L'Accusativo può indicare il soggetto e il predicato nominale delle frasi infinitive e i seguenti complementi: oggetto, tempo continuato, età, luogo, causa; inoltre può dipendere da alcuni verbi: assolutamente impersonali, relativamente impersonali, transitivi in Latino e transitivi in Italiano, verba affectuum, verbi che esprimono sensazioni fisiche.
Si incontra anche nel costrutto del "doppio accusativo", nelle esclamazioni e in alcune espressioni avverbiali.
Si costruiscono esclusivamente con la terza persona singolare, espressa in accusativo.
Si costruiscono con l'accusativo della persona che, diversamente da quanto avviene con i verbi assolutamente impersonali, può essere anche plurale.
fallo, -is, fefelli, falsum, -ere | mi sfugge, m'inganno, mi sbaglio, non so | |
fugio, -is, fugi, fugitum, -ere | ||
lateo, -es, latui, latère | ||
praetero, -es, praeterii (-ivi), praeteritum, -ire | ||
decet, decuit, decère | mi conviene, mi si confà, mi si addice, mi sta bene | |
dedecet, dedecuit, dedecère | non mi conviene etc ... | |
iuvo, -as, iuvi, iutum, -are | mi fa piacere, mi piace, mi è gradito, mi diletta, mi giova; è bello / utile / bene |
Libenter ex iis qui a te veniunt cognovi familiariter te cum servis tuis vivere: hoc prudentiam tuam, hoc eruditionem decet. (Ep. ad Lucilium, 47)
Con piacere sono venuto a sapere da quanti provengono da casa tua che tu vivi familiarmente con i tuoi servi: questo si addice alla tua saggezza, questo alla tua istruzione.
Il Genitivo può indicare i complementi: di specificazione (con valore soggettivo o oggettivo), possessivo, epesegetico (o dichiarativo), di convenienza (o pertinenza), partitivo, di qualità,di quantità, di stima e di prezzo indeterminati, di colpa (o accusa), di pena indeterminata; inoltre indica la persona con i verbi interest e refert, la persona o la cosa con i verbi di memoria, vari complementi che dipendono da alcuni aggettivi o participi, l'attributo e l'apposizione riferiti ad un nome in caso genitivo.
"Quotiens causas belli et necessitatem nostram intueor, magnus mihi animus est hodiernum diem consensumque vestrum initium libertatis toti Britanniae fore; nam et universi coistis et servitutis expertes et nullae ultra terrae ac ne mare quidem securum imminente nobis classe Romana. Ita proelium atque arma, quae fortibus honesta, eadem etiam ignavis tutissima sunt. (Agricola, 30)
Ogni volta che considero le cause della guerra e l'ineluttabile nostra situazione, ho una grande speranza che questo giorno e la vostra concordia segneranno l'inizio della libertà per tutta la Britannia; infatti e vi siete raccolti tutti quanti e non siete sottoposti a schiavitù e al di là non (ci sono) più terre e neppure il mare (è) sicuroperché la flotta romana ci minaccia costantemente.
Sed nostra omnis vis in animo et corpore sita est: animi imperio, corporis servitio magis utimur; alterum nobis cum dis, alterum cum beluis commune est. (De Catilinae coniuratione, 1)
Ora tutta la nostra energia è posta nell'animo e nel corpo: utilizziamo soprattutto la facoltà dell'animo per comandare, quella del corpo come di un servitore; l'una abbiamo in comune con gli dei, l'altra con le bestie.
pars multo maxima inminentis dominos variis rumoribus differebant: trucem Agrippam et ignominia accensum non aetate neque rerum experientia tantae moli parem; Tiberium Neronem maturum annis, spectatum bello, sed vetere atque insita Claudiae familiae superbia, multaque indicia saevitiae, quamquam premantur, erumpere. (Annales, I, 4)
la stragrande maggioranza diffamava con dicerie d'ogni genere i nuovi padroni: Agrippa, dicevano, era un violento crudele, infiammato d'ira per l'ignominia subità e, per l'età e la scarsa esperienza, non all'altezza di un compito tanto gravoso; Tiberio Nerone, maturo d'età, ammirato per le imprese belliche, ma pieno della superbia propria da sempre della famiglia Claudia; in lui si manifestavano, sebbene cercasse di mascherarli, molti indizi di crudeltà.
