Sintassi


Indice

Sintassi dei casi: Accusativo - Genitivo - Dativo - Ablativo
Sintassi del verbo: Congiuntivo - Infinito
Sintassi del periodo: Coordinazione e subordinazione - Congiunzioni - Usi di "ut" - -Proposizioni complementari - Proposizioni interrogative dirette - Proposizioni interrogative indirette - Proposizioni relative - Proposizioni avverbiali: (avversative, causali, comparative, concessive, consecutive, finali, temporali) - Periodo ipotetico -

Sintassi dei casi

Gli elementi della proposizione e le concordanze

Particolarità

Le forme nominali del verbo

Il Nominativo e il Vocativo

L'Accusativo

Funzioni dell'Accusativo

L'Accusativo può indicare il soggetto e il predicato nominale delle frasi infinitive e i seguenti complementi: oggetto, tempo continuato, età, luogo, causa; inoltre può dipendere da alcuni verbi: assolutamente impersonali, relativamente impersonali, transitivi in Latino e transitivi in Italiano, verba affectuum, verbi che esprimono sensazioni fisiche.
Si incontra anche nel costrutto del "doppio accusativo", nelle esclamazioni e in alcune espressioni avverbiali.

Complemento oggetto

Complemento dell'oggetto interno

Complemento predicativo dell'oggetto

Complemento di relazione ("alla greca")

Complemento di età

Complemento di estensione

Complemento di distanza

Complementi di tempo

Complementi di luogo

Accusativo con i verbi assolutamente impersonali

Si costruiscono esclusivamente con la terza persona singolare, espressa in accusativo.

Accusativo con i verbi relativamente impersonali

Si costruiscono con l'accusativo della persona che, diversamente da quanto avviene con i verbi assolutamente impersonali, può essere anche plurale.

fallo, -is, fefelli, falsum, -eremi sfugge, m'inganno, mi sbaglio, non so
fugio, -is, fugi, fugitum, -ere
lateo, -es, latui, latère
praetero, -es, praeterii (-ivi), praeteritum, -ire
decet, decuit, decèremi conviene, mi si confà, mi si addice, mi sta bene
dedecet, dedecuit, dedecèrenon mi conviene etc ...
iuvo, -as, iuvi, iutum, -aremi fa piacere, mi piace, mi è gradito, mi diletta, mi giova; è bello / utile / bene
Seneca (4 a.C. ca. - 65)

Libenter ex iis qui a te veniunt cognovi familiariter te cum servis tuis vivere: hoc prudentiam tuam, hoc eruditionem decet. (Ep. ad Lucilium, 47)

Con piacere sono venuto a sapere da quanti provengono da casa tua che tu vivi familiarmente con i tuoi servi: questo si addice alla tua saggezza, questo alla tua istruzione.

Accusativo con i verbi transitiviin Latino e intransitivi in Italiano

Accusativo con i verba affectuum

Accusativo con i verbi che esprimono sensazioni fisiche

Doppio Accusativo

Accusativo del complemento oggetto e del predicativo
Accusativo del complemento oggetto e del luogo
Accusativo della persona e della cosa
Doceo
Celo
Oro
Rogo
Interrogo
Peto
Quaero

Esclamazioni

Accusativo avverbiale

Il Genitivo

Funzioni del Genitivo

Il Genitivo può indicare i complementi: di specificazione (con valore soggettivo o oggettivo), possessivo, epesegetico (o dichiarativo), di convenienza (o pertinenza), partitivo, di qualità,di quantità, di stima e di prezzo indeterminati, di colpa (o accusa), di pena indeterminata; inoltre indica la persona con i verbi interest e refert, la persona o la cosa con i verbi di memoria, vari complementi che dipendono da alcuni aggettivi o participi, l'attributo e l'apposizione riferiti ad un nome in caso genitivo.

Complemento di specificazione

Genitivo possessivo

Genitivo epesegetico (o dichiarativo)

Complemento di convenienza (o pertinenza)

Genitivo partitivo

Complemento di qualità

Complemento di quantità

Complementi di stima e di prezzo indeterminati

Complemento di colpa (o accusa)

Complemento di pena (indeterminata)

Interest e refert

Genitivo con i verbi di memoria

Aggettivi e participi che reggono il Genitivo

Tacito (55 - 120/126 d.C.)

