CONOSCENZA
“RAZIONALE” DI DIO?
LE PROVE
DELL’ESISTENZA DI DIO
LA CREAZIONE COME
PRESUPPOSTO DELL'ALLEANZA
TUTTA LA
REALTÀ DIPENDE TOTALMENTE DA DIO.
-RIVELAZIONE DEL PADRE
NELL'ANTICO TESTAMENTO-
LA RIVELAZIONE DI YHWH
NELL'AT
STIPULAZIONE DI UN'ALLEANZA
SUL SINAI: il decalogo
DALLA
MONOLATRIA AL MONOYAHWISMO
I PROFETI RICHIAMANO IL
POPOLO ALLA FEDELTÀ A YHWH
LA
RICERCA DEI SAPIENTI. 400-450 a.C.
FINE ULTIMO E SUPREMA
BEATITUDINE DELL'UOMO.
L'UOMO
ALLA LUCE DELLA PAROLA DI DIO
DALL’ESPERIENZA UMANA SU DIO
DEDUCIAMO:
Condannare l'ateismo non è
sufficiente,
ESPERIENZA
E CONOSCENZA DI DIO
KARL RAHNER E IL SECOLO
VENTESIMO
La figura e l'opera di KARL
RAHNER
ANCHE SE LA SOFFERENZA UMANA
DERIVA DAL MALE.
LA SOFFERENZA UMANA E IL
PROGETTO DI REDENZIONE
NON SOLO SOPPORTARE IL
DOLORE, MA COMBATTERLO
NON SOLO COMBATTERE IL
DOLORE, MA "COMPRENDERLO"
ATEISMO IN NOME
DELL’AUTONOMIA DELL’UOMO
STILE DELLA RISPOSTA ALL’ATEISMO
Il CRISTIANESIMO È UNA
RELIGIONE?
L'ESISTENZA CRISTIANA NEL
SEGNO DELL'ESCHATON
NELLA VITA DEL SINGOLO
CREDENTE
LA SPECIFICITÀ DEL
CRISTIANESIMO
TEOLOGIA CRISTIANA DELLE
RELIGIONI
C’È RIVELAZIONE NELLE
SCRITTURE DELLE ALTRE RELIGIONI,
GLI ARANCIONI DI BHAGWAN
SHREE RAJNEESH:
DIANETICS. LA CHIESA DI
SCIENTOLOGY:
-Religioni del potenziale
umano
LA CHIESA UNIFICAZIONISTA DI SUN MYUNG MOON:
- Accogli il soffio del
Padre,
-Preghiera Indù per avere
coraggio-
-Dalla lettera di S. Paolo
apostolo agli Efesini:
-“Quando cadrà il velo dai
nostri occhi,
Coraggio, FRATELLI TEOLOGI DI OGNI CONFESSIONE MONOTEISTICA, IL TEMPO STRINGE
Prospettiva: elaborazione di una teologia comune per la rinascita di
una nuova civiltà mondiale.
In quei giorni, Dio condusse
Abràm e gli disse: ”Guarda il cielo e conta le stelle, se riesci a contarle” e
soggiunse: “Tale sarà la tua discendenza”. Egli credette al Signore, che glielo
accreditò come giustizia (Genesi 15,5-7). Rivendico questa comunione familiare
di tutti i figli di Abramo, ovvero di tutti i monoteisti. Sarà ritenuto
volgare, un giorno, il proselitismo attivo tra le religioni monoteiste, al
punto che una deve difendere gli interessi delle altre e viceversa. Nessuno osi
fondare, da questo mio lavoro, una nuova religione. Non è nostra competenza
l’argomento su quale sia la migliore religione, ogni uomo segua la sua nella libertà
della sua coscienza, chi viene sorpreso a fare proselitismo nella nostra
associazione venga prima rimproverato e poi allontanato.
Elaborazione di una teologia
comune.
Risolvere il problema
religioso (gli interrogativi esistenziali sul perché si nasce, si muore, il
dolore, il senso della vita, il male, ecc.) è fondamentale per la formazione
della coscienza morale, infatti per fare scelte responsabili è necessario
possedere un discernimento su ciò che è bene e su ciò che è male, ed avere chiaro
l’obiettivo e lo scopo di tutta la mia vita. Questa conoscenza mi può essere
data sia dall’osservazione della legge naturale (come un uomo che vede un
sentiero nella notte con la luce della luna), che dalla rivelazione (che nella
stessa comprensione eccelle per quantità e qualità come un uomo che vede un
sentiero con la luce del sole). La dimensione religiosa è centrale per
risolvere il problema umano ed il problema morale. E’ inutile mandare l’uomo
nello spazio, quando quest’uomo che abbiamo mandato li non sa chi è e qual’è il
significato della sua esistenza. La somma tecnologia allora si potrebbe
trasformare nella più grande rovina. I danni che uno può fare con una clava,
non sono certamente paragonabili a quelli delle armi chimiche, batteriologiche
o nucleari. Ne consegue che la coscienza necessita di un processo di formazione
permanente, per orientarsi verso scelte responsabili. Solo un grande e globale
sistema di significato (concezione della vita) può sottrarre l’uomo dall’ansia
di queste domande esistenziali e rispondere al suo bisogno di senso e di
significato. Non c’è società che non sia retta da leggi morali e non c’è realtà
morale che non si fondi sui contenuti culturali o sui principi morali di una
religione.
Quando questo
patrimonio morale viene messo in discussione o si disperde, incomincia subito
il lento ma inarrestabile declino di quella società. Così sono scomparsi grandi
civiltà. Ogni civiltà rappresenta un codice linguistico, morale, mentale e
comportamentale indispensabile perché gli uomini possano collaborare a
costruire la loro sicurezza e il loro benessere. Il nostro tentativo deve avere
la priorità assoluta perché il futuro dell’uomo dipende necessariamente da un
progetto di umanesimo globale ed integrale. Tutto, contrariamente, potrebbe
precipitare in visioni individualistiche e unilaterali. Urge elaborare un
monoteismo virtuale perché tutti i credenti in Dio possano armonizzarsi
all’interno di categorie culturali comuni. Solo la comunione di tutti i figli
di Dio (o di quello che Dio rappresenta: gli ideali assoluti universali e
trascendenti) potrà salvare il mondo dall’assurdo e potrà dargli un progetto
idoneo ad affrontare senza pericoli il terzo millennio.
Per venire incontro alle
esigenze di un dialogo ecumenico, e per elaborare delle categorie spirituali
universalmente condivisibili elaboro una teologia monoteistica virtuale. Il
riconoscimento di un principio supremo che sostenga e fortifichi l’unità e
l’amore fra tutti gli uomini “religiosi”(vedi vocab.) del pianeta, facendo
comprendere teologicamente la loro unità e la loro comune appartenenza. La
condivisione del monoteismo infatti è il fondamentale, mentre la religione
specifica è il categoriale.
Già nella rivelazione dei dieci comandamenti
di Mosè (comandamenti comunque fondati sulla legge naturale, per questo, li
ritroviamo nei principi fondamentali di tutte le religioni positive) si trova
la piena realizzazione dell’uomo. Le religioni, quindi sono come tante vie per
essere aiutati in questa realizzazione. Vie importanti perché il mistero
sovrannaturale del male, vince facilmente le resistenze deboli dell’uomo.
Questo raggio di luce divina che è racchiuso nel nostro cuore anela a ritornare
alla sua fonte.
L’Associazione
si dedica all’evoluzione spirituale dell’uomo con il riconoscimento di un
monoteismo virtuale ed ecumenico, rifuggendo ogni forma di volgare proselitismo
e in filiale attenzione di tutte le autorità religiose che rappresentano i
nostri maggiori alleati. Siamo figli e servi devotissimi di ogni autorità religiosa
che sappia dimostrarsi maestra di spiritualità. Questa autorità religiosa è
credibile solo se testimonia con la coerenza delle sue opere sante e se ci fa
da guida all’amore ecumenico. L’Associazione riunisce uomini di ogni fede
religiosa ed atei, ritiene volgare il proselitismo e professa l’assoluta
libertà di ogni uomo nel santuario della sua coscienza. Si impone solo di non
dire bugie, neanche le più piccole, di non fare ad alcuno quel male che non si
vorrebbe ricevere. Questa è per noi la base fondamentale per il dialogo, mentre
ogni aderente alla nostra Associazione deve accettare almeno globalmente i
nostri ideali e porre per iscritto gli eventuali motivi di dissenso, affinchè
diventino base di ulteriore riflessione ed approfondimento.
Se si riconosce che, quando indichiamo il
nome di Dio, intendiamo l’ideale assoluto, universale e trascendente degli
ideali di Giustizia e Verità. Comprendiamo come al di la delle parole e dei
concetti, il nostro messaggio è genuinamente laico o genuinamente razionale e
prescinde (per lo meno non necessita di categorie di credo religioso), da una
fede in Dio in senso stretto. Così chi non ha il dono della fede fra noi si
troverà a suo agio nel momento in cui riconosce, appunto il principio
spirituale degli ideali di Giustizia e Verità.
Tuttavia è necessario trovare un linguaggio
che accomuni tutti gli uomini che credono in Dio, e a tal fine elaborare un
linguaggio religioso che sia ad essi utile. Per servire e tutelare ogni
identità e cultura, che necessita di un linguaggio teologico per
comunicare. Porta a un corretto
atteggiamento ecumenico che parte dal riconoscimento della inequivocabile
religione naturale. Tutto ciò che è negativo non è legale o da noi tollerabile.
Dobbiamo amare il bene e odiare il male con tutto
il cuore: questo principio è in concreto già un atto religioso è il fondamento
di ogni religione positiva come di quell’unica religione naturale e universale.
Il nostro unico obiettivo è quello di far
riconoscere ad ogni uomo che: “La gloria di Dio (o quello che Dio rappresenta
gli ideali di Giustizia e di Verità) è anche la vera gloria dell’uomo”. Così
siamo rispettosi di ogni autorità religiosa e la aiutiamo nel suo compito tanto
fondamentale che è quello di far conoscere il grande amore di Dio ed il suo
progetto di felicità nei confronti di ogni uomo.
(At 17, 16s.) In Atene, mentre Paolo stava aspettando, il
suo animo si infiammava di sdegno, vedendo come la città era piena di idoli.
[17] Intanto discuteva nella sinagoga con i Giudei e con i timorati di Dio,
e discuteva anche nel mercato ad ogni ora del giorno con quelli che vi
capitavano. [18] Anche alcuni dei filosofi epicurei e stoici si misero a
parlare con lui, e alcuni dicevano: "Che cosa intende dire questo
seminatore di chiacchiere?". Altri poi, sentendo che predicava Gesù e la
risurrezione, dicevano: "Sembra essere un predicatore di divinità
straniere". [19] E così lo presero e lo portarono all'Areopago dicendo:
"Possiamo sapere qual è questa nuova dottrina che tu ci insegni? [20]
Infatti le cose che tu dici ci suonano strane. Vogliamo dunque sapere di che si
tratta". [21] Tutti gli Ateniesi infatti, e gli stranieri residenti ad
Atene, non trovano miglior passatempo che quello di riferire o di ascoltare le
ultime novità. [22] Allora Paolo, ritto in mezzo all'Areopago, disse:
"Ateniesi, sotto ogni punto di vista io vi trovo sommamente religiosi.
[23] Infatti, passando e osservando i vostri monumenti sacri, ho trovato anche
un altare su cui stava scritto: «A un Dio ignoto!». Ebbene, quello che voi
venerate senza conoscerlo, io vengo ad annunziarlo a voi: [24] il Dio che ha
fatto il mondo e tutto ciò che in esso si trova. Egli è signore del cielo e
della terra e non abita in templi fabbricati dagli uomini, [25] né riceve
servizi dalle mani di un uomo, come se avesse bisogno di qualcuno, essendo lui
che dà a tutti vita, respiro e ogni cosa. [26] Egli da un solo ceppo ha fatto
discendere tutte le stirpi degli uomini e le ha fatte abitare su tutta la faccia
della terra, fissando a ciascuno i tempi stabiliti e i confini della loro
dimora, [27] perché cercassero Dio, e come a tentoni si sforzassero di
trovarlo, benché non sia lontano da ciascuno di noi. [28] In lui infatti
viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come hanno detto anche alcuni dei vostri
poeti: "Di lui, infatti, noi siamo la stirpe". [29] Essendo dunque
noi della stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile a oro,
o ad argento, o a pietra, che porti l'impronta dell'arte o dell'immaginazione
dell'uomo. [30] Ma ora, passando sopra ai tempi dell'ignoranza, Dio fa sapere
agli uomini che tutti, e dappertutto si convertano, [31] poiché egli ha
stabilito un giorno nel quale sta per giudicare il mondo con giustizia, per
mezzo di un uomo che egli ha designato, accreditandolo di fronte a tutti, col
risuscitarlo da morte". [32] Quando sentirono parlare di risurrezione dai
morti, alcuni lo canzonarono, altri dicevano: "Su questo argomento ti
sentiremo ancora un'altra volta". [33] Così Paolo se ne uscì di mezzo a
loro. [34] Ma alcuni uomini si legarono a lui e abbracciarono la fede. Tra essi
c'era anche Dionigi l'areopagita, una donna di nome Damaris ed altri con loro.
Lo stolto pensa: Dio non
esiste.
Il Sal 14,1-7 esprime così la sua certezza: “Lo stolto pensa:
non c’è Dio. Sono corrotti, fanno cose abominevoli: nessuno più agisce bene. Il
Signore dal cielo si china sugli uomini per vedere se esista un saggio: se c’è
uno che cerchi Dio. Tutti hanno traviato, sono tutti corrotti; più nessuno fa
il bene, neppure uno. Non comprendono nulla tutti i malvagi, che divorano il
mio popolo come il pane? Non invocano Dio: tremeranno di spavento, perché Dio è
con la stirpe del giusto. Volete confondere le speranze del misero, ma il
Signore è il suo rifugio. Venga da Sion la salvezza d’Israele! Quando il
Signore ricondurrà il suo popolo, esulterà Giacobbe e gioirà Israele”.
“[19] Poiché ciò che è noto
di Dio è loro manifesto in loro: [20] infatti dopo la creazione del mondo Dio
manifestò ad essi le sue proprietà invisibili, come la sua eterna potenza e
divinità, che si rendono visibili all'intelligenza mediante le opere da lui
fatte. E così essi sono inescusabili, [21] poiché, avendo conosciuto Dio, non lo
glorificarono come Dio né gli resero grazie, ma i loro ragionamenti divennero
vuoti e la loro coscienza stolta si ottenebrò. [22] Ritenendosi sapienti,
divennero sciocchi, [23] e scambiarono la gloria di Dio incorruttibile con le
sembianze di uomo incorruttibile, di volatili, di quadrupedi, di serpenti”.
Queste affermazioni bibliche indicano come tra il naturale e il soprannaturale,
tra ragione e fede non vi è assoluta discontinuità.
(Il Vaticano I, nel Dei
Filius, 24.4.1870)
DS 3001 L'unico Dio è
creatore di cielo e terra. [can.1: contro chi nega l'esistenza di Dio]. [can.3:
contro il panteismo: «una e unica è la sostanza di Dio e di tutte le cose»]. DS
3002 Dio ha creato non per bisogno,
ma liberamente, per manifestare la sua perfezione. [can.2: contro il
materialismo]. DS 3003 Ciò che ha
creato, Dio lo governa con la provvidenza.
DS 3004 Dio può essere conosciuto con certezza
dalle cose create, attraverso il lume naturale della ragione. Tuttavia ha
voluto fare conoscere sé e la sua volontà attraverso una via soprannaturale: il
Figlio incarnato. [can. 1: contro chi nega la possibilità della teologia
naturale]. [can. 2: contro il deismo]. [can. 3: contro il razionalismo]. DS
3005 La rivelazione non era in sé
necessaria, ma in vista dell'ordinazione soprannaturale dell'uomo a partecipare
di beni che superano l'intelligenza umana. DS 3006 Scrittura e Tradizioni. DS 3007 Interpretazione.
