Il corso on-line ad uso e consumo dei maruecos e di chiunque voglia restare lessicalmente giovane.
BAGAGLIO (anche "zavaglio"): sostantivo che può indicare indifferentementequalsiasi oggetto (o persona) con accezione negativa. Definisce sinteticamente la condizione di attrezzo inutile il cui unico attributo è quello di possedere un peso senza, nonostante tutto, svolgere correttamente la propria funzione. "Cos'è quel bagaglio là?" domanderà con aria di superiorità il giovine felsineo additando il vecchio cellulare dell'amico dalle dimensioni di un cabina telefonica.
BATEDO: letteralmente equivalente alla locuzione "una gran quantità di".Il termine, pur nella sua sinteticità estrema, esprime con disarmante successo l'immagine onomatopeica del tamburellare incessante di qualcosa che si abbatte senza concedere tregua alcuna. "Ho preso un batedo d'acqua!" esclamerà correttamente l'ignaro cicloturista appena rincasato fradicio dopo l'ennesima bizza metereologica di queste mezze stagioni ritornate prepotentemente di moda.
BAZZA: intrallazzo, conoscenza tattica volta all'ingresso in disco senza sottostare a code di ore o allo sconto all'atto dell'acquisto del settimo aperitivo consecutivo al Rosarosae.
BULBO: capelli. Il bolognese veramente giovane affermerà al suo amico scapigliato dalla corrente "con questo vento hai un bulbo che non si affronta!"
CARTOLA: tipo giusto, molto fico, di un'altra (vedi). Se si "ha la cartola" significa che si possiedono tutte le caratteristiche necessarie per fare colpo sull'universo femminile. Come comprensibile tale attributo non è collegabile in alcun modo al PEx.
DELLA SERIE . . . : incipit per eccellenza che prelude ad una categoria di cui l'evento che viene commentato si ritiene faccia parte. Fondamentale la "s" sibilante e la "e" molto aperta
affinchè la locuzione sia effettivamente giovane ed efficace.
ESSERE DI UN'ALTRA: (o di prima, o di primissima) sottointeso "categoria". Locuzione utilizzata per esprimere entusiasmo e felicità per qualcosa. L'oggetto dell'espressione viene immediatamente posto al di sopra di ogni confronto con oggetti simili ma banalmente e tristemente più scadenti (di ultima).
FANGA: scarpa. Tendenzialmente schivo e scarsamente esibizionista il giovane felsineo apostroferà il suo interlocutore appoggiando un lieve "ho comprato delle
fanghe in centro che sono di un'altra".
FARE IL PROPRIO NUMERO: (non...) locuzione di rimprovero che colpisce la giovane mente bolognese fin dalla più tenera età e che lo accompagna nel corso della sua esistenza pronunciata ora dall'amico di turno ora dalla dolce consorte la quale, prontamente avvedutasi dell'imminente, ricorrente fragorosa digestione del compagno nel corso del
pranzo di nozze della sorella, lo apostroferà così "Non farai mica di nuovo
il tuo numero?!"
GAGGIA: mento di notevoli dimensioni e sproporzionato
rispetto al resto del viso. Tra gli esempi più famosi citiamo Celine Dion e Michael Shumacher.
GEBBO (o geppo): scarso, maldestro, personaggio di
scarso spessore. Aggettivo dispregiativo utilizzato per additare persona sfigata di cui si nutre scarsa considerazione. L'espressione può essere rafforzata ulteriormente da specificazioni peggiorative come nei seguenti esempi "gebbo di ultima", "gebbo da fuoco".
IMPALUGARE: allappare, invischiare. Tipico verbo da usare durante gare di Orzoro, pangrattato a cucchiaiate senza bere. Il giovane bolognese chetronfio estrarrà dal suo zainetto il mitico "tortino porretta" o il non meno temibile "buondì classico" (privo dell'effetto lubrificante della marmellata o della copertura di cioccolato) per la merenda si troverà irrimediabilmente impalugato e quindi bisognoso di ettolitri di liquido.
INTAPPO: abbigliamento particolare, look. Utilizzato in modo particolarmente efficace per riferirsi a travestimenti o agghindature finalizzate alla partecipazione a feste a tema
(intappo anni '70). L'arrivo di un amico dotato di zampa di elefante e stivaletto in pelle con cerniera laterale verrà convenientemente salutato con un efficacissimo "meerda, che intappo! sei troppo di un'altra!".
INTORTARE (da cui il sostantivo "intorto"): circuire, ammansire con discorsi possibilmente lunghi e fastidiosi a fini persuasivi. La pratica dell'intorto è tipicamente attuata dal giovane di tendenza che, sfoggiando camicia "di primissima" ed il dodicesimo calice di frizzantino al dehor del Rosarosae, dà
prova di prorompente logorrea alla fanciulla trampolata di turno al fine palese di ottenere favori di natura sessuale.
LESSO: tipo scarsamente sveglio. "Luilà un lesso!" esclamerà la sagace fanciulla bolognese additando il giovane di passaggio il quale, la sera precedente, alla visione
della suddetta in soli autoreggenti e sandali con tacco vertiginoso, non ha compreso le malcelate intenzioni sessuali della focosa compagna.