"Quotiens causas belli et necessitatem nostram intueor, magnus mihi animus est hodiernum diem consensumque vestrum initium libertatis toti Britanniae fore; nam et universi coistis et servitutis expertes et nullae ultra terrae ac ne mare quidem securum imminente nobis classe Romana. Ita proelium atque arma, quae fortibus honesta, eadem etiam ignavis tutissima sunt. (Agricola, 30)

Ogni volta che considero le cause della guerra e l'ineluttabile nostra situazione, ho una grande speranza che questo giorno e la vostra concordia segneranno l'inizio della libertà per tutta la Britannia; infatti e vi siete raccolti tutti quanti e non siete sottoposti a schiavitù e al di là non (ci sono) più terre e neppure il mare (è) sicuroperché la flotta romana ci minaccia costantemente.

Il Dativo

Dativo d'interesse

Dativo etico

Dativo di possesso

Sallustio (86 - 35 a.C.)

Sed nostra omnis vis in animo et corpore sita est: animi imperio, corporis servitio magis utimur; alterum nobis cum dis, alterum cum beluis commune est. (De Catilinae coniuratione, 1)

Ora tutta la nostra energia è posta nell'animo e nel corpo: utilizziamo soprattutto la facoltà dell'animo per comandare, quella del corpo come di un servitore; l'una abbiamo in comune con gli dei, l'altra con le bestie.

Dativo di fine

Dativo di agente

Dativo di relazione

Dativo dipendente da aggettivi

Tacito (55 - 120/126 d.C.)

pars multo maxima inminentis dominos variis rumoribus differebant: trucem Agrippam et ignominia accensum non aetate neque rerum experientia tantae moli parem; Tiberium Neronem maturum annis, spectatum bello, sed vetere atque insita Claudiae familiae superbia, multaque indicia saevitiae, quamquam premantur, erumpere. (Annales, I, 4)

la stragrande maggioranza diffamava con dicerie d'ogni genere i nuovi padroni: Agrippa, dicevano, era un violento crudele, infiammato d'ira per l'ignominia subità e, per l'età e la scarsa esperienza, non all'altezza di un compito tanto gravoso; Tiberio Nerone, maturo d'età, ammirato per le imprese belliche, ma pieno della superbia propria da sempre della famiglia Claudia; in lui si manifestavano, sebbene cercasse di mascherarli, molti indizi di crudeltà.

Dativo con verbi

Dativo con verbi transitivi

Dativo con verbi intransitivi

Tacito (55 - 120/126 d.C.)

"Quotiens causas belli et necessitatem nostram intueor, magnus mihi animus est hodiernum diem consensumque vestrum initium libertatis toti Britanniae fore; nam et universi coistis et servitutis expertes et nullae ultra terrae ac ne mare quidem securum imminente nobis classe Romana. Ita proelium atque arma, quae fortibus honesta, eadem etiam ignavis tutissima sunt. (Agricola, 30)

Ogni volta che considero le cause della guerra e l'ineluttabile nostra situazione, ho una grande speranza che questo giorno e la vostra concordia segneranno l'inizio della libertà per tutta la Britannia; infatti e vi siete raccolti tutti quanti e non (siete) sottoposti a schiavitù e al di là non (ci sono) più terre e neppure il mare (è) sicuroperché la flotta romana ci minaccia costantemente.

Verbi con doppia costruzione

Costruzione passiva dei verbi che reggono il dativo

Verbi con diversi costrutti

Dativo con verbi composti

Dativo con i verbi di eccellenza

Sallustio (86 - 35 a.C.)

Omnis homines qui sese student praestare ceteris animalibus summa ope niti decet ne vitam silentio transeant, veluti pecora quae natura prona atque ventri oboedientia finxit. (De Catilinae coniuratione, 1)

E' necessario che tutti gli uomini che desiderano essere superiori agli altri esseri viventi tendano con tutte le loro energie a non trascorrere la vita senza fama, come le bestie, che la natura ha creato chine a terra e sottoposte al ventre.