DS 3008 Siamo tenuti a prestare a Dio che si rivela
il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà nella fede: la fede trascende
la ragione e ne chiede la subordinazione. La fede è l'inizio dell'umana
salvezza, una virtù soprannaturale con la quale, con l'aiuto della grazia di
Dio, crediamo che son vere le cose che ci ha rivelato. Non per la verità
intrinseca percepita col lume della ragione naturale, ma per l'autorità di Dio
che si rivela, che non può né ingannare né ingannarsi. [can. 1s: contro
l'autonomia della ragione: "Dio non può comandare la fede"]. DS
3009 Miracoli e profezie: segni
della rivelazione certissimi e adatti all'intelligenza di tutti. [can. 3:
contro il fideismo: «bisogna credere solo per una mozione interna»]. [can. 4: contro
l'agnosticismo e il mitologismo]. DS 3010
Nessuno può credere senza l'illuminazione dello Spirito Santo: la fede è
un dono soprannaturale, attinente alla salvezza. Con la fede l'uomo presta
libera obbedienza a Dio, consentendo e cooperando alla sua grazia. La fede non
coincide con la carità, rimanendo la prima anche in assenza della seconda. [cf.
Orange, 3.7.529, can. 7: occorre il lume dello Spirito santo, non basta il lume
della ragione, per attingere la salvezza]. DS 3011 Oggetto della fede sono le cose contenute in verbo Dei
scripto vel tradito e quelle che la chiesa propone (tamquam divinitus rivelata)
con giudizio solenne o col magistero universale e ordinario. DS 3012 È
necessario averla, per piacere a Dio; è necessario perseverarvi.
La chiesa stessa – (veluti
signum levatum in nationibus) - «è perpetuo motivo di credibilità e testimonio
della sua missione divina». Disse un cardinale a Napoleone “Eccellenza, non
siamo riusciti noi a distruggere la Chiesa in tanti secoli e come può
pretendere di riuscirci lei!?” DS 3013
Dio dona la sua grazia a
coloro che sono nell'errore, illuminandoli internamente.
DS 3015 C'è un doppio ordine
di conoscenza: soprannaturale e naturale; DS 3016 Il ruolo della ragione è: sviluppare l'analogia, in base a
ciò che conosce naturalmente; cogliere il nesso dei misteri fra loro e con il
fine ultimo dell'uomo, anche se sulla terra siamo pellegrini e quindi un velo
rimane sempre. DS 3017 Non v'è opposizione fede-ragione, lo stesso Dio che è autore della rivelazione ha anche creato
la ragione umana. DS 3018 Fede e ragione devono reciprocamente sostenersi:
* la ragione (utilità delle scienze umane)
dimostra i fondamenti della fede e coltiva la scienza delle cose divine;
* la fede e la ragione si liberano
reciprocamente dagli errori e si istruiscono.
Di Dio è possibile una
conoscenza in senso molto ampio. Non come
una dimostrazione (demonstratio) matematica-oggettiva, ma lo si può conoscere
(cognoscere) in una esperienza ‘personale’. Lo si può conoscere per ANALOGIA: es. (il pane e Giovanni sono
‘buoni’: si predica di due soggetti un medesimo attributo in parte comune e in
parte diverso). Concilio Lateranense IV: (DS 806) «tra Creatore e creatura non
si può notare una somiglianza tale che non si debba poi osservare una
dissomiglianza ancora maggiore». TEOLOGIA NEGATIVA: di Dio si può dire
soprattutto ciò che non è: in-visibile, in-corporeo, in-finito, ecc. È una
‘dotta ignoranza’, un sapere di non sapere. Dionigi Pseudo-Aeropagita: «in
ordine a Dio, le negazioni sono vere, le affermazioni sono insufficienti». 1. affermazione: dal finito
all'infinito, dagli effetti creati si risale al Creatore [catafatica]; 2.
negazione: il nostro linguaggio, il nostro modo di esprimerci è finito
[apofatica]; 3. sovraeminenza: se c’è il buono finito, c’è anche il buono
infinito (le perfezioni finite devono essere attribuite a Dio in modo
insuperabile).
Tutto il cosmo interpella
con la sua esistenza, il suo ordine, la sua bellezza, la sua caducità. -
Aristotele e S. Tommaso: “non si può risalire all'infinito tra gli anelli della
catena: ci dev'essere un ‘super-anello’, la causa prima, Dio”. * movimento:
tutto ciò che si muove è messo in moto da un altro un motore immobile. * causalità: nessuno è causa
di se stesso, quindi certamente deve esiste una causa prima non causata. *
contingenza: ogni cosa esiste condizionata da altre, in senso graduato. Quindi
deve esistere un Essere necessario, non condizionato, assoluto. * gerarchia
dell'essere: le cose sono più o meno belle, buone, ecc. Questo si può dire
perché esiste il massimo della perfezione. * finalità: ogni cosa agisce secondo
un ordine e una finalità, anche nel campo del non-intellettivo, certo una
Intelligenza superiore e libera ha posto l'ordine e la finalità.[A. Einstein,
W. Heisenberg, C.F. von Weizsäcker: “nella natura ci sono delle leggi, che
l'uomo riconosce e applica. Quest'ordine non deriva dall'uomo. Come l'uomo con
il suo spirito fa progetti ordinati, così dev'esserci uno Spirito che ha
progettato ordinatamente la natura, e la rende intelligibile allo spirito
umano”].[M. Heidegger: “perché esiste qualcosa anziché niente? Stupore! Pur contingente,
l'essere è (limitatamente) necessario: in quanto è, non può non essere.
L'essere limitato (creato) si spiega alla luce dell'essere assoluto (Dio)”].
*Conclusione: Dio è il fondamento in-fondato libertà dalla dipendenza e dal
limite.
Non si dimostra Dio a
partire dal mondo. Dio deve essere dimostrato a partire da Dio! Non si parte
dal mondo per affermare Dio, ma da Dio per affermare il mondo (Anselmo
d’Aosta). L’idea di Dio include in sé l’essere(Bonaventura, Cartesio, Hegel).
Ma [Gaunilone] tra piano logico e piano ontologico non c’è passaggio
necessario: ciò che è nella mia testa non è necessariamente nella realtà.
Risposta: questa non è un’idea come le altre, infatti rappresenta l’esigenza
della coscienza collettiva. Nell’impostazione platonico-agostiniana (Cf.=
idealismo), pensiero ed essere non sono sganciati, il pensiero è una forma di
partecipazione all’essere e di comprensione dell’essere.
Cicerone: “Dappertutto e
sempre nella storia dell’umanità si è creduto nella esistenza degli dei: dunque
si tratta di un’idea innata”.
1. Agostino: Dio è la verità
primordiale, Dio è fine e compimento dell’uomo, esigenza del cuore dell’uomo.
2. Kant: Dio è un postulato della ragion pratica, possibilità e garante dello
sforzo morale dell’uomo e della felicità che vi è connessa, esigenza della
coscienza dell’uomo. 3. Rahner: L’uomo sperimenta dentro di sé lo scarto fra
ideale e reale. L’uomo non è chi vorrebbe essere, perché a causa del suo peccato
non riesce a realizzare neanche l’approccio trascendente possibile. Perché
protestiamo? Se fossimo fatti per il limite, non ce ne rammaricheremmo. Ma ci
prepariamo a superare il limite nel momento in cui lo avvertiamo come tale.
Siamo chiamati a realizzarci nella libertà. Ma la libertà - a fronte di tanti
condizionamenti - è un’aspirazione più che un dato effettivo. Che cosa mi dà il
coraggio di credere alla libertà? L’AMORE il desiderio del bene. Cos’è il bene?
Soffrire il limite perché siamo fatti per l’assoluto, quindi il bene è
l’Assoluto.
Credere in Dio non è
contrario alle esigenze della ragione: nell’uomo c’è un’apertura fondamentale a
Dio! ALLORA VALE LA PENA DI FARE TEOLOGIA “RAZIONALE”! Ci invitano a
questo movimento ed approfondimento
non solo la dignità che il Creatore ha posto nella ragione umana, ma anche
inequivocabili testi biblici: nell’A.T. : Gen,
1; 2. /Sap 13; Sal 14. Nel N.T.:il mondo è metafora del Regno di Dio è colto
nella natura e nella storia. Nelle lettere di S. Paolo ai Romani, la creazione,
la coscienza dell’uomo e quindi i pagani possono conoscere Dio. S. Giovanni
afferma che l’uomo anela alla salvezza e ne ha comprensione: Logos
endiathetos-prophorikos. C’è quindi una teologia naturale già nella BB, non trattasi di una teologia ‘sistematica’
perché la logica biblica è quella esistenziale, ma chiaramente si comprende
come ci sia tra l’ordine della salvezza e l’ordine della creazione una
spontanea continuità. Abbiamo inequivocabilmente una via cosmologica ed una via
psicologica. Nell’esplicitazione del dato teologico la Chiesa ci regalerà
espressioni come queste: il S.C. affermerà: (Gratia supponit naturam - Fides
supponit rationem) La grazia presuppone la natura, la fede suppone la ragione.
La fede è obsequium rationi consentaneum; il VAT
II aggiungerà la prospettiva storico-salvifica (GS 19-22 / DH 14). La fede è
nell’uomo, non esiste in astratto ma è un actus humanus: c’è una INCULTURAZIONE che esige una fondazione
razionale. La fede va comunicata universalmente: 1Pt 3,15: deve cercare la
TRASMISSIONE mediante l’aggancio con la ragione che è una radice comune a tutti
gli uomini. La fede non si motiva da sola, ma ha una sua RAGIONEVOLEZZA: da
questa nasce la teologia razionale
che ha il compito di dimostrare (non la fede, ma) la conformità della
fede alle esigenze della ragione, infatti tra realtà creata e realtà della
salvezza non c’è contraddizione: la fede è un vedere dentro e al di là: è dare
senso al bisogno di senso che trova risposta nelle cose puramente materiali. La
conoscenza “naturale”. Cosa intendiamo per “conoscenza naturale”? Ma la Chiesa
e la Fede cristiana ci dicono che questo Dio che noi conosciamo nella
Rivelazione, è un Dio che, in un certo senso, senza definirne i limiti, può
essere conosciuto dalla ragione umana a partire dalle realtà create. Lo stesso
concetto da un altro punto di vista: “Dio è”, è un’affermazione di fede, ma non
un’affermazione fideistica, non irresponsabile di fronte alla ragione umana. Nell’AT,
la conoscenza si fonda sull’azione di Dio che entra a contatto personale con
gli uomini e si fa conoscere. In certi testi, però, si afferma anche che Dio fa
conoscere qualcosa di Sé nel fatto stesso della Creazione del mondo: Sal. 19,
2: “i cieli narrano la gloria di Dio”. La Gloria (nel senso di
manifestazione-presenza) di Dio, ha una dimensione cosmica; Dio fa sentire nel
cosmo la sua presenza. E’ un’idea presente nel libro della Sapienza (libro
“greco”, scritto in ambiente alessandrino), 13, 1 ss.: dalle creature, per
analogia, si conosce il Creatore. Nelle Sacre Scritture (anche nel NT) si parla
si questa possibilità di una certa conoscenza tramite la Creazione, possibilità
che spesso non si realizza per il colpevole atteggiamento degli uomini, per il
loro “sguardo non limpido”; cfr. Rom 1, 19-23: la non scusabilità di coloro che
hanno trasformato e ridotto l’essere di Dio nell’immagine e nella figura degli
idoli, esseri corruttibili; in particolare, ciò che l’uomo può conoscere di Dio
è perché Dio stesso lo ha manifestato. La conoscenza di Dio non è quindi
qualcosa che l’uomo può raggiungere nella freddezza e nella “scientificità”
pura [modernamente intesa], ma è una conoscenza nella quale l’aspetto morale
(non solo intellettuale) ha un ruolo fondamentale. La mente e il cuore ottusi,
infatti, confondono l’immagine di Dio in un modo non scusabile. Ma è importante
ribadire che non si tratta di un semplice processo di conoscenza “fredda” e
distaccata, ma dato il particolare “oggetto”, giocano un ruolo determinante gli
elementi soggettivi dell’uomo. Cfr. DF (DS 3004; 3025), tenendo presente che il
contesto del Vaticano I era di lotta contro il razionalismo e idealismo. Dio si
lascia conoscere anche tramite la Creazione. Mostrare la possibilità dell’esistenza
di Dio (in un momento storico che non conosceva la separazione moderna di
“filosofia” e “teologia”) a partire dalla Creazione era uno degli obiettivi dei
pensatori medioevali. Il Medio Evo parla di due libri dati dalla Provvidenza di
Dio: la Parola e la Creazione, “libri” aperti alla conoscenza della Verità.
Nel XIX
secolo, il fiorire del razionalismo nel suo tentativo di ridurre la fede alla
ragione, ha portato ad una reazione esattamente opposta, soprattutto negli
ambienti del tradizionalismo francese, fortemente fideistico: è impossibile
conoscere Dio mediante la Creazione. D’altra parte, però, cfr. DS 2751 ss.;
2765 ss.; 2811 ss: in alcuni di questi testi si utilizza anche la parola
“demonstratio” parlando della ricerca dell’esistenza di Dio. Il Vaticano I,
nella costituzione Dei Filius, ha tentato una mediazione fra razionalismo e
fideismo: l’atto di fede non è qualcosa di cieco e “ir-razionale”, ma non è
nemmeno riducibile alla sola ragione; cfr. DS 3004 (e il corrispondente canone
3026): “Dio, principio e fine di tutte le cose, con la luce naturale della
ragione umana e a partire dalle realtà create, in modo certo può essere
conosciuto”. Il testo di riferimento è il già citato Rom 1,20. Il Vaticano non
va al di là dell’affermazione della possibilità reale. Anche se il tono del DS
3025, non appare molto ottimista: di per sé, dice il concilio, molte cose non
sarebbero impossibili alla ragione umana, ma nelle condizioni presenti, con
l’aiuto della Rivelazione, queste Verità che di per sé la ragione umana
potrebbe raggiungere da sola, la Rivelazione le fa conoscere a tutti in modo
più chiaro. DS 3015: con ancora maggior chiarezza si delineano due ambiti di
conoscenza: una via naturale e una soprannaturale. La conoscenza di Dio
mediante la Creazione è sempre conoscenza di quell’Unico Dio che procede già
nella Creazione verso il proprio donarsi pieno d’Amore. Possiamo dire, quindi,
che la conoscenza di Dio non è della “natura pura”, ma è di quel Dio che già
nella Creazione inizia a darsi completamente.
MORFOLOGIA: Religio -
religare - religere (negligere): prestare una scupolosa attenzione, riverenza e
timore dinanzi al sacro - praticare il culto agli dei: religiones sono i culti
Trekseia, latreia - din. Il concetto è proprio della cultura occidentale: ciò
che è della religione per l’occidente, non lo è altrove. Tratto comune: al di
là e al di fuori del mondo e della vita quotidiana c’è un’altra realtà, una
«potenza», da cui l’uomo dipende, con cui l’uomo si mette in relazione: religione
è il rapporto con questa realtà: Tommaso d’Aquino: «Religio proprie importat
ordinem ad Deum» (STh II-II,q.81, a.1) 1. riconoscimento dell’esistenza del
Divino, comunque percepito; 2. riconoscimento della dipendenza da questa
realtà: -nell’essere , in quanto creati, -nell’agire, in quanto ci sono delle
leggi, -nel benessere, in quanto ci sono premi e castighi; 3. sforzo di attirarsi la benevolenza del
Divino con la preghiera, il culto e i sacrifici: - compiuti personalmente, -
compiuti per mezzo di sacerdoti; 4. contatto con il mysterium fascinosum et
tremendum: timore-amore-desiderio.
- Perché sperimenta
l’esperienza della fragilità e vulnerabilità: l’uomo cerca un aiuto presso la
Potenza; ESPERIENZE: -L’esperienza della natura esistente e grandiosa: l’uomo
si stupisce, perché dietro le cose c’è la Potenza. - Esperienza della
sofferenza, del male, della morte. La morte c’è, ma c’è anche l’aspirazione
a vivere dopo la morte. -Esperienza
del vuoto, della mancanza di senso, dell’inquietudine: nessuna realtà terrestre
riesce a colmare le sue aspirazioni, solo l’Infinito può riempirlo; -
Esperienza della chiamata alla ricerca ed all’incontro. Il cosmo con il suo
ordine , con la sua bellezza, con la sua caducità veicola un messaggio. S.
Tommaso: "non si può risalire all'infinito tra gli anelli della catena: ci
dev'essere un 'super-anello', la causa prima, Dio”. Dio è il fondamento
increato è libertà dalla dipendenza da ogni realtà limitata. Nessuno è causa di
se stesso all'infuori di Dio. Egli è il movimento di tutte le cose, come causa
prima non è condizionato da nulla perché assoluto, a differenza di tutti gli
elementi del creato che sono fra loro gerarchicamente interdipendenti,
d'altronde, agisce secondo un ordine e una finalità, una Intelligenza superiore
e libera ha posto l'ordine e la finalità. Infatti nella natura ci sono delle
leggi, che l'uomo riconosce e applica. Quest'ordine non deriva dall'uomo. Come
l'uomo con il suo spirito fa progetti ordinati, così dev'esserci uno Spirito
che ha progettato ordinatamente la natura, e la rende intelligibile allo
spirito umano.