MARAGLIO: aggettivo sostantivato utilizzato per identificare
ragazzi/e abbastanza grezzi che si mettono in mostra in modo vistoso e cafone. Il giovane della Bologna bene affermerà "che gran maraglio!" indicando platealmente il possessore della Renault 5 turbo con ruote iperlarghe e adesivi sul genere "turbo", "Rabbit", "O'neill".
NON C'E' PEZZA: locuzione ermetica che affonda le radici ai tempi di vacche magre in cui le pezze potevano sancire la salvezza di un capo di abbigliamento ormai logoro. Quando "non c'è pezza" significa che non vi è modo di recuperare lo strappo e, per traslato, sottolinea
l'ineluttabilità di un evento senza che si possa fare niente per evitarlo o per negarlo."Devo
mettermi a dieta, non c'è pezza!" esclamerà non senza una nota di tristezza il giovane imbolsito da vagonate di tigelle e crescentine.
NON SI AFFRONTA: locuzione atta ad indicare situazioni o immagini al limite della gestibilità o comunque sgradevoli a qualunque dei cinque sensi (vedi esempio precedente).
NON VOLERNE (PIU') MEZZA: essere saturo di una cosa al punto
di nonvolerne più sentire parlare. Appare evidente il superiore impatto emozionale della locuzione felsinea al confronto del ben più prolisso ed inefficace corrispondente italiano. Vedi anche "scendere la catena".
PAGLIA: sigaretta. Tipica l'espressione del galantuomo bolognese il quale, dopo avere sorseggiato il quinto "mohito", si rivolge elegantemente al tavolo accanto al proprio biascicando "oh, raga, avete una paglia?".
PANNO: coperta (del letto). Viene chiamato a gran voce dal galantuomo bolognese al sopraggiungere dei primi freddi apostrofando così la signora "Oh, Cesira, tira fuori il panno!"
PILLA (FRESCA): soldi, denaro. Sostantivo generalmente utilizzato per sottolineare le capacità economiche famigliari che permettono al vitellone di sfilare di fronte al "Calice" sull'ultima spider in compagnia della gnocca di turno "merda che ferro! luilà ha della gran pilla!".
POLLEGGIO: riposarsi, stare calmi. Viene utilizzata spesso la forma imperativa del verbo in tono intimidatorio per raffreddare i bollori del maraglio di turno che spinge per non fare la coda all'ingresso della disco "Oh, polleggiati subito!".
RUSCO: pattume, spazzatura."Cacciala nel rusco!" si sentirà dire il tapino giunto al passo della Raticosa con mezz'oretta di ritardo rispetto agli altri amici dotati di moto ben più moderne e prestazionali.
SBARBINA: ragazza piccola di età , non oltre i 12/13 anni, usato menonm frequentemente anche riferito ai ragazzi. "Quando ero sbarbino...".
SFROMBOLARE: gettare via, lanciare. Verbo che ben descrive gesti plateali e definitivi volti all'eliminazione fisica di qualsiasi oggetto divenuto inutile o comunque sgradito. "Soccia che stereo!" si dirà appena saggiata la potenza sonora dell'ultimissimo ritrovato acustico situato in camera dell'amico "...e che ne hai fatto di quello vecchio?" "L'ho sfrombolato giù dalla finestra!".
SGHETTO (ANDARE DI): espressione volta all'identificazione di
contesti fortunosi che hanno consentito il concretizzarsi di eventi altrimenti improbabili. Tipico l'incipit dello studente universitario
nullafacente e vitajolo che, all'ingresso dell'aula dove si tiene l'esame di "scienza delle costruzioni", con la fiata ancora turbata dall'alcool ingerito la notte precedente esclama "oh raga, se passo questa mi va fatta di
sghetto!".
SOCCIA: esclamazione regina che si trova in quantità abbondante
in qualsivoglia frase del giovane e non solo giovane felsineo. Significato stretto della parola è succhia. Non si vuole però insultare nessuno con questa esclamazione, a parte qualche caso,è piuttosto un intercalare che va a colorare tutta una serie di espressioni che possono scaturire. Per esempio "Soccia ch'du' maron!". Classica espressione per
esprimere la propria voglia di non volerne più mezza della terza ora di reti logiche ad ingegneria, gentilmente imposta dall'insegnante. Variazioni sul tema possono essere, come puri rafforzativi:
Soccmel Socckal Soccmel ben Socckal ben Te socckkal!!!
Quest'ultimo è l'apoteosi dell'espressione, da usare in casi veramente disperati e con la S decisamente strisciata e
piena.
SPANIZZO: persona che si fa notare, che non si tira indietro, che
osa in maniera evidente ma comunque degna di ammirazione. L'immagine, per quanto possa sembrare somigliante ad una prima lettura superficiale, differisce sensibilmente da quella dello "sborone" in quanto non comprende l'accezione negativa caratteristica di quest'ultimo.
TIRO: è l'azione di schiacciare il bottone che apre il portone del palazzo. Qunado il
gentiluomo bolognese si troverà ai piedi del condominio dell'amata suonerà il campanello pronunciando la frase "Ciao, sono io, mi dai il tiro?".