Verbi con doppio dativo

L'Ablativo

Il termine "ablativo", da "ablativus" (allontanato o allontanante), esprime numerosi complementi. I principali sono quelli che indicano allontanamento, origine, nascita; avendo assorbito i casi locativo e strumentale dell'indoeuropeo, indica anche i complementi di mezzo e strumento, di agente e causa efficiente.
Esprime anche il complemento di stato in luogo in unione alla preposizione "in". Il caso locativo indoeuropeo rimane in alcune forme ("ruri", in campagna; "domi", in casa; "domi militiaeque", in pace e in guerra; nei nomi di città e piccole isole della prima e della seconda declinazione singolare: "Romae", a Roma).
Il costrutto dell' ablativo assoluto ha funzione di proposizione circostanziale.

Ablativo in funzione strumentale

Con i verbi utor (uso, mi servo di), fruor (usufruisco di , godo di), fungor (adempio a, fungo da), vescor (mi cibo di), potior (mi impadronisco di)
Sallustio (86 - 35 a.C.)

Sed nostra omnis vis in animo et corpore sita est: animi imperio, corporis servitio magis utimur; alterum nobis cum dis, alterum cum beluis commune est. (De Catilinae coniuratione, 1)

Ora tutta la nostra energia è posta nell'animo e nel corpo: utilizziamo soprattutto (Il comando dell'animo, il servizio del corpo) la facoltà dell'animo per comandare, quella del corpo come di un servitore; l'una abbiamo in comune con gli dei, l'altra con le bestie.

Ablativo assoluto

Tacito (55 - 120/126 d.C.)

"Quotiens causas belli et necessitatem nostram intueor, magnus mihi animus est hodiernum diem consensumque vestrum initium libertatis toti Britanniae fore; nam et universi coistis et servitutis expertes et nullae ultra terrae ac ne mare quidem securum imminente nobis classe Romana. Ita proelium atque arma, quae fortibus honesta, eadem etiam ignavis tutissima sunt. (Agricola, 30)

Ogni volta che considero le cause della guerra e l'ineluttabile nostra situazione, ho una grande speranza che questo giorno e la vostra concordia segneranno l'inizio della libertà per tutta la Britannia; infatti e vi siete raccolti tutti quanti e (siete) non siete sottoposti a schiavitù e al di là non (ci sono) più terre e neppure il mare (è) sicuro perché la flotta romana ci minaccia costantemente.

Igitur verso civitatis statu nihil usquam prisci et integri moris: omnes exuta aequalitate iussa principis aspectare, nulla in praesens formidine, dum Augustus aetate validus seque et domum in pacem sustentavit. (Annales, I, 4)

Allora, sconvolto profondamente l'ordinamento dello stato, non rimaneva da nessuna parte nulla dell'antico e incorrotto costume: tutti, perduto il senso dell'uguaglianza, aspettavano i comandi del principe, senza alcun timore al presente, finché Augusto, ancora giovane e in forze, garantì il proprio potere, quello del suo casato e la pace.

Determinazioni di luogo e di tempo

Sintassi del verbo

Le proprietà del verbo

Modi del verbo nelle proposizioni indipendenti

L'indicativo

Il congiuntivo

Potenziale

Tito Livio (59 a.C. - 17 d.C.)

Facturusne operae pretium sim si a primordio urbis res populi Romani perscripserim nec satis scio nec, si sciam, dicere ausim, quippe qui cum veterem tum volgatam esse rem videam, dum novi semper scriptores aut in rebus certius aliquid allaturos se aut scribendi arte rudem vetustatem superaturos credunt. (Ab urbe condita, Praefatio)

Non so bene nè, se lo sapessi, oserei dire se sto per fare un'opera di pregio, se scriverò la storia del popolo romano dai primordi della città, soprattutto perchè vedo che l'argomento è trattato fin dall'antichità , mentre scrittori sempre nuovi credono che o apporteranno qualcosa di più sicuro o che supereranno con la tecnica stilistica la rozza antichità.

Tacito (55 ca. - 117 ca.)