(Sal 14,1 Lo stolto pensa:
Dio non esiste)
Sap 13,1-5 conferma: [1]
Davvero stolti per natura tutti gli uomini / che vivevano nell'ignoranza di
Dio, / e dai beni visibili non riconobbero colui che è, / non riconobbero
l'artefice, pur considerandone le opere. [2] Ma o il fuoco o il vento o l'aria
sottile / o la volta stellata o l'acqua impetuosa o le luci del cielo /
considerarono come dèi, reggitori del mondo. / [3] Se stupiti per la loro
bellezza, li hanno presi per dèi, / pensino quanto è superiore il loro Signore,
/ perché li ha creati lo stesso autore della bellezza. / [4] Se sono colpiti
dalla loro potenza e attività, / pensino quanto è più potente colui che li ha
formati. [5] Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature / per analogia
si conosce l'autore.
[19] Poiché ciò
che è noto di Dio è loro manifesto in loro: [20] infatti dopo la creazione del
mondo Dio manifestò ad essi le sue proprietà invisibili, come la sua eterna
potenza e divinità, che si rendono visibili all'intelligenza mediante le opere
da lui fatte. E così essi sono inescusabili, [21] poiché, avendo conosciuto
Dio, non lo glorificarono come Dio né gli resero grazie, ma i loro ragionamenti
divennero vuoti e la loro coscienza stolta si ottenebrò. [22] Ritenendosi
sapienti, divennero sciocchi, [23] e scambiarono la gloria di Dio incorruttibile con le sembianze
di uomo incorruttibile, di volatili, di quadrupedi, di serpenti.”.
Conclusione: 1- Tra il
naturale e il soprannaturale, tra ragione e fede vi è continuità. 2- NO al
razionalismo che afferma: la ragione è tanto forte da rendere l'uomo del tutto
autonomo. 3- NO al fideismo che afferma Dio si può conoscere solo attraverso la
fede. 4- Infatti, Dio può essere conosciuto con certezza dalle cose create,
attraverso il lume naturale della ragione. Tuttavia, ha voluto far conoscere sé
e la sua volontà attraverso più vie soprannaturali. Di Dio è possibile una
conoscenza per analogia. Tra Creatore e creatura non si può notare una
somiglianza tale che non si debba poi osservare una dissomiglianza ancora
maggiore.
Non ci troviamo di fronte al
Dio dell'essere, ma dell'agire, dell'esperienza, della salvezza. Il Dio potente
che ha liberato dall'Egitto dev'essere il Dio di tutto il mondo.
SONO
MOMENTI DISTINTI MA RELAZIONATI
Il disegno unico di Dio è la
realtà definitiva, non i momenti distinti in cui esso si svolge. Il disegno si
estende a tutti i popoli, anche se il popolo eletto vi ha un posto particolare.
LA RELAZIONE TRA CREAZIONE E
SALVEZZA
Dio ha creato dal nulla.
Rimane evidente la unicità di Dio e la bontà di tutto il creato, come l'unità di
tutte le tappe della storia della salvezza. Dio ha creato tutto per mezzo del
suo Spirito, tutto si muove verso di lui e in lui ha consistenza. L'uomo e il mondo hanno senso da sempre
nel suo progetto di amore e di salvezza. L'unico in cui tutto sussiste e
l’unico in cui tutto sfugge all’assurdo.
CREAZIONE DEL MONDO E
L’AUTONOMIA DELLE REALTÀ TEMPORALI
La creaturalità è connotata da dipendenza ed
autonomia, riconoscere la bontà della creatura è riconoscere il creatore, al
contempo riconoscere Dio come creatore esige l'apprezzamento delle creature. Il
mondo è dotato di leggi autonome, è opera di Dio, è luogo di incontro con Dio.
Il mondo essendo creato in lui, conduce all'incontro con Dio. Ma, così com'è,
va purificato, va salvato da tutte quelle scelte di egoismo e di cattiveria che
hanno ipotecato il destino dell’umanità.
Tutta la realtà, in quanto
l'uomo la trasforma, è riferita a Dio: il lavoro dell'uomo compie il disegno di
Dio, ed è un dono di Dio.
NO al DUALISMO bene-male,
sacro-profano,
ma assunzione della realtà
creata a strumento di salvezza, elevazione di tutto il cosmo per mezzo dello
Spirito.
La libertà umana è limitata e si appoggia alla
libertà originaria, quella divina. DIO CREA PER AMORE GRATUITO E AGISCE
LIBERAMENTE. In Gen. 1 abbiamo una linea divisoria tra Dio e la creatura. Il
Creatore trascende infinitamente la creatura. Il mondo non perfeziona Dio, né
ne è un'emanazione. In Dt. 7.6 ss.: salvezza e creazione sono frutto della
libertà divina. Dio ha creato la libertà, per manifestare la sua perfezione,
mediante questi beni egli si partecipa alle creature.
In Gen. 1: non c'è niente
che possa opporre resistenza all'azione di Dio. Sap.9,1; Sir.39,17; 42,15;
2Pt.3,5; Rm.4,7; Eb.11,3; Gc.1,18: attraverso la creazione, si è compiuta una
rivelazione ed al contempo è un appello all'uomo perché risponda a Dio. IL FINE
DELLA CREAZIONE è: " la gloria di Dio" e la "felicità dell'uomo".
La manifestazione di Dio e della sua bontà, il bene e la pienezza dell'uomo non sono altro che Dio
stesso. Indispensabile per l'uomo giusto è quindi la sofferenza e la
persecuzione. Presupposto e conseguenza della sovranità universale di Dio è il
fatto che non può esserci un qualcosa di indipendente da Dio, o sottratto al
suo dominio universale. Il caos, il diabolico, non sono mai un ostacolo, ma una
metafora plastica del non-essere. Il cielo e la terra, tutto può trovare senso
solo in Dio. * Vat I (DS 3025): tutto l'essere della creatura dipende
totalmente e assolutamente da Dio. NO alla GERARCHIA se non intesa come
servizio, perché tutto dipende da Dio. Nulla nelle creature ad immagine di Dio
è ontologicamente superiore o inferiore perché l’io è nel mondo - il mondo è in Dio e Dio è in tutti.
Non c'è tempo se non c'è la materia: la
temporalità è il trasformarsi e l'avvicendarsi delle creature. Il mondo ha
avuto un inizio temporale. In sé l'idea di creazione non implica l'inizio
temporale della creatura: tutto il processo dell'esistenza della creatura
dipende totalmente e radicalmente dall'azione di Dio, la cui costante presenza
nel mondo si colloca su un piano trascendente: se la realtà fosse da sempre,
vorrebbe dire che da sempre dipende da Dio. Compiuta l'opera, questa sussiste
autonomamente e richiede la collaborazione dell'uomo per compiersi. DIO crea
continuamente. Ciò che crea sussiste continuamente perché il suo creatore lo
vuole. Dio è fedele alla sua opera, in maniera sempre rinnovata, e colmata. Dio
conserva e porta a termine ciò che ha iniziato. Il fondamentale concetto di
provvidenza: "Dio ha creato e dirige il mondo con sapienza ed amore".
Nell’AT abbiamo la fedeltà di Dio nel guidare la storia e nell'attenzione agli
uomini (Dt.4,19; Sal.22,9; Is.41). Dio ha scelto l'uomo come partner nella
edificazione del regno. Tutte le creature si realizzano nella temporalità,
perché il progetto di salvezza consiste nel trascendere la temporalità con
l’eternità. La divinità si incarna nei giusti e nei saggi, questa incarnazione
è l'assunzione in Dio della temporalità e del cambiamento. Dobbiamo costruire e
lottare per questo mondo se vogliamo meritare ciò che lo trascende.
Dio non è
lontano, non si è ritirato, ma è presente nel mondo. La creatura è libera e
consistente è l’autonomia della sua libertà.
in comunione con l’AZIONE DI DIO,
deve essere sempre
trascendente, mai concorrente, "sullo stesso piano dell’amore". L'azione è tutta di Dio, anche se non
solo sua perché lo lasciamo agire in noi. Viviamo alla costante presenza di Dio
in tutto quello che facciamo. L'azione è tutta dell'uomo anche se non solo sua:
libertà umana in comunione con la libertà di Dio. Queste due libertà agiscono
insieme per costruire e realizzare la Storia della Salvezza! Il male non è voluto da Dio(viene
permesso), ma nessun ambito gli è estraneo. Il male dunque proviene dalla sua
assenza, perché impegno prioritario di Dio nelle sue creature è quello di
custodire e di vigilare sulla loro libertà, affinché siano veramente
responsabili di tutte le loro azioni.
L'atteggiamento di Dio è
storico, non filosofico: il monoteismo giudaico si fonda sull'esperienza degli
interventi di Dio nella storia del popolo. Chi ha compiuto con tanta potenza
atti di salvezza deve essere anche il creatore del mondo, il Dio dell'alleanza
è anche il Dio creatore.
a. concretezza: Dio impegna con il suo popolo, la Bibbia è la
narrazione dei " magnalia Dei". Contano quindi non gli attributi ma
le sue opere e le sue parole, che le interpretano. La domanda non è se Dio
esiste ma: “Dio è con il suo popolo?”.
b. progressività e dinamicità della rivelazione che si compie
attraverso le opere, prototipo è l'esodo dall’Egitto.
c. gratuità: la Parola di Dio non è solo per insegnare ma una
profezia in rapporto con la salvezza. L’azione di Dio nella storia degli uomini
suscita l’adesione alla fede, il desiderio di conoscere la fede attraverso lo
studio della Scrittura, della storia, della filosofia e di ogni scienza. Chiaro
deve essere il senso del mistero della trascendenza divina e dei limiti della
ragione umana, come la
subordinazione della teologia alla contemplazione e alla carità. Dio per
mezzo di creature materiali, umane e per mezzo di angeli ha comunicato il suo
amore e il suo desiderio di salvezza nei confronti dell’uomo perduto.
- Dio è l'essere stesso.
LA SUA
MISSIONE SI ATTUA PER MEZZO DEL SUO SPIRITO che ci è donato, perché è il Dono
per eccellenza. Diffonde nei cuori l'amore, perché è l'Amore. Santifica il
singolo fedele, perché è il Santo. Costituisce la comunione di tutti i fedeli.
Chi è fuori di una comunione ecumenica è lontano e nemico di Dio nel suo
fanatismo.
CONTEMPLARE DIO MEDITANDO LE REALTà TERRENE è POSSIBILE.
ATTRAVERSO QUESTA RIFLESSIONE SI COMPRENDE LA SUA: VERITÀ - BONTÀ - GIUSTIZIA -
AMORE - SAPIENZA.
si esprime attraverso
l’esperienza di ABRAMO, di ISACCO e di GIACOBBE 1850 a.C-1750 a.C..: che
affrontano una difficile migrazione che va dalla Mesopotamia alla Palestina Gen
12-36. Si rese nessario allora elaborare concetti umani per esprimere
l'Inesprimibile e per trasmetterlo ai propri discendenti: El (il re o padre
degli dei), Elyon (Altissimo), Sadday (Onnipotente), Olam (Eterno), al plurale Elohim, (per esprimere la potenza
e la grandezza). Gen 17,1-14. La Vocazione di ogni uomo è quella di essere
chiamato all'espansione vertiginosa del suo essere. Essa è rappresentata da
Abramo che risponde e Dio lo trasforma cambiandogli il nome: Ab [padre] ra
[moltitudine] ham [popoli]. Abbiamo una estensione della sua paternità su tutta
l'umanità, ed abbiamo la circoncisione come un segno spirituale di appartenenza
a Dio.
Nella fase più antica,
quella dei patriarchi, troviamo non il monoteismo (=affermazione di un solo
Dio) ma la monolatria (=adorazione di un solo Dio, escludendo l'importanza ma
non l'esistenza di altre divinità). Dai patriarchi a Mosè, il nome di Dio è El
(plur. Elohim), nome comune per designare la divinità di tutti gli altri popoli
vicini. Dopo Mosè, si usa il nome rivelato sul Sinai: YHWH. E' un Dio che
chiama ad uscire dalla "schiavitù", che dialoga e che promette di
impegnarsi per il futuro, misterioso, trascendente, intransigente e geloso, un
Dio personale, amico dell'uomo e di questo preciso uomo, Abramo.
1250
a.C.( Es.) Interviene
a difesa del popolo schiavo e rivela il suo nome: "Io sono colui che sono
e sarò con te; Io sono e sarò con te, perché pienamente e stabilmente Io sono
colui che è". Dio è stabilità di essere e di vita, Dio è unico ed è
trascendente rispetto alla storia e ai luoghi, Dio è presenza operante nel
tempo.
Dopo l’incontro personale
tra Mosè e YHWH, per Israele gli altri dei sono nulla, andiamo così verso il monoteismo
pratico e teorico. YHWH dimostra di essere fedele, ma non così l’uomo che cede
di pronte alla prova. Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe è tre volte
santo: sovranamente misterioso (Es.33,17-23), moralmente perfetto (Es.11,44),
misericordioso (Es.34,6), geloso (Es.20,1-11). Grazie a YHWH Israele diventa un popolo, nella
libertà e nella solidarietà.
RAFFORZAMENTO DEL
MONOYAHWISMO,
ELIA (800a.C.) ed ELISEO
1Re 18,17-40: Elia sfida con
i sacerdoti di Baal sul monte Carmelo, mentre contro il sincretismo
(assemblaggio di varie teorie religiose) GIOSIA (621a.C.) attua le riforme
religiose. La purezza del rapporto con Dio è espressa da Dt.6,4-5.14-15:
"Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu
amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le
forze. Non seguirete altri dèi, divinità dei popoli che vi staranno attorno,
perché il Signore tuo Dio, che sta in mezzo a te, è un Dio geloso; l'ira del
Signore tuo Dio si accenderebbe contro di te e ti distruggerebbe dalla
terra".
Quando YHWH comunica, lo fa attraverso la parola e
lo spirito. L'uomo è vivo perché YHWH gli comunica il suo soffio: Sal 104.
Grazie allo spirito, l'uomo può essere interlocutore di Dio: nello Spirito si
realizza la comunicazione e la comunione tra Dio e l'uomo. Nello Spirito si
realizzerà una nuova alleanza: Ez.36,24-28 "porrò il mio spirito dentro di
voi e vi farò vivere e mettere in pratica le mie leggi". Una particolare
effusione di Spirito è promessa ad
un Unto: Is.11,12: "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un
virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del
Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di
fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore".
Os.11,1; Ger.31,9. Non solo
perché genera, ma perché liberamente sceglie Israele come figlio. Amore
paterno: hésed, fedeltà di due uomini che stipulano un'alleanza, ed amore
materno: rahamím, amore tra una madre e il frutto del suo grembo (Os.11,8).
Os 2,16-18.21-22.25; Ez
16,1-15; Is 62,5: "Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà
il tuo creatore".
COL
SERVO SOFFERENTE E CON OGNI UOMO.
I quattro carmi del Servo sofferente (a:Is.42,1-4;
b:Is.49,1-6; c:Is.50,4-11; d:Is.52,13-53-12), indicano che si tratta di una
persona futura a cui è affidato un ruolo
di mediazione e di espiazione, per la salvezza del popolo. YHWH è
accanto alla sua sofferenza, anzi in essa si realizza l’intimità della Sua
presenza.
L’incoraggiamento nella
tribolazione supera le apparenze, perchè Dio è il Signore del cosmo e tiene
saldamente in mano le redini della storia, conducendola all'adempimento delle
promesse. Mediatore è il "Figlio dell'Uomo": Dn. 7,9-10.13-14
(Schema della Summa Theologiae di S. Tommaso
d'Aquino)
Dio in se
stesso è unità.
è il frutto della esuberanza divina,
gioiosa e amorosa, gratuita. Dio infatti è misericordioso e donatore, bisogno e
ricchezza di riversare l’esuberanza della sua felicità; riversare se stesso.
Dio ha creato una ricchezza ordinata e completa. Per questo gli angeli, sono
logici sul piano intellettivo, perché rappresentano il normale prolungamento di
tutto il cammino evolutivo. Gli angeli sono puro spirito, posti al di la delle
categorie di spazio e tempo, o di necessità materiali. Poi abbiamo avuto
l'opera dei sei giorni, e con questa: l'uomo. Ora all’uomo, collaboratore di
Dio, si pone il compito di GOVERNO DEL MONDO e questo al fine di rendere reale
la sua libertà. L’uomo quindi è libero di gestire il mondo e se stesso. Ora
diventa consequenziale pensare alla causa finale dell’uomo: DIO!