"Quotiens causas belli et necessitatem nostram intueor, magnus mihi animus est hodiernum diem consensumque vestrum initium libertatis toti Britanniae fore; nam et universi coistis et servitutis expertes et nullae ultra terrae ac ne mare quidem securum imminente nobis classe Romana. Ita proelium atque arma, quae fortibus honesta, eadem etiam ignavis tutissima sunt. (Agricola, 30)
Ogni volta che considero le cause della guerra e l'ineluttabile nostra situazione, ho una grande speranza che questo giorno e la vostra concordia segneranno l'inizio della libertà per tutta la Britannia; infatti e vi siete raccolti tutti quanti e non (siete) sottoposti a schiavitù e al di là non (ci sono) più terre e neppure il mare (è) sicuroperché la flotta romana ci minaccia costantemente.
Omnis homines qui sese student praestare ceteris animalibus summa ope niti decet ne vitam silentio transeant, veluti pecora quae natura prona atque ventri oboedientia finxit. (De Catilinae coniuratione, 1)
E' necessario che tutti gli uomini che desiderano essere superiori agli altri esseri viventi tendano con tutte le loro energie a non trascorrere la vita senza fama, come le bestie, che la natura ha creato chine a terra e sottoposte al ventre.
Il termine "ablativo", da "ablativus" (allontanato o
allontanante), esprime numerosi complementi. I principali sono
quelli che indicano allontanamento, origine, nascita; avendo
assorbito i casi locativo e strumentale dell'indoeuropeo, indica
anche i complementi di mezzo e strumento, di agente e causa
efficiente.
Esprime anche il complemento di stato in luogo in unione alla
preposizione "in". Il caso locativo indoeuropeo rimane in alcune
forme ("ruri", in campagna; "domi", in casa; "domi militiaeque",
in pace e in guerra; nei nomi di città e piccole isole
della prima e della seconda declinazione singolare: "Romae", a
Roma).
Il costrutto dell' ablativo assoluto ha
funzione di proposizione circostanziale.
Sed nostra omnis vis in animo et corpore sita est: animi imperio, corporis servitio magis utimur; alterum nobis cum dis, alterum cum beluis commune est. (De Catilinae coniuratione, 1)
Ora tutta la nostra energia è posta nell'animo e nel corpo: utilizziamo soprattutto (Il comando dell'animo, il servizio del corpo) la facoltà dell'animo per comandare, quella del corpo come di un servitore; l'una abbiamo in comune con gli dei, l'altra con le bestie.
"Quotiens causas belli et necessitatem nostram intueor, magnus mihi animus est hodiernum diem consensumque vestrum initium libertatis toti Britanniae fore; nam et universi coistis et servitutis expertes et nullae ultra terrae ac ne mare quidem securum imminente nobis classe Romana. Ita proelium atque arma, quae fortibus honesta, eadem etiam ignavis tutissima sunt. (Agricola, 30)
Ogni volta che considero le cause della guerra e l'ineluttabile nostra situazione, ho una grande speranza che questo giorno e la vostra concordia segneranno l'inizio della libertà per tutta la Britannia; infatti e vi siete raccolti tutti quanti e (siete) non siete sottoposti a schiavitù e al di là non (ci sono) più terre e neppure il mare (è) sicuro perché la flotta romana ci minaccia costantemente.
Igitur verso civitatis statu nihil usquam prisci et integri moris: omnes exuta aequalitate iussa principis aspectare, nulla in praesens formidine, dum Augustus aetate validus seque et domum in pacem sustentavit. (Annales, I, 4)
Allora, sconvolto profondamente l'ordinamento dello stato, non rimaneva da nessuna parte nulla dell'antico e incorrotto costume: tutti, perduto il senso dell'uguaglianza, aspettavano i comandi del principe, senza alcun timore al presente, finché Augusto, ancora giovane e in forze, garantì il proprio potere, quello del suo casato e la pace.
