflessi psicologici (riduzione della combattività e dello spirito agonistico, ridotta coordinazione psichica e motoria, ecc.).
L'uso di agenti defaticanti è più frequente nell'ambito di alcune discipline sportive, quali ciclismo, canottaggio, atletica leggera e nuoto nelle specialità di fondo, tuffi, paracadutismo, motociclismo, automobilismo, ecc. Pugili, saltatori, lanciatori e sollevatori di pesi ricorrono invece più spesso a mezzi in grado di aumentare le capacità atletiche basali, attraverso un migliore trofismo delle masse muscolari o per la stimolazione dei processi metabolici collegati con la produzione di energia. Una classificazione degli agenti farmacologici più largamente adoperati nel DOPING comprende le seguenti categorie di sostanze:

A) metaboliti a elevato contenuto energetico o con funzioni bioregolatrici, quali il glucosio-I-fosfato, la fosfocreatina, complessi di amminoacidi, sali minerali aggiunti alla dieta, le vitamine B1 e B6, i coenzimi UTP, UDPG e l'adenosintrifosfato.

B) La dieta alcalinizzante a base di frutta, con l'addizione di carbonato sodico e di altri sali basici. Tale dieta deriva dal fatto che la fatica provoca il progressivo accumulo di cataboliti acidi e in particolare di acido lattico nei tessuti e nel sangue: l'acidosi esalta a sua volta i sintomi dell'esaurimento organico e riduce l'efficienza delle risposte muscolari. La dieta alcalinizzante ritarda, pertanto, entro certi limiti tali modificazioni, neutralizzando i cataboliti acidi.

C) Ormoni: comprendono i derivati sintetici degli androgeni, che favoriscono lo sviluppo delle masse muscolari (steroidi anabolizzanti); gli estrogeni, utilizzati dalle atlete per spostare la data delle mestruazioni; i corticosteroidi e la corticotropina che aumentano la resistenza dell'organismo allo stress, esercitando nel contempo azione antiflogistica e antinfiammatoria; la tiroxina, che aumenta il metabolismo basale e le ossidazioni organiche; l'insulina, che favorisce l'utilizzazione cellulare dei carboidrati; l'adrenalina e i suoi derivati, che mobilitano i materiali energetici di riserva dai depositi tissutali.

D) Sostanze che aumentano la capacità del sistema cardiocircolatorio e del respiro: comprendono cardiostimolanti (canfora, caffeina, xantine, sparteina), vasodilatatori, come l'acido nicotinico e i nitriti che aumentano l'apporto di sangue e di ossigeno ai muscoli e al miocardio, gli stimolanti del respiro (lobelina, micoren, canfora, remeflin, cardiazolo).

E) Sostanze psicostimolanti, come l'amfetamina e i composti amfetamino-simili: per la loro azione eccitante e antidepressiva riducono i riflessi psicologici della fatica, attenuando le sensazioni premonitrici che la precedono. Aumentano inoltre con meccanismo adrenergico la respirazione cellulare e il metabolismo del tessuto muscolare. L'uso dell'amfetamina innalza per breve tempo la soglia di affaticamento, ma determina in un periodo successivo un inusuale senso di spossatezza fisica e psichica, per cui, in caso di ulteriori competizioni sportive, l'atleta è indotto a far nuovamente uso di psicostimolanti. Per gli amfetaminici è stato standardizzato un procedimento di controllo (controllo antidoping) attuato mediante gascromatografi e altre attrezzature mobili durante la gara o al termine di essa. Ciò ha contribuito a ridurre l'impiego di amfetamine in quasi tutte le discipline sportive; per contro si ritiene in aumento l'abuso di altre sostanze, in cui sono state sintetizzate decine di molecole, differenti fra loro dal punto di vista chimico, ma dotate di effetti sovrapponibili.

Gli steroidi anabolizzanti sono sostanze, derivate dagli ormoni sessuali maschili, che favoriscono la sintesi proteica e quindi la costruzione di tessuti dell'organismo. Spesso chi li adopera a fini illeciti assume quantità enormi di farmaco, fino a più di 10 volte i dosaggi normali. I presunti vantaggi dell'uso di queste sostanze sono l'aumento della massa muscolare e della forza, ma le ricerche effettuate dimostrano che gli effetti ottenuti sono modesti, specie nel maschio, mentre molto rilevanti sono gli effetti collaterali. Questi sono diversi a seconda del sesso e dell'età di chi li usa: negli adolescenti, sono forse realmente efficaci, ma provocano una riduzione dell'altezza definitiva; nelle donne provocano la comparsa di caratteri sessuali maschili (peluria sul volto e sul corpo, abbassamento del timbro della voce, irregolarità mestruali ecc.); nell'uomo  compromettono la fertilità e provocano l'atrofia dei testicoli e la calvizia. In tutti, infine, c'è una elevata incidenza di tumori, aumentano le cardiopatie, le patologie a carico dei tendini (specie lacerazioni) e compaiono alterazioni della personalità.