Il godimento
di Dio stesso rientra per l’uomo in un progetto d’amore e rientra nella volontà
divina di farsi dono per l’uomo. Tuttavia, l’uomo ha bisogno dei MEZZI per
il raggiungimento di questo FINE.
In particolare coloro che vivono la vita dello spirito sono arricchiti di:
virtù teologali, virtù cardinali, carismi, vita attiva e contemplativa, stati
di perfezione. Tutto questo viene seguito dalle singole chiese monoteiste
attraverso dei segni che preparano il credente alla VITA ETERNA. Nell’opera
della creazione distinguiamo sia le creature puramente spirituali: angeli (qq.
50-64) o demoni; sia le ceature puramente biologiche o puramente corporali:
l'universo (qq. 65-74); sia in ultimo l'uomo: composto di spirituale e corporeo
qq. 75-102. Dio si impegna alla conservazione delle creature (qq. 103-119)
attraverso la collaborazione dell’uomo, ma questi spesso accecato dal suo
orgoglio diviene tanto stupido da sceglie la collaborazione del suo invidioso
antagonista: il demonio. Analizziamo i vari stadi della vita spirituale vissuta
nell’amicizia con Dio. L’incontro di queste due coscienze libere e buone genera
tutta una serie di frutti spirituali, sia per qualità che per intensità a
seconda dell’amore che attira sempre più la creatura al suo creatore.
(con vizi e doni)(qq.1-46)
1. fede/incredulità;
2. speranza/disperazione;
3. carità/egoismo.
(con vizi e doni)(qq.47-170)
1. Prudenza;
2. Giustizia;
3. Fortezza;
4. Temperanza.
(qq. 171-178)
1. per la conoscenza;
2. per parlare;
3. per miracoli.
D. Forme di vita
(qq. 179-182)
1. contemplativa; 2. attiva;
3. mista.
L'ANTICO TESTAMENTO è in Gen. 1,26-27 un inno a Dio
Creatore. I sette giorni della creazione sono una liturgia della luce che si
compie e si rivela. Dio è autore della realtà ed essa è buona. Il mondo è il
grande cantiere, ed il grande tempio di Dio. L'uomo è posto in relazione con
Dio perché è a sua immagine e somiglianza. L'uomo è costituito da varie
relazioni: relazione sociale (non all’insegna della sopraffazione reciproca)
con inizio nel rapporto maschio-femmina; relazione cosmica perché è chiamato a
dominare la terra, ma nell'obbedienza al volere di Dio; relazione storica come
fedeltà alla creazione, cioè all'opera iniziata da Dio e come luogo e
presupposto dell'alleanza con Dio.
DIO ABITA IN NOI PER
CONDURRE E DIFENDERE LA NOSTRA VITA E PER AIUARCI A SUPERARE LE DEBOLEZZE DELLA
NATURA CADUTA E INTRODURCI ALLA VITA DIVINA.
L'ADULTO DEVE PREPARARSI A
RICEVERE QUESTA COOPERAZIONE ATTRAVERSO LA FEDE.
PER QUESTA PARTECIPAZIONE
DIO CI DÀ LA REMISSIONE DEI PECCATI, IL RINNOVAMENTO DELL'UOMO INTERIORE, LA
SANTIFICAZIONE E LA FIGLIOLANZA.
IL RINNOVAMENTO INTERNO È UN
OBBLIGO DI OGNI VITA ONESTA. IL CREDENTE CERCA DI ESSERE PERFETTO COME IL PADRE
CELESTE, E LOTTA CONTRO LA CONCUPISCENZA A CAUSA DEL DONO DELLA VITA ETERNA.
DIO VUOLE LA SALVEZZA DI
TUTTI. PERCIÒ VUOLE CHE TUTTI ARRIVINO ALLA ATTUAZIONE DELLA VERITÀ.
MA CONCEDE LA SUA
BENEVOLENZA A TUTTI QUELLI CHE VIVONO SECONDO LA LORO ONESTA COSCIENZA.
Dio è
il principio universale ed unico, dinamico e intelligente che governa il mondo
e gli uomini. DIO è IL PUNTO DI CONVERGENZA, la coscienza evolutiva di tutte le
ricerche umane sulla divinità, comunque fondate su un dato rivelato. Le religioni
hanno sempre cercato risposte agli interrogativi ultimi dell'uomo, alla luce di
un mistero che è al di là delle cose; con l'intuizione di un Altro che è oltre
il sensibile materiale.
Nelle Religioni
monoteistiche si afferma un Dio unico, creatore, personale e buono, che entra
in dialogo con l'uomo, queste sono: Giudaismo, Zoroastrismo, Cristianesimo,
Islam, Alcune forme di induismo.
-1. rendere vicino il
trascendente con la presenza nell'uomo.
-2. colmare la distanza uomo-Dio
attraverso mediatori.
-3. trovare fuori di Dio le
radici del male.
-4. armonizzare la sovranità
di Dio e la libertà dell'uomo.
-5. necessità di categorie per raffigurare il
Totalmente Altro.
L'ateismo e le quasi
religioni: [GS 19-21]
"L'ateismo va annoverato tra le realtà più gravi del nostro tempo": -
Dio non c'è; - c'è, ma non siamo in grado di dire niente di lui; - non serve,
non ha senso; - c'è, ma è molto diverso dal Dio del Vangelo; - se c'è il male
Dio non c'è, o non è buono, o non è più potente del male; - Dio è incompatibile
con l'autonomia della natura.
panteismo: identificazione
tra Dio e mondo (G. Bruno, B. Spinoza).
deismo:
- Dio 'orologiaio', tanto
trascendente da non agire nel mondo(Th. Hobbes, J. Locke);
- Dio è un ostacolo allo
sviluppo umano, è una proiezione dell'uomo (S. Freud);
- Dio è una proiezione dei
rapporti socioeconomici (K. Marx);
- Dio è una proiezione del
risentimento contro la vita (F. Nietzsche).
occorre dialogare con gli atei. I punti fermi del credente
sono:
1- Dio non si oppone alla dignità dell'uomo, ma ne è il
fondamento;
2- La speranza dell'aldilà non esonera dall'impegno nel
mondo, ma lo esige;
3- Esporre le ragioni della fede e dare una testimonianza
luminosa.
sono:
Scienza, ideologia,
politica, progresso, società perfetta, arte. Se assolutizzati sono tutti idoli
che conducono ad uno sviluppo parziale della persona riducendola al
raggiungimento della carriera, del potere, ecc... insomma, di obbiettivi
inferiori.
La conoscenza di Dio deve
basarsi sull'esperienza. Bisogna discernere e non confondere la presenza di
Dio, con la percezione della presenza di Dio (LO SPIRITO DIABOLICO SPESSO SI
TRAVESTE AL FINE DI INGANNARE E DI DARE UNA DISTORTA ESPERIENZA DI DIO,
affinché LE ANIME, INTIMORITE NON SIANO ATTRATTE DA DIO COME INVECE è
NATURALE). L'esperienza religiosa è autentica quando è sempre storicizzata e
verificata dalla relazione uomo-mondo, e quando non è mai data per definitiva,
senza parzialità, ma con una apertura che è ascolto dei tempi e servizio
all'uomo.
è dato
sia dall'esperienza indiretta, che da quella diretta. Ci si apre al sacro
attraverso:
l’esperienza che io sono unico e irripetibile;
l'esperienza dell'ordine e del disordine, che si constata in
sé e nel mondo;
l'esperienza del mio limite e dell’inesauribilità
dell’universo;
l'esperienza del mistero della transitorietà e relatività
delle vita;
l'esperienza della: gioia- dolore- angoscia- conforto-
fedeltà-noia- morte.
Da tutto ciò è comprensibile
come l'uomo abbia l'aspirazione all'infinito, l'uomo come tale è apertura al
mistero. L'uomo è colui che interroga la propria realtà. L'orizzonte dell'uomo
è un mistero, esso è fondamento della sua esperienza, della sua ricerca.
Mistero significa non solo enigma, ma soprattutto armonia di contrasto,
ambivalenza... CONOSCENZA DI DIO è il nome che possiamo dare a questo mistero,
a questo evento personale! Dimostrare Dio è al tempo stesso un invito motivato a credere nella libertà
e a comprendere le dimensioni dell'amore a cui un uomo può spingersi.
(rielaborazione libera e personale)
La teologia non si compie
nella ripetizione automatica e neutrale del kerygma (MESSAGGIO RIVELATO), ma
vive della corrente che, senza mai cessare, dal dato della fede come custodito
dalla Comunità dei credenti, fluisce al contesto culturale in cui l'annuncio
deve essere nuovamente posto, attraverso la mediazione del teologo che -vivendo
la propria personale esperienza di fede all'interno di una determinata comunità
ecclesiale ed esercitando il proprio ministero a servizio di essa- interpreta
la memoria ufficiale dell'evento, per tradurlo nelle categorie dell'ambiente a
cui è diretto. Si realizza così un pluralismo teologico, nelle sue varie
espressioni. Non ci stupiremo, pertanto, se anche ad una questione
apparentemente astratta, avvolta nel freddo cristallo della speculazione, e
dunque insensibile al corso della storia, siano invece state date risposte
diverse, ma non opposte, nello svolgersi dei secoli. Interpelleremo dunque il
XX secolo sul quesito oggetto della nostra ricerca, approfondendo in modo specifico
la posizione di Karl Rahner(Riguardo al panorama teologico del secolo ventesimo
segnaliamo, nell'abbondante bibliografia, R. V. Gucht - H. Vorgrimler (edd.),
Bilancio della teologia del XX secolo, Roma 1972; A. Marranzini (ed.), Correnti
teologiche post-conciliari, Roma 1974; D. Ford (ed.), The Modern Theologians.
An Introduction to Christian Theology in the Twentieth Century, Oxford - New
York 1989; C.E.R.I.T. (ed.), I Cristiani e le loro dottrine, Brescia 1990; R.
Gibellini, La teologia del XX secolo, Brescia 1992. Per lo sfondo culturale e
filosofico, N. Abbagnano - G. Fornero,
Storia della filosofia, IV: La filosofia contemporanea, Torino1991).
Preliminarmente dobbiamo però notare che sulla trama complessiva della teologia
odierna si possono individuare due approcci al discorso su Dio. Un primo approccio, che
potremmo definire "dall'alto", manifesta sfiducia verso il parlare
umano su Dio. Occorre lasciare che sia Dio a parlare di se stesso, rispettando
intatta la sua alterità, cioè in ultima analisi la sua divinità. È evidente
dunque che il primato assoluto venga conferito al dato della Rivelazione,
custodito nella memoria vivente della Chiesa. Il metodo ha uno stile piuttosto
deduttivo, che parte cioè dalle premesse della Scrittura o del Magistero e ne
sviluppa tutte le possibili implicazioni. Nel cammino dal noto al meno noto,
resta tuttavia un pò in ombra la ricchezza della storia col suo vivo travaglio
e il pluralismo di interpretazioni concorrenti che già nel dato normativo
possono essere rintracciate. Si annodano attorno a tale corrente Barth,
Bonhöffer, von Balthasar. Nel Magistero cattolico tale approccio viene
adoperato ad esempio dalla Lumen Gentium. L'altro approccio è invece "dal
basso", sottolinea l'apertura all'assoluto e rappresentano in qualche modo
una predisposizione a riceverne l'irruzione. Si sottolinea ora il contesto,
l'ambiente storico, culturalmente e geograficamente caratterizzato, in cui il
kerygma(messaggio di salvezza) dev'essere incarnato. Nello stile induttivo di
tale metodo prevale un atteggiamento più ottimista nei confronti della cultura
e dell'esperienza, una disponibilità fiduciosa a coltivare il dialogo e a
restare in contatto con la realtà. Possiamo additare in Schleiermacher il primo
anello moderno di una tale linea, Gogarten e Theilard de Chardin, per arrivare
sino alla teologia della liberazione dei giorni nostri. Nell'ambito
magisteriale, è un bel campione la Gaudium et Spes (Cf. le considerazioni sul
metodo in J. Dupuis, Introduzione alla cristologia, cit., spec. 12-16.).
(Liberamente sintetizzato e
rielaborato)(Cf. per una biografia soprattutto intellettuale H. Vorgrimler,
Comprendere Karl Rahner. Introduzione alla sua vita e al suo pensiero, Brescia 1987.
Interessante è anche l'intervista a sfondo biografico a cura di M. Krauss, La
fatica di credere, Roma 1986.) Il
metodo trascendentale di Karl Rahner: nella
teologia di Rahner alcune potentissime intuizioni determinano una struttura
concettuale assolutamente unica per originalità e per la fecondità degli
sviluppi possibili. Anche Heidegger sottolinea che l'interrogativo fondamentale
della metafisica, quello sull'essere, è contemporaneamente anche un
interrogativo su colui che pone la domanda, e dunque sull'uomo. Alla luce di
tali premesse, Rahner sostiene che gli enunciati fondamentali della fede non
possono essere presentati in un modo estraneo alla mentalità e alla cultura
dell'uomo contemporaneo, perché comunque nelle affermazioni di fede l'uomo viene
co-affermato. Ogni affermazione su Dio è infatti anche un'affermazione
sull'uomo. Il metodo trascendentale significa dunque tenere presenti le
strutture antropologiche, per rendere più comprensibili i contenuti teologici;
"significa chiedersi di fronte a qualunque oggetto dogmatico anche quali
siano le condizioni della sua conoscibilità nel soggetto" (K. Rahner, Teologia e antropologia,
in: Nuovi Saggi III, Roma 1969, 47.).
Ci si pone con la
Rivelazione alle spalle, e alla luce della Rivelazione stessa si scoprono le
corrispondenze tra la Parola di Dio e la struttura di colui che è destinato ad
esserne l'uditore[i chiarimenti in rapporto alla cristologia, ma
generalizzabili all'intera opera rahneriana in J. Dupuis, (Introduzione alla
cristologia, cit., 41. Cf. anche K.-H. Weger, Karl Rahner. Eine
Einführung in sein theologisches Denken, Freiburg)]. Accorgersi della
corrispondenza tra il soggetto e l'oggetto della teologia aiuta a intendere
meglio entrambi:
Viene inteso non in senso astratto, ma specifico e
quotidiano: l'uomo come ciò che è ciascuno di noi, nel modo in cui ci
sperimentiamo a partire dalla nostra interiorità o dal contatto con gli altri.
Ora, l'uomo è definibile in molti degli elementi singoli da cui risulta
costituita la sua identità, e le scienze moderne hanno registrato progressi
vertiginosi nella scrutazione degli svariati aspetti particolari. Rimane però
indefinibile nella sua essenza, insuscettibile di essere circoscritto in ciò
che ne qualifica l'identità profonda. L'uomo è per essenza un mistero, non però
nella forma originaria di questo, ma in quanto orientato a questo. L'uomo è
dipendenza dal mistero nella sua pienezza, è orientamento al Dio
incomprensibile, e in tanto può comprendere se stesso, in quanto sviluppa tale
radicale dipendenza col "Santo Mistero" che è Dio. "La
trascendenza che noi siamo e facciamo, avvicina l'esistenza nostra e di
Dio entrambe come mistero"
(K. Rahner, op. cit., 99. Il mistero non va qui inteso come un enigma in attesa
di soluzione, ma come un dato che esiste proprio in qualità di impenetrabile, e
da accettare nell'amore. Cf. K. Rahner, Sul concetto di mistero nella teologia
cattolica, in Saggi teologici, Roma 1965, 391-465.). Se dunque la natura umana
è definibile come indefinibile, come dipendenza radicale dal mistero di Dio,
tanto più essa si realizza quanto più si sviluppa nella propria apertura
all'Incomprensibile. L'uomo tanto più diventa se stesso, quanto più si apre a
Dio. "Ma questo appunto accade e riesce in misura insuperabile e nel
rigore più radicale, quando questa natura donandosi al mistero della pienezza è
così privata di sé da divenire Dio stesso. L'incarnazione di Dio è perciò
l'unico caso supremo della realizzazione essenziale della realtà umana,
realizzazione consistente nel fatto che l'uomo è, donando completamente se
stesso"(K. Rahner, Teologia dell'incarnazione, cit., 101-102.). La
capacità di ricevere Dio costituisce l'essenza dell'uomo e giunge ad esplicarsi
nel grado massimo nell'unione ipostatica, ove non soltanto l'uomo si apre a
Dio, ma Dio prende in sé l'uomo. Tra l'unione ipostatica e l'auto-comunicazione
divina nella grazia e nella visione beatifica intercorre una differenza che
investe non il contenuto promesso, ma il latore e i destinatari della promessa [K. Rahner, La cristologia nel quadro
di una concezione evolutiva del mondo, cit., 178: "l'Unione Ipostatica
(...) non si differenzia dalla nostra grazia per via di quanto in essa è
espresso, che è in entrambi i casi (anche in Gesù) la stessa identica grazia, ma
proprio per il fatto che Gesù costituisce la profferta fatta a nostro
vantaggio; e noi a nostra volta, non siamo tale profferta, bensì i beneficiari
della profferta di Dio"].. Rahner
avverte a questo punto l'insorgenza di due pericoli. Il primo è quello di
ritenere che l'incarnazione sia un qualcosa di deducibile a priori,
indipendentemente da un atto soprannaturale. Il secondo pericolo è credere che
l'unione ipostatica possa realizzarsi in ogni uomo. Entrambe le tentazioni
vanno respinte. Resta però vero che l'uomo si colloca in attesa
dell'avvenimento che in Dio stesso conduca a compimento la propria natura. Egli
scorge nella propria struttura una tale profonda aspirazione, e resta in
preghiera perché questa venga colmata. Così che quando i suoi occhi incontrano
gli occhi di Dio, l'uomo scopre un evento imprevedibile rispetto al 'come', al
'dove', al 'quando', ma non rispetto al 'che cosa '.