Facturusne operae pretium sim si a primordio urbis res populi Romani perscripserim nec satis scio nec, si sciam, dicere ausim, quippe qui cum veterem tum volgatam esse rem videam, dum novi semper scriptores aut in rebus certius aliquid allaturos se aut scribendi arte rudem vetustatem superaturos credunt. (Ab urbe condita, Praefatio)
Non so bene nè, se lo sapessi, oserei dire se sto per fare un'opera di pregio, se scriverò la storia del popolo romano dai primordi della città, soprattutto perchè vedo che l'argomento è trattato fin dall'antichità , mentre scrittori sempre nuovi credono che o apporteranno qualcosa di più sicuro o che supereranno con la tecnica stilistica la rozza antichità.
Nos terrarum ac libertatis extremos recessus ipse ac sinus famae in hunc diem defendit; atque omne ignotum pro magnifico est; sed nunc terminus Britanniae patet, nulla iam ultra gens, nihil nisi fluctus ac saxa, et infestiores Romani, quorum superbiam frustra per obsequium ac modestiam effugias. (Agricola, 30)
Proprio l'isolamento e l'oscurità della fama difendono, fino ad oggi, noi che siamo ai confini del mondo e della libertà; si sa che tutto ciò che è ignoto è ritenuto meraviglioso; ma ora il confine estremo della Britannia è scoperto, ormai al di là non vi è nessun popolo, niente se non onde e scogli, e i Romani, ancor più nemici, alla superbia dei quali invano potresti sfuggire attraverso la sottomissione e l'obbedienza.
Raptores orbis, postquam cuncta vastantibus defuere terrae, et mare scrutantur; si locuples hostis est, avari, si pauper, ambitiosi, quos non Oriens, non Occidens satiaverit; soli omnium opes atque inopiam pari adfectu concupiscunt. Auferre, trucidare, rapere, falsis nominibus imperium, atque, ubi solitudines faciunt, pacem appellant. (Agricola, 30)
Predatori del mondo, dopo che vennero meno le terre a loro che tutto devastavano, scrutano anche il mare; se il nemico è ricco, avidi, se povero, superbi, tali che non l'Oriente non l'Occidente potrebbe saziare; unici fra tutti i popoli, bramano con pari veemenza le ricchezze e la povertà. Rubare, trucidare, rapire, con falsi nomi chiamano impero e pace dove fanno il deserto.
Igitur verso civitatis statu nihil usquam prisci et integri moris: omnes exuta aequalitate iussa principis aspectare, nulla in praesens formidine, dum Augustus aetate validus seque et domum in pacem sustentavit. (Annales, I, 4)
Allora, sconvolto profondamente l'ordinamento dello stato, non rimaneva da nessuna parte nulla dell'antico e incorrotto costume: tutti, perduto il senso dell'uguaglianza, aspettavano i comandi del principe, senza alcun timore al presente, finché Augusto, ancora giovane e in forze, garantì il proprio potere, quello del suo casato e la pace.
Il periodo latino prevede tre modi fondamentali di collegamento delle proposizioni tra loro: l'accostamento (paratassi ), la coordinazione (asindeto - polisindeto) e la subordinazione (ipotassi).
La coordinazione si realizza quando più proposizioni, principali o subordinate, sono collegate da congiunzioni coordinative, la subordinazione quando il legame è costituito da congiunzioni subordinanti, quando, cioè, il rapporto logico è di subordinazione rispetto alla proposizione reggente.
