La mensa del povero


Ogni domenica la Casa delle Missione di Como accoglie una cinquantina di persone ed offre loro un pasto caldo insieme ad amicizia e ascolto. Si tratta di persone con problemi di emarginazione e di solitudine: fra di essi vi sono persone senza fissa dimora, tossicodipendenti, psicolabili, immigrati senza lavoro o magari anche solo persone in cerca di un po’ di calore umano e qualcosa da mettere sotto i denti, senza essere portatori di particolari forme di povertà.

A riceverli vi è sempre un Padre della Chiesa del Gesù coadiuvato da alcuni volontari, in particolare dalle Conferenze di San Vincenzo de' Paoli della città di Como, che contribuiscono economicamente al sostegno dell'attività. I locali sono accoglienti, dotati di sevizi igienici a norma, dove chi lo desidera può radersi, risciacquarsi il volto e ritrovare la propria dignità, che spesso è velata sotto i segni di una vita raminga e solitaria, spesso trascinata da una panchina all’altra della città. Una volta al mese possono anche incontrare un barbiere che, a titolo volontario, si presta ad aggiustare loro anche i capelli.

Non si tratta di una iniziativa sorta in questi ultimi tempi, sull’onda della voglia di volontariato diffusasi negli ultimi decenni. In realtà, la sua origine risale a molti anni fa e va ricercata negli archivi polverosi della Casa della Missione. In essi è conservato il libro che racconta la storia dei preti della missione nella città di Como e rievoca gli inizi della mensa del povero:

"Un'opera più unica che rara, e non esito a dire eminentemente vincenziana, della quale è ben mettere a parte i nostri lettori, è l'opera dell'Apostolato della buona giornata del povero, che vorremmo veder sorgere ovunque. Sorse per una frase lanciata casualmente durante un pranzo a cui erano stati invitati tutti i poveri della città, dopo un triduo di predicazione per essi nella Chiesa del Gesù, nel Natale del 1928.: “Non si potrebbe fare ogni domenica il Catechismo unicamente per questi poveri tanto ignoranti in fatto di religione?”. La cosa ebbe inizio il giorno 6 gennaio 1929. Egli racconta: “Quel giorno fu una delusione! Cinque poveri, mezzo ubriachi, e mancanza del catechista. Ma la domenica successiva andò assai meglio: i poveri furono 27, catechista il prof. Palma della Conferenza del SS. Crocifisso”. L'uditorio andò via via crescendo fino a 60. Tutto terminava con una buona colazione in casa delle Figlie della Carità di via Tatti. Strano che solo in un secondo tempo ci si sia preoccupati di offrire loro la comodità di soddisfare al precetto festivo della messa. Comunque ci si preoccupò e nella Chiesa del Gesù ebbe inizio la messa del povero con la spiegazione del vangelo e alla fine il catechismo. Dal momento che erano già sulla soglia della casa li si introdusse accollandosi i missionari la spesa della minestra e qualche volta anche della pietanza. E fu allora che apparve la loro miseria in tutto il suo squallore e talvolta in tutta la sua laidezza"

Quanta strada da allora. Quanti cambiamenti. Soprattutto, quanta gente è passata in questa mensa: sia da una parte che dall'altra del tavolo! Oggi viene servito un pasto completo: primi secondo, frutta, vino e molto spesso anche il dolce. Un fatto curioso: quella mensa, nata come occasione per fare catechismo, ospita oggi numerosi fratelli di religione musulmana.
Il catechismo non viene più fatto: di manifestamente religioso non è rimansto che il segno della croce con cui si inizia il pranzo. Ma il vincenziano sa che la carità e l’accoglienza evangelizzano più che le parole!

NB. Si può accedere alla mensa tutti i giorni festivi, alle ore 10.00
Nei giorni feriali la mensa è alle ore 11.00 presso la Casa Vincenziana di Via Tatti, di fronte alla Chiesa del Gesù.