La fede professa Dio come colui che è, insuscettibile di divenire, perché non
bisognoso di conseguire per mezzo del mutamento, nel passaggio dalla potenza
all'atto, ciò che egli già eternamente è. Tale fede, ch’è anche una tesi di
filosofia teista, non si scontra col dato biblico, perché Dio entra nella
storia degli uomini, le due storie si incontrano e si incarnano, da
quest’incontro nasce: LA STORIA DELLA SALVEZZA.
"La storia dello sviluppo di questa realtà umana diviene
la Sua storia, il nostro tempo il tempo dell'eterno, la nostra morte la morte
dello stesso Dio immortale" ( K. Rahner, Teologia dell'incarnazione, cit.,
108. Il corsivo è nel testo). La precomprensione filosofica di Dio, descritto
da una metafisica di attributi astratti, deve piegarsi alla realtà che Dio
stesso di sé rivela nella storia della salvezza.
3. L'uomo come cifra di Dio. Ebbene, la creatura è la
grammatica di una possibile autodichiarazione di Dio, "Di qui si potrebbe
definire l'uomo come ciò che sorge allorché l'autoespressione di Dio, la sua
Parola, il verbo abbreviato di Dio. L'abbreviazione, la cifra di Dio è l'uomo.
Se Dio vuol essere non-dio, sorge l'uomo, proprio lui e null'altro".
Giunge così a felice compimento il proposito rahneriano di mostrare che l’uomo
credente non solo non si contrappone a Dio, ma annuncia Dio come il fondamento
e il compimento assoluto dell'uomo.
Il dato di fatto
dell'esistenza del dolore umano è un punto cardine di ogni filosofia e di ogni
religione. Constatiamo come il cosmo non è fatto solo di ordine ma anche di
disordine. Ma una visione troppo positiva dell'essere divino, ed estranea alla
pur minima negatività, cioè un Dio che appare radicalmente estraneo al
disordine e alla morte, e radicalmente legato invece alla compostezza della
quiete e dell'ordine, pone degli ulteriori interrogativi. Se la sofferenza
umana non viene da dio, qual'è il senso peccato-sofferenza-morte. La
conclusione è ovvia: scegliere il peccato significa scegliere il proprio male,
l'origine del male esistente nella nostra storia non è da ricercare in Dio,
bensì nella libertà dell'uomo. L’illusione dell'uomo di fare da sé, di bastare
a se stesso. Il dolore è la 'cifra' dell'uomo e della sua peccaminosità.
È LEGATA ALLA LIBERTÀ E AL PECCATO DELL'UOMO.
Una sofferenza che dipende
dalla cattiveria, dalla disattenzione, dall'incuria dell'uomo, frutto di un
atteggiamento egoistico. O nella migliore delle ipotesi una sofferenza legata
al limite dell'uomo, al suo essere incapace di provvedere a tutto. Ma la
sofferenza non è sempre il castigo di Dio per il peccato dell'uomo, avvolte
rappresenta il premio d’amore concesso all’innocente che con la sua offerta
permette il recupero di chi si era perduto. Dobbiamo essere attenti alle nostre
responsabilità verso il dolore innocente esistente?
Il male esistente nel mondo
non è ineluttabile, non ci si deve rassegnare, non deriva da qualcosa di
assoluto e inevitabile. Dio non è un burattinaio, l'uomo non è un burattino.
Ciò che Dio veramente permette e vuole è precisamente anche l'autonomia del
cosmo e delle sue leggi, la libertà dell'uomo. La Provvidenza agisce
all'interno della libertà, che l'uomo è chiamato a vivere responsabilmente.
sembra essere una tesi
dell'ateismo, ma questa tesi non risolve il problema: lo dissolve. La protesta
contro la sofferenza è sensata solo se si sente che la sofferenza non dovrebbe
esserci.
[Dio non vuole la
sofferenza, la permette solo perché ha dotato l’uomo di libertà. La libertà
dell’uomo quando si incontra con la libertà di Dio colloca la sofferenza sempre
in un progetto d’amore, così amore e sofferenza rappresentano un binomio
inscindibile.]
è la dinamica azione
dell'opera di Dio, il quale chiama l'uomo a collaborare, quindi la creazione di
Dio necessita della libertà dell'uomo, affinchè si instauri la vittoria sul
male e sul disordine. Certo questa libertà imperfetta e limitata, può essere
usata male, ma la tensione è sempre verso il progetto escatologico di Dio, cioè
una creazione continua che va verso il suo compimento definitivo. DIO è
comprensibile non primariamente a partire dall'ordine dell'universo, ma a
partire dalla storia della salvezza: Dt 26,5 ss.
Normalmente non occorre
cercare il dolore, ma accettarlo per amore. Gesù, infatti, non ha cercato
direttamente la sofferenza, ma l'ha combattuta. Ha accettato la sofferenza che
nasceva dalla lotta contro la sofferenza: la croce di Gesù è il prezzo
inevitabile purtroppo della fedeltà e dell'amore. La croce è la risposta del
mondo a chi lotta per la pace e la giustizia.
Combattere il peccato per
alleviare la sofferenza, questo è il compito della civiltà. La speranza
cristiana non si edifica sulla
rovina dei beni materiali, ma ha bisogno di questi, per portare a termine la
sua missione. Chi non ama la vita, non può amare né Dio né il prossimo. Mc 8,31
ss: “è necessario che il Figlio dell'uomo soffra molto... perché possa
compiersi la salvezza”. Gli uomini attribuiscono a Dio la sofferenza, Gesù
insegna a riconoscerla come opera del
maligno e non del Padre.
Gesù non ha cercato
direttamente la croce, ma incontratala l’ha assunta. Il sofferente che grida nell'agonia
è in Dio. Eb 2,18; Eb 5,7-9.
appare anche come un'onnipotenza crocifissa: non quella dello
strapotere, non quella della bacchetta magica, ma quella che creerà la libertà
e l'autonomia dell'uomo. Certo la potenza di Dio può imporsi contro ogni cosa,
ma non dobbiamo dimenticare che ci troviamo di fronte alla potenza dell'amore,
che dà spazio all'uomo e al mondo nella libertà e si prepara per il giudizio,
ovvero per il castigo o il premio. Un'onnipotenza risuscitante, (per questo le
vittime del male sembrano in apparenza perdenti) che dalla morte sa far
scaturire la vita: apre prospettive lì dove l'uomo sofferente e miope non ne
vede alcuna. Attraverso la responsabilità e l'impegno, l'onnipotenza della
condivisione apre dimensioni immensamente inimmaginabili. LA GIUSTIZIA DI DIO
si impegna anche su questa terra a dare a ciascuno il suo ed a mantenere
gli impegni assunti con i suoi amanti. Divina nasce la vita dall'amore perché
esso è a misura di Dio. Il nostro compito è credere e testimoniare che l'amore
è presente nel mondo e che questo amore è più potente di ogni forma di male. Il
peccato è il tentativo non riuscito di scardinare il piano di Dio, ma questo è
impossibile per il fatto che il peccato è avvolto in un amore più grande: il
perdono. Scardinare il piano di Dio è impossibile, scardinarsi però dal piano
di Dio è tragicamente possibile per il rispetto che Dio ha della libertà
dell'uomo. In Eb 12,5-11 si afferma: "Non è un Dio ostile, ma un Padre che
ama". In Gc 1,13 si afferma: "L'amore di Dio non mi protegge da ogni
sofferenza, ma mi protegge in ogni sofferenza".
fa di Dio solo un bisogno psicologico, giunge così a negarne
l’esitenza. “La libertà dell’uomo, la sua aspirazione di felicità si colmano
soltanto in Dio; ma ci basta il Dio per noi, non ci serve il Dio in sé”.
l’alienazione dell’uomo si
proietta nell’idea di Dio. La prova della mia esistenza mi viene solamente dai
sensi, ed esistere in pienezza è faticoso. Per superare questa fatica l’uomo
religioso si inventa un Dio, proiettando in uno Spirito illimitato l’angoscia
per il proprio limite, il proprio vuoto in un Dio ricco, la paura della morte
in un Dio vivo, la mancanza d’amore in un Dio amante ed amabile, l’ingiustizia
sociale in un aldilà di giustizia e beatitudine: ciò che l’uomo non è ma
desidera essere, è il suo Dio. Anziché ripiegarsi su se stesso, l’uomo deve
uscire e rivolgersi all’altro necessariamente “Homo homini Deus”. Dall’egoismo
soprannaturale si deve passare all’altruismo naturale, filantropico e
umanitario.
La religione oppio dei
popoli. Non tanto Dio, la cui non esistenza si da per scontata, quanto la religione
è una minaccia per i popoli che sono l’unica e la vera religione di se stessi.
L’uomo deve conquistarsi la salvezza, senza attendersela da nessuna fonte.
Provvisoriamente può essere utile, perché esprime figuratamente il disagio
dell’uomo, e può indirizzarlo nella stessa direzione verso cui lo spinge la
rivoluzione. Ma può anche impigrirlo, lasciandolo in una felicità illusoria,
appunto come oppio dei popoli. Dio non merita neanche il disprezzo, gli si
offre la micidiale indifferenza. Dio è taciuto, si parla (materialismo
dialettico) della materia -natura vivente- processo di antagonismi e armonie, che porta
all’umanizzazione dell’uomo e alla naturalizzazione dell’umanità. Soggetto
della salvezza è il proletariato, modello è la società senza classi. Dunque,
poiché l’uomo è creatore di se stesso, l’ateismo è una premessa indispensabile
all’utopia marxista. Il marxismo è stato un incendio perché:
1. è stata occultata l’eredità biblica, il primato dell’uomo
sul capitale;
2. la chiesa ha visto il disagio sociale in modo caritativo e
non strutturale;
3. la chiesa e la società non hanno elaborato quelli
strumenti indispensabili per venire incontro alle frustrazioni delle classi
operaie ed ai loro legittimi diritti. Così trovandosi esagerata la dimensione
sociale; la problematica
dell’individuo è stata liquidata! Liquidato l’individuo, si è liquidato l’uomo
ed anche Dio, anche lui infatti è un individuo.
Il superuomo al di là del bene e del male. Dio è legato alle
proibizioni che frustrano la vitalità dell’uomo, si muovono critiche e
obiezioni sul piano intellettuale, ma soprattutto su quello esistenziale. Si
rifiuta la metafisica, invenzione di Platone che ha creato un Dio-idea,
supremo, immobile, lontano. L’Ebraismo ha aggiunto un fardello di legalismo e
moralismo. Questa è la religione della massa: il Cristianesimo, che altro non è
che il platonismo del popolo. In realtà il Dio sulla croce è visto come
maledizione della vita e come limitazione delle sue espressioni. Secondo
Nietzsche le masse non seguono lui, secondo i cristiani invece non c’è una
sovranità superiore. Ma Gesù è stato una persona eccezionale, ha vissuto in
pienezza l’amore, altro che limitazione del proprio essere, nessuno ha una
pregnanza ed una espressività vitale come la sua. Dietro di lui tanti cristiani
eccellenti, come l’idiota di Dostevskij, e hanno dato senso all’umanità con il
loro amore innocente hanno permesso un futuro alla loro stanca ed assurda
quanto disumana società.
per Nietzsche non esiste alcuna verità, Dio è morto. Per
vivere in pienezza ed in libertà è indispensabile solo l’ingegno di un
SUPERUOMO che crei il senso a partire dal niente, con la sua volontà di
potenza: al di là del bene e del male, gettandosi tutte le alienazioni alle spalle.
Aneliamo pure a DIO, ma un Dio nuovo, un Dio che sappia danzare: non Zeus, non
JHWH, ma Dioniso, questo è il Dio di cui abbiamo bisogno.
Critica: il nichilismo è
solo una conseguenza dell’ateismo, però il problema di Dio non è risolto, si critica
un’immagine di Dio, ma si anela intensamente ad un altro volto di Dio. Ci
chiediamo:
1. Come si può rinunciare
all’ontologia per la mitologia?
2. Come si può non
determinare e non decidere tra il bene e il male?
3. Come accettare un Dio
morto, che non abbia una via di salvezza per l’uomo?
- S. Freud, «Dio, una
proiezione dell’inconscio»: La religione è nociva all’uomo adulto ed evoluto.
Nell’uomo c’è l’inconscio, questo è anteriore all’io cosciente. Come da bambini
c’è bisogno di appoggiarsi al padre, per poi emanciparsene, così può essere anche utile Dio in una prima
fase, ma poi bisogna staccarsene, altrimenti ritarda lo sviluppo normale e
costituisce una patologia.
Critica: 1. Non sembra che
tutti gli uomini e le donne ‘religiosi’ siano stati degli psicopatici; al
contrario, hanno promosso l’umanizzazione del mondo; 2. Dio è soltanto una
proiezione dell’inconscio umano? Non ci sono spazi per il contatto con una
realtà ‘oggettiva’? Dove nascondere quella incredibile produzione culturale e
umanitaria su cui si è potuta costruire la nosta modernità? 3. Quale ideale
antropologico presentare per la promozione dell’uomo? L’uomo riuscito bene per Freud è solo un’animale sano e
consapevole di essere solo un animale?
«Dio e il problema del male».
Già Diagora di Melo V secolo a.C. aveva negato gli dèi con lo stesso
procedimento deduttivo. Se Dio c’è, e c’è il male, o non è buono, o non è
onnipotente. Dio non c’è, perché c’è il male! Sul piano esistenziale la vita è
insensata, sul piano fisico sono assurdi il dolore e la sofferenza e ad essi
non può esserci riscatto, sul piano morale la menzogna, la violenza e
l’ingiustizia hanno una prevalenza. Critica:
1. - occorre prendere
visione dell’esistenza del male;
2. - ma occorre adottare
delle misure per ridurlo efficacemente;
3. - si cerca la salute, più
che la salvezza, ma la salute è un bene effimero;
4. - una santità senza Dio?
Ma la santità come produzione dell’uomo è crudele.
L’ateismo, chiarisce certe
rappresentazioni che ci facciamo di Dio, ma non ci dice niente su Dio,
sostituisce Dio con l’umanità. Ma è proprio questa finitudine costitutiva che
spingerebbe l’uomo alla ‘proiezione’ per superare le sue paure, creandosi un
Dio. Ma proprio questa finitudine è l’indice che l’uomo non è sufficiente a se
stesso. Questa finitudine dimostra proprio che l’antropologia non può
sostituire la teologia. Pio IX nel Sillabo condanna il panteismo, il deismo e
l‘indifferentismo; nel Dei Filius, condanna l’ateismo.
1 - Controbattere colpo su
colpo, 2 - Motivare la fede (apologia),
3 - Antico Testamento: (Sal
14,1; 10,4; 36,2 / Sap 13,5),
4 - Nuovo Testamento: (Rom
1,18-20 / At 14,14-16; 17,26-29 / Ef 2,12; 4,17-19).
L’ateismo è il non
riconoscere il vero Dio, per questo è sempre un atto d’idolatria.
S. Anselmo: “se si
concepisce Dio, egli deve essere esistente”.
