(Alton, Illinois 25 maggio 1926 - Santa Monica, California 1991)
Miles
Davis è uno dei pochi jazz-man a non avere un soprannome, è stato tra i
maggiori trombettisti del be-bop, ha dato l’avvio al cool, è stato tra gli
originali interpreti dell’hard-bop, il leader di un dei quintetti più
singolari degli anni '60, precursori del free, ed è stato colui che diede
l'avvio al jazz-rock. La
famiglia di Miles è benestante, il padre è dentista, vivono ad East St.Louis.
Qui trascorre infanzia e adolescenza. A tredici anni gli regalano una tromba e
sarà la sua inseparabile amica. Studia lo strumento prendendo
lezioni da un maestro del luogo che lo imposta invitandolo a non usare il
vibrato. Questo sarà uno dei segni caratteristici del suo sound: far nascere il
suono dal nulla tenendolo sicuro e teso e facendolo scomparire nel nulla da dove
è venuto. In città accetta diversi ingaggi che gli consentono di fare
esperienza. Nel 1944 l’orchestra di Billy Ecksteine è a St.Louis, Miles ha
diciotto anni e gli viene offerta la possibilità di suonare, per alcune
settimane, al fianco di Dizzy Gillespie e Charlie Parker: i due nomi nuovi del
jazz, i signori del be-bop. Arrivato a New York sente l’esigenza di
perfezionare i propri studi, s’iscrive alla Julliard School of Music e
frequenta la 52° strada per ascoltare le jamsession dei boppers. Nel 1945
incide il primo disco con Herbie Fields, ottiene diversi ingaggi che gli
permettono, tra l’altro, di suonare con Coleman Hawkins, quindi fa parte del
quintetto di Charlie Parker. Non è ancora in possesso di una tecnica sicura ma
Bird lo vuole lo stesso perché ne ha intuito il talento e al giovane Miles dice
“...non ti preoccupare suona le note che ti senti, se senti di suonare una sola
nota, bene, quella è la nota giusta da suonare...” Davis suona con misura
ricercando un sound lontano da quello di Dizzy. La tecnica di Miles non sarà
mai “superiore”, Gillespie era in grado di suonare qualsiasi cosa con la sua
tromba, Davis utilizza frasi brevi, scale appropriate; affronta il virtuosismo
con le armi del gusto estetico a tutto vantaggio della composizione.
L’atteggiamento verso il pubblico e verso il mondo è di conflitto perché è
nero e ne subisce la discriminazione razziale e quell’artistica. Conosce
giovani jazzisti che faranno la storia del jazz: Sonny Rollins, Jhon Coltrane,
Lee Konitz, Gerry Mulligan, Jhon Lewis, Max Roach per citarne solo alcuni.
Ventiquattrenne incontra l’arrangiatore Gil Evans e costituisce la Miles
Davis-Capitol, una band che nel 1948 inciderà per un paio di settimane
costruendo quel sound che sarà poi noto come cool-jazz. Della band fanno parte
Davis alla tromba, J.J.Jhonson al trombone, Lee Konitz al sax con Gerry Mulligan,
i pianisti Al Haige e Jhon Lewis e i batteristi di Max Roach e Kenny Clarke; a
questi si aggiungono strumenti inusuali per 1948 quali il corno francese e la
tuba (Boplicity, Moon Dreams, Israel...). Davis è un
improvvisatore che presta grande attenzione all’arrangiamento e alla
composizione; è un
artista in costante evoluzione, la sua musica, le sue intuizioni attraversano il
mondo del jazz dal bop fino al jazz elettrico segnandolo in modo indelebile. Le
nuove trombe, perfezionate nella meccanica, gli permettono di velocizzare la
frase musicale-ritmica sempre rimanendo legato al registro medio che predilige.
Frasi brevi, scattanti, ritmo con loro entra nell’area dell’hard-bop. Tra il
1952 e il 1954 escono dischi favolosi incisi con H.Silver, J.J.Jhonson e
A.Blakey (Miles Davis volume 1° e 2°) cui seguono, per la casa Prestige The
Man I Love e Bag’s Groove realizzati con Monk, Clarke, Jakson e Rollins. Dal
1950 è sempre più dipendente dall’eroina, con una grande prova di carattere
riesce ad allontanarsene intorno al 1955 quando si presenta al festival di
Newport, qui sarà un trionfo per il quintetto messo insieme da Miles che
comprendeva J.Coltrane al sax, Red Garland al piano, Paul Chambers al
contrabbasso e P.J.Jones alla batteria. Il gruppo è sorretto da una sezione
ritmica di nuova concezione ed è affascinante nelle linee melodiche sentite da
Davis e Coltrane, registrerà quattro album (Cookin’, Workin’, Relaxin’
Steamin’) prima di sciogliersi
nel 1957. Dopo il festival di Newport fu riconosciuto da tutti come il migliore
jazz-man, ottenne un successo tale da risultare il musicista più pagato. Evento
eccezionale se si considera che per la prima volta è un nero ad avere questo
riconoscimento anche economico. Sarà un motivo di coesione e d’orgoglio per
tutta la comunità degli afro-americani che proprio in quel periodo rivendica i
propri diritti attraverso l’opera di Martin Luther King. Uno dei motivi del
successo risiede nell’uso della sordina: sembrava che “soffiasse”, due
esempi Round About Midnight e All of you. Il critico André Hodein
ci dice “...Miles Davis è l’unico suonatore di tromba che sia stato in
grado di dare alla musica di Parker (be-bop) il suo carattere intimo, in cui sta
buona parte del suo fascino". Invitato dal regista L.Malle, suo grande
estimatore, Davis realizza la colonna sonora del film “Ascensore per il
patibolo” improvvisando con la band mentre scorrono le sequenze del film. La
musica si integrerà perfettamente con l’atmosfera del giallo voluta dal
regista. Il sistema per comporre di Miles, in un certo senso, è simile a quello
di Duke Ellington. Davis ha in mente come dovrà essere
la composizione, fornisce alla band una traccia da seguire e poi modella, plasma
fino a cavarne quello che aveva in mente. Il gruppo diventa una specie di
strumento da "suonare" senza il quale non ci sarebbe il pezzo.