Le sostanze eccitanti aumentano la vigilanza e la capacità di concentrazione; aumentano il flusso di sangue nei muscoli, la forza contrattile del cuore, la profondità degli atti respiratori. Queste reazioni sono mediate dal sistema nervoso simpatico, prevalentemente attraverso l'azione della adrenalina. Esistono sostanze che esplicano le stesse azioni dell'adrenalina, dette "aminesimpaticomimetiche". Queste sostanze sono presenti in molte specialità medicinali in commercio, come preparati contro la tosse e il raffreddore, antiasmatici, farmaci che riducono l'appetito ecc. Anche per queste sostanze sono state effettuate delle prove per dimostrarne l'efficacia nel migliorare la prestazione fisica. In effetti è stato notato un piccolo miglioramento nella corsa, nel nuoto, nel lancio del peso. Assumendo questi farmaci, gli atleti hanno comunque l'impressione di stare effettuando una prestazione eccezionale, ma ciò in seguito si rivela una illusione; questo effetto è legato all'aumento del tono dell'umore e all'euforia indotte da questi farmaci nella fase acuta (dopo qualche ora compare invece una profonda depressione reattiva). Sono molto importanti gli effetti indesiderati provocati dagli stimolanti. Possono dare assuefazione e dipendenza psicologica; tremori, stato confusionale, aggressività; ma gli effetti peggiori sono a carico del sistema cardiovascolare: inducono aumenti della pressione arteriosa, aritmie cardiache pericolose, ed aumentano il rischio di morte improvvisa; infine, poiché mascherano la fatica fisica, inducono l'atleta a superare pericolosamente i limiti delle proprie prestazioni provocando gravi danni anche a carico dei muscoli e dei tendini e colpi di calore. Il più famoso simpaticomimetico è l'amfetamina; la vittima più illustre dell'amfetamina è stato il ciclista Tom Simpson che, nel 1967, morì durante il giro di Francia. E' assimilabile a questa classe anche una droga, la cocaina: ha le stesse azioni e gli stessi effetti collaterali degli altri psicostimolanti, ma in più è molto più marcato il rischio di assuefazione, dà maggiori problemi psicologici, e lede i tessuti attraverso i quali viene assorbita, come la mucosa nasale.

Tra le altre sostanza proibite si trovano i beta bloccanti, che svolgono una azione opposta a quella delle amino simpaticomimetiche e che vengono utilizzate per ridurre il tremore e la paura del pubblico (utilizzati in sport di elevata concentrazione come il tiro a bersaglio); i narcotici e gli antidolorifici maggiori, di tipo morfinico, che annullano la sensibilità al dolore da fatica e da lesione muscolo-tendinea. Infine è stata utilizzata ultimamente la pratica dell'autotrasfusione: in pratica all'atleta viene sottratta, durante il periodo di allenamento, una certa quantità di sangue che viene conservato. Ciò induce l'organismo ad aumentare la produzione di globuli rossi per riportarne il numero totale nella norma. Il giorno prima della gara, vengono reinfusi i globuli rossi in precedenza prelevati, per cui risulta un aumento della concentrazione di emoglobina e quindi un miglioramento della capacità del sangue di trasportare ossigeno. Però anche con questa pratica si corrono seri rischi: trombosi, embolie, setticemie, emolisi.

Ci sono altre sostanze che attualmente non figurano nella lista delle sostanze DOPING, ma il loro utilizzo non è proprio in linea con i principi di etica dello sport e sono anche dubbi gli effetti collaterali che queste sostanze inducono, stiamo parlando degli aminoacidi a catena ramificata e della creatina.

Gli aminoacidi sono i costituenti delle proteine. Sono assunti attraverso la dieta o sintetizzati direttamente dall’organismo; in caso di forte debilitazione a seguito di traumi, infezioni o interventi chirurgici, può essere utile fornire al paziente integratori a base di aminoacidi. Nella pratica sportiva, invece, l’utilità derivante dall’uso di queste sostanze è dubbia. Nessuno studio clinico ha mai provato l’ipotizzato effetto ergogenico degli aminoacidi ramificati (valina, leucina e isoleucina). Non esiste alcuna prova, inoltre, che giustifichi l’impiego di glutamina come stimolante del sistema immunitario, per limitare la possibilità di infezioni in sport particolarmente estenuanti. L’assunzione per via orale di aminoacidi non determina effetti collaterali; tuttavia, l’impiego di dosi elevate o periodi prolungati di trattamento potrebbero influire sulle funzioni cerebrali. L’uso parenterale, inoltre, può dare discrasia, encefalopatia e calcolosi delle vie biliari.