S. Tommaso: “per la salvezza
è necessaria una fede esplicita”. La mancanza di fede è sempre una condizione
colpevole, perchè a tutti Dio concede una illuminazione interiore. L’uomo
adulto, nella sua maturità deve riflettere spontaneamente su argomenti di
natura esistenziale, così facendo, la grazia lo condurrà spontaneamente alla
fede.
proposto dal Vaticano II, GS
19-22
1 - Chi non segue
coerentemente la propria coscienza, è in colpa;
2 - Anche i credenti possono
dare scandalo;
3 - Occorre dialogare con
gli atei, cercando di comprendere le loro ragioni;
4 - Dio non si oppone alla
dignità dell’uomo, ma ne è il fondamento;
5 - La speranza dell’aldilà
non esonera dall’impegno nel mondo, ma lo esige;
6 - Esporre la dottrina
cristiana e darne una testimonianza luminosa.
E’ necessario dare una
descrizione differenziata dell’ateismo, ed è opportuno fare attenzione agli
impulsi positivi. Dobbiamo riconoscere con umiltà i nostri errori storici e
come credenti i nostri tradimenti verso Dio e verso gli uomini. Un vero “Mea
culpa dei cristiani” perché il vero volto di Dio può essere nascosto proprio da
noi che abbiamo il dovere di rappresentarlo. Se la conoscenza di Dio è
razionale, essa è anche esperienziale. Ed è l’esperienza a dirci che senza Dio,
l’uomo non è riuscito.
K. Barth elabora il modello
dialettico, ci troviamo nel contesto pessimistico della seconda guerra
mondiale. Fra Dio e il
Mondo c’è assoluta alterità. D.
Bonhoeffer esprime l’aspetto positivo dell’ateismo che libera lo sguardo
dell’uomo, e gli permette incredibilmente di giungere al Dio biblico, quando le
sovrastrutture religiose e sacrali ve lo hanno addirittura allontanato. Si apre
una nuova concezione positiva dell’ateismo chiamato Ateismo Cristiano o
Teologia della morte di Dio. Dobbiamo vivere come se Dio non ci fosse, per poter giungere a Lui come una
scoperta personale. Dio ha voluto l’uomo capace di una risposta libera, e
dunque la responsorialità nella fede presuppone anche una responsorialità nella
storia. L’essere è comunque il presupposto di possibilità della rivelazione.
Dio si conosce solo nella fede, ma dentro l’essere.
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Ramanuja: «Conosciamo dalle
scritture che esite una Suprema Persona la cui natura è assoluta felicità e
bontà, che è totalmente opposta ad ogni male, che è la causa della conservazione,
della dissoluzione del mondo, che è diversa in natura da tutti gli esseri, che
è onnisciente, che con il suo pensiero e volere effettua i suoi propositi, che
è un mare di misericordia, a cui non vi è alcuno di uguale o superiore, ed è il
Supremo Brahman».
In origine i cristiani
prendono nettamente le distanze dalla religione pagana e vengono qualificati
come “atei” anche perché avevano la sola legge dell’amore, in contrapposizione
alle abbondantissime legislazioni e prescrizioni e regolamenti del mondo romano
e di quello giudaico. Il cristianesimo non è un sentimento religioso «dal
basso», ma è una grazia «dall’alto», una rivelazione:
Preghiera: al Padre, per fare la sua volontà
(Mc 14,36)
Culto: offerta
di sé (Rom 12,1; Eb 13,15-16)
Sacrificio: la croce di Cristo: farne
“memoria” (Lc 22,19)
Sacro : Niente tabù (cose, luoghi,
persone... tutto viene desacralizzato). Desacralizzato Dio: è il
Dio-con-noi-in-modo-umano. Desacralizzato il sacerdozio: non più hiereis ma
presbiteri ed episcopi: Gesù è sacerdote, ma in modo unico e irripetibile. Desacralizzati i luoghi sacri
(At.17,25;Gv.4,22-23). Desacralizzato
il tempo, i cibi, ecc. [Nello stesso tempo ha consacrato tutto, nella
incarnazione]. Nel corso del tempo, ha assunto una forma religiosa,
strutturandosi con dottrina, templi, riti, ecc. “È la vera religione, o è un
tradimento?”(Agostino). C’è contrasto tra fede (dono dall’alto) e religione
(sforzo dal basso)? K. barth: La fede cristiana -nel movimento
dell’incarnazione- è capace di assumere e redimere tutti gli elementi sani
dell’umanità. La grazia opera dappertutto: non bisogna coltivare prevenzioni
negative. La fede deve incarnarsi nella storia, deve farsi cultura, struttura,
sacramento: occorrono alla fede delle «forme religiose». Il cristianesimo è una
fede, qualcosa di soprannaturale, da Dio; ma in quanto si incarna in forme
storiche, è anche una religione, attingendo alla natura. È una religione per le
forme, ma ha un contenuto soprannaturale, rivelato.
ovvero del "TEMPO ULTIMO", del
compimento della STORIA DELLA SALVEZZA, mentre ora ci troviamo nell'ÈRA
ESCATOLOGICA INTERMEDIA. L'evento cristologico fonda e personifica in sé
l'escatologizzazione del tempo. L'eternità di Dio antecede l'origine del tempo,
quindi l'eternità è il principio del progetto storico, possiamo così parlare di
un significato escatologico della storia. E' così naturale l'irruzione
dell'eternità nel tempo, gli interventi salvifici di Dio determinano la consumazione della storia. Il
concetto di eternità è la conclusione e la consumazione del tempo.
L'incarnazione dell'azione di Dio avviene nel tempo, così possiamo parlare di
permanenza e perpetuità dell'incontro tra storia ed eternità. La croce, la
sofferenza dell'uomo innocente è giudizio definitivo della storia del male come
predominio dell'infedeltà dell'uomo. Nella sofferenza dell'innocente trionfa il
disegno di Dio ed il giudizio di Dio(Gv 3,16s). La potenza della croce si
rivela e diventa operante nella risurrezione, nel trionfo della vita sulla
morte. Il giusto non è rimasto prigioniero. Nella risurrezione brilla l'amore
esemplare di Dio. Lo Spirito compie l'universalizzazione dell'avvenimento di
salvezza. Ora c'è qualcosa di nuovo, nella libera decisione dell'uomo che si
prepara all'incontro definitivo con il mistero di amore e salvezza già compiuto
ma non ancora pienamente realizzato. Il Paradiso non chiude la storia ma rafforza la dinamica della
speranza, verso la piena consumazione che è la Parusia. Certo la risurrezione è
un avvenimento reale ma storicamente non sperimentabile se non nella potenza
dello Spirito come è testimoniato in alcuni santi, i quali sono segno profetico
che rimanda ai nuovi cieli e alla terra nuova, dove avrà stabile dimora l'amore
che tutti aspettiamo e che tutti cerchiamo già di realizzare così come è
possibile su questa terra.
I CREDENTI CAMMINANO INSIEME PRENDENDOSI
PER MANO. La chiesa è una comunità escatologica (LG 48). La grazia è ecclesiale
perché la grazia è evento di comunione, cioè di amore. La comunità dei
credenti, la chiesa è presenza anticipata al Regno di Dio, ed accoglienza di
tale DONO. Ma tutta la storia è attesa della consumazione e del compimento
NELLA TRANSITORIA condizione incompiuta e peregrinante del presente, nella
provvisorietà della chiesa presente e universalizzazione e cosmicizzazione
dell'evento salvifico.
la fede escatologizza fortifica
l'esistenza del credente, facendolo accedere già ora alla ai frutti della vita
eterna. Certo questo cammino implica il superamento vittorioso del giudizio
della persecuzione, che ha la finalità purificatrice, nella testimonianza come
impegno della libertà umana a decidersi pro o contro Dio. Consapevole che la
realtà terrestre non è definitiva ma piuttosto provvisoria.
Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 18 novembre 1965 [2] Piacque a Dio nella sua
bontà e sapienza rivelare se stesso e far conoscere il mistero della sua
volontà, mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne,
nello Spirito santo hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della natura
divina. Con questa rivelazione infatti Dio invisibile nel suo immenso amore
parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli e
ammetterli alla comunione con sé. Questa economia della rivelazione avviene con
eventi e con parole intimamente connessi tra loro, in modo che le opere, compiute
da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e la
realtà significata dalle parole, e le parole dichiarano le opere e chiariscono
il mistero in esse contenuto. La profonda verità, poi, su Dio e sulla salvezza
degli uomini, per mezzo di questa rivelazione risplende a noi nel Cristo, il
quale è insieme il mediatore e la pienezza di tutta la rivelazione.
In concreto, non esiste la
religione, ma le religioni, con differenze ancor maggiori delle somiglianze.
Diversità nella concezione del Trascendente, ma diversità anche negli elementi
comuni (es. la preghiera).
1. Storicità: ce ne è noto
il fondatore.
2. Universalità: tende ad
incarnarsi in ogni cultura.
3. Rivelata: non è semplice
frutto di saggezza umana
4. Escatologicità:
concezione del tempo non circolare ma lineare (Specificità assoluta).
1. La Trinità: se ne può
dimostrare la non-assurdità, ma non dedurlo razionalmente. * Monoteismo sì, ma non
‘solitario’, bensì ‘trinitario’. * Un Dio personale. * Un Dio che è il Padre di
Gesù e nostro.
2. L’incarnazione: una
Persona divina (la seconda), che ha assunto in eterno la natura umana. Non un
uomo divinizzato, ma un Dio fatto carne. Gesù di Nazareth, a partire dalla sua
identità ontologica, è il Maestro e Salvatore. La santità del cristianesimo non
implica la santità dei cristiani sopra i credenti delle altre confessioni.
Dio vuole che tutti gli
uomini siano salvi (1Tm 2,4). Volontà ‘universale’ ed ‘efficace’ di ‘salvezza’,
cioè di ammissione alla comunione piena con Lui. Tale disegno si realizza in
Cristo anche indirettamente, l’unico Mediatore, e non vi è altro nome nel quale
vi è salvezza (At 4,12). È necessaria la fede soprannaturale, dono di Dio,
risposta dell’uomo a Dio che si
rivela in Cristo: oscura, implicita, ma viva nell’adesione alla coscienza.
COME DIO SALVA QUELLI CHE
NON SONO NELLA CHIESA? «Nel modo che Dio sa» lo Spirito mette in contatto col mistero
pasquale: LG 16, LG 22. Infatti secondo la Bibbia: Dio si interessa dei
gentili. Ma secondo la Bibbia e i Padri, le religioni sono idolatria. [cf.
contesto di persecuzione; cf. Giustino e gli spermata tou Logou].
Le altre religioni: - hanno
valori positivi, veri e santi (NAe 2): semi gettati da Dio; - Hanno dottrine e
riti che veicolano i valori, in modo quasi sacramentale; - la Chiesa è via
ordinaria e perfetta, ma possono esserci vie straordinarie e imperfette; - la
Chiesa ha comunque un posto unico;
ma la Rivelazione cristiana è specifica per: - storicità (DV
2: eventis verbisque): dati ed interpreti qualificati;
- progressività: mediante eventi incompleti per sé e aperti al futuro; - Gesù è
la rivelazione assoluta e definitiva; - unicità (DV 4: nessun’altra
rivelazione pubblica); C’è ispirazione nei libri sacri delle altre religioni,
perché lo Spirito santo soffia dove vuole - Il Verbo agiva anche prima
dell’incarnazione - il carisma profetico non è del solo popolo ebraico - i
libri sacri sono stati strumenti di grazia e salvezza: lo Spirito Santo ha
parlato anche per mezzo dei santi pagani. Maometto, non è il “suggello dei
profeti”, ma il Corano contiene verità capaci di alimentare la vita di
moltitudini. Sono le religioni positive
sono preparazioni all’incontro con Cristo.
L'altra realtà non esiste
come un ente a sé, non ha un volto, è uno stato nuovo nel quale il soggetto
passa ad esistere. Il divino non è un "tu".
Nel Giainismo, i liberati
dalle imperfezioni, i "vittoriosi" entrano nella perfezione
dell'assoluto.
Nel Buddismo theravada: il
saggio percorre il sentiero che lo conduce dentro lui stesso al Nirvana, uno
stato di felicità che consiste nell'assenza di sensazioni.
Nella Tradizione advaitica
indiana: l'uomo, attraverso una serie di negazioni, accede al Brahaman-Atman,
centro intimo senza esteriorità, altra faccia del cosmo, al quale deve
riconoscersi identico.
Nel Taoismo: legge dell'eterno ritorno, in
cui principio e fine coincidono.
Nel Buddismo mahayanico: il
Dharma è una legge sussistente che ognuno deve onorare, rispettare,
servire.
Nello Zen: "il supremo
non ha né forma, né percezione, né nome, né concetto, né conoscenza".
esistono degli esseri
supremi, talora in gran numero e divisi in classi:
1. - India:
templi a Vishnu e Shiva.
2. - Shintoismo:
il principio supremo è raffigurato nella dea Amaterashu.
3. - Confucianesimo:
principio supremo è il Dio del cielo.
4. - Buddismo:
talora lo stesso Buddha è divinizzato.
5. - In nuove religioni
giapponesi:
principio supremo è un 'grande padre'.
Nelle religioni ateistiche
vi è la tendenza a passare dal
molteplice all'uno (Legittima anche nel monoteismo purché non si elimini
l'identità di Dio come persona individuale), e la tendenza alla proliferazione
di dèi e demoni.
I NUOVI MOVIMENTI RELIGIOSI
L’uomo scettico si apre
all’ateismo, l’uomo inquieto si apre alle sette.
TIPOLOGIA DI VARI MOVIMENTI
RELIGIOSI
Rifiutata la Chiesa come mediazione di salvezza.
Sette con retroterra cristiano: Testimoni di Geova,
Mormoni, ecc.
Rifiutato il ruolo di Cristo
come unico salvatore. Riscoperta delle religioni euromediterranee arcaiche e
religioni orientali, da India, Cina, Tibet.
Si
rifiuta Dio, o almeno Dio come persona e come distinto dal mondo: Panteisti.
Oppure concentrati sull’uomo e sul suo “potenziale”, ma si parla poco di Dio:
Scientology e “Psicoterapie”.
Rifiuto della religione come
sistema legato a dottrine e istituzioni: New Age.
Magia popolare - Esoterismo
- Nuovi movimenti magici. La salvezza è conquistata mediante il rito, i gesti.
La salvezza si consegue
attraverso il possesso di determinate conoscenze. Dualismo, uguale importanza
del bene e del male.
esiste solo l’Uno, di cui il resto è scintille. La salvezza
non è dono, ma è conquistata con la conoscenza.
Credenza nella
reincarnazione, Messaggi dall’aldilà, Ufo, Apparizioni, veggenti, guaritori. Il
problema dell’autenticità è unico: “la Chiesa giudica la rivelazione e discerne
gli spiriti!”
Il fondalore, Charles Tase
Russel, nacque a Pittsburgh, Pennsylvania, Stati Uniti, nell'anno 1852. I suoi
genitori erano presbiteriani, mentre lui divenne avventista. L'anno 1870
organizzò un corso nella sua città natale per studiare la Bibbia. Qui ebbe
l'opportunità di conoscere gli studi di William Miller circa la seconda venuta
di Cristo. Questi, interpretando
Daniele 8,14 «dopo duemilatrecento mattine e sere, il santuario sarà
purificato» e dando ad ogni giorno il significato di un anno cominciando a
contare dall'anno 457 prima di Cristo, quando Esdra tornò a Gerusalemme con gli
ebrei esiliati in Babilonia, era arrivato alla conclusione che nel 1843 Cristo
sarebbe tornato sulla terra. Nonostante il fiasco rotondo di Miller, il giovane
studente della Bibbia, Charles Russel, restò impressionato dal clima di attesa
che questi studi avevano creato nella gente e volle approfittarne per fondare
un nuovo gruppo religioso. Nel 1876 fece la grande scoperta, seconde cui Cristo
era tornato due anni prima in forma spirituale, come «spiritualmente» era
risuscitato tre giorni dopo la morte. Si proclamò come l'ultimo dei sette
messaggeri, inviati da Dio per illuminare coloro che vivono nelle tenebre. La
sua missione era quella di preparare il regno millenario di Cristo, che
durerebbe dal 1914 al 2914. Intanto tutte le sue energie devono essere
impegnate a distruggere gli errori delle religioni esistenti. Per ottenere
questo, nell'anno 1879 fondò la rivista «Torre di Guardia e araldo della
presenza di Cristo». Torre di Guardia era il posto in cui anticamente si
metteva la sentinella per avvistare l'arrivo di un nemico alla città. Nel 1884
fondò la «Watch Tower Bible and Tract Society» (Società Biblica della Torre di
Guardia e dei trattati). Médiante le ofFerte dei seguaci e i guadagni che
ricavava dalle pubblicazioni, riuscì a impiantare una grande tipografia e a
comprare grandi proprietà. Mentre i successi in campo proselitistico
suscitavano grande interesse nell'opinione pubblica, la sua condotta lasciava
molto a desiderare. Nel 1897 la moglie di Russel, con l'accusa al marito di
crudeltà e infedeltà matrimoniale, ottenne il divorzio. Russel appellò cinque
volte senza ottenere niente. Più tardi dovette comparire davanti ai tribunali
sotto l'accusa di vendere «grano miracoloso» a sessanta dollari il barile.
