SI SEGA LA VECCHIA
(24 febbraio 2002 - II ^ domenica di Quaresima)
La
segatura della Vecchia avveniva nella II^ domenica di Quaresima.
Un po' come nella domenica precedente, le famiglie si riunivano
in una casa, attorno ad un grande focolare. Venivano dispensati
gli stessi dolci tipici della domenica prima, che però
venivano preparati da un'altra massaia, così come il
vino proveniva dall'uva della vigna di un altro componente della
famiglia. L'unico elemento di diversità, una velata malinconia
per il periodo di festa oramai prossimo alla fine.
Ci si riuniva perché la Vecchia doveva morire, doveva
essere segata, perciò bisognava fare in fretta e consumare
ciò che di grasso rimaneva, che non sarebbe potuto essere
più consumato durante il periodo di penitenza precedente
la Pasqua.
A tarda sera, alcuni componenti della famiglia, vestiti da legnaioli
e armati con una grossa accetta e con una lunga sega dal nome
"stuncature" (stroncatore), si presentavano in casa.
Con loro portavano o un grosso ceppo rivestito di cenci, quasi
a formare un manichino umano, che messolo per terra provavano
a segare, o uno del gruppo si vestiva da vecchia e veniva segato
con uno "struncature" di legno, che fattolo passare
sul corpo, cinto da una catena metallica, imitava perfettamente
il rumore prodotto da una sega di ferro a lavoro. La segatura
andava avanti solo se la fatica era alleviata da corpose bevute
di vino e mangiate di struffoli, e possiamo immaginare la continuazione
di questa rappresentazione.
Nonostante ci fossero strofe di canzoni in rima, che tradizionalmente
dovevano essere recitate, era facile che queste venissero messe
da parte per dar spazio a battute spiritose, a volte allusive,
a volte generate dalla confusione che il vino arrecava nella
testa degli attori. Nel migliore dei casi, la serata si concludeva
con gli ultimi calori di quel legno segato e i canti dei presenti
e con essi le ultime faville di Carnevale.
***
La
festa di "Si sega la Vecchia", portata nella piazza
di Jelsi, rivisitando quella tradizionale, tende a far diventare
oggetto di festa un simbolo della tradizione in grado di catalizzare
ancora attenzione. Esso diventa l'oggetto che riempie uno spazio
vuoto nell'arco delle feste di un gruppo sociale. Spazio che
vuole essere oltre ad un momento di rigenerazione e ristoro
dalle fatiche quotidiane, anche attenzione verso qualcosa che
la storia ci ha dato e di cui oggi noi ne raccogliamo gli elementi
più consoni al nostro modo di vedere il mondo.
Se una volta questa festa era l'oggetto di una catarsi sociale,
non da meno oggi essa non può essere in grado di scacciare
il male che ognuno di noi si porta addosso, fatto di tensioni
incontrollate, di stress di ogni tipo, di rancori, di problemi
irrisolti, di mancanza di protagonismo, di sconfitte subite
e mali incontrollati.
In questo modo, in una rappresentazione come quella di "Si
sega la Vecchia", si pone l'accento sul contrasto tra due
momenti del vissuto quotidiano dell'uomo di oggi. Da una parte
troviamo quello irrazionale, insieme un po' eccessivo e spudorato,
un po' giocoso e carnevalesco, di cui la televisione spesso
ne è l'interprete principale, e dall'altra quello più
razionale e distaccato, spesso moralistico, a volte bigotto
di chi si affida totalmente, chiudendo gli occhi, ad un unico
credo, che non deve essere per forza solo religioso, e non affronta
la realtà con senso critico. Nel nostro caso, quindi,
l'oggetto della festa rimane tradizionalmente una Vecchia, non
una vecchia qualsiasi ma una Vecchia dissoluta, incosciente
e dispensatrice di mali. Tra i suoi mali, oltre a quelli che
ognuno irrazionalmente le può attribuire, pensiamo che
il più evidente sia quello rappresentato dalla sua testardaggine
nel continuare a proteggere un'accozzaglia di inetti e malfattori.
La Vecchia nutre figli viziati, giovani succubi, amori licenziosi
trasformati in merce, pedofili planetari e sentimenti truculenti
e perversi, usurai, trafficanti di ogni genere, diseredati:
cieca accozzaglia umana che si oppone a qualsiasi cambiamento
del proprio stato, che non vuole prendersi le responsabilità
del proprio domani, scegliendo una posizione prona, supina,
ambigua, pronta a lasciarsi andare a violenze di ogni genere,
senza nessun riferimento, nessun orientamento.
La Vecchia, accusata di alimentare e proteggere nel suo seno
questa sorgente di mali comuni, rendendo marcia e improduttiva
una parte della società, viene ricercata, catturata,
processata pubblicamente e riconosciuta colpevole di circonvenzione
e quindi condannata alla pubblica segatura.
Così, oggi come ieri, alcuni legnaioli con lo "stuncature"
arrivano sul patibolo con l'impegno di stroncare definitivamente
la Vecchia oramai al tramonto, svuotata di senso, utile con
le sue spoglie solo ad alimentare il "fuoco delle genti",
elemento unico in grado di purificare e rigenerare gli animi.
In questo modo, anche questa volta, nel buio delle nostre notti,
in cui spesso l'incoscienza e l'irrazionalità si presentano
come sovrani assoluti sotto forma di fobie e depressioni, vince
il ricordo che riporta l'uomo alle sue esperienze positive che
gli permetteranno di capire, di conoscere meglio se stesso quale
essere primigenio e uomo tecnologico alle prese con il domani
di sempre.
Il ricordo, il pensiero di ciò che siamo stati e di ciò
che vogliamo essere, i lazzi, le dissolute pazzie, il godimento
lussurioso e sfrenato della Vecchia, nonché la sua fine
crepitante tra la lama che incessante la taglia in due e tra
i botti e i fuochi d'artificio, sono le calde faville invernali
di un fuoco millenario pronte a lasciare nei cuori quel leggero
tepore in grado di far superare i giorni della stagione buia
e fredda che ogni uomo non può far a meno di vivere.
Per lo spettacolo saranno impegnati molti paesani che cercheranno
di rappresentare quello che sicuramente una volta nella loro
vita hanno rappresentato con i propri familiari.
Nel lavoro di animazione, che prevede un carro della Vecchia,
un grande falò (il fuoco delle genti), i carabinieri
a cavallo, un processo pubblico con avvocati e giudice, la pubblica
segatura con canto e fuochi pirotecnici, saranno coinvolti in
particolar modo i componenti del Centro Sociale per Anziani
del Comune di Jelsi (la memoria storica di queste feste).
Grande impegno organizzativo sarà profuso dalle diverse
associazioni locali: Circolo Culturale ULISSE, ADIS (Associazione
di impegno sociale), Gruppo GYPTIA, Associazione Musicale SCHUBERT.