Nos terrarum ac libertatis extremos recessus ipse ac sinus famae in hunc diem defendit; atque omne ignotum pro magnifico est; sed nunc terminus Britanniae patet, nulla iam ultra gens, nihil nisi fluctus ac saxa, et infestiores Romani, quorum superbiam frustra per obsequium ac modestiam effugias. (Agricola, 30)

Proprio l'isolamento e l'oscurità della fama difendono, fino ad oggi, noi che siamo ai confini del mondo e della libertà; si sa che tutto ciò che è ignoto è ritenuto meraviglioso; ma ora il confine estremo della Britannia è scoperto, ormai al di là non vi è nessun popolo, niente se non onde e scogli, e i Romani, ancor più nemici, alla superbia dei quali invano potresti sfuggire attraverso la sottomissione e l'obbedienza.

Raptores orbis, postquam cuncta vastantibus defuere terrae, et mare scrutantur; si locuples hostis est, avari, si pauper, ambitiosi, quos non Oriens, non Occidens satiaverit; soli omnium opes atque inopiam pari adfectu concupiscunt. Auferre, trucidare, rapere, falsis nominibus imperium, atque, ubi solitudines faciunt, pacem appellant. (Agricola, 30)

Predatori del mondo, dopo che vennero meno le terre a loro che tutto devastavano, scrutano anche il mare; se il nemico è ricco, avidi, se povero, superbi, tali che non l'Oriente non l'Occidente potrebbe saziare; unici fra tutti i popoli, bramano con pari veemenza le ricchezze e la povertà. Rubare, trucidare, rapire, con falsi nomi chiamano impero e pace dove fanno il deserto.

L'imperativo

Le forme nominali del verbo

L'Infinito

Infinito storico

Tacito (55 ca. - 117 ca.)

Igitur verso civitatis statu nihil usquam prisci et integri moris: omnes exuta aequalitate iussa principis aspectare, nulla in praesens formidine, dum Augustus aetate validus seque et domum in pacem sustentavit. (Annales, I, 4)

Allora, sconvolto profondamente l'ordinamento dello stato, non rimaneva da nessuna parte nulla dell'antico e incorrotto costume: tutti, perduto il senso dell'uguaglianza, aspettavano i comandi del principe, senza alcun timore al presente, finché Augusto, ancora giovane e in forze, garantì il proprio potere, quello del suo casato e la pace.

Sintassi del periodo

La coordinazione e la subordinazione

Il periodo latino prevede tre modi fondamentali di collegamento delle proposizioni tra loro: l'accostamento (paratassi ), la coordinazione (asindeto - polisindeto) e la subordinazione (ipotassi).

La coordinazione si realizza quando più proposizioni, principali o subordinate, sono collegate da congiunzioni coordinative, la subordinazione quando il legame è costituito da congiunzioni subordinanti, quando, cioè, il rapporto logico è di subordinazione rispetto alla proposizione reggente.

Coordinazione per asindeto
Sallustio (86 - 35 a.C.)

Quo mihi rectius [esse] videtur ingeni quam virium opibus gloriam quaerere, et, quoniam vita ipsa qua fruimur brevis est, memoriam nostri quam maxume longam efficere; nam divitiarum et formae gloria fluxa atque fragilis est, virtus clara aeternaque habetur. (De Catilinae coniuratione, 1)
Perciò mi sembra più giusto cercar di ottenere la gloria con i mezzi dello spirito che con quelli delle forze fisiche e, dal momento che la vita di cui godiamo è breve, rendere il ricordo di noi il più lungo possibile; infatti la gloria delle ricchezze e della prestanza fisica è fugace e passeggera, la virtù è un possesso luminoso ed eterno.

Le congiunzioni

Hanno la funzione di congiungere tra loro due parole o due proposizioni.
Vengono definite coordinanti se le parole o le proposizioni sono dello stesso grado, subordinanti se congiungono ad una proposizione reggente una proposizione dipendente (subordinata), introducono, quindi, le proposizioni subordinate.