Quo mihi rectius [esse] videtur ingeni quam virium opibus
gloriam quaerere, et, quoniam vita ipsa qua fruimur brevis est,
memoriam nostri quam maxume longam efficere; nam
divitiarum et formae gloria fluxa atque fragilis est, virtus
clara aeternaque habetur. (De Catilinae coniuratione,
1)
Perciò mi sembra più giusto cercar di ottenere
la gloria con i mezzi dello spirito che con quelli delle forze
fisiche e, dal momento che la vita di cui godiamo è breve,
rendere il ricordo di noi il più lungo possibile;
infatti la gloria delle ricchezze e della prestanza
fisica è fugace e passeggera, la virtù è un
possesso luminoso ed eterno.
Hanno la funzione di congiungere tra loro due parole o due
proposizioni.
Vengono definite coordinanti se le parole o le proposizioni sono
dello stesso grado, subordinanti se congiungono ad una
proposizione reggente una proposizione dipendente (subordinata),
introducono, quindi, le proposizioni subordinate.
Coordinative | Subordinative |
---|---|
Copulative affermative: et, atque, ac, -que (= e) | Finali: ut, quo / ne (neve, neu) (=affinché / affinché non) |
Copulative negative: neque, nec, neve (neu) (=nè, e non) | Consecutive: cosicchè |
Copulative correlative: et ... et (= e ... e), tum ... tum
(=sia ... sia) nec ... nec (=nè ... nè), modo .. modo (=ora ... ora) |
Causali: cum, quod, quia, quoniam (= poichè, perchè, giacchè, dal momento che) |
In unione all'indicativo esprime: | In unione al congiuntivo esprime: |
---|---|
significato temporale = non appena | la proposizione finale = affinchè |
valore modale o incidentale = come | la proposizione consecutiva = che |
valore comparativo = come | la proposizione concessiva = sebbene |
valore limitativo = per quanto | la proposizione completiva = che |
Si possono distinguere, in base alla funzione logica che svolgono nel periodo, in tre gruppi:
Dette anche "sostantive", svolgono, all'interno del periodo, una funzione analoga a quella del soggetto o del complemento oggetto nella frase.
"Quotiens causas belli et necessitatem nostram intueor, magnus mihi animus est hodiernum diem consensumque vestrum initium libertatis toti Britanniae fore; (Agricola, 30, 1)
Ogni volta che volgo l'attenzione alle cause della guerra e alla nostra situazione critica, nutro grande speranza che il giorno odierno e la vostra concordia saranno l'inizio della libertà per tutta la Britannia;
Quo modo enim vera beatitudo est de cuius numquam aeternitate confiditur, dum anima venturam miseriam aut inperitissime in veritate nescit aut infelicissime in beatitudine pertimescit? (De civitate Dei, XII, 14,2)
Come infatti può essere vera felicità quella sull'immortalità della quale non si può far conto, mentre l'anima, assai inesperta della verità, o non conosce l'infelicità che verrà o, pur essendo in una condizione felice, (la) teme con grandissima angoscia?
Facturusne operae pretium sim a primordio urbis res populi Romani perscripserim nec satis scio nec, si sciam, dicere ausim, quippe qui cum veterem tum volgatam esse rem videam, dum novi semper scriptores aut in rebus certius aliquid allaturos se aut scribendi arte rudem vetustatem superaturos credunt. (Ab urbe condita, Praefatio)
Non so bene né, se lo sapessi, oserei dire se sto per fare un'opera di pregio, se scriverò la storia del popolo romano dai primordi della città, soprattutto perché vedo che l'argomento è trattato fin dall'antichità , mentre scrittori sempre nuovi credono che o apporteranno qualcosa di più sicuro o che supereranno con la tecnica stilistica la rozza antichità .
Ita proelium atque arma, quae fortibus honesta, eadem etiam ignavis tutissima sunt. (Agricola, 30, 1)
Così il combattimento e le armi, che sono onorevoli per i forti, i medesimi sono i più sicuri per gli ignavi.
pars multo maxima inminentis dominos variis rumoribus differebant: trucem Agrippam et ignominia accensum non aetate neque rerum experientia tantae moli parem; Tiberium Neronem maturum annis, spectatum bello, sed vetere atque insita Claudiae familiae superbia, multaque indicia saevitiae, quamquam premantur, erumpere. (Annales, I, 4)
la stragrande maggioranza diffamava con dicerie d'ogni genere i nuovi padroni: Agrippa, dicevano, era un violento crudele, infiammato d'ira per l'ignominia subità e, per l'età e la scarsa esperienza, non all'altezza di un compito tanto gravoso; Tiberio Nerone, maturo d'età, ammirato per le imprese belliche, ma pieno della superbia propria da sempre della famiglia Claudia; in lui si manifestavano, sebbene cercasse di mascherarli, molti indizi di crudeltà.