Infatti, egli assicurava che il suo grano avrebbe prodotto quindici volte più
del raccolto normale; ciò che non successe mai. Fu condannato a restituire il
danaro. Vendette anche «fagioli millenari» e «medicine miracolose» per curare
l'appendicite, il tifo e il cancro. Finalmente arrivò il 1914, anno in cui
Cristo sarebbe tornato a riunire il suo ovile e dar inizio al millennio di
felicità. Inoltre, Gerusalemme sarebbe stata liberata dal dominio pagano e
sarebbero scomparse tutte le chiese, e specialmente la Chiesa Cattolica, i
governi, le banche e le scuole. Ma non successe niente di tutto ciò. Al
contrario, dal
1914 al 1917 l'umanità fu
scossa tremendamente dalla prima guerra mondiale, che seminò in tutte le parti
morte e desolazione. Davanti a un fiasco così evidente. Russel tornò a studiare
la Bibbia, arrivando alla conclusione che
effettivamente Cristo era tornato nel 1914, ma in una maniera discreta,
senza che nessuno se ne fosse accorto, aveva lottato contro satana e lo aveva
cacciato in un altro luogo, dove satana continuava a fare del male. Nell'anno
1916 morì Russet mentre viaggiava da Los Angeles a Brooklin, dove aveva
stabilito il quartiere generale della sua setta. Gli successe Rutherford, che
fece ogni sforzo per cancellare dalla mente degli «Studenti della Bibbia» (così
si chiamavano prima i testimoni di Geova) il ricordo del loro fondatore.
Rutheford annunciò per il 1918 il ritorno di Cristo. Quando si constatò il
nuovo fiasco, disse che aveva parlato del ritorno al tempio spirituale dei 144
mila eletti, in cui Cristo era tornato per purificarlo. Nel 1919 lanciò la
rivista quindicinale, chiamata «La età d'oro», che con gli anni cambiò nome:
nel 1937 si chiamò «Consolazione»
e nel 1946 «Svegliatevi». Cambiò anche il nome dei membri dell'organizzazione
in «Testimoni di Geova», intorno all’anno 1930. Dal 1922 Rutherford cominciò
una campagna sistematica contro la Chiesa Cattolica, trasmettendo conferenze
per radio. Secondo lui, «il
principale nemico di Dio, e, conseguentemente, il più grande nemico di tutta la
società, era la organizzazione religiosa romana». Accusava la gerarchia
cattolica di essere la «prostituta», «la grande Babilonia», «la madre di tulle
le abominazioni che ci sono sulla terra». Nel 1920 Rutherford aveva fatto una
grande profezia, secondo cui nell'anno 1925 sarebbero risuscitati gli antichi
patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe ed altri giusti dell'Antico Testamento,
per godere la piena felicità nel nuovo mondo, che doveva iniziare precisamente
quell'anno. A tale scopo fece costruire un magnifico palazzo nei pressi di San
Diego, California. Ma ancora una volta, con l'arrivo del 1925 non successe
niente, tra lo sconcerto generale. Rutherford non si scoraggiò, né diede
spiegazione alcuna. Aspettò fino al 1930 e poi occupò personalmente il palazzo,
vivendo come un pascià fino al giorno della sua morte, che avvenne nell'anno
1942. Gli successe, nella presidenza dei testimoni di Geova, Natan Homer Knorr.
Anzitutto, questi cercò di cambiare tattica nelle relazioni umane, davanti alle
forti reazioni contro l'atteggiamento fanatico di Rutherford da parte dei governi
e delle chiese cristiane, accusate tutte di essere «sataniche». Consigliava di
avere un tono cortese nelle conversazioni, cercando di essere persuasivi e
convincenti, anziché indiscreti e dogmatici. A lui si deve l'attuale
organizzazione dei testimoni di Geova, la preparazione dei missionari e la
fondazione della Scuola Biblica
Gilead, da cui uscì la traduzione della loro Bibbia (Traduzione del Nuovo Mondo
delle Sacre Scritture), completamente travisata. Anch'egli indicò la sua data
della fine del mondo: il 1975. Ma, come in precedenza, anche lui si sbagliò.
Molti ne restarono delusi e se ne uscirono, ma altri continuarono nella
speranza di assistere da un momento all'altro alla «conclusione di questo
sistema iniquo di cose». Nel 1977 morì anche Natan Knorr, nonostante le sue
ripetute assicurazioni che non sarebbe mai morto. Ne ha preso il posto all'età
di 86 anni, l'attuale présidente: Frederick W. Franz. Secondo lui, la fine del
mondo è imminente, ma non ha specificato data alcuna. Tutti i testimoni di
Geova devono ripetere che chi entra a far parte della loro organizzazione non
morirà mai. Si calcola che un terzo di loro sono usciti negli ultimi anni. Il
caso più clamoroso è stato quello dello stesso nipote dell'attuale presidente,
Raymond Franz. Costui era stato incaricato di preparare uno studio contro la
Chiesa Cattolica, utilizzando tutti gli archivi della setta. Ma, davanti agli
orrori dell'organizzazione, gli si aprirono gli occhi e se ne usci, scrivendo
un libro intitolato «Crisi di Coscienza». DOTTRINA -Geova è il nome di
Dio. Non esiste la Trinità.
-Dopo la nascita di Gesù, Maria ebbe altri figli. Non è vergine. -Non serve il
battesimo dei bambini. -Sono proibite le immagini. -L'anima muore con il corpo.
-Non esiste il purgatorio. -È proibito mangiare la carne degli animali
impuri. È proibito mangiare il
sangue degli animali. Sono
proibite le trasfusioni di sangue. -Il battesimo è un segno della decisione che
uno prende di seguire la volontà di Dio. -La Cena del Signore è un ricordo.
-Non esiste la trasmissione dei poteri, mediante l'imposizione delle mani
(ordinazione). -Tutti formano la «nazione santa» e il «popolo sacerdotale». -Si
ammette il divorzio, quando un coniuge è infedele. Solamente la parte innocente
lo può chiedere. -Gesù Cristo non è Dio, è la prima creatura, che uscì dalle
mani di Dio. È il Figlio unigenito di Dio, nel senso che fu creato direttamente
da Dio. Tutte le altre cose furono create per mezzo di lui. Prima di nascere
come uomo sulla terra, Gesù aveva servito nei cieli come «la Parola», cioè uno
che parlava in nome di Dio. Cosi interpretano Gv 1,1,3; 14,28; Col 1,15.
Secondo Russel, si tratterebbe di un arcangelo; secondo Rutherford e altri, di
un dio creato. La citazione biblica su cui più insistono i testimoni di Geova
per affermare che Gesù non è Dio, è la seguente: Il Padre è più grande di me»
(Gv 14,28). Secondo loro, ciò vorrebbe dire che se il Padre è Dio, il Figlio
dovrebbe essere uomo. Ma questo è completamente sbagliato. Infatti, padre e
figlio sono sempre délla stessa natura: se il Padre è Dio, anche il Figlio è
Dio. Ma, allo stesso tempo, il padre è sempre più grande del figlio. Nel caso
concreto che stiamo trattando, il Padre è sempre più grande del Figlio, proprio
perché è l'origine dell'essere divino; mentre il Figlio è generato dal Padre.
In più, il Figlio è anche uomo, per cui è «inferiore» al Padre. Si spiega cosi
l'espressione: «II Padre è più grande di me» (La chiesa cattolica e le sette
protestanti, Flaviano Amatulli - Apostoli della Parola - ed. Studio Stampa - Foggia, giugno 1995 ////
Ufficio Catechistico Diocesano Curia Vescovile - Via S. Benedetto, 1 - 70014
Conversano (BA) tel. 080/995.14.28).
«Società internazionale per la coscienza di Krishna» La
saggezza è nel Bhagavad-gita e nel Bhagavad-Purana. Cuore di tutto è la bhakti, devozione a Krishna. Le pratiche del
culto sono date dalla recita/canto dei nomi di Krishna, per inondarne il mondo
- sobrietà nel cibo (vegetarianesimo), nella bevanda, nel divertimento, nel
sesso. Occorre cambiare il nome, e affidarsi ad un maestro, cintura sacra,
servizio nel tempio - recita del
japa di 108 perle, sedici volte al giorno, con i nomi di Krishna.
L’Essere è uno solo, e sta a fondamento di tutto il reale. 1-
Il pensiero è vicino all’essere e deve solo raccogliersi, per capirsi come
parte dell’intero;
2-La meditazione è il modo
per arrivare all’essere;
Meccanica di meditazione di
venti minuti. Recitazione del mantra.
L’esistenza
è Dio: dilatazione della coscienza non verso l’io, ma verso Dio che sta a
fondamento di ogni realtà. Divenire consapevoli. Senti che esisti attraverso
l’apertura sul reale:
1- Nella meditazione e nel
silenzio ci si accorge che c’è solo il tempo presente; 2- Giocare e danzare la
vita; 3- Aver fiducia nel maestro e
sottomettersi a lui; 4- L’unico peccato è l’ego; 5- Saper vivere sempre nella
ricerca e nel dubbio.
PRATICHE: Portare vestiti
del colore del sole che sorge; il mala di 108 perle con la foto di R.; usare il
nuovo nome; meditazione; preghiera mattutina e preghiera serale alla presenza
del maestro.
Mente reattiva: risposta
improvvisata ad una situazione di pericolo, causa degli ‘engrammi’, risposte
non necessariamente correlate alle provocazioni. Chi non è aberrato dagli
engrammi, è clear, cioè liberato. Terapia è l’auditing. Scientology. I
fondamenti del pensiero: Riferimento
alle vite passate. Otto dinamiche. Elettrometro.
Thetan: uno spirito descritto però con categorie fisiche. Dio Infinito: un
prolungamento illimitato dell’energia, un assoluto intramondano. La religione
come sfondo di una visione del mondo a carattere tecnico scientifico. Fondata
nel 1954 da Lafayette Ron Hubbard (1911-1986), la Chiesa di Scientology si è
presto diffusa in tutto in mondo, spesso accompagnata da feroci polemiche
(Scientologia religione e gnosticismo di PierLuigi Zoccatelli, Messaggero di
sant'Antonio, febbraio 1997 p.38-41). Secondo gli specialisti Roland Chagnon e
Régis Deriqueborurg si tratta della reazione della società contemporanea a
qualcosa che rompe i suoi schemi abituali mediante la pretesa di presentarsi
non solo come religione e filosofia, ma anche come scienza esatta e insieme
tecnologia capace di assicurare risultati straordinari nell'ordine spirituale:
rimane il fatto che fra le nuove religioni nate in Occidente, la chiesa di
Scientology continua a suscitare dibattiti spesso violenti. Gli studiosi della
materia sono soliti utilizzare la categoria di "religioni dal potenziale
umano": gruppi che propongono agli uomini un radicale miglioramento delle
proprie potenzialità secon-do mezzi autodiret-tivi - famoso è lo slogan:
"fa esplodere il vulcano che è in te" - e che danno vi-ta a movimenti
considerati la realizzazione com-piuta sul piano psicolo-gico del principio
individualista per cui ognuno, in questo caso, è psicologo a se stesso, e che
si collocano così nella tradizione che Giovanni Filoramo ha efficacemente
studiato come "religione del se", Dianetics (dal greco
"dià", che significa "attraverso", e "nous", che
significa "spirito") e Scientology (dal latino "scio", "conoscere", e dal greco "logos",
"sapere", perciò, la conoscenza del sapere) sono, rispettivamente,
una metodologia e una filosofia religiosa. Pochi personaggi, nel mondo delle
nuove religioni, possono vantare una biografia più controversa di questo
fondatore: ricostruzioni
agiografiche e critiche avvelenate presentano su numerosi punti versioni
contrastanti, senza che su molti punti della sua carriera pre-scientologica sia
possibile convenire su conclusioni comuni. Si sa per certo che, dopo una
giovinezza trascorsa nel Montana, Hubbard viaggiò molto, conobbe precocemente
la psicoanalisi (da cui rimase sempre influenzato, pur criticandola
violentemente) e iniziò una prolifica attività di scrittore di
fantascienza, riscuotendo nel
settore un notevole successo. Un aspetto sul quale le versioni contrastanti
sono particolarmente in antitesi fra loro è il significato della partecipazione
di Hubbard, nel periodo immediatamente successivo alla seconda guerra muiidiale
(alla qua1e avrebbe partecipato come ufficiale di marina), alle attività della
loggia californiana Agape dell'Oto (Ordo templi orientis, diretto dal celebre
"mago nero" Aleister Crowley), dedita a pratiche di magia sessuale.
Con la sua usuale precisione, così espone le tesi il professore Massimo
Introvigne: "Secondo le fonti dell'Oto, Hubbard, dopo essere entrato nella
loggia, avrebbe cercato di derubare il suo maestro Jack Parsons (un chimico che
finirà per credersi l'Anticristo e per morire nello scoppio del suo laboratorio
nel 1952) fuggendo con il suo denaro e la sua ex compagna. Secondo gli
Scientology (e la loro versione è corroborata da una discreta documentazio-ne)
Hubbard si sarebbe invece, d'intesa con le autorità americane, infiltrato con
successo in una organizzazione di "magia nera" per distruggerla; ed è
vero che occorre qualche sforzo per trovare anche solo un'eco lontana della
magia dell'Oto nella Scientologia". Una cosa è certa, alla fine degli anni
Quaranta Hubbard elabora (o termina di mettere a punto) il volume
Dianetics, Scienza moderna della
salute mentale e lancia un nuovo metodo terapeutico che riscuote un notevolissimo
successo, creando una reazione generalmente ostile nella comunità medica, in
particolare presso gli psichiatri (il che spiega, almeno in parte, le punte
particolar-mente vivaci delle polemiche fra le due parti, ancora oggi
tutt'altro che sopite). L'applicazione su larga scala delle sedute di terapeutica
mentale, chiamate auditing, da cui emerge sempre più spesso materiale su vite
passate e su altre esperienze, che sembra richiedere un quadro dottrinale più
ampio; ê la necessità di una organizzazione sempre più strutturata, inducono
Hubbard a fondare, nel 1954, a Los Angeles, una religione: la Chiesa di
Scientology. Con la diffusione in America, in Australia e in Europa (dove
Hubbard si trasferisce nel 1959, nella residenza inglese di Saint Hill Manor),
arrivano anche le feroci polemiche. Dapprima Hubbard si rifugia à bordo di una
nave, l'"Apollo", dove si imbarca nel 1966 per rimanervi sino al 1975 e da cui dirige una sorta
di congregazione religiosa scientologica - la Sea Organization, l'"0rganizzazione
del mare" - vincolata da un giuramento della durata di un miliardo di
anni. Una volta "sceso a terra" e abbandonate le sue posizioni di dirigente della Chiesa di
Scientology, Hubbard dichiara di dedicarsi esclusivamente alla ricerca per il
miglioramento della "tecnologia". Dopo la morte del fondatore,
avvenuta nel 1986, l'espansione della Chiesa di Scientology è stata certamente
significativa. Alla metà degli anni Novanta, questa religione le cui Scritture sono costituite sulla
ricerca, i libri e le conferenze registrate di Ron Hubbard: oltre 500 mila pagine di scritti, quasi 3
mila conferenze registrate e oltre 100 film - è diffusa in 2318 chiese,
missioni e gruppi, presenti in 107 paesi del mondo, con un personale volontario
di quasi 13 mila membri. In Italia
- dove i membri ammontano complessivamente a circa 5 mila aderenti - la prima
Chiesa di Scientology è nata a
Milano nel 1978; da allora ne sono sorte altre dieci: Brescia, Catania,
Brianza, Novara, Nuoro, Padova, Pordenone, Roma, Torino e Verona. Va precisato
che il numero di membri di Scientology è questione controversa fra gli stessi
specialisti. Quando si parla di 6 o anche 8 milioni di praticanti nel mondo, si
fa riferimento alle persone che hanno frequentato almeno un corso ma studi
attendibili dimostrano che solo il venti per cento delle persone che si
accostano a Scientology ne fanno ancora parte dopo tre o quattro anni.