La creatina, sostanza azotata consumata da alcuni atleti con l'obiettivo di accrescere la massa muscolare, presenta un "potenziale rischio cancerogeno". Questi i risultati di una ricerca dell'Agenzia francese per la sicurezza sanitaria degli alimenti (AFSSA). Considerata un complemento alimentare energetico, la creatina non figura sulla lista dei prodotti dopanti del Cio, il Comitato Olimpico Internazionale. In Italia e in altri paesi il suo consumo è lecito, in Francia è vietato e punito dalla legge sportiva. L'agenzia francese sottolinea che un apporto di creatina superiore a quello di un'alimentazione naturale di origine animale (pesce, manzo, maiale) è inutile, ha pochi effetti sulle performance atletiche e rappresenta "un rischio finora poco considerato, soprattutto a lungo termine".
Il comitato di esperti consultato dall'Afssa, ritiene inoltre che "i supplementi di creatina appaiono contrari alle regole, allo spirito e al significato dello sport" e suggerisce "una riflessione in vista di un'eventuale iscrizione della creatina sulla lista dei prodotti dopanti il cui uso è vietato agli sportivi".
Secondo l'AFSSA, la richiesta fisiologica di creatina è di 3-4 grammi al giorno per gli sportivi durante la pratica intensa (per la popolazione in generale è di circa la metà). Questa quantità è già apportata dall'alimentazione e dalla "sintesi di origine endogena" e non è stata "appurata alcuna necessità di apporto nutritivo", né di carenze di creatina nell'uomo sano.
Se viene raggiunto il risultato sognato da chi prende la creatina - al massimo un aumento del 10% della massa muscolare - ciò avviene, dice la ricerca, "a causa della ritenzione idrica e non di una sintesi proteica". Per quanto riguarda gli effetti dell'apporto dei complementi in creatina, l'Afssa ha constatato che i miglioramenti riguardano "unicamente gli esercizi brevi e ripetuti di alta intensità per un massimo di 15 secondi".
Nessun effetto è stato dimostrato sulla resistenza. "I rischi della creatina - dicono gli scienziati francesi - in particolare di un'elevata ingestione di questo prodotto, sono attualmente mal valutati. Ci risultano incidenti digestivi, muscolari e cardiovascolari". "La creatina e la creatinina (sostanza derivata) potrebbero avere, a certe condizioni, effetti cancerogeni per la cui dimostrazione sono stati già portati argomenti sperimentali inoppugnabili". 

La pratica del DOPING ha quindi pochi vantaggi e tantissimi rischi. E' questa la ragione per cui tutti in tutto il mondo si cerca di debellarla. Inoltre, il fatto stesso di cercare di superare gli altri atleti con mezzi fraudolenti è da considerare moralmente condannabile. Purtroppo però non tutti gli atleti riescono a resistere alla tentazione. Per questo, dopo molte competizioni sportive vengono effettuate analisi per accertarsi che gli atleti non abbiano utilizzato sostanze proibite. Queste analisi vengono svolte su campioni di urina prelevati subito dopo la gara alla presenza dei commissari di gara e del medico incaricato anti-doping. I campioni vengono poi inviati ad un centro attrezzato per riconoscere anche piccole tracce delle sostanze proibite. In caso di positività, ovviamente, scatta la squalifica per l'atleta colpevole. Recentemente è stato stabilito che può essere effettuato anche un prelievo di sangue per effettuare il test.

E' importante sapere che, talvolta, si può risultare positivi anti-doping pur senza aver utilizzato consapevolmente sostanze per aumentare il proprio rendimento. Questo succede perché, come abbiamo detto prima, alcune delle sostanze proibite dal Comitato Olimpico Internazionale sono normali componenti di certi farmaci in commercio, e quindi un atleta che utilizza questi farmaci avrà nelle proprie urine tracce rilevabili di sostanza proibita. I farmaci che più frequentemente contengono queste sostanze sono i preparati utilizzati contro il raffreddore e l'influenza (anche spray nasali), farmaci contro la tosse, alcuni colliri, farmaci che riducono l'appetito, antiasmatici (anche spray) ecc. Per questo motivo è meglio consultare il medico prima di utilizzare qualsiasi farmaco in un periodo vicino a competizioni agonistiche, ed avvertire comunque il medico addetto all'anti-doping del tipo di farmaco che si è utilizzato nei giorni precedenti, per non incorrere in brutte sorprese. Infine, è opportuno che ciascun atleta di buon senso cerchi di educare i propri amici che tendono ad utilizzare sostanze proibite spiegando loro i rischi che corrono a fronte di ben pochi vantaggi (se ce ne sono), ed insegnando che fare sport non deve significare voler vincere ad ogni costo, ma solo migliorarsi con l'allenamento e lo spirito di sacrificio che caratterizzano i veri Campioni, dando il meglio di se stessi, indipendentemente dal risultato delle gare.         

Tempi di medi rilevanza nelle Urine di alcune sostanze Doping

Stimolanti, anfetamine e derivati

1 a 7 giorni

Cocaina

uso occasionale
uso ripetuto

 

6 a12 ore
3 a 5 giorni

Codeine e narcotici 

24 a 48 ore

Tranquillanti  

4 a 8 giorni

Marijuana

3 a 5 settimane  

Steroidi Anabolizzanti

tipo iniettato
tipo orale

 

6 a 8 mesi
3 a 6 mesi

Medicinali contenenti Efedrina

48 a 72 ore