Quo mihi rectius [esse] videtur ingeni quam virium opibus
gloriam quaerere, et, quoniam vita ipsa qua
fruimur brevis est, memoriam nostri quam maxume
longam efficere; (De Catilinae coniuratione, 1)
Perciò mi sembra più giusto cercar di ottenere
la gloria con i mezzi dello spirito che con quelli delle forze
fisiche e, dal momento che la vita di cui
godiamo è breve, rendere il ricordo di
noi il più lungo possibile;
Postquam provecta iam senectus aegro et corpore fatigabatur, aderatque finis et spes novae, pauci bona libertatis in cassum disserere, plures bellum pavescere, alii cupere; pars multo maxima inminentis dominos variis rumoribus differebant. (Annales, I, 4)
Quando, spossato dall'età avanzata e dalle malattie, si avvicinava la sua fine e nuove speranze sorgevano, pochi parlavano invano del bene della libertà, i più temevano la guerra, altri la desideravano; la stragrande maggioranza diffamava con dicerie d'ogni genere i nuovi padroni.
Formam quidem ipsam, Marce fili, et tamquam faciem honesti
vides, quae si oculis
cerneretur, mirabiles amores, ut ait Plato,
excitaret sapientiae »[Fedro, 250 d]. (De
officiis, 15)
Tu vedi, figlio Marco, l'immagine e, per così dire, il
volto stesso dell'onesto,« che, se si potesse
vedere con gli occhi, farebbe nascere,
come dice Platone, un meraviglioso amore per la sapienza.
Facturusne operae pretium sim, si a primordio urbis res populi Romani perscripserim, nec satis scio nec, si sciam, dicere ausim, quippe qui cum veterem tum volgatam esse rem videam, dum novi semper scriptores aut in rebus certius aliquid allaturos se aut scribendi arte rudem vetustatem superaturos credunt. (Ab urbe condita, Praefatio)
Non so bene né, se lo sapessi, oserei dire se sto per fare un'opera di pregio, se scriverò la storia del popolo romano dai primordi della città, soprattutto perché vedo che l'argomento è trattato fin dall'antichità, mentre scrittori sempre nuovi credono che o apporteranno qualcosa di più sicuro o che supereranno con la tecnica stilistica la rozza antichità.
At si ad miserias numquam ulterius reditura ab his ad beatitudinem pergit, fit ergo aliquid novi in tempore, quod finem non habet temporis. (De civitate Dei, XII, 14,2)
Ma se (l'anima), destinata a ritornare in breve alle miserie, da queste perviene alla felicità, allora accade qualcosa di inconsueto nel tempo, che non avrebbe più un limite temporale.
pars multo maxima inminentis dominos variis rumoribus differebant: trucem Agrippam et ignominia accensum non aetate neque rerum experientia tantae moli parem; Tiberium Neronem maturum annis, spectatum bello, sed vetere atque insita Claudiae familiae superbia, multaque indicia saevitiae, quamquam premantur, erumpere. (Annales, I, 4)
la stragrande maggioranza diffamava con dicerie d'ogni genere i nuovi padroni: Agrippa, dicevano, era un violento crudele, infiammato d'ira per l'ignominia subità e, per l'età e la scarsa esperienza, non all'altezza di un compito tanto gravoso; Tiberio Nerone, maturo d'età, ammirato per le imprese belliche, ma pieno della superbia propria da sempre della famiglia Claudia; in lui si manifestavano, sebbene cercasse di mascherarli, molti indizi di crudeltà.