Valutazioni più realistiche parlano di poco più di 1 milione di persone che si
considerano effettivamente scientologi. D'altronde, la pratica è notevole e la
Scientologia, come tanti altri nuovi movimenti religiosi, assomiglia più a una
stazione che a un palazzo: è affollata, ma se ci sono molte persone che
arrivano ce ne sono anche molte che partono.
La Dianetica e Scientologia,
come abbiamo accennato, rappresentano due fasi distinte della esposizione di
Hubbard. Nella visione dell'uomo di Dianetica, la vita psichica dell'essere
(paragonato volentieri a un computer) può essere aiutata a percorrere un
cammino a ritroso sulla "pista del tempo" - attraverso le sessioni di
auditing, una tecnica in cui è usato l'"Emeter": un elettrometro
paragonabile alle macchine della verità - alla ricerca degli
"engrammi", cioè delle percezioni anomale che ogni uomo registra nel
suo "mentale negativo" nei momenti di dolore o disturbo fisico o
emotivo. Mediante la terapia dell'auditing - spesso criticata per i costi non
indifferenti: le prime sessioni sono economiche, ma al termine di ogni ciclo si
è invitati a seguirne un altro -, il paziente si libera progressivamente dagli
"engrammi" fino a cancellarli, raggiungendo così l'invidiabile
condizione di clear a cui si accompagnano vantaggi di ogni genere: dall'aumento
del quoziente di intelligenza al miglioramento della salute fisica e del
successo negli affari. Pervenuti allo stato di clear, l'itinerario non è però
terminato. Occorre passare dalla Dianetica - che, secondo le parole di Hubbard,
"appartiene al mondo della psicologia - alla Scientologia, fase più
propriamente religiosa del viaggio
hubbardiano. Tra Dianetica e Scientologia vi è certamente continuità. In
effetti, la Dianetica parla di otto dinamiche in cui si manifesta l'aspirazione
alla sopravvivenza; di queste, la settima e l'ottava - che riguardano
l'immortalità e l'infinito - possono essere considerate il campo proprio
della Scientologia. La
Scientologia, che riposa su un'idea molto simile a quella reincarnazionista, si
propone di far raggiungere all'uomo i vari livelli di OT ("Tethan
Operativo"), e fonda la propria cosmologia su un mito di sapore gnostico secondo
cui i tethan, spiriti puri esistiti fin dall'origine, crearono gli universi di
Mest (materia-energia-spazio-tempo). Così riassume il mito di origine della
Scientologia lo specialista Roland Chagnon: "All'origine i tethan
esistevano da soli, onnipotenti, onniscienti, indistruttibili e immortali. Ma
non avendo niente da fare, soffrivano della loro stessa immortalità. Per uscire
dalla noia, decisero di giocare un gioco, creando universi. Tuttavia, i tethan
caddero vittime del loro stesso tranello. Si fecero assorbire dagli universi
che avevano creato, universi fatti di materia, di energia, di spazio e di
tempo, fino a dimenticare che ne erano i creatori. Di conseguenza, persero la
loro potenza e la loro onniscienza. Oggi, giacché i tethan hanno dimenticato la
loro autentica identità spirituale, credono di essere dei corpi". Grazie
alla Scientologia, seguendo i passi di un cammino iniziatico - i gradi più alti
sono tenuti segreti e gli insegnamenti, secondo quanto riferiscono alcuni
transfughi, farebbero riferimento alle disgrazie dell'umanità in seguito ai
misfatti di un tiranno, chiamato Xenu, capo della confederazione intergalattica
di 75 milioni di anni fa -, i tethan ricordano la loro origine e possono
diventare di nuovo "operativi": totalmente liberi e identificati con
l'Assoluto: con Dio, che non viene negato, ma di cui si parla molto poco. La
breve ricostruzione che abbiamo fornito non esaurisce, naturalmente, tutta la
complessità del sistema dottrinale
di Scientologia, in cui non di rado lo studioso rinviene tracce delle capacità
creative tipiche di uno scrittore di fantascienza quale fu Ron Hubbard. La
ricerca religiosa è completata anche da una ricerca etica, di non ampio
spettro, che si riduce a una serie di semplici prescrizioni non lontane, tutto
sommato, dalla tradizione morale occidentale. Oltre alle indubbie originalità
del pensiero di Hubbard, ci pare che la caratterizzazione di Dianetica e di Scientolo-gia sia la riproposta di
tematiche religiose a sfondo gnostico, incompati-bili con la fede cristiana,
caratteristiche della deriva utopica dei nuovi movimenti religiosi del
"potenziale umano" (Messaggero di sant'Antonio, febbraio 1997
p.38-41).
Stiamo per entrare in una
nuova era, l’era dell’Aquario -Niente strutture, né gerarchie, ma un
metanetwork. Non c’è una dottrina, perché non esiste la verità, tutto è
relativo. Radici: spiritualità alternative, interesse per le religioni non
cristiane -cristianesimo esoterico -spiritismo -occultismo -neopaganesimo -ufo
-astrologia -terapie alternative, medicina olistica -movimento vegetariano
-psicologie alternative -movimento della recovery -organizzazioni sociali
alternative -ecologia profonda -nuova politica -reincarnazione -il biofeedback,
-alchimia -yoga, -arti marziali -occultismo -divinazione -agopuntura -tarocchi,
-zen, -mitologia -chiaroveggenza.
Principi:
-Non c’è verità, ognuno ha la sua
-Tutte le religioni sono uguali, e non serve a niente la
religione della Domenica
-trasformare le attività della vita quotidiana
-salvezza istantanea, benessere
-Dio interdipendente col mondo, che è interdipendente con Dio
(panteismo, gnosticismo).
-Uomo: «noi siamo Dio»: Dio è il potere spirituale che è in
noi, rispetto al quale è co-creatore.
-Cristo è la scintilla interiore che è dentro ciascuno di
noi, scintilla dell’unità ultima, il Cristo cosmico che è l’Io, è di ogni
creatura. Gesù di Nazareth è colui che ha realizzato in modo sovraeminente il
Cristo cosmico. Cristo futuro, maestro universale che deve venire:
Cristo-Maytreia. Coscienza planetaria (ecologia profonda).
-
«Associazione spirituale per l’unificazione del mondo
cristiano». Influsso della dottrina confuciana dello yin e dello yang; Una
chiesa che unifichi tutte le religioni; Importanza
della famiglia.
QUATTRO PILASTRI:
I. L’universo non è una
macchina, ma un organismo vivente, e tutti formiamo una famiglia: monismo-panteismo.
II. Yin e Yang: comunione.
No al cristianesimo che è divisione. III. L’io conscio è immerso nell’oceano
dell’inconscio collettivo (miti e leggende). Il sé profondo coincide con Dio.
Dio è la parte più profonda di noi (Intuizione - esperienza - reincarnazione).
(Rebirth - Channeling).
IV. Astrologia: Toro -Ariete -Pesci -Acquario. Enneagramma:
stella aperta a nove punte, per classificare i tipi umani.
CONCLUSIONE E CONFUTAZIONE:
- La fede non è una vaga
forma di esperienza di sé, ma la naturale risposta all’impulso della
trascendenza, ma stare alla presenza di Dio.
- Dio e l’uomo sono liberi e
distinti: così possono amarsi.
- La preghiera non è
introspezione, ma un entrare nella
Sua volontà.
- L’uomo è buono, ma da solo
non ce la fa: ha bisogno della grazia.
- La sofferenza e la morte
ci sono ed hanno una pregnanza.
- I metodi di ascesi di
queste sette sono a volte pericolosissimi.
- La sfida ad essi può essere condotta:
1- sul concetto di felicità
come unica dimensione antropologica.
2- sulla necessità di
contrapporre un’esperienza mistica personale.
3- ribadire la positività
del corpo, affermare l’accordo tra religione e scienza, proclamare la
promozione dell’io e della coscienza, come sbocco naturale della maturità
spirituale.
L'organizzazione Satya Sai
Baba (di matrice orientale e sincretistica)(MILIZIA MARIANA,UNA RELIGIONE VALE
L'ALTRA?, DI GIUSEPPE FERRARI, P.20 sett. 1994, N.7). Satya Sai Baba è nato il
23 novembre 1926 a Puttaparti, un villaggio situato nell'India del Sud, nello
Stato dell'Andhra Pradesh, quarto figlio di Pedda Venkappa Raju e Ishvaramma.
I genitori
gli imposero il nome di Satyanarayana, la divinità a cui si era rivolta in
adorazione la madre poche ore prima della nascita del figlio. La sera dell'8
marzo 1940 a Uravakonda, dove
frequentava la scuola superiore, ebbe una brusca reazione attribuita in
un primo momento alla presunta puntura di uno scorpione al suo alluce destro;
il giorno dopo cadde in uno stato di rigidità e di incoscienza. Nei giorni che
seguirono, Satya cominciò a comportarsi in modo strano e isterico e ogni tanto
si irrigidiva dando anche l'impressione di lasciare il corpo, cosa che avviene
tuttora. I genitori, preoccupati, seguirono il consiglio di alcuni medici e di
alcuni sacerdoti hindu e a un certo punto lo portarono da uno stregone, che
utilizzò vari artifizi sottoponendolo anche a inauditi tormenti per espellere
lo spirito maligno che riteneva si fosse impossessato del ragazzo; ma,
nonostante questo tentativo, Satya non tornò normale. Il 23 maggio 1940, dopo
aver cominciato a produrre varie cose apparentemente dal nulla, si fece
chiamare Sai Baba, nome che significherebbe «Santo Padre e Madre Divina
Universali», secondo quanto affermato dai suoi devoti nella sua biografia
ufficiale. Il 28 ottobre 1940 è la data che segna l'abbandono degli studi da
parte di Satya e l'inizio della missione del guru tra i suoi devoti; missione
che, secondo quanto affermato dallo stesso Sai Baba, si protrarrà fino al 2022,
anno in cui ha preannunciato la sua morte. Una delle peculiarità della
spiritualità introdotta da Sai Baba è quella di ritenere tutte le religioni
equivalenti e in ultima analisi di stemperarle nella propria visione religiosa;
tant'è che, per esemplificare, il cristiano viene da lui sollecitato a essere
un buon cristiano e nello stesso tempo a rivolgersi a lui per ogni necessità e
a venerarlo, considerando tra l'altro che egli ritiene di essere colui che ha
inviato Gesù Cristo (che é un avatara, cioè una manifestazione o discesa di Dio
sulla terra in qualche forma incarnata) superiore a Cristo stesso. Ciò viene
preso in seria considerazione dai suoi seguaci provenienti dal cristianesimo,
che arrivano ad adorarlo convinti della sua divinità. Questo è certamente
incompatibile con la professione della propria fede originaria, tanto più se si
considera che il cristianesimo professa l'unica e definitiva incarnazione di
Dio nella persona di Gesù di Nazareth; non si vede pertanto come un cattolico
possa continuare a frequentare i sacramenti, cibarsi del Corpo e Sangue di
Cristo nell'Eucaristia, e contemporaneamente non ritenere Gesù suo unico
Signore, incarnato, morto e risorto per la salvezza di tutti gli uomini. E
proprio il caso di dire che il cristiano che segue Sai Baba arriva a rifiutare
il Creatore, Colui che ha creato tutte le cose visibili e invisibili, per farsi
schiavo di una creatura nella quale confidare nei momenti di bisogno e alla
quale delegare le proprie responsabilità verso gli uomini e verso Dio. A chi sì
trova in questa situazione è opportuno ricordare le parole dell'apostolo Paolo:
«Siete stati comprati a caro prezzo: non fatevi schiavi degli uomini!» (1 Cor
7,23). (MILIZIA MARIANA,UNA RELIGIONE VALE L'ALTRA?, DI GIUSEPPE FERRARI, P.20
SETT. 1994, N.7
Egli viene in te eterno,
Egli si libra fecondo sul nulla e libera Adamo dalla sua inerzia. Vita alla nuova
umanità! Il tuo soffio scenda sulle zolle di terra ed i chicchi saranno un
unico pane, tutti i fratelli si daranno la mano, vivranno in un mondo più
umano.
Rendici coraggiosi Signore,
di fronte a ciò che temiamo. Tu, donatore generoso, stacci vicino col tuo
aiuto. Allontana il malevolo, il nemico. Fa che gioiamo... di tutte le
creature, fa che le armi dei nostri nemici non prevalgano su di noi. Guidaci
verso un mondo aperto: alla luce celeste, al coraggio ed alla benedizione. Le
tue braccia sono forti, o Signore potente. Noi confidiamo illimitatamente in
te, L'atmosfera che respiriamo
instilli in noi coraggio, il coraggio ci custodisca perché siamo senza
timore davanti all'amico e al nemico, che siamo senza timore di fronte al noto
e all'ignoto, che siamo senza timore di giorno e di notte! FA CHE TUTTO IL
MONDO CI SIA AMICO (ATHARVA - VEDA XIX, 15)
senza di te noi rischiamo di costruire sulla sabbia, ma con
te noi costruiremo sulla roccia. Tutti i nostri sforzi rischiano di essere
inutili, se tu ci manchi. Vogliamo costruire la casa della nostra esistenza,
della nostra famiglia, del nostro futuro, del futuro dei nostri figli, su una
roccia resistente e non sulle sabbie mobili delle emozioni del momento, sulle
idee di moda, sulla febbre del consumismo, sullo spirito di accaparramento...
Se tu sei con noi, siamo certi che andremo per i sentieri giusti, che faremo le
scelte migliori per noi e per gli altri, che la nostra vita porterà… il segno
della tua abbondanza, che costruiremo un futuro di pace e di fraternità….
DOVE POSO IL CAPO ANCORA NON LO SO! DAMMI LA TUA MANO, LA
MANO TUA, SIGNORE; DAMMI LA TUA MANO, CHE MI RIPOSO UN po'. Lorenzo
“Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel
Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; il frutto della luce
consiste in ogni bontà, (GIUSTIZIA E VERITA’). Cercate ciò che è gradito al
Signore, e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, poichè di
quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlarne... ma
noi siamo figli della luce.”
quel giorno,
Signore abbi pietà di noi. A noi che non abbiamo consapevolezza di
essere cattivi, donaci la forza e l'amore per sostenere la verità che è dentro
di noi e per accoglierci ancora. Donaci l'amore per sostenere la Verità. Donaci
la forza di rimanere e di non fuggire via dalla tua presenza. Grazie Signore.
Ecco l'importante della vita: aver visto una volta qualcosa, aver sentito una
cosa tanto grande, tanto magnifica che ogni altra sia un nulla al suo confronto
e anche se si dimenticasse tutto il resto, quella non la si dimenticherebbe mai
più”. (Soren Kierkegaard)
“Tutti i peccati saranno perdonati ad eccezione del peccato,
contro lo Spirito Santo, chi bestemmia contro lo Spirito Santo non avrà perdono
in eterno”.
è la stessa realtà aconcettuale e aconfessionale di Dio.
Tutto suscita e vivifica, ama e purifica. Amante del bene e della vita,
consolatore di ogni vita. Bellezza, stupore, tenerezza e armonia. Cercato e
amato, invocato con tutti i nomi della luce e della pienezza della vita. Tutto
viene attraverso Lui e tutto con Lui torna al Padre. Sapienza eterna ed
insondabile, splendore abissale, ineffabile perfezione. Tutto comprende, tutto
ama, tutto perdona. Ovunque crea figli di Dio, si diletta di abitare nei loro
cuore e li arricchisce di santi pensieri e sentimenti. Santifica tutti gli
uomini che cercano Dio. Anima dell’anima di tutte le cose, tiene unite le tante
membra per dare vitalità a tutto il corpo. In Lui non c’è odio o alcunché di
imperfetto. Ama e attira tutti nell’amore. Ama tutti gli uomini e li conduce
all’unità. Odia la violenza, il possesso e la sopraffazione. Non c’è gioia nel cuore di un uomo se
Lui manca. Lo Spirito Santo si sottrae immediatamente quando volontariamente ci
si sottrae alla rettitudine.
Rettamente cercato, non si lascia minimamente
attendere, Dolcezza ineffabile, si comunica non appena si opera il silenzio
esterno e interno e si cerca con tutto il proprio essere il grande amore del
Padre. Amore increato effuso dal Padre, vera vita degli uomini.