Collabora nuovamente con Gil Evans e decide di ricostituire il vecchio quintetto
cui si aggiunge “Cannonball” Adderly e con questi partecipa nuovamente al
festival di Newport. Nel 1958 è la volta dell’album Milestones cui segue
Sketsches of Spain quindi registra Kind of Blue che con le sue melodie modali
segna l’inizio dell’era atonale: gli albori del free-jazz. Dopo il 1960 ha
problemi all’anca mentre gli “stravizi” gli regalano il diabete, sono gli
anni della sua completa consacrazione, il nuovo gruppo, che suonerà con lui
fino al 1968, vede H.Hancok al piano, G.Coleman al sax con W.Shorter, R.Carter
al contrabbasso e F.Butler alla batteria. Il sound è sempre più ruvido e
aggressivo rivaleggia con il rock bianco e s’inoltra verso il futuro free-jazz
(ESP, Miles Smiles, Sorcer, Nefertiti, Miles in
the Sky, Filles of Kilimanjaro). Sono gli anni dei grandi raduni (Woodstock)
il suono acustico sembra essere tramontato, jurassico. Davis elettrifica gli
strumenti della sua band: la sua tromba si munisce di wha-wha e di distorsore. I
puristi grideranno allo scandalo ma Miles sarà l’unico musicista di jazz ad
essere invitato ad un raduno rock: isola di Wight. Con Hancock, Corea e Zawinul,
tutte
e tre alla tastiera, prepara Bitches Brew. Un album ancora rivoluzionario che
gli valse innumerevoli critiche tacciandolo di tradimento nei confronti della
cultura musicale afro-americana. In realtà Davis non fa altro che portare
avanti il suo linguaggio che è in continua e costante evoluzione. Pochi artisti
hanno saputo tracciare nuove strade e al tempo stesso non le hanno percorse che
per brevi tratti. Bitches Brew era un continuo d’improvvisazione. I musicisti
si trovarono allo studio di registrazione e su una potente e continua sezione
ritmica sono guidati da Miles ad improvvisare liberamente. Alla fine il nastro
è smontato e poi rimontato decidendo così, a tavolino, la successione delle
diverse performances individuali. Il procedimento creativo portò altre critiche
ma il disco vendette più di mezzo milione di copie. Altri giovani e futuri
grandi musicisti suonano con lui fino al 1975 anno in cui inizia una lunga pausa
di riflessione: G.Benson, J.McLaghlin, K.Jarret. Ancora una volta una critica
blasfema alimentò la notizia seconda la quale il silenzio fosse dovuto
all’incapacità di Davis di suonare!! Assurdità per un musicista capace di
cavare un suono purissimo, senza vibrato, senza attacco, che sembra nascere
dall’io. Il suo sound assume i toni della tristezza e della rassegnazione fusi
con la forte volontà di protesta nei confronti di un mondo razzista e
discriminante non solo verso la pelle ma, peggio, verso il pensiero. Nel 1981 si
ripresenta sulle scene e come d’abitudine è un nuovo sound, quello del jazz
elettrico o funky-jazz (In Silent Way) influenzato assolutamente dal rock. Finirà
con l’essere la sua eredità. Negli ultimi anni il dolore all’anca lo
affligge, tuttavia è sul palco con la sua fiammeggiante tromba rossa e
un’improbabile parrucca sulla testa. Per la prima volta si concede al pubblico
suonando in mezzo a loro, lui che spesso gli voltava le spalle. È un Davis
diverso dallo scontroso e arrabbiato giovane nero di East St.Louis pronto ad
urlare a tutti la propria rabbia. Un’imprevista e misteriosa polmonite lo
uccide nel 1991 mentre lavorava a Doo-Wap un disco dedicato all’hip-hop, forse
l’avvio di una nuova strada.
Gli esempi musicali proposti, della durata di 35/45 secondi, sono trasformati in mp3 con campionatura a 11.050 Hz e mono. Le versioni originali sono, ovviamente, migliori e sono tratte dai Cd in locandina attualmente reperibili sul mercato.