Testo latino |
Traduzione di lavoro |
Morfosintassi |
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Iam de artificiis et quaestibus, qui liberales habendi, qui sordidi sint, haec fere accepimus. Primum improbantur ii quaestus, qui in odia hominum incurrunt, ut portitorum, ut feneratorum. Illiberales autem et sordidi quaestus mercennariorum omnium, quorum operae, non quorum artes emuntur; est enim in illis ipsa merces auctoramentum servitutis. Sordidi etiam putandi, qui
mercantur a mercatoribus, quod statim vendant; nihil enim
proficiant, nisi admodum mentiantur; nec vero est quicquam
turpius vanitate. Cetarii, lanii, coqui, fartores, piscatores, ut ait Terentius; adde huc, si placet, unguentarios,
saltatores, totumque ludum talarium. |
Infine per quanto concerne le professioni e i mestieri, quali si debbano ritenere degni di uomini liberi e quali spregevoli, queste cose, più o meno, abbiamo ricevuto. In primo luogo sono considerati spregevoli quei guadagni che incorrono nell'avversione degli uomini, come (quelli) degli esattori e degli usurai. Inoltre sono indegne di un
uomo libero e sordide le fonti di guadagno di tutti i salariati,
dei quali l'attività fisica, non le abilità
tecniche sono ricompensate; è infatti in loro la mercede
di per se stessa il prezzo della servitù. |
Comp. di argomento Perifrastica passiva Usi di “ut”
Concordanza del relativo |
Proposta di traduzione definitiva
Infine per quanto concerne le professioni e i mestieri, quali si debbano ritenere degni di uomini liberi e quali spregevoli, abbiamo ricevuto, più o meno, questa tradizione. In primo luogo sono considerati spregevoli quei guadagni che provocano l'avversione degli uomini, come quelli degli esattori e degli usurai. Inoltre sono indegni di un uomo libero e sordidi i guadagni di tutti i salariati, dei quali si paga il lavoro manuale e non la perizia tecnica; infatti in loro la mercede di per se stessa è il prezzo pagato per la loro servitù. Altrettanto ignobili si debbono considerare quanti acquistano dai commercianti al minuto la merce da rivendere immediatamente, in quanto, se non fossero grandi mentitori, non potrebbero fare alcun guadagno; e veramente non c'è nulla di più turpe della menzogna. Sono sordidi anche tutti i lavori artigianali, dal momento che nessuna delle attività che si svolgono nelle officine può esser degna di un uomo libero. Sono inoltre assolutamente ignobili quei mestieri adatti a soddisfare ogni forma di piacere: "i pescivendoli, i macellai, i cuochi, i pollaioli, i pescatori", come dice Terenzio; e a questi, se vogliamo, possiamo aggiungere i profumieri, ballerini e tutti quelli che si esibiscono in spettacoli libertini. Invece vanno considerate rispettabili le professioni che richiedono competenze più raffinate o che risultano molto utili alla società, come quelle del medico, dell'architetto, dell'insegnante di arti liberali, per quanti appartengono alle classi sociali alle quali sono riservate. Il commercio al minuto poi è sordido, le grandi attività mercantili invece, che si svolgono su grandi rotte e offrono senza frode i beni più vari a molti cittadini, non sono del tutto indecorose. Fra tutte le attività destinate al profitto economico la più nobile, la più produttiva, la più gradita, quella più degna dell'uomo libero è l'agricoltura.
