ROTTURA
DELLA PIGNATA
(17
febbraio 2002 - I^ Domenica di Quaresima)
A
Jelsi è in uso da sempre in famiglia, nella prima domenica
di Quaresima, riunirsi nella casa dei nonni intorno a un grande
focolare per prolungare il Carnevale. In questa occasione di
festa una volta (ma in qualche modo ancora oggi) venivano preparati
con cura e amore i dolci tipici del Carnevale, semplici sia
nella preparazione sia negli ingredienti (acqua, sale, farina
zucchero, strutto), i nomi: "struffeglie", "'o
nòcche", "zeppole", "scurpelle",
che venivano accompagnati, con ripetute inzuppate nei bicchieri
"a schieffe", dal vino
"saibèlle", in qualche caso da "l'acquate"
(vino allungato con acqua). A rallegrare i presenti partecipavano
i suonatori di "du' botte" (organetto) e il culmine
della festa veniva raggiunto nel momento della rottura della
"pignata", contenitore di terracotta, sempre presente
lungo l'arco della giornata ai margini della brace del focolare,
in cui le nonne facevano bollire i fagioli o le cotiche.
A turno, ognuno dei presenti veniva bendato e con un bastone
doveva cercare di colpire la "pignata", che appesa
con una cordicella ad un chiodo fissato ad una trave del soffitto
veniva fatta oscillare. Essa conteneva dolci di ogni sorta,
fichi secchi, "peròzze" (piccole pere invernali)
e soprattutto caramelle e cioccolatini, gioia dei bambini allorquando
cadevano a terra dopo la rottura. La rottura certamente avveniva
dopo estenuanti prove fallite ad arte e quando oramai la serata
era arrivata al punto in cui bisognava andare a dormire.
Questa occasione di festa, una volta vissuta soprattutto in
famiglia, si è pensato di riviverla in Piazza Umberto
I a Jelsi, in modo che la rievocazione di un momento festivo
del passato e la sua traduzione nella contemporaneità,
caratterizzino un prolungamento del Carnevale che Jelsi vuole
vivere, anche in tempo di Quaresima, come pienezza culturale
ed effimero quotidiano.
Nella "pignata", contenitore di energie e forze delle
nuove generazioni (scrigno di ricchezze e di saggezza), non
più quella vecchia e consumata attorno al fuoco dei nonni,
ma quella costruita dalle sapienti mani di artisti modellatori
di cartapesta, una grande famiglia, la comunità jelsese,
ha deciso di mettere le ultime leccornie di Carnevale e qualche
sorpresa sonante (un "centone"), in modo che il vissuto,
invaso dal freddo delle guerre, da quella in Afganistan a quella
in Palestina, nonché da tutti gli scandali e i morti
a portata dei media, sia meno triste e proteso verso un futuro
più sicuro e più fruttuoso.