Coordinative Subordinative
Copulative affermative: et, atque, ac, -que (= e) Finali: ut, quo / ne (neve, neu) (=affinché / affinché non)
Copulative negative: neque, nec, neve (neu) (=nè, e non) Consecutive: cosicchè
Copulative correlative: et ... et (= e ... e), tum ... tum (=sia ... sia)
nec ... nec (=nè ... nè), modo .. modo (=ora ... ora)
Causali: cum, quod, quia, quoniam (= poichè, perchè, giacchè, dal momento che)

Usi di "ut"

In unione all'indicativo esprime: In unione al congiuntivo esprime:
significato temporale = non appena la proposizione finale = affinchè
valore modale o incidentale = come la proposizione consecutiva = che
valore comparativo = come la proposizione concessiva = sebbene
valore limitativo = per quanto la proposizione completiva = che

La consecutio temporum

Le proposizioni complementari o sostantive

Si possono distinguere, in base alla funzione logica che svolgono nel periodo, in tre gruppi:

  1. Proposizioni complementari dirette (sostantive)
  2. Proposizioni complementari indirette (avverbiali, circostanziali)
  3. Proposizioni attributive/appositive (aggettive)

Proposizioni complemetari dirette

Dette anche "sostantive", svolgono, all'interno del periodo, una funzione analoga a quella del soggetto o del complemento oggetto nella frase.

Diversi tipi di proposizioni complementari dirette
  1. Infinitive (soggetto in accusativo + verbo all'infinito);
  2. Introdotte dal "quod" dichiarativo;
  3. Introdotte dalle congiunzioni "ut", "ut non", "ne", "quin", "quominus" (verbo al congiuntivo secondo le norme della consecutio temporum);
  4. Interrogative indirette: introdotte da avverbi, aggettivi o pronomi interrogativi (verbo al congiuntivo).

Proposizioni infinitive

Tacito (55 ca. - 117 ca.)

"Quotiens causas belli et necessitatem nostram intueor, magnus mihi animus est hodiernum diem consensumque vestrum initium libertatis toti Britanniae fore; (Agricola, 30, 1)

Ogni volta che volgo l'attenzione alle cause della guerra e alla nostra situazione critica, nutro grande speranza che il giorno odierno e la vostra concordia saranno l'inizio della libertà per tutta la Britannia;

Le proposizioni interrogative dirette

Agostino (354 - 430)

Quo modo enim vera beatitudo est de cuius numquam aeternitate confiditur, dum anima venturam miseriam aut inperitissime in veritate nescit aut infelicissime in beatitudine pertimescit? (De civitate Dei, XII, 14,2)

Come infatti può essere vera felicità quella sull'immortalità della quale non si può far conto, mentre l'anima, assai inesperta della verità, o non conosce l'infelicità che verrà o, pur essendo in una condizione felice, (la) teme con grandissima angoscia?

Le proposizioni interrogative indirette

Tito Livio (59 a.C. - 17 d.C.)

Facturusne operae pretium sim a primordio urbis res populi Romani perscripserim nec satis scio nec, si sciam, dicere ausim, quippe qui cum veterem tum volgatam esse rem videam, dum novi semper scriptores aut in rebus certius aliquid allaturos se aut scribendi arte rudem vetustatem superaturos credunt. (Ab urbe condita, Praefatio)

Non so bene né, se lo sapessi, oserei dire se sto per fare un'opera di pregio, se scriverò la storia del popolo romano dai primordi della città, soprattutto perché vedo che l'argomento è trattato fin dall'antichità , mentre scrittori sempre nuovi credono che o apporteranno qualcosa di più sicuro o che supereranno con la tecnica stilistica la rozza antichità .

Le proposizioni esclamative

Le proposizioni incidentali

Le proposizioni relative

Tacito (55 ca. - 117 ca.)

Ita proelium atque arma, quae fortibus honesta, eadem etiam ignavis tutissima sunt. (Agricola, 30, 1)

Così il combattimento e le armi, che sono onorevoli per i forti, i medesimi sono i più sicuri per gli ignavi.

Le proposizioni circostanziali o avverbiali
(concessive, avversative, causali, comparative, condizionali, consecutive, finali, temporali)

Proposizioni concessive

Tacito (55 - 120/126 d.C.)

pars multo maxima inminentis dominos variis rumoribus differebant: trucem Agrippam et ignominia accensum non aetate neque rerum experientia tantae moli parem; Tiberium Neronem maturum annis, spectatum bello, sed vetere atque insita Claudiae familiae superbia, multaque indicia saevitiae, quamquam premantur, erumpere. (Annales, I, 4)

la stragrande maggioranza diffamava con dicerie d'ogni genere i nuovi padroni: Agrippa, dicevano, era un violento crudele, infiammato d'ira per l'ignominia subità e, per l'età e la scarsa esperienza, non all'altezza di un compito tanto gravoso; Tiberio Nerone, maturo d'età, ammirato per le imprese belliche, ma pieno della superbia propria da sempre della famiglia Claudia; in lui si manifestavano, sebbene cercasse di mascherarli, molti indizi di crudeltà.

Proposizioni causali

Sallustio (86 - 35 a.C.)

Quo mihi rectius [esse] videtur ingeni quam virium opibus gloriam quaerere, et, quoniam vita ipsa qua fruimur brevis est, memoriam nostri quam maxume longam efficere; (De Catilinae coniuratione, 1)
Perciò mi sembra più giusto cercar di ottenere la gloria con i mezzi dello spirito che con quelli delle forze fisiche e, dal momento che la vita di cui godiamo è breve, rendere il ricordo di noi il più lungo possibile;

Proposizioni temporali

Tacito (55 - 120/126 d.C.)

Postquam provecta iam senectus aegro et corpore fatigabatur, aderatque finis et spes novae, pauci bona libertatis in cassum disserere, plures bellum pavescere, alii cupere; pars multo maxima inminentis dominos variis rumoribus differebant. (Annales, I, 4)

Quando, spossato dall'età avanzata e dalle malattie, si avvicinava la sua fine e nuove speranze sorgevano, pochi parlavano invano del bene della libertà, i più temevano la guerra, altri la desideravano; la stragrande maggioranza diffamava con dicerie d'ogni genere i nuovi padroni.

Il periodo ipotetico

Cicerone (106 - 43 a.C.)

Formam quidem ipsam, Marce fili, et tamquam faciem honesti vides, quae si oculis cerneretur, mirabiles amores, ut ait Plato, excitaret sapientiae »[Fedro, 250 d]. (De officiis, 15)
Tu vedi, figlio Marco, l'immagine e, per così dire, il volto stesso dell'onesto,« che, se si potesse vedere con gli occhi, farebbe nascere, come dice Platone, un meraviglioso amore per la sapienza.

Tito Livio (59 a.C. - 17 d.C.)

Facturusne operae pretium sim, si a primordio urbis res populi Romani perscripserim, nec satis scio nec, si sciam, dicere ausim, quippe qui cum veterem tum volgatam esse rem videam, dum novi semper scriptores aut in rebus certius aliquid allaturos se aut scribendi arte rudem vetustatem superaturos credunt. (Ab urbe condita, Praefatio)

Non so bene né, se lo sapessi, oserei dire se sto per fare un'opera di pregio, se scriverò la storia del popolo romano dai primordi della città, soprattutto perché vedo che l'argomento è trattato fin dall'antichità, mentre scrittori sempre nuovi credono che o apporteranno qualcosa di più sicuro o che supereranno con la tecnica stilistica la rozza antichità.

Periodo ipotetico con l'apodosi indipendente

I tipo

Agostino (354 - 430)

At si ad miserias numquam ulterius reditura ab his ad beatitudinem pergit, fit ergo aliquid novi in tempore, quod finem non habet temporis. (De civitate Dei, XII, 14,2)

Ma se (l'anima), destinata a ritornare in breve alle miserie, da queste perviene alla felicità, allora accade qualcosa di inconsueto nel tempo, che non avrebbe più un limite temporale.

II tipo

III tipo

L'oratio obliqua

Tacito (55 - 120/126 d.C.)

pars multo maxima inminentis dominos variis rumoribus differebant: trucem Agrippam et ignominia accensum non aetate neque rerum experientia tantae moli parem; Tiberium Neronem maturum annis, spectatum bello, sed vetere atque insita Claudiae familiae superbia, multaque indicia saevitiae, quamquam premantur, erumpere. (Annales, I, 4)

la stragrande maggioranza diffamava con dicerie d'ogni genere i nuovi padroni: Agrippa, dicevano, era un violento crudele, infiammato d'ira per l'ignominia subità e, per l'età e la scarsa esperienza, non all'altezza di un compito tanto gravoso; Tiberio Nerone, maturo d'età, ammirato per le imprese belliche, ma pieno della superbia propria da sempre della famiglia Claudia; in lui si manifestavano, sebbene cercasse di mascherarli, molti indizi di crudeltà.