Testo latino |
Traduzione di lavoro |
Morfosintassi |
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Quam gravis vero, quam magnifica, quam constans conficitur persona sapientis! Qui, cum ratio docuerit quod honestum esset, id esse solum bonum, semper sit necesse est beatus vereque omnia ista nomina possideat, quae irrideri ab imperitis solent. Rectius enim appellabitur rex quam Tarquinius, qui nec se nec suos regere potuit; rectius magister populi, is enim est dictator, quam Sulla, qui trium pestiferorum vitiorum, luxuriae, avaritiae, crudelitatis, magister fuit; rectius dives quam Crassus qui, nisi eguisset, numquam Euphraten nulla belli causa transire voluisset. Recte eius omnia dicentur, qui scit uti solus omnibus; recte etiam pulcher appellabitur, animi enim lineamenta sunt pulchriora quam corporis; recte solus liber nec dominationi cuisquam parens nec oboediens cupiditati; recte invictus, cuius etiamsi corpus constringatur, animo tamen vincula inici nulla possint, nec exspectet ullum tempus aetatis, uti tum denique iudicetur beatusne fuerit, cum extremum vitae diem morte confecerit, quod ille unus e septem sapientibus non sapienter Croesum monuit; nam si beatus umquam fuisset, beatam vitam usque ad ullum a Cyro extructum rogum pertulisset. Quod si ita est, ut neque quisquam nisi bonus vir et omnes boni beati sint, quid philosophia magis colendum aut quid est virtute divinius? |
Quanto seria veramente, quanto magnifica, quanto equilibrata si realizza la personalità del sapiente? Questo, avendogli insegnato la ragione che è bene
solo ciò che è onesto, è necessario che sia
sempre felice e giustamente possieda tutti codesti appellativi
che sogliono essere irrisi dagli
incompetenti. Sarà chiamato re più
giustamente di Tarquinio, il quale non poté governare
né sé né i suoi; più giustamente capo
del popolo, tale infatti è il dittatore, di Silla il quale
fu maestro di tre vizi pestiferi: la lussuria, l'avidità,
la crudeltà; più giustamente ricco di Crasso il
quale, se non fosse stato bisognoso, mai avrebbe desiderato
oltrepassare l'Eufrate per nessun motivo di
guerra. Giustamente tutte le cose saranno dette di colui che solo sa servirsi di tutte le cose; altrettanto giustamente sarà detto bello, giacché le fattezze dell'animo sono più belle di quelle del corpo; giustamente il solo (ad essere) libero, non sottoposto al potere di alcuno e non sottomesso alla passione; giustamente invitto, (perché) anche se il suo corpo è stretto in catene, tuttavia nessun legaccio può essere imposto al (suo) animo e non aspetta un momento della (sua) vita perché allora infine, quando avrà vissuto l'ultimo giorno, si giudichi se è stato felice; cosa che uno dei sette sapienti non saggiamente ricordò a Creso, dal momento che, se alcuna volta fosse stato felice, avrebbe portato a termine una vita felice fino al rogo fatto erigere da Ciro (per lui). E se le cose stanno così, che nessun uomo se non buono e tutti i buon sono felici, che cosa si deve onorare di più della filosofia e che cosa è più divina della virtù? |
Prolessi del relativo
Anafora - II term. di paragone - pronome relativo – Periodo ipotetico dipendente III tipo – Il brano è un esempio di concinnitas.
Comparatio compendiaria Per. ipot. dip. (cong.) Prop. nterrogativa indiretta Per. ipot. ind. III Tipo
Per. Ipot. Ind. I Tipo Interrogativa diretta |
Proposta di traduzione definitiva
Quanto seria veramente, quanto magnifica, quanto equilibrata si presenta la igura del sapiente! Poiché la ragione gli ha insegnato che è bene solo cuò che è onesto, egli non può che essere sempre felice e giustamente possedere tutti i titoli che gli ignoranti hanno l'abitudine di irridere. Sarà consideratodegno della qualifica di re più giustamente di Tarquinio, che non fu capace di governare né se stesso né i suoi sudditi; di quella di capo del popolo - tale infatti è il dittatore - più giustamente di Silla, che fu maestro sì, ma di tre vizi pestiferi: la lussuria, l'avidità, la crudeltà; altrettanto ricco più a buon diritto di Crasso, il quale, se non si fosse sentito povero, mai e per nessuna necessità di guerra avrebbe branato di oltrepassare l'Eufrate. Solo chi è capace di utilizzare tutte le cose giustamente sarà ritenuto degno di essere definito con tutti gli appellativi di riferimento: sarà giustamente riconosciuto nella sua bellezza, perché le fattezze dell'animo sono più belle di quelle del corpo; sarà considerato l'unico veramente libero giacché non è sottoposto al dominio di nessuno e di nessuna brama; anche giustamente invincibile perché, anche se il suo corpo è stretto in catene, non può essere vincolato nell'animo e, mentre è in vita, non rimanda al futuro, quando avrà esalato l'ultimo respiro, il momento di essere giudicato felice, come uno dei sette sapienti, non saggiamente, suggerì a Creso; infatti avrebbe portato con sé la felicità fin sul rogo che Ciro fece preparare pee lui, solo se l'avesse provata mentre era in vita. Se tutte queste considerazioni sono vere, cioè che nessuno può essere felice se non è buono e che tutti gli uomini buono sono felici, che cosa si può considerare più degna della filosofia e cosa è di